Il dissesto idrogeologico e le esondazioni

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Transcript della presentazione:

Il dissesto idrogeologico e le esondazioni LM-75: 2017/2018 SCIENZE E TECNOLOGIE PER L’AMBIENTE E IL TERRITORIO Il dissesto idrogeologico e le esondazioni Prof. Micòl Mastrocicco E-mail: micol.mastrocicco@unicampania.it Tel: 0823 274609 Cell: 349 3649354

Il dissesto idrogeologico Si definisce come dissesto idrogeologico «qualsiasi situazione di squilibrio o di equilibrio instabile del suolo e/o del sottosuolo; ovvero quell’insieme di processi esodinamici e conseguentemente morfogenetici del territorio che si svolgono attraverso le varie fasi naturali di alterazione, trasporto e deposito per opera delle acque meteoriche o nella modificazione radicale degli equilibri idrogeologici nei bacini idrografici da parte dell’uomo»

Le cause La costruzione di strade, di impianti sciistici, di infrastrutture quali elettrodotti e metanodotti hanno modificato il precario equilibrio naturale dei bacini idrografici modificandone spesso le condizioni geomorfologiche, idrologiche, forestali e pedologiche che hanno condotto ad uno stravolgimento della rete idrografica soprattutto dei rami secondari di primo e secondo ordine; L’eccessivo utilizzo della meccanizzazione agricola nei terreni a forte o accentuata pendenza ha portato alla realizzazione di lavorazioni profonde, e spesso lungo la linea di massima pendenza, provocando fenomeni di erosione accelerata fino a generare vere e proprie frane; La costruzione di nuovi insediamenti urbani, residenziali, industriali spesso realizzati in zone ad alto rischio a causa di una carente pianificazione territoriale o ad una insufficiente progettazione che non ha evidenziato le caratteristiche peculiari del territorio come la geologia, l’idrologia, gli aspetti forestali e/o vegetazionali e, non ultimo, la storicità di quelle aree dal punto di vista ambientale.

Le cause Il disboscamento con l’eliminazione di associazioni vegetali proprie di una data fascia alpina, ha eliminato la copertura che proteggeva il suolo innescando quindi fenomeni erosivi di entità variabile legati alla pendenza dei versanti con la formazione di frane e valanghe; La costruzione di strade, autostrade, piazzali, capannoni artigianali ha portato ad una impermeabilizzazione dei suoli riducendo così il deflusso superficiale. Le strade e le ferrovie costituiscono una vera e propria ferita del territorio e dei suoli in particolare, modificando quindi il regime idrologico dei corsi d’acqua; L’abbandono dei terreni montani e collinari in seguito al cambiamento della politica economica degli anni ‘ 60 (esodo rurale), ha fatto sì che in tali territori vi sia stata una carenza dell’attività umana legata alla cura per la salvaguardia della proprietà (realizzazione di gradonature per la coltivazione di ortaggi, manutenzione capillare della sentieristica, pulizia di canali e canalette di sgrondo delle acque, ecc.) ovvero tutte quelle attività (idraulico-agrarie e idraulico-forestali) legate quindi non solo alla salvaguardia della proprietà ma indirettamente anche alla salvaguardia idrogeologica del territorio;

Il dissesto idrogeologico in Italia FRANE 1918-1994 ALLUVIONI

La franosità: sul territorio nazionale si verificano circa 4 La franosità: sul territorio nazionale si verificano circa 4.500 frane l’anno (cfr. lezione Prof. Sirna) Le inondazioni: le zone soggette a questo rischio hanno una superficie complessiva di 15 mila kmq ovvero il 5% del territorio nazionale (Commissione DE Marchi, 1970). Pare però ragionevolmente attribuire a tale valore un peso di sicuro maggiore in considerazione degli eventi verificatisi negli ultimi decenni; Erosione costiera: secondo uno studio del CNR il 50% delle spiagge è in erosione, il 45% risulta stabile, il 5% in avanzamento. In certi casi si è verificato un arretramento della linea di costa di 200 metri (Lazio, Toscana, Calabria, Basilicata e la linea di costa che va da Pescara a Trieste);

