Fil Mente 16-17 Lezioni 19-21.

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Fil Mente 16-17 Lezioni 19-21

Lezioni 19-20 20 Marzo 2017

Lowe, cap. 2 Riprendiamo la trattazione. Ricordiamo l’obiettivo: mostrare che un qualche tipo di CCP è compatibile con il dualismo interazionista. Abbiamo visto che il CCP (1F) è compatibile. Ora consideriamo un CCP più forte di (1F) (1G) At every time at which any physical event has a cause, it has a sufficient physical cause (p. 46) (Sebbene L. si sforzi di mostrare la compatibilità di (1G) con il dualismo L. ritiene che (1G) sia falso; v. cap. 3) Ed ecco un’ipotesi che dovrebbe mostrare la sua compatibilità con l’efficacia causale del mentale …

Questo salva il causal closure (1G), p. 46 P01 P01 P11 P12 M P In un mondo 1 senza M serie distinte di eventi neurali necessarie per l’evento fisico P sembrano solo coincidenze. In un mondo 2 con M, l’evento mentale M connette le due serie. Qui ci si appella alla causazione simultanea. P11, P12, M occorrono allo stesso tempo t, per cui si può dire che a t ci sono cause fisiche sufficienti per P

P01 P01 P11 P12 M causazione simultanea P Per evitare la sovradeterminazione: P11 e P12 da soli non sarebbero sufficienti per P (p. 50). Perché ci sia P, P12 deve causarlo in parte da solo e in parte attraverso M (p. 49) Però a t P12 è sufficiente per M a t e quindi si può dire che t le cause fisiche sono sufficienti.

Questo es. è riproposto anche nel cap. 3, dove si ammette (p. 72): (1) che non sarebbe accettabile per un libertarista perchè la volizione è causata e quindi non libera (2) si potrebbe vedere in un certo senso come un caso di sovradeterminazione perché P è causato anche da P11. Però M non è ridondante e quindi secondo L. non è veramente sovradeterminazione.

Consideriamo un CCP ancora più forte: (1H) Every physical event contains only other physical events in its transitive causal closure (p. 53). Questo è compatibile con l’idea che un evento mentale causa una serie di fatti causali del tipo e1 causa e2, e2 causa e3, … (questi e sono tutti fisici) Ma non è l’ipotesi che accetta Lowe. Nella nota 30, p. 54, L. ci dice che la proposta che lui accetta la troviamo nel cap. 5 (v. in particolare p. 110), dove (1H) è così formulato (p. 100): (4) No chain of event-causation can lead backwards from a purely physical effect to antecedent causes some of which are non-physical in character.

Cap. 3 (1G) At every time at which any physical event has a cause, it has a sufficient physical cause (p. 46) In questo Cap. (1G) [chiamato semplicemente CCP] è dichiarato falso alla luce della MQ (p. 65): il decadimento dell’atomo di radio è non-causato (spontaneo) e quindi andando a ritroso possiamo dire che tutte le altre cause fisiche precedenti non sono sufficienti per la morte del gatto in quanto compatibili anche con la sua sopravvivenza (nel caso in cui l’atomo non decade) Ma c’è di più. Addirittura una versione più debole di (1G) (v. prossima slide) viene dichiarata falsa alla luce della RAZIONALMENTE INNEGABILE esistenza del libero arbitrio

Cap 3 (cont.) (CCP#) For any physical event e, if e has a cause at time t, then e has a sufficient cause at t. Questo viene negato perché un volizione libera è non causata (come il decadimento dell’atomo di radio) e causa un evento fisico Sarà obiettivo del cap. 4 è far vedere che non possiamo razionalmente negare il libero arbitrio (inteso in senso libertario) In questo cap. si argomenta soltanto che la causazione mentale è invisibile nel senso che possiamo anche non trovare lacune in spiegazioni puramente fisiche; ma non per questo siamo obbligati a escludere che vi sia. E d’altra parte ammettere che vi siano volizioni causanti né identiche a, né realizzate da, eventi fisici è la posizione di default [data l’evidenza introspettiva] (p. 76), quindi da accettare fino a prova empirica contraria Il cap. 4 vuole mostrare che non ci può essere prova empirica contro il potere causale delle volizioni Il cap. 5 completa il quadro argomentando che le volizioni non sono né identiche a, né realizzate da, eventi fisici.

