Critica della Ragion pratica
Che cosa devo fare? Le condizioni trascendentali dell'azione: l'agire, per essere morale, deve essere libero per essere libero, la ragione deve poter determinare il volere in caso contrario, si agisce per istinto, e ogni indagine morale perde di significato L ragione determina il volere tramite regole
Le regole della morale Massime = regole che il soggetto si impone come valevoli soltanto per sé Imperativi = regole che il soggeto si impone come valevoli universalmente categorico ipotetico
L'imperativo categorico Dev'essere formale (il contenuto dell'azione costituirebe un condizionamento empirico) Quindi dev'essere unico (la possibilità di distinguere più regole è data solo dai contenuti dell'azione) L'essenziale non è dunque che cosa si fa, ma come (= con quale intenzione) lo si fa
Le formule dell'imperativo « Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere come principio di una legislazione universale.» « Agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo.» « La volontà non è semplicemente sottoposta alla legge, ma lo è in modo da dover essere considerata autolegislatrice e solo a questo patto sottostà alla legge".»
Libertà e dovere La spontaneità della ragione Il dovere come condizione della libertà Differenza tra Müssen (dovere naturale) e Sollen(dovere morale) “Devi dunque puoi”
I postulati della Ragion Pratica La libertà (il fatto della ragione) L'immortalità dell'anima (il progresso morale indefinito: la santità) L'esistenza di Dio (il sommo bene come congruenza di santità e felicità) Confronto con la Critica della Ragion Pura
Il “primato” della Ragion Pratica Critica della Ragion Pura: Mondo del fenomeno e della necessità Critica della Ragion Pratica: Mondo del noumeno e della libertà La legge morale in me e il cielo stellato sopra di me