Project: Reflection on the future – 2014/1365 Europe for Citizens

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Transcript della presentazione:

Project: Reflection on the future – 2014/1365 Europe for Citizens

Capitolo 4 L’età dei totalitarismi: il Fascismo in Italia

Il dopoguerra in Italia La società italiana risulta dalla guerra profondamente mutata: i contadini, le donne, i giovani borghesi, gli operai si mobilitano per cambiamenti sostanziali che ne migliorino le condizioni e l’accesso alla politica. I nazionalisti sono profondamente scontenti del risultato degli accordi di pace e rivendicano il possesso italiano dell’Istria. Per loro la vittoria era risultata «mutilata». Nasce il Partito comunista italiano di Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga (1921). - Grandi agitazioni popolari segnarono il «biennio rosso», gli anni 1919-1920. Nell’agosto 1919 masse di contadini occuparono terre nella campagna romana e nel Meridione. Erano organizzate da «leghe rosse» socialiste, «leghe bianche» popolari e da associazioni di reduci di guerra. Nelle grandi industrie del nord (come la Fiat di Torino e l’Ansaldo di Genova) vi furono scioperi a ondate successive, l’uno dopo l’altro quasi senza interruzione. Impauriti, gli industriali reagirono con la serrata. Gli operai risposero con l’occupazione delle fabbriche e, con questa forma estrema di protesta, ottennero aumenti salariali e la riduzione dell’orario lavorativo a otto ore giornaliere. - Vi è una vera e propria spaccatura tra classi dirigenti e società civile (animata dalle proteste popolari), una situazione di forte ingovernabilità.

Nasce il Partito fascista Un uomo politico spregiudicato e ambizioso, Benito Mussolini, che era stato espulso dal Partito socialista per aver sostenuto la necessità dell’intervento in guerra dell’Italia, cercò di trarre profitto dallo scontento generale fondando un nuovo partito, il Partito fascista. Questo prometteva di far tornare l’ordine in Italia e dichiarava di proporsi, al di sopra di ogni altro fine, il bene della patria. - Le dichiarazioni di fervente patriottismo attirarono verso Partito fascista e al suo movimento le simpatie di molti ex combattenti, che sentivano che il loro sacrificio non era stato valorizzato dai governanti. La formazione di «squadre d’azione», che, in camicia nera, organizzavano spedizioni «punitive» contro le Camere del lavoro, le cooperative, le sedi dei giornali e dei partiti di sinistra, guadagnò al fascismo l’appoggio dei ceti conservatori: aiuti in denaro giunsero da industriali, timorosi di una rivoluzione comunista, e da grandi proprietari terrieri della pianura padana (gli «agrari»), che temevano l’occupazione delle terre da parte dei contadini.

Il Partito fascista conquista il potere - La Marcia su Roma nell’ottobre 1922 e le dimissioni del governo di Luigi Facta. Il re non manda l’esercito e invita Mussolini a formare un nuovo governo. - Il primo governo fascista comprese anche esponenti di altri partiti. - Nelle elezioni del 1924, che si svolgono tra soprusi e violenze, la lista fascista ottenne la maggioranza. - L’omicidio di Giacomo Matteotti da parte dei sicari del Duce. - La «secessione dell’Aventino» e l’appoggio al Fascismo da parte di re Vittorio Emanuele III.

Il Fascismo diventa regime: dittatoriale e totalitario Il Fascismo cambia le istituzioni e governa senza controlli e tra gli strumenti per creare un consenso - mai visto prima - il regime si avvale delle associazioni popolari, della censura e dei nuovi mezzi di comunicazione: la radio, il cinema, la carta stampata, i manifesti, ma anche i libri scolastici, la letteratura e l’arte. - Mussolini sostituì o affiancò le istituzioni dello Stato con nuove istituzioni fasciste. In primo luogo fu modificato lo Statuto: il capo del governo non dovette più essere responsabile dei suoi atti di fronte al parlamento, ma solo di fronte al re. Soltanto il re poteva costringerlo alle dimissioni, mentre il parlamento perdeva ogni potere di controllo sull’attività del governo. Sulle questioni più importanti il capo del governo non si consultava più col parlamento, ma con il Gran Consiglio del Fascismo, composto dai maggiori esponenti del partito. Fu istituita anche la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, una specie di esercito parallelo, che si affiancò all’esercito regolare. I sindaci, che in precedenza venivano eletti dal popolo, furono sostituiti da podestà, nominati dal governo. Così il PNF controllò anche le amministrazioni locali.

