La parola usata come arma L’arma più potente del mondo che offende la parte più profonda del proprio io, distruggendo l’autostima e ferendo i sentimenti, si chiama «PAROLA». Purtroppo molto spesso, senza rendersene conto, viene usata per far soffrire, condannare, e per imbrogliare gli altri. Spesso nei Promessi Sposi i personaggi potenti usano la parola come strumento per confondere le idee ai popolani, dissimulando le loro vere intenzioni e sfruttando l’ignoranza delle persone più umili.
<Error, conditio, votum, Don Abbondio Ne è un chiaro esempio Don Abbondio che durante il primo colloquio con Renzo si mette a parlare latino per metterlo in soggezione e non fargli capire cosa sta dicendo. Capitolo 2 <Error, conditio, votum, coniatio, crimen…>
Azzecca-Garbugli L’Azzecca-Garbugli, pur non essendo un potente, egli è servo del potere e usa la sua cultura come strumento di inganno, per confondere le idee e per imporre la propria superiorità sugli altri. Capitolo III Renzo: <… quel prepotente di Don Rodrigo…> Azzecca-garbugli: <E via!> interruppe subito il dottore, aggrottando le ciglia, aggrinzando il naso rosso, storcendo la bocca, <E via! Che mi venite a rompere il capo con queste fandonie? >
Il Cardinale Federigo Il Cardinale da come presupposto che «la vita è il paragone delle parole» (xxii), in Federigo si verifica tra esse una rara concordia, che viene immediatamente notata da tutti, anche da chi ne ascolta per la prima volta una predica. Soprattutto durante il suo resoconto della famiglia Capitolo xxiv il sarto commenta infatti: «E non son belle parole; perché si sa che anche lui vive da pover uomo, e si leva il pane di bocca per darlo agli affamati; quando potrebbe far vita scelta, meglio di chi si sia. Ah! allora un uomo dà soddisfazione, a sentirlo discorrere; non come tant’altri: fate quel che dico, e non fate quel che fo»
Il padre principe Nella vicenda di Gertrude, il personaggio che per eccellenza detiene il potere della parola è appunto il principe padre, grazie anzitutto al doppio ruolo, sociale e famigliare, che riveste. Il narratore mette subito l’accento su questa caratteristica, sottolineando la superiore efficacia dei suoi discorsi rispetto a quelli altrui. Le parole del principe producono dunque l’effetto di «stampare» nella mente di Gertrude l’idea della ‘naturalità’ del suo destino di monaca; e alleate a quelle con cui alcune delle monache le trasmettono una religione mal intesa, fanno anche nascere in Gertrude il senso di colpa. Capitolo IX «Tutte le parole di questo genere stampavano nel cervello della fanciullina l’idea che già lei doveva essere monaca; ma quelle che venivan dalla bocca del padre, facevan più effetto di tutte l’altre insieme» Capitolo IX «Privata così della sua essenza, non era più la religione, ma una larva come l’altre.»
Il Conte Attilio La parola del Conte Attilio può diventare molto pericolosa , infatti è lui che si prende l‘incarico di proteggere il cappuccino per insegnargli come si parla ai “pari nostri“ e che poi con abili discorsi dialettici suggerisce al conte zio la via da seguire per togliere di mezzo padre Cristoforo (Capitolo 11).
«Por el servicio de su magestad» Il cardinale Ferrer «Si es culpable» «Por el servicio de su magestad» Egli mescola abilmente italiano e spagnolo durante il salvataggio del vicario (13esimo capitolo) per indurre il popolo a credere che lo sta portando in carcere, mentre è evidente che il funzionario non subirà alcun processo, quindi la sua parola è fonte di inganno.
<Verrà un giorno> Il dialogo di fra Cristoforo a Don Rodrigo Fra Cristoforo all’inizio è titubante, ma solo perché cerca le parole più adatte per entrare nell’animo del suo interlocutore e per persuaderlo senza offenderlo. Don Rodrigo invece cerca di prevalere sugli altri con la violenza e le sue parole sono violente e tendono a ferirlo. Capitolo VI <Verrà un giorno>
Pancioni Francesca Ricciarini Rebecca 2^M Anno scolastico 2016/2017