La dittatura fascista.

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Transcript della presentazione:

La dittatura fascista

A partire dal 1925 la politica italiana subì una netta svolta autoritaria. In pochi mesi il Parlamento venne privato di gran parte dei suoi poteri: non poteva più approvare alcuna legge senza che fosse d’accordo il primo ministro, che, dal canto suo, poteva emanare leggi senza l’approvazione delle Camere.

Nel 1926 la Gazzetta ufficiale pubblicò le cosiddette leggi fascistissime dal chiaro carattere dittatoriale: 1) Venne soppressa la libertà di stampa 2) I sindacati furono dichiarati fuori legge e lo sciopero divenne illegale 3) I partiti di opposizione furono sciolti e instaurato un regime a partito unico, con tutto il potere concentrato nelle mani del duce 4)Fu costituita una polizia politica (OVRA) e un Tribunale speciale per la difesa dello Stato, incaricato di giudicare e condannare i cittadini accusati di antifascismo 5) Reintrodusse la pena di morte

Il Tribunale speciale fu incaricato di giudicare gli esponenti dell’antifascismo. Non vi furono carneficine come in altri regimi dittatoriali, ma furono tanti gli uomini politici e intellettuali condannati al confino. Tra questi, Ferruccio Parri e i fratelli Rosselli Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-SA Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND

Uno stato totalitario Il fascismo può essere definito uno stato totalitario perché si propone di costruire uno stato nuovo, che controlli tutti gli aspetti della vita collettiva e dell’esistenza quotidiana dei singoli cittadini: Programmi scolastici Attività sportive Abbigliamento (la camicia nera era utilizzata a scuola, ma anche come abito nuziale) Attività ricreative ( gite, escursioni, spettacoli teatrali e musicali…)

La politica fascista dal 1925 al 1936 Mussolini e la Chiesa. Per risolvere la «questione romana», Mussolini e un rappresentante della Santa Sede firmarono, nel 1929, un Concordato, i Patti Lateranensi, con il quale la Chiesa riconosceva il Regno d’Italia con tutti i suoi territori. L’Italia, d’altro canto, attribuiva alla Santa Sede la sovranità sulla Città del Vaticano, e pagava una indennità come risarcimento per la perdita dello Stato della Chiesa. Inoltre i sacerdoti venivano esentati dal servizio militare e dal pagamento delle tasse. La religione cattolica venne proclamata religione di stato, da insegnare in tutte le scuole italiane. Venne inoltre affermato il divieto di divorzio.

La politica economica di Mussolini Nel periodo in cui Mussolini prese il potere, l’Italia era un paese in gran parte agricolo e la moneta nazionale, la lira, aveva perso valore. Per migliorare la situazione economica, Mussolini finanziò le grandi industrie ( creò l’IRI, Istituto per la ricostruzione industriale) avviò opere pubbliche ( furono realizzate strade, ferrovie, edifici pubblici, fu risanato il centro storico di Roma) introdusse il protezionismo

Le «battaglie» organizzate da Mussolini per sostenere l’economia La battaglia del grano: le terre destinate alla coltivazione di questo cereale furono ampliate bonificando terreni incolti e