Per entrare nel Regno, si deve passare per la porta del Vangelo, andare verso Gesù che ci dice (Gv 10,7.9) che la porta è Lui. Testo: Luca 13, 22-30 // 21 Tempo Ordinario –C- Commenti e presentazione:: Asun Gutiérrez. Musica: Bach. Concerto Violino e Orchestra. Adagio.
Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Nei Vangeli, il viaggio verso Gerusalemme manifesta la decisione di Gesù di compiere fedelmente la missione datagli dal Padre di annunciare e dare la vita: la buona Notizia fino alle ultime conseguenze.
Un tale gli chiese: –Signore, sono pochi quelli che si salvano? Ci sono domande che gli uomini si pongono da sempre: che cos’è l’uomo?, qual è il senso e il fine della vita?, qual è la via per giungere alla felicità?, sono molti quelli che si salvano?... La risposta a queste e altre domande la si trova ricordando e vivendo le raccomandazioni di Gesù. In questo caso, Gesù non risponde alla domanda che gli pongono. Dice cià che è utile e conveniente a quelli che lo ascoltano. Non risponde a proposito del numero dei salvati, ma spiega che cosa si deve fare per avere la salvezza. La salvezza non è solo una questione di volontà e di dovere e neppure di dialogo o di desiderio. E’ accettare Gesù, lasciarsi salvare, amare, illuminare da Lui. Seguire i suoi passi.
Betlemme. Porta dell’Umiltà Rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Betlemme. Porta dell’Umiltà “Sforzarsi” è mettere in pratica il messaggio liberatore di Gesù. Accogliere la sua parola. Vivere il suo Vangelo. Lo sforzo per entrare per questa porta non consiste nello stretto rigorismo, sterile, opprimente e superficiale, proprio dei farisei, che Gesú condanna tante volte. Gesù chiama alla radicalità – andare alla radice -, alla conversione. Ci invita all’impegno per vivere una nuova vita, un nuovo modo di entrare in relazione con le cose, con le persone e con Dio. Sforzarci è mettere in pratica il messaggio liberatore di Gesù. Accogliere la Parola. Vivere il suo Vangelo. Gesù è l’unica Porta, sempre aperta. Non ce n’è altre.
Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Il Regno di Dio segue un protocollo inverso rispetto alle società della terra. Qui i privilegi non contano, né le tradizioni, ma la disponibilità di ognuno. La fede in Gesú non richiede di essere segnati in un libro né di partecipare a cerimonie religiose. Davanti a Dio conta solo la fedeltà al messaggio di Gesù tradotto in opere, l’amore che si rende visibile nel quotidiano. Le parole di Gesù chiedono di sostituire i “sacrifici antichi” con la “fede”, i comandamenti di Mosè con il Vangelo, di essere cristiani che scoltano la parola e la mettono in pratica. L’assenza di impegno personale provoca l’autoesclusione dal Regno.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi». Gesù usa spesso l’immagine del banchetto. E’ un modo per chiarire che il Regno è pienezza, gioia, accoglienza, solidarietà, fratellanza...L’invito è una offerta per tutti. Il Regno non è il patrimonio di alcuni, né si raggiunge con il potere o con i privilegi. E’ un dono che godono quanti lavorano per lui, credenti o no. Credersi in possesso del Regno o della verità, con il diritto di giudicare, scomunicare ed emarginare altri, è vivere fuori della dinamica del Regno. Gesù parla, una volta di più, del fatto che ci attendono grandi sorprese. Per fortuna, i criteri del Regno sono del tutto diversi dai nostri. Ci saranno invitati che, quanti si consideravano “i primi”, non pensavano di trovarvi.
CREDO Crediamo che la nostra terra, la nostra città, il nostro quartiere e la nostra comunità sono state e ancora sono dimora di Dio tra noi. Crediamo che Egli asciuga le lacrime dei poveri e degli emarginati del mondo. Crediamo che Dio è il principio e il fine delle nostre vite. Crediamo che Egli ci dona acqua viva, che ci fa figli e figlie suoi. Crediamo che avrà per i deboli e gli oppressi cieli e terra nuovi, senza dolore né pianto, con pace, giustizia e felicità. Crediamo che questo è possibile, se ci impegniamo a farlo realtà. Ulibarri Fl.