Il consenso popolare al Fascismo Mitologia fascista, propaganda e controllo su informazione e cultura - Il governo fascista emanò leggi che soppressero la libertà di stampa. La censura e il divieto di pubblicazione divennero strumenti usati abitualmente per far tacere le voci di critica. Fu istituita un’agenzia di stampa, controllata dal partito, che sceglieva le informazioni e comunicava ai giornali e alla radio solo quelle consentite. Il Ministero della cultura popolare dava istruzioni sul rilievo maggiore o minore da dare alle notizie. - Oltre all’appoggio di funzionari, magnati, banche ed esercito, occorreva che la gente avesse un’assoluta fiducia nel regime e credesse nella sua superiorità. Venne perciò creata la figura pubblica del Duce che doveva impersonare il modello dell’italiano nuovo, anzi, dell’uomo nuovo fascista: la forza, l’arroganza, l’astuzia, l’audacia temeraria, la prestanza fisica.

Le organizzazioni della gioventù I bambini, i ragazzi e i giovani maschi vennero inquadrati in associazioni di tipo militare («Figli della Lupa», «Balilla», «Avanguardisti»), dove venivano educati all’obbedienza, alla disciplina, all’esaltazione del capo e delle sue imprese. Le ragazze. Dal canto loro, vennero inquadrate nelle associazioni femmini. Nel 1923 venne varata la riforma dell’intero sistema scolastico. L’obiettivo di tale riforma fu di porre sotto il controllo culturale dello Stato tutte le scuole del paese e di stabilire una gerarchia di importanza fra i diversi corsi di studio.

La «battaglia del grano» e la bonifica delle terre paludose L’obiettivo della «battaglia del grano» fu la conquista dell’autosufficienza alimentare. L’altro slogan del fascismo, la «bonifica integrale», doveva favorire l’agricoltura e promuovere nuove opere pubbliche. La conquista di nuove superfici coltivabili attraverso la bonifica delle regioni paludose, tra cui quelle del Lazio, fu inizialmente un successo ma, ben presto, sempre meno fondi furono disponibili per il risanamento dei terreni della penisola e la campagna di bonifica si arrestò.

I Patti Lateranensi Con i Patti Lateranensi (1929): 1. Il pontefice riconosce Roma come capitale d’Italia; 2. l’Italia cede alla Chiesa un piccolo territorio intorno alla basilica di San Pietro: la Città del Vaticano; 3. Si ha il Concordato, un insieme di norme che regolano di comune accordo i rapporti fra Stato italiano e Vaticano; 3. Lo Stato italiano riconosce la religione cattolica apostolica romana come sola religione di Stato; 5. Riconosce che il matrimonio religioso ha validità civile; 6. Introduce nelle scuole dello Stato l’insegnamento della dottrina cattolica. 7. Dal canto suo la Chiesa accettò di nominare solo dei vescovi che abbiano il gradimento politico del governo italiano e li impegna a giurare fedeltà allo Stato.

Le colonie italiane - Le colonie italiane, l’Eritrea, la Somalia e la Libia, quando il Fascismo prese il potere, si erano già rivelate povere di risorse, poco più che un insieme di deserti e di steppe. Gli italiani, dopo la sfortunata guerra contro l’Etiopia del 1895-1896, erano decisamente contrari a nuove avventure africane. Ma il regime fascista, con un’intensa propaganda affidata alla radio, alla stampa, al cinema, alla scuola, s’ impegnò a convincere l’opinione pubblica che era necessario creare un Impero coloniale per assicurare lo sviluppo economico del paese e risolvere tutti i problemi della povertà e della disoccupazione.

