una associazione, quattro settori, azzurro, sociale, rosa, artistico, verde, scientifico, arancione, filosofico
questo corso di Torino, come ogni sodalizio con ambizioni culturali, l’idea viene da lontano, ma l’ultimo spunto nasce in un dehor In un pomeriggio autunnale, nel cuore della Crocetta, un gruppo di neo-studenti universitari decide di costituire un’associazione per rivisitare il grande emarginato della scuola italiana: il Novecento un dehor, un’idea…
In principio era il D’Azeglio L’Istituto di via Parini, a Torino, è la scuola da cui provengono tutti i fondatori dell’Associazione Culturale Il Laboratorio. I È il liceo più prestigioso della città nel quale l’eccellenza culturale si coniuga da sempre con l’impegno civile. Gli anni Settanta non fanno eccezione, anche se il terrorismo assurge ad elemento caratterizzante i cosiddetti anni di piombo. È nella seconda parte di quel decennio che frequentano il liceo, e lì si incontrano, i promotori di questa esperienza.
Poi venne la diaspora La formazione classica rappresenta la linfa per i fondatori, ma la loro scelta universitaria si allarga verso tutte le facoltà. E’ un’occasione per creare un’associazione interdisciplinare e per sollecitare collaborazioni con altre esperienze. E’ un’opportunità per allargare un’amicizia fondata sulla curiosità per le mille sfaccettature dell’attività umana. Sono gli anni del consolidamento dell’associazione, dove cresce la consapevolezza di realizzare qualcosa.
Cooperativa braccio dell’ Associazione Nel 1983 l’Associazione sente il bisogno di dotarsi di uno strumento operativo: viene costituita l’omonima Cooperativa Essa inizia subito l’attività editoriale con la pubblicazione di libri e dispense Prosegue con l’organizzazione di corsi, ampliando i suoi interessi fino al servizio alle imprese Ma è la testata Il Laboratorio a divenire sempre di più la ragione dell’esperienza mutualistica
Il Laboratorio ha la sua voce Una delle prime iniziative de Il Laboratorio è stata quella di pubblicare un foglio, capace di suscitare un dibattito ed affermare una presenza. Dalle uscite costanti, ma diradate, si è giunti ad una presenza mensile, dalla diffusione cartacea, si è passati all’edizione on-line
L’incontro con l’artista Il gruppo di studenti universitari incontra il pittore Walter Grassi, un uomo che ha dedicato la sua vita all’arte. La sua tecnica neo-divisionista è in sintonia con l’attenzione al Novecento. La sua scelta di vita è un esempio di passione per la cultura. Il suo estro, messo al servizio dell’Associazione, realizza importanti eventi artistici.
Nato con la prima repubblica Il Laboratorio nasce nel 1983, nell’apogeo economico del Paese, quinta potenza industriale del mondo. La Dc è il partito egemone, il laico Spadolini è appena uscito da Palazzo Chigi, il socialista Pertini è al Quirinale. I comunisti cercano una vita italiana al socialismo, la destra in doppiopetto asseconda il sistema. Un picconatore, un mariuolo ed un pool di magistrati affosseranno qualche anno dopo questi equilibri consolidati da cinquant’anni.
Approda alla globalizzazione A cavallo del millennio Il mondo cambia volto. Popoli e continenti un tempo emarginati diventano i nuovi protagonisti planetari. Prova del viaggio e i problemi della navigazione Lo sbarco a Ostia La nuova cultura subisce, adotta o sublima gli strumenti del villaggio globale, Prova del viaggio e i problemi della navigazione Lo sbarco a Ostia ma comprime le specificità, affidandosi al pensiero unico. df
A cavallo di due millenni Gli Incontri di Studio rappresentano l’iniziativa più tipica de Il Laboratorio: semplici conferenze per confrontarsi da vicino con i protagonisti, dove il contenuto conta più della forma, capaci di traghettare dal XX al XXI secolo
Laboratorio 2.0 Il Laboratorio del terzo millennio affonda le radici nella cultura classica, studia i motivi del secolo breve proiettati sino ai giorni nostri, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie
Tali Sorex Ho dipinto la pace Avevo una scatola di colori brillanti, decisi, vivi. Avevo una scatola di colori, alcuni caldi, altri molto freddi. Non avevo il rosso per il sangue dei feriti. Non avevo il nero per il pianto degli orfani. Non avevo il bianco per le mani e il volto dei morti. Non avevo il giallo per la sabbia ardente. Ma avevo l’arancio per la gioia della vita, e il verde per i germogli e i nidi, e il celeste dei chiari cieli splendenti, e il rosa per i sogni e il riposo. Mi sono seduta e ho dipinto la pace. Tali Sorex