Cap. 5 Si argomenta che le volizioni non possono essere epifenomeniche Volitionalism: accettazione delle volizioni (acts of will) (negate a priori da alcuni filosofi ma tipicamente ammesse dagli psicologi) Dubbi di natura empirica: «some brain-damaged subjects report that their hand or foot is acting ‘with a will of its own’. And, on the other, sufferers of certain psychopathological conditions imagine that they are exercising control over events which are causally quite independent of them.» (p. 83) Esperimenti di Libet (verranno trattati da Davide Giacometti) (p. 84)

Nonostante questi dati secondo Lowe non possiamo razionalmente credere che le nostre volizioni non sono mai causanti. Arrivare a crederlo sarebbe il risultato di esperimenti, ma per fare eseprimenti dobbiamo pressuporre la nostra capacità di causare eventi Contro Hume, non acquisiamo dall’esperienza la credenza nel potere causale delle nostre volizioni, perché nell’esercitare la mia volontà già credo nel suo potere causale Sembra piuttosto una credenza innata (p. 89) che le volizioni abbiano potere causali, costitutiva della nozione stessa di volizione (p. 90) Forse possiamo ammettere che causare eventi fisici sia un’illusione ma «pragmatically» (p. 90) possiamo dire chenon siamo «reasoning automata»: possiamo dirigere volontariamente i nostri pensieri a questo o quell’argomento.

Cap. 5 Alcune precisazioni terminologiche (pp. 92-93) NCSD: dualismo di corpo e persona (soggetto di esperienze); il corpo ha solo proprietà materiali; la persona ha proprietà mentali e (contro Cartesio) fisiche in virtù del fatto che possiede un corpo [penso che Cartesio potrebbe accettare questo; la vera differenza sta nel fatto che per L. la persona non potrebbe esistere senza possedere un corpo (dipendenza generica); lo vedremo meglio tra poco] Sostanza (genuina): portatore di proprietà tra le quali POTERI CAUSALI indipendenti ‘ombra di sostanza’: portatore di proprietà tra le quali NON VI SONO poteri causali indipendenti Eventi/stati: concepiti alla Kim [ma Lowe accetta anche modi (tropi) che potrebbero fare il lavoro degli eventi] Distinzione tra proprietà e concetto [type I vs. type II properties]

Obiettivi del cap. 5 (A) Difendere il dualismo (non cartesiano) delle sostanze sulla base del ‘unity argument’ (§5.2) (B) Difendere, contro il Causal closure argument, l’dea che una persona non è solo ombra di sostanza, ma sostanza genuina, ossia ha poteri causali (§§ 5.3-59)

The unity argument Primo obiettivo del cap. è difendere la distinzione tra corpo (o parte del corpo, il cervello o sua parte) e la persona (assunta ma non difesa in cap. 1, p. 20) Viene utilizzato questo ‘unity argument’ (p. 96): (1) I am the subject of all and only my own mental states (2) Neither my body as a whole nor any part of it could be the subject of all and only my own mental states.  (3) I am not identical with my body norwith any part of it. La 2a premessa va dimostrata, mentre La 1a premessa è considerata autoevidente. Ma si noti che PRESUPPONE che gli stati siano intesi alla Kim; forse non è così ovvia se gli stati sono tropi (vedi mio articolo su Rivista italiana di filosofia e psicologia)

Dimostrazione di (2) (2) Neither my body as a whole nor any part of it could be the subject of all and only my own mental states. Io sono il soggetto delle miei stati mentali e quindi: per ciascuno dei miei stati mentali in un certo momento, è vero che non potrebbe esistere in mia assenza (dipende da me per la sua esistenza) s(Ms  (E!s & E!i)), [Ms = s è un mio stato mentale nel momento t] Ossia [D(s, i) = s dipende da me per la sua esistenza] s(Ms  D(s, i)) Al contrario, né il mio corpo per intero, né il mio cervello o anche una sua parte, è tale che ciascuno dei miei stati mentali potrebbe esistere in sua assenza (se mi mancasse un dito o certi neuroni potrei non avere una certa sensazione, ma non verrebero meno tutti gli altri stati mentali)

NB. L. riconosce che qualsiasi stato mentale è dipendente da una qualche parte del cervello e quindi non potrebbe esistere senza di essa (NON- CARTESIAN substance dualism). Ma si tratta di una dipendenza generica: (a) s(Ms  x(Cx & D(s, x)) Ma da questo NON segue (b) x(Cx & s(Ms  D(s, x)) Se potessi inferire (b) da (a), avrei dipendenza di tutti gli M da un particolare ente corporeo x, che potrei quindi identificare con quell’ente da cui tutti gli M dipendono, ossia i (me stesso) Ma NON posso fare questa inferenza (‘quantifier shift fallacy’, p. 97): Paragonare: ‘Per ogni uomo c’è una corrispondente donna amata’ vs. ‘c’è una certa donna amata da ogni uomo’

Citazione da p. 98 All that I am claiming is that there is no part of my brain which is such that, were any part of it—such as one particular neuron—to be destroyed, all of my mental states would thereby cease to be. Invece: neither my brain as a whole, nor any distinguished part of it as a whole, is something with which I can be identified—any more than I can be identified with my body as a whole—because no such entity is such that all and only my mental states can be taken to depend on it, in the way that they clearly do depend on me.