L’Impero fascista Un vero Impero coloniale poteva essere l’Etiopia. Dopo una campagna militare durissima, il generale Pietro Badoglio, alla testa delle truppe, entrò nella capitale etiopica Addis Abeba. Il 9 maggio 1936 viene proclamato l’Impero. - Un vero impero coloniale poteva essere l’Etiopia, un paese africano esteso quattro volte l’Italia, ricco di terre che potevano essere fertili, se modernamente coltivate, e forse di prodotti del sottosuolo non ancora esplorati. Ma l’Etiopia era uno Stato libero e indipendente, membro della Società delle Nazioni: Mussolini sapeva bene che aggredire quello Stato significava sfidare tutto il mondo. Tuttavia nell’ottobre del 1935 l’Italia dichiarò guerra all’Etiopia, prendendo a pretesto insignificanti incidenti avvenuti sulla frontiera con la Somalia. - Dopo una campagna militare durata sette mesi, che costò agli italiani più di 4000 morti, il generale Pietro Badoglio, alla testa delle truppe, entrò nella capitale etiopica Addis Abeba, da cui era stato cacciato l’imperatore Hailé Selassié. Il 9 maggio 1936 Mussolini poté affermare che Roma aveva il suo nuovo Impero. Vittorio Emanuele III assunse il titolo di imperatore d’Etiopia. Le perdite etiopiche, tra soldati e popolazione civile, furono di oltre 250 000 persone, in conseguenza all’uso indiscriminato dei gas tossici e dei bombardamenti aerei sui villaggi da parte degli italiani. - La Società delle Nazioni condannò l’aggressione e impose sanzioni economiche, vietando agli Stati membri di commerciare con l’Italia. Ma dell’organizzazione internazionale non facevano parte gli Stati Uniti, la Germania, il Giappone e la Russia, e le sanzioni ebbero effetto limitato.

Le leggi razziali - Se nelle colonie le leggi razziste vennero varate sin dall’inizio dell’assoggettamento, più restrittive e segregazioniste si fanno dopo la proclamazione dell’Impero. - In Italia, sebbene vi fossero sempre state correnti antisemite all’interno del PNF, gli ebrei sino al 1938 non subirono alcuna discriminazione, anzi, molti di essi erano fascisti della prima ora e militavano nell’esercito, nelle istituzioni e nelle organizzazioni civili. Con l’asse Roma-Berlino la situazione cambiò profondamente: alla pubblicazione del Manifesto degli scienziati razzisti (1938) seguì la nascita di molte riviste di stampo antisemita e il varo di un nucleo di leggi profondamente discriminatorie. Iniziarono poi le deportazioni di ebrei (oltre che di gitani, omosessuali e lesbiche e oppositori politici) nei campi di concentramento e sterminio italiani, tedeschi e polacchi.

Capitolo 5 L’età dei totalitarismi: Stalinismo e Nazismo

L’URSS sotto la dittatura di Stalin - L’URSS sotto la dittatura di Stalin: essa inizia dopo la morte di Lenin (1924) e dopo un’aspra contesa con Leon Trokij per la successione. - L’industrializzazione forzata dell’URSS: attraverso i «piani quinquennali» che sfavorivano i beni di consumo per concentrarsi sulla produzione di armamenti e grandi impianti industriali. - La guerra di Stalin contro i contadini: a seguito della collettivizzazione della terra e il conseguente scontento dei contadini, divamparono rivolte che vennero represse nel sangue: i contadini o vennero deportati in Siberia e in Asia o sterminati. - Il Razionamento dei beni di consumo e privilegi della Nomenklatura. - Gli anni del terrore: a causa delle epurazioni operate da Stalin contro chiunque si opponesse alla sua linea di governo. - «Arcipelago Gulag» (Alexander Solgetsin): dove venivano mandati ai lavori forzati tutti coloro che tra la popolazione venivano scoperti essere in dissenso con Stalin.

La Repubblica di Weimar Nasce la Repubblica di Weimar (dalla città in cui venne approvata la sua costituzione nel 1919) dopo l’abdicazione del Kaiser: fu una repubblica democratica, con i deputati al parlamento e lo stesso presidente eletti a suffragio universale. - Nel 1919 ci fu a Berlino una sommossa comunista, durante la quale operai armati occuparono sedi di giornali e presidiarono gli edifici del parlamento e del municipio. - Nel 1923 furono i nazionalisti a tentare, con un colpo di Stato (putsch), di impadronirsi di Monaco e della Baviera. Il putsch di Monaco, che fallì subito miseramente, fu organizzato da un partito nato da poco, il Partito nazionalsocialista, guidato dal veterano della Prima guerra mondiale Adolf Hitler. - La Repubblica aveva anche enormi problemi finanziari da affrontare: ai debiti di guerra si sommavano le cifre astronomiche che la Germania pagava per essere «moralmente responsabile» della Grande guerra. Nel 1922 il valore del marco crollò e i prezzi di tutte le merci salirono alle stelle. In pochi giorni caddero in una povertà senza scampo tutti i salariati: questi redditi, per quanto crescessero, non riuscivano a tener dietro all’aumento vertiginoso dei prezzi. Assieme agli operai fu travolta dall’inflazione una gran parte dei ceti medi.

