Lavoro, classi, diseguaglianze.

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Transcript della presentazione:

Lavoro, classi, diseguaglianze. Permanendo questo mpc, cioè il fine dello sviluppo incondizionato della forza produttiva del lavoro sociale, il lavoro astratto costituisce la concreta subalternità funzionale. La diseguaglianza necessaria e ineliminabile della classe in sé, è la condizione oggettiva della produzione di ricchezza sociale.

Unità del processo lavorativo e del processo di formazione di valore e valorizzazione Il processo di consumo della f-l (separata dai mezzi di produzione), va esteso (per il capitale) al suo massimo storico perché è insieme processo di produzione di merce – ossia di produzione di valore e plusvalore. Il tempo di lavoro socialmente necessario – produttivo e improduttivo – si presenta ora con la dilatazione ultima al tempo di vita. La schiavitù risorge nell’attesa, nella speranza lavorativa futura, nel cottimo, nell’uso tecnologico, nel disturbo mentale indotto, nell’ansia del futuro ecc., non riconoscibile giuridicamente né politicamente perché non quantificabile. Il lavoro si trasforma in capitale: la classe lavoratrice diventa invisibile. Quello che si accresce è il profitto: la classe capitalistica si concentra, rende più arbitrario il suo comando; la classe salariata aumenta materialmente in assoluto nella dimensione mondiale, ma diminuisce relativamente e viene frantumata. Soggetta a ricatto costante, se ne disperde la conquista coscienziale (per sé) sottraendole conoscenze, solidarietà, identità, utilità sociale, rappresentanza politica e sindacale, sostanziali.

Concettualmente la classe dipende dal mdp Concettualmente la classe dipende dal mdp. Astrazione necessaria e solo successivamente valenza politica. Le classi – in astratto - sono modi di esistenza delle forze produttive nel loro sviluppo. Teoria delle classi: teoria delle forme di moto della riproduzione sociale nella forma del mpc. Tendenziale mutamento (autogoverno razionale dei «produttori associati») dovuto alla infinitazione della produzione come «scopo a sé stessa». «Egemonia di classe» (mediazione del mutamento di forme): modalità della riproduzione sociale complessiva del corpus hominum nella natura, in forme determinate come possibili.

Il limite della pc, contraddizione fondamentale, contiene all’interno la determinazione del possibile (lotta). E’ la conoscenza critica e pratica di questa mediazione delle classi(corpi associati, ricchezze materiali e morali, istituzioni mobili, movimenti internazionali come suoi momenti interni – «blocchi storici») che rende possibile l’autogoverno. Conoscenza e azione. L’egemonia in contrasto delle classi (quella del lavoro si esplica anche senza consapevolezza), i cui attori sono figure dell’agire, si attua nella modalità del possibile e della posizione di scopo.

In concreto le classi base si sviluppano entro le leggi interne al mpc Attrazione e repulsione di lavoratori, creazione permanente della sovrappopolazione lavoratrice, anche in vista della robotizzazione presente e futura. Concentrazione e centralizzazione del capitale, tendenza all’oligopolio. Figure di superficie: salario, profitto. Lotta che si riverbera sul mpc, ne condiziona lo sviluppo.

Strategia della riproduzione capitalistica (imperialistica) Politica (e gestione del cap. finanziario): lotta di classe dall’alto come gestione del conflitto in termini di: Segmentazione, globale e molecolare, della classe lavoratrice (precarizzazione, chiusura in gabbie localistiche, delocalizzabili, corporative, antisolidali o competitive, pauperizzate, ecc.). Attacco alla sovranità politica, alla cittadinanza effettiva e cosciente, svuotamento o negazione concreta di ogni forma democratica, pur affermata come propaganda. Attacco a ogni sapere «disinteressato» (distruzione del medium di autoriproduzione collettivo). Irrazionalismo culturale.

Neocorporativismo come manipolazione di massa. Spoliazione della sensibilità (acustica, visiva, emotiva). Livellamento tra 1° e 3° mondo. Fine delle periferie. Invasione di messaggi indifferenti o immediati: non elaborabili attraverso un’esperienza, privata di senso, che conducono a un assenso muto, inarticolato e di massa. Creazione di plebe soprattutto là dove si è conquistata una coscienza di classe (egemonia), per non farle rielaborare una strategia adeguata alla figura attuale del potere imperialista. Blocco della percezione di sé, lo sviluppo delle facoltà e intelletto dei manipolati (non-cittadini).

Uniformazione nella deculturazione. I miti, le mode, ecc., sbarrano l’insorgere di forme di consapevolezza e di azione, in vista di una nuova cittadinanza sociale e culturale, prima che politica. Produzione di masse subalterne incapaci di farsi popolo. Cioè di individui atomizzati, non-cittadini, illusoriamente sciolti da ogni legame, amorfi. Con controspinta di fronte a fenomeni di rottura (guerre e movimenti contro guerre).

Strategia consapevole possibile. Dal basso. Nell’ambito della riproduzione sociale complessiva si situa l’azione, la cui premessa è la conoscenza del processo obiettivo e la possibilità di mutarne il corso. Comunista non per la volontà di rivoluzione, né per adesione a idealità umane e giuste, ma per la conosciuta e riconosciuta corrispondenza tra queste idealità e la possibilità oggettiva di mutare il corso delle cose (conoscenza teorica e pratica delle contraddizioni). La possibilità obiettiva reale non è ancora concreta finché non la invera l’azione che la coglie. La lotta di classe è questo presente in cui la soggettività è storia.

Riferimenti e fonti K. Marx: Il capitale. A. Mazzone. «Conoscere l’imperialismo moderno: come, a quale scopo e a chi serve». In «Il piano inclinato del capitale», Jaca Book, 2003. «Le classi nel mondo moderno. Rappresentazione e concetto» in Proteo, 2/04. «Le classi nel mondo moderno. La complessità del conflitto» in Proteo 3/4. «Modo di produzione capitalistico» da Contraddizione, 2012. C. Filosa. «Le classi e la storia». 1996. Laboratorio politico.