Mereological essentialism Chisholm (v. n. 10 p. 98) ha difeso la tesi che una persona è diversa dal suo corpo assumendo l’essenzialismo mereologico. Secondo il quale un corpo è fatto di parti, ciascuna delle quali è essenziale alla sua identità e quindi non può persistere nel tempo (nel senso dell’endurance), contrariamente alla persona Ma Lowe non assume l’essenzialismo mereologico. Quindi distingue: (i) la persona, (ii) il corpo, (iii) la massa di materia che costituisce il corpo (e quindi la persona), per la quale vale l’essenzialismo mereologico (EM) Quindi a p. 98 L. vuole fugare il dubbio che la sua difesa della premessa (2) non presupponga l’accettazione di EM Ma non mi sembra che la difesa di (2) che abbiamo visto (almeno per come l’ho ricostruita) presupponga EM

Dubbio olistico Non potrebbe darsi il caso che ciascuno dei miei stati mentali s nel momento t dipenda, perché sia proprio s (per es. quella particolare sensazione tattile), IN BLOCCO da tutte le parti del mio cervello?

Passiamo adesso a (B) Difendere, contro il Causal closure argument, l’dea che una persona non è solo ombra di sostanza, ma sostanza genuina, ossia ha poteri causali (§§ 5.3-59) Ossia, difesa di INTERACTIONIST substance dualism

Lowe vuol far vedere che, pur accettando l’interazionismo, possiamo salvare addirittura questo CCP molto forte (p. 100/ = (1H) p. 53): (4) No chain of event-causation can lead backwards from a purely physical effect to antecedent causes some of which are non-physical in character. Mentre invece L. respinge (p. 101) questo: (6) Any cause of a purely physical effect must belong to a chain of event-causation that leads backwards from that effect. Il punto cruciale: in (4) si negano eventi fisici che abbiano cause non fisiche. Ma per evento fisico qui si intende ‘eventi particolare’ nella terminologia usata per il modello 2 per la downward causation presentato in lezioni precedent, lasciando aperta la possibilità che ci siano effetti fisici che NON SONO EVENTI PARTICOLARI ‘eventi generici’ (mia terminologia) o ‘facts’ o ‘general states of affairs’ (Lowe)) NB: questa possibilità verrebbe meno, se venisse accettato (6), che dice che ogni catena causale (“any cause”) coinvolgente effetti fisici è costituita soltanto da eventi (particolari)

§ 5.7: Volizioni come cause di eventi generici (fatti) L. difende l’idea che le volizioni sono cause di eventi generici (fatti) quali il mio alzare il braccio (ma non il mio alzare il braccio precisamente così e cosà) (p. 110). Questo è argomentato in modo analogo a quello che abbiamo visto discutendo il modello 2 e Yablo Quindi la causazione mentale è (1) FACT causation, (2) INTENTIONAL causation (perché il contenuto della volizione (‘I to raise my arm’) corrisponde al successivo evento generico (il mio braccio che si alza) Se non postuliamo la volizione come causa mentale, il particolare movimento del braccio risulterebbe una mera coincidenza, in quanto prodotto di diverse serie di eventi neurali paralleli e indipendenti. Facciamo un passo indietro ai §§5.5-5.7

§ 5.5: Volizioni non identiche a eventi neurali Qui si argomenta in dettaglio la volizione/decisione D non può essere identificata con un pacchetto di eventi neurali N, perché: Possiamo immaginarci che c’è D ma al posto di N c’è un diverso ma simile pacchetto N* avremmo avuto invece del bodily movement B, un altro movimento B* Ma B* sarebbe comunque stato del tipo ‘alzata di braccio’; cioè possiamo vedere D, ma non N, come causa di un certo evento generico Quindi D ed N hanno un diverso profilo causale

§5.6 volizioni non realizzata da eventi neurali Per lo stesso motivo non possiamo considerare D come realizzato da N Perché il realizzato dovrebbe ereditare le sue caratteristiche/capacità causali dal realizzatore Ma come avviamo visto il profilo causale di D è diverso da quello di N

§5.8 (SKIP?) Qui Lowe vuole difendersi da un potenziale problema. Consideriamo un toro che si infuria per l’agitamento di un panno rosso, che di fatto è scarlatto piuttosto che cremisi La causa della furia è l’agitamento di un panno rosso. Ma diremmo che tale agitamento e non identico e non realizzato da un agitamento di panno scarlatto? Lowe vuole evitare di rispondere sì e mantenere che il caso della causazione mentale è diverso. Io risponderei sì anche in questo caso. l’agitamento di un panno rosso è generico rispetto al più specifico evento agitamento di panno scarlatto. Non c’è rapporto di realizzazione, ma solo di genere/specie

§5.9 Le volizioni sono libere, cioè non causate Non causate come evnti quantici quali un decadimento di atomo di radio Ma non casuali perché basate su ragioni (nei casi tipici di deliberazione) Tutti temi sviluppati nella parte II