Tu si che vali Esperienze di IRC
L’antefatto «Amor che a null’amato amar perdona» (Dante) L’ora di religione è gratitudine, è la comunicazione di un incontro che mi costituisce fin nell’intimo. L’incontro con Colui che riempie il mio cuore, compie la mia affettività e la mia sete di significato.
La proposta di un metodo Corrisponde? MONDO ESIGENZE CRISTO CHIESA Corrisponde?
Perché partire dalle esigenze? «Niente è tanto incredibile quanto la risposta a una domanda che non si pone» Reinhold Niebuhr
ESIGENZA: valgo a qualcosa o sono uno zero? da una «conversazione» su Yahoo Answer «Ma valgo qualcosa, oppure sono uno zero? Ho già mandato questa domanda ieri, ma ho avuto una sola risposta, quindi ci riprovo per avere più pareri. Comunque…. A detta dei miei, valgo molto di più di quanto io non creda. Al di fuori della famiglia, invece, credo siano poche le persone che mi stimano. Dal comportamento di molte persone (interruzione di discorsi quando io sto arrivando, notizie che mi sono giunte da altri, ecc.) sono reputato una persona stupida. Quanto valgo realmente? Come faccio a dare una giusta opinione di me, semplicemente con il mio comportamento?» (Matteo)
Il Mondo: valgo se riesco da una «conversazione» su Yahoo Answer «Nessuno è inutile in questa vita!!! Ti prego non pensare mai questo cose!! Tu sei importante e non sei uno zero!!! Ognuno di noi ha delle qualità anche se non vengono subito fuori ma prima o poi le scopriamo!!! Ciao...non farti questi problemi!!!!» (Roma_9)
CORRISPONDE? E’ chiaro che nella vita non si può riuscire in tutti i campi. Se uno vuole essere il migliore deve specializzarsi: puntare sul proprio aspetto fisico, oppure sulla propria simpatia, la propria intelligenza, dimenticando tutto il resto. Ma in questo modo ad avere valore non sono “io” tutto intero, bensì solo una parte di me. Il criterio del “valgo se riesco” è legato sempre al riconoscimento degli altri e quindi ci rende meno liberi, sempre ricattati dai voti che la giuria popolare che abita la nostra vita può darci. Cadiamo in questo senso in uno stato di schiavitù. Il criterio della riuscita fa leva sulla reazione che provochi negli altri: bellezza, potere, immagine, non su quello che sei realmente. Ma in questo modo, concentrandoti sull’apparenza, puoi perdere te stesso, il profondo del tuo cuore. Se un uomo per valere deve essere il primo, dovrà battere tutti nel proprio campo. La vita si popolerà di concorrenti invece che di amici. Questo criterio introduce nella società una mentalità antidemocratica: chi non «riesce» (i bambini o gli anziani) vale di meno.
Cristo: valgo perché rapporto con dio Il fariseo e il pubblicano (Lc 18,9-14) «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» Voi valete più di molti passeri (Mt 10,29 31) Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri.
LA CHIESA: LO SGUARDO DI GESù OGGI da una testimonianza di VICKY ARYENYO Sono cresciuta in un villaggio nella parte orientale dell’Uganda. Un amico di famiglia mi portò nella capitale dell’Uganda, Kampala e lì cominciai a lavorare come contabile dell’ospedale locale di Kampala. Mentre lavoravo ho conosciuto mio marito, mi sono sposata e ho avuto due bambini, una femmina e un maschio. Durante la terza gravidanza, nel 1992, ho cominciato ad avere problemi con mio marito: non voleva che portassi a termine la gravidanza. Voleva che abortissi e mi ha detto che se mi fossi rifiutata di farlo il nostro matrimonio sarebbe finito. Io ho deciso di portare avanti la gravidanza; dopotutto lavoravo, guadagnavo bene, potevo prendermi cura della mia famiglia. Dopo il parto mi sono presa cura dei miei tre figli e devo dire che mio marito aveva detto la verità, perché il nostro matrimonio è finito. Ho continuato a lavorare e nel 1996 il mio piccolo ha preso la tubercolosi.
LA CHIESA: LO SGUARDO DI GESù OGGI Verso la fine dello stesso anno ebbi una forma grave di Herpes. Andai in ospedale, mi fecero un test dell’HIV e risultai positiva. Lo fecero anche a mio figlio, e anche lui risultò positivo. Non riuscivo a capire Dio. Ho pianto, ho pianto per mio figlio, mi sono dimenticata della mia malattia. Se fossi stata solo io malata, l’avrei potuto sopportare ma non mio figlio. Dio, mio figlio è senz’altro innocente! E mi sembrava che Dio rimanesse in silenzio. I miei parenti che di tanto in tanto venivano a trovarci mi hanno abbandonata. Gli unici parenti che avevo con me erano i miei tre figli. Non avevamo fonti di reddito, non avevamo denaro, nessuno ci sorrideva, tutti ci odiavano, come se da soli avessimo procurato a noi stessi la malattia.
LA CHIESA: LO SGUARDO DI GESù OGGI Nel 2001 qualcuno è entrato in casa mia: si chiamava Rose. Aveva fondato una comunità, il «Meeting point» che raccoglieva donne che, come me, erano affette da HIV. Mi invitò ad andare. Inizialmente resistetti, poi, vista la sua insistenza, decisi di cominciare a frequentare la comunità. Un giorno Rose mi ha invitata in ufficio e mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: Vicky tu hai un valore e questo valore è più grande del valore della malattia. Sono rimasta in silenzio, mentre Rose continuava a guardarmi. Solo queste parole ha pronunciato ma gli occhi, gli occhi che mi guardavano, gli occhi parlavano molto di più della sua bocca. Ho cominciato a capire che anch’io potevo vivere, non importa in quale condizione; ogni volta che avevo davanti a me l’immagine del volto di Rose io cominciavo a immaginare e dicevo: se Rose può guardarmi in questo modo come sarà mai il volto di Dio? Dio in qualche modo mi guarda anche attraverso il volto di Rose e mi sono resa conto che il volto di Dio era sul volto di Rose.
CORRISPONDE? Se valgo in quanto rapporto con Dio, tutto di me ha valore, non soltanto un particolare, perché tutto di me, ogni fibra del mio essere è rapporto con Lui. Posso fare un’esperienza reale di libertà, perché il rapporto con Dio che mi costituisce stabilmente mi rende libero dal riconoscimento degli altri Gli altri non sono miei nemici, ma fratelli, in quanto «legati» insieme a me al rapporto con Dio Visione democratica del mondo: ogni uomo vale in quanto esiste. N.B. la scoperta del proprio valore reale (io sono rapporto con Dio) non accade una volta per tutte, ma va riconquistata ogni istante, dal di dentro di un incontro con Cristo nella Chiesa.