Il supplizio fa parte della procedura che stabilisce la realtà di ciò che viene punito. Ma c'è di più: l'atrocità di un crimine è anche la violenza della sfida lanciata al sovrano; è ciò che scatenerà da parte sua una replica che ha la funzione di rincarare questa atrocità, di padroneggiarla, di vincerla con un eccesso che lo annulla.[…] Assicura nello stesso momento lo splendore della verità e quello del potere; è il rituale dell'inchiesta che si compie e la cerimonia dove il sovrano trionfa. Sorvegliare e punire p. 61
Il potere, per come lo si esercitava nelle società feudali, funzionava grosso modo per segni e prelevamenti. Segni di fedeltà al signore, rituali, cerimonie, ecc. […] A partire dal XVIII sec. si è avuto un potere che ha cominciato ad esercitarsi attraverso la prestazione e la produzione. Si è trattato di ottenere dagli individui nella loro vita concreta delle prestazioni produttive. E per questo è stata necessaria una vera e propria incorporazione del potere, nel senso che esso ha dovuto arrivare fino al corpo degli individui, ai loro gesti, ai loro atteggiamenti. (Soggettività…) Intervista a M. F., 1976. (In La microfisica del potere, p. 16)
Si tratta del momento in cui ci si è resi conto che era più efficace e più redditizio, dal punto di vista dell'economia del potere, sorvegliare che punire. Questo momento corrisponde alla formazione, insieme rapida e lenta, di un nuovo tipo di esercizio del potere, durante il XVIII ed all’inizio del XIX sec. […] quando penso alla meccanica del potere, penso alla sua forma d’esistenza capillare, al punto in cui il potere tocca il granello stesso degli individui, raggiunge il loro corpo, vieni ad insediarsi nei loro gesti, i loro atteggiamenti, i loro discorsi, il loro apprendimento, la loro vita quotidiana. Il XVIII sec. ha trovato un regime per così dire sinaptico del potere. M. Foucault, La microfisica del potere, pp. 120-121.
Prende forma una politica di coercizioni che sono un lavoro sul corpo, una manipolazione calcolata dei suoi elementi, dei suoi gesti, dei suoi comportamenti […] L’invenzione di questa anatomia politica non deve essere intesa come un’improvvisa scoperta, ma come una molteplicità di processi spesso minori, a localizzazione sparsa, che si intersecano e si ripetono o si limitano, si appoggiano gli uni sugli altri. Li troviamo all’opera nei collegi, più tardi nelle scuole, in seguito nello spazio ospedaliero e, in pochi decenni, ristrutturano l’organizzazione militare. M. Foucault, Sorvegliare e punire, p. 150
Bisogna ricollegare questa forma giuridica ad un tipo storico di società in cu il potere si esercitava essenzialmente come istanza di prelievo, come meccanismo di sottrazione, diritto di appropriarsi di una parte delle ricchezze- Il potere era innanzitutto diritto di prendere: sulle cose, il tempo, i corpi e infine la vita; fino a culminare nel privilegio d’impadronirsene fino a sopprimerla. […] M. F. La volontà di sapere, pp.120.
Si potrebbe dire che al vecchio diritto di far morire o di lasciar vivere si è sostituito un potere di far vivere o respingere la morte. È ora sulla vita e lungo tutto il suo svolgimento che il potere stabilisce la sua presa; la morte ne è il limite, il momento che gli sfugge; diventa il punto più segreto dell’esistenza, il più “privato”. Questo potere sulla vita si è sviluppato in due forme principali[…] Sul corpo in quanto macchina (…) Sul corpo attraverso la meccanica del vivente e che serve da supporto ai processi biologici: la nascita, la mortalità, il livello di salute, la longevità […]
La loro assunzione si opera attraverso tutta una serie di interventi e di controlli regolatori: una bio-politica della popolazione. M. Foucault, La volontà di sapere, p. 123.
Dopo una presa del potere sul corpo che si è effettuata secondo l’individualizzazione, abbiamo una seconda presa di potere che procede nel senso della massificazione. Essa si realizza non direzione dell’uomo corpo, ma in direzione dell’uomo-specie. Dopo l’anatomo-politica del corpo umano […] si vede apparire qualcosa che chiamerei biopolitica della specie umana. […] Nei meccanismi instaurati dalla biopolitica si tratterà di modificare non un fenomeno in particolare, ma quanto intervenire essenzialmente a livello delle determinazioni dei fenomeni generali, considerati globali. M.F. Bisogna difendere la società, pp. 209-212.