Hitler conquista il potere - Nel 1925 viene eletto presidente della Repubblica il maresciallo Von Hindenburg, profondamente conservatore e capofila delle correnti di estrema destra. - Nel 1933, Hindenburg, interpretando la paura dei conservatori per le spinte democratiche, nomina Hitler cancelliere della Repubblica.

Il Terzo Reich e il Nazismo - La Germania deve conquistare con la guerra uno «spazio vitale»: Hitler vuole fondare il «Terzo Impero germanico» dopo il Sacro Romano Impero Germanico e l’Impero fondato da Bismarck nel 1870. Questo nuovo impero doveva riunire tutte le popolazione di lingua tedesca. - Un solo Stato, un solo popolo, un solo capo: Hitler diviene il capo indiscusso del popolo tedesco. Dai suoi ordini dipendono l’esercito, la magistratura e la burocrazia. L’opposizione venne eliminata attravrso le SS (polizia di regime) e la Gestapo (polizia segreta). - Il riarmo della Germania: nonostante i divieti dei trattati di pace, la Germania si riarma e, attraverso la macchina della guerra, sconfigge la disoccupazione. - Inizia la persecuzione degli ebrei: dapprincipio il regime sancì la segregazione e la ghettizzazione. Successivamente iniziò la deportazione e lo sterminio.

A grandi passi verso la guerra - Scoppia la guerra civile in Spagna: un conflitto che è globale. A fianco del generalissimo Francisco Franco le altre formazioni fasciste europee mentre, a fianco dei repubblicani, si schierano partiti, movimenti, eserciti, volontari da tutta Europa e persino dagli Stati Uniti. La vittoria è di Franco che nel 1939 stabilisce la dittatura (1939-1975). - L’invasione dell’Austria e della Cecoslovacchia: nel 1939 nasce l’«Asse Roma-Berlino»; nel 1938 la Germania invade l’Austria e intima alla Cecoslovacchia di consegnarle la regione dei Sudeti. - La capitolazione di Monaco: le democrazie europee cedono alle pretese di Hitler e consegnano alla Germania i Sudeti. Invece di occupare solo questi, nel 1939 Hitler occupa tutta la Cecoslovacchia. - Hitler e Stalin stringono un patto di non aggressione: Stalin lo firma perché non si fida di Inghilterra e Francia che avevano lasciato aperta alla Germania la strada verso la Russia (Patto Ribbentrop-Molotov, 1939).

Capitolo 6 La Seconda guerra mondiale

Una nuova guerra-lampo La Germania aggredisce la Polonia. La Francia è sconfitta e divisa. Fallisce il tentativo tedesco di invadere l’Inghilterra. La flotta inglese domina il Mediterraneo. Le prime sconfitte del Nazismo. - La Germania aggredisce la Polonia: è l’1 settembre 1939. Questa volta però Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania. L’Italia, affermando di essere impreparata dal punto di vista bellico, si mantiene neutrale. - La Francia è sconfitta e divisa: Hitler, dopo aver invaso Danimarca e la Norvegia, invade il Lussemburgo e il Belgio. Prende Parigi e l’Italia entra in guerra contro Francia e Inghilterra. La Francia è divisa: a nord controllata dalle truppe tedesche, a sud dai collaborazionisti di Vichy. - Fallisce il tentativo tedesco di invadere l’Inghilterra la quale, con l’aiuto dei radar e nonostante i forti bombardamenti su Londra, sconfigge la flotta aerea tedesca. - Nel frattempo Italia e Germania firmano con il Giappone il «Patto tripartito» con cui si divedevano il controllo sull’Europa, il Mediterraneo e l’Asia. - La flotta inglese domina il Mediterraneo: l’Italia vuole occupare la Grecia ma trova fortissime resistenze. La Germania allora tenta l’invasione della Jugoslavia ma il generale Tito non glielo permette. L’Inghilterra bombarda le navi italiane a Taranto e occupa la Libia italiana. L’Inghilterra mantiene il controllo sull’Africa e sul Mediterraneo. - Le prime sconfitte del Nazismo: la campagna di Russia

