Paula Benevene Università “LUMSA”, Roma

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Transcript della presentazione:

Paula Benevene Università “LUMSA”, Roma Knowledge workers : Il sapere e la conoscenza come forza produttiva nell’economia contemporanea. Paula Benevene Università “LUMSA”, Roma

I lavoratori della conoscenza: dal bene materiale al bene immateriale. Il termine “ lavoratori della conoscenza”, fu coniato da Peter F. Drucker nel 1960 ; Drucker sottolinea il passaggio da un’ economia industriale, basata sul modello Taylor-Fordista, ad un’ economia dei servizi; i beni scambiati, non sono più concreti e tangibili, ma immateriali : ossia basati su flussi di conoscenza scambiata e condivisa che assume il ruolo di “prodotto”, al pari delle più importanti risorse materiali.

Il modello Taylor-Fordista Il lavoro manuale viene analizzato e scomposto nei suoi elementi semplici per essere ripetuto in maniera meccanica e ripetitiva. (non richiede una formazione specifica) L’intelligenza produttiva indispensabile per razionalizzare e migliorare la produzione diventa appannaggio di un elite di tecnici ed ingegneri. La produzione di conoscenze è nettamente separata dal lavoro manuale. Alcuni organizzano il lavoro e altri lo eseguono.

Il modello Taylor-Fordista Lavoratore: Costo Macchine: Investimento Obiettivi: Aumento della produttività/ Riduzione dei costi / Riduzione dei tempi/ Produzione per il mercato di massa. Aumento del capitale

La società dell’ informazione e della conoscenza: dalla quantità alla qualità Con la globalizzazione dei mercati, le aziende competono in un mercato sempre più vasto ed altamente competitivo. Questo comporta una maggiore complessità d’azione che rende, nel contempo più difficile, l’attuazione di strategie veramente efficaci. “La conoscenza” diventa la sola fonte di un vantaggio competitivo stabile e sostenibile.

La società dell’ informazione e della conoscenza: dalla quantità alla qualità La conoscenza deve essere creata e diffusa all’interno dell’ impresa e trasferita in attività in grado di creare valore per l’organizzazione. Il fattore umano è un elemento chiave: si traduce nell’interazione tra quelle persone che possiedono la conoscenza e che sono in grado di crearne di nuova al fine di utilizzarla produttivamente.

I lavoratori della conoscenza I lavoratori della conoscenza sono coloro che operano su processi immateriali che impiegano diversi tipi di conoscenza per svolgere il proprio lavoro e per i quali la conoscenza è il principale input ed output dei processi produttivi.

I lavoratori della conoscenza Trasformano la propria conoscenza professionale ( esplicita/ tacita, razionale/emotiva, esperta/operativa) in: input conoscitivi (dati, informazioni, immagini, segnali) e output di conoscenza di maggior valore (soluzione di problemi, orientamento degli eventi , dati e informazioni arricchite, innovazione).

Le competenze chiave dei “lavoratori della conoscenza” Pensiero critico e strategico: ci si aspetta che il lavoratore della conoscenza possegga l’abilità di elaborare continuamente nuove strategie volte a migliorare sia il prodotto che l’organizzazione in cui opera. Formazione Continua: Ci si aspetta che il lavoratore apporti costantemente idee innovative all’interno dell’organizzazione, grazie ad un continuo processo di apprendimento ,che deve essere agevolato dall’azienda, al fine di creare un ambiente di lavoro innovativo ed al passo con i rapidi cambiamenti che l’organizzazione si trova ad affrontare.

Le competenze chiave dei “lavoratori della conoscenza” Gruppi di lavoro volti all’innovazione: i gruppi di lavoro all’interno dell’organizzazione devono essere consapevoli della competitività tra imprese e devono quindi avere come obiettivo principale lo scambio e la condivisione di conoscenze , volte a rendere il prodotto e l’organizzazione stessa ,sempre più competitiva all’interno del mercato. Innovazione e creatività sono la spinta che muove i gruppi di lavoro verso la ricerca di un continuo progresso.

Le competenze chiave dei “lavoratori della conoscenza” Pensare al rischio come ad un’opportunità di successo: mantenere lo status-quo sicuramente protegge l’organizzazione dal dovere prendere decisioni rischiose ma sicuramente limita le possibilità di progresso. Il “lavoratore della conoscenza” deve essere in grado di condividere le conoscenze assieme al suo team, e con esso, effettuare un’ attenta anali del rischio al fine di prendere decisioni condivise basate su conoscenze specifiche.

Le competenze chiave dei “lavoratori della conoscenza” . Le conoscenze devono tradursi in azioni decise e responsabili: l’attenzione deve sempre essere rivolta al prodotto analizzando e ponderando le possibili alternative, che possono essere adottate, al fine di rendere il prodotto o il servizio sempre più innovativo e quindi competitivo.

Le competenze chiave dei “lavoratori della conoscenza” . Responsabilità verso l’apprendimento e la conoscenza: Ci si aspetta che il “lavoratore della conoscenza” nel momento in cui vi sia un problema, all’interno dell’ organizzazione, sia di supporto ai propri superiori e ai propri colleghi mettendo a disposizione la propria conoscenza, al fine di trovare, la soluzione migliore. Ci si aspetta, inoltre, che all’interno dell’ organizzazione vi sia un mutuo scambio di conoscenze e che ogni lavoratore sia una valida risorsa verso cui rivolgersi, in caso di bisogno.

Sei fattori che definiscono la produttività dei “Knowledge workers” (Druker,1966). Per definire la produttività del “lavoratore della conoscenza” bisogna costantemente definire quali siano i suoi compiti (what is the task?). 2) I “lavoratori della conoscenza” devono agire in maniera autonoma prendendosi la totale responsabilità della loro performance lavorativa.

Sei fattori che definiscono la produttività dei “Knowledge workers” (Druker,1966) 3) L’innovazione è il principale compito e la maggiore responsabilità del “lavoratore della conoscenza”. 4) Parte del loro lavoro è inoltre essere coinvolti in un processo di formazione continua, e allo stesso modo, di continua trasmissione ed insegnamento di conoscenze e competenze.

Sei fattori che definiscono la produttività dei “Knowledge workers” (Druker,1966) 5) Valutare la produttività dei “lavoratori della conoscenza” non coinvolge fattori quantitativi ma fattori prettamente qualitativi. 6) Il lavoratore della conoscenza deve inoltre essere considerato,dall’organizzazione per cui lavora, non un costo sul libro paga ma un investimento a lungo termine.