La subsidenza: è il fenomeno legato al prelievo di acque dolci, petrolio, gas naturale e si verifica sulla costa Adriatica da Venezia a Ravenna (Gisotti,1980); L’incendio dei boschi: circa 50 mila ettari all’anno di cui 60 mila boscati sono percorsi da incendio; L’inquinamento: il 50% dei suoli ha perso la sua capacità di assorbimento; La perdita di terre fertili: da circa un trentennio ogni anno vi è stata una perdita di 45 mila ettari di terre fertili , per cui un totale di un milione di ettari è andato distrutto (Gisotti, 1981).

Particolarità del territorio italiano prevalenza di aree declivi; orografia accidentata (78%); caratteri geologici, litologici e strutturali scadenti; permeabilità; erodibilità. Tali cause, unitamente agli aspetti sociali del problema hanno portato nei territori montani, ovvero laddove si innescano i fenomeni di dissesto idrogeologico principali, al “sopravvento dei processi naturali” (instabilità geomeccanica, fenomeni di erosione accelerata, calanchivi, franosi, asportazione di suolo fertile), mentre nei territori occupati dai nuovi insediamenti abitativi (esodo rurale), il nuovo paesaggio industriale ha comportato numerose e profonde incisioni stradali, abnormi espansioni urbanistiche, intense attività estrattive, pratiche agricole discutibili, alterazione o eliminazione della copertura vegetale.

Le esondazioni L’uomo ha attuato sempre azioni di costrizione nei confronti dei fiumi, obbligandoli, con opere di difesa spondale (argini, scogliere, canalizzazioni, ecc.) a scorrere entro limiti ben definiti e, altre volte, addirittura riducendo la sezione di deflusso delle acque a causa di un’insensata e irrazionale pianificazione territoriale. Nelle parti superiori dei bacini idrografici sono state realizzate opere di consolidamento (muri, muri rinforzati con tiranti, drenaggi, reti paramassi, ecc.) ed opere idrauliche come briglie, soglie e argini, per cui i fiumi sono sempre più artificializzati, perdendo non solo le naturali caratteristiche idrologiche e idrauliche ma anche le caratteristiche di habitat favorevole per specie animali e vegetali. 

Come è possibile prevedere un'alluvione? Lo studio di questi eventi parte dello studio del territorio, per cercare di capire quanta acqua piovana può essere assorbita dal terreno di un certo bacino idrografico prima di andare ad ingrossare un fiume. Si studia quindi la geologia, le forme del territorio, l'uso del suolo (distribuzione dei boschi, aree coltivate, ecc.), ma soprattutto vengono studiati tutti i dati che riguardano le piogge che cadono in un dato bacino idrografico. Nel corso dei secoli, l’uomo ha modificato: - la pendenza - le sezioni - i tracciati - le portate - i livelli - la velocità - le caratteristiche chimico-fisiche delle acque - il manto vegetale delle rive

Possibili opere di ripristino nelle zone montane, l’aumento della capacità di intercettazione e di ritenzione delle acque, ottenuta mediante i rimboschimenti artificiali e la manutenzione dei suoli, in modo da allungare i tempi di corrivazione delle acque e quindi prevenire la formazione repentina delle piene; nelle zone vallive e di pianura, la riduzione della velocità di deflusso dell’acqua, tramite la creazione di “casse d’espansione” (aree lasciate libere per l’espandersi delle acque di piena) nelle zone di pertinenza del fiume, così da rendere meno violenti gli eventi di piena e creare quell’effetto di laminazione delle stesse; lungo i corsi d’acqua di montagna e pianura, il ripristino di una situazione più naturale e rispettosa degli equilibri ecologici fluviali.