Gli aggressori verso la disfatta - Finisce la guerra-lampo: la Germania è accerchiata, mentre l’Italia è militarmente debole. Al contrario gli alleati (Gran Bretagna, Francia, URSS) hanno molte risorse e sono appoggiati dagli Stati Uniti. - L’oppressione nazista si estende in tutta l’Europa conquistata per mantenere i soldati tedeschi su tutti i fronti e approvigionarli di ogni cosa, rendendo le popolazioni sottomesse alla fame e sottoposte ad ogni violenza. - Lo sterminio degli ebrei: dai rastrellamenti alle deportazioni sui carri-bestiame, all’arrivo ai campi di concentramento e sterminio per essere uccisi in massa. Tra le armi utilizzate, il gas, a cui venivano immediatamente destinati coloro che non potevano lavorare (anziani, malati, bambini). - Il Giappone attacca Pearl Harbor: gli Stati Uniti entrano in guerra (7 dicembre 1941). - La svolta della guerra: la disfatta sul fronte russo.

La guerra in Italia - Gli alleati inglesi e americani sbarcano in Sicilia, il 9 luglio 1943, tra Gela e Siracusa e poi da lì risalgno la Calabria spingendosi, combattendo, verso nord. - La caduta di Mussolini e del Fascismo avviene il 25 luglio 1943, quando il Gran Consiglio del Fascismo vota un ordine del giorno che rimetteva tutti i poteri a Vittorio Emanuele III che affidò il governo al generale Pietro Badoglio. - Badoglio conclude un armistizio con gli alleati e l’Italia viene occupata dai tedeschi. - L’opposizione ai tedeschi: l’eccidio dei soldati italiani da parte dei tedeschi nell’isola di Cefalonia (1943). - La Repubblica di Salò: dalla prigione sul Gran Sasso Mussolini viene tratto in salvo e portato in Germania da dove proclama la nascita del nuovo Stato fascista. - Se nel centro-sud il re e Badoglio si ponevano sotto la protezione alleata, al nord i partigiani fronteggiavano i tedeschi. - Nell’ottobre 1943 gli alleati occuparono Napoli, da cui un’insurrezione popolare aveva già cacciato i tedeschi. Agli inizi dell’estate del 1944, dopo massicci bombardamenti, sfondarono la linea difensiva tedesca che aveva il suo centro in Montecassino; il 4 giugno liberarono Roma; il 4 agosto, Firenze. Dopo la liberazione della Toscana il fronte si fermò sulla Linea Gotica. Su questa gli alleati rallentarono le operazioni militari. La liberazione completa dell’Italia avvenne solo quando la Germania nazista fu definitivamente sconfitta anche nel resto d’Europa.

L’Italia invasa: guerra civile, resistenza, liberazione In Italia, alla guerra patriottica dei soldati e degli ufficiali che rifiutarono di arrendersi ai tedeschi, si accompagnò una guerra civile, combattuta da italiani contro italiani. Da una parte stavano i fascisti, dall’altra coloro che rifiutavano qualsiasi forma di collaborazione con loro e con i tedeschi: fra questi c’erano soldati che si sottraevano all’arruolamento nell’esercito della Repubblica Sociale; militanti di partiti antifascisti che rientravano dall’esilio; ma anche tanti giovani che facevano la scelta, morale e politica ad un tempo, di prendere le armi contro la dittatura. Tutte queste persone costituirono i primi nuclei di resistenza partigiana. - Nascosti fra le montagne, i partigiani organizzavano azioni di guerriglia e di sabotaggio, spesso favoriti dall’appoggio della popolazione. Ma subito cominciarono, da parte di fascisti e tedeschi, i rastrellamenti, durante i quali le zone ritenute covo dei partigiani erano perlustrate metro per metro con grande spiegamento di forze. - I partigiani catturati venivano torturati e impiccati; i villaggi che li ospitavano venivano, per rappresaglia, dati alle fiamme, tutti i loro abitanti erano massacrati, compresi i vecchi, le donne, i bambini. Feroci rappresaglie come queste avvennero, ad esempio, a Sant’Anna di Stazzema, in Toscana, a Boves, in provincia di Cuneo, a Marzabotto, in provincia di Bologna. - Questa lotta durò quasi due anni. Alcune zone – per esempio la Lunigiana, il Modenese, la val d’Ossola, le Langhe, la Carnia – furono temporaneamente controllate dai partigiani: qui sorsero spontaneamente, col favore delle stesse popolazioni civili, «città libere» e «repubbliche» dove rivissero le istituzioni democratiche (comuni, partiti, libera stampa) che il fascismo aveva soppresso.

Le organizzazioni partigiane Tra le brigate partigiane ricordiamo: le squadre «badogliane» (monarchiche) per cui la cacciata dei tedeschi dall’Italia costituiva il fine ultimo della lotta, da un lato, e, dall’altro, le brigate «Garibaldi» (comuniste), «Matteotti» (socialiste), «Giustizia e Libertà» (Partito d’azione) «Fiamme verdi» (cattoliche) per cui la liberazione del territorio nazionale era solo il primo atto di un cambiamento politico radicale che doveva fare dell’Italia una nazione democratica.

La liberazione dell’Italia settentrionale La liberazione dell’Italia avvenne nella primavera del 1945. Allora gli alleati sfondarono la Linea Gotica e dilagarono nella pianura padana: fu questo il momento scelto per l’insurrezione generale, popolare e partigiana, che divampò nelle città del nord pochi giorni prima che gli alleati vi entrassero. Il 25 aprile i partigiani liberarono Milano, Torino e Genova. Quattro giorni dopo i tedeschi trattarono la resa in Italia. Il 27 dello stesso mese Mussolini, catturato mentre cercava di fuggire oltre il confine con la Svizzera, venne fucilato dai partigiani su ordine del Comitato di Liberazione Alta Italia.

La resa della Germania e del Giappone - Gli alleati sbarcano in Normandia il 6 giugno 1944. - La conferenza a Yalta decide le sorti del mondo nel febbraio 1945 e vede riuniti Roosvelt, Churchill e Stalin. - Il crollo della Germania nazista, dopo il bombardamento a tappeto degli alleati su Dresda e l’occupazione di Vienna e di Berlino da parte dei Russi. - Anche il Guappone si arrende, dopo dure sconfitte nelle Filippine e nelle Marianne. Lo sgancio delle bombe a Hiroshima e Nagasaki sono determinanti anche se già la guerra in Europa è praticamente finita.

Si tracciano nuovi confini: la Germania - Luglio-ottobre 1946, Conferenza di pace di Parigi: l’Europa viene divisa in due zone di influenza: quella orientale resta sotto il controllo dell’URSS, mentre l’Europa occidentale viene posta sotto l’influenza degli USA. - Il problema principale è la sorte della Germania. Nel 1949 le zone controllate da Stati Uniti, Francia e Inghilterra vengono unificate nella Repubblica Federale Tedesca (RFT) mentre la zona occupata dall’URSS dà origine alla Repubblica Democratica Tedesca (RDT), in cui è instaurato un regime comunista. - La città di Berlino si trova all’interno della Repubblica Democratica, ma la sua parte occidentale appartiene alla Repubblica Federale. - La Germania non perde soltanto tutti i territori che ha conquistato ma cede alla Polonia una sua antica regione, la Prussia orientale. La Polonia, a sua volta, deve cedere all’URSS parte delle sue regioni orientali. Restano all’URSS anche gli Stati baltici di Estonia, Lettonia e Lituania. L’Austria resta occupata fino al 1955. Tornata ad essere una repubblica indipendente, è obbligata alla neutralità.

Si tracciano nuovi confini: l’Italia L’Italia, grazie al movimento di resistenza che aveva contribuito alla liberazione, non fu trattata come un paese sconfitto, ma dovette rinunciare all’Istria e alle colonie. Alla Francia furono cedute piccole zone di confine. Una parte della Venezia-Giulia passò alla Iugoslavia e la città di Trieste fu dichiarata «territorio libero». Questa decisione provocò fra l’Italia e la Iugoslavia una grave tensione, che cessò soltanto nel 1954, quando Trieste ritornò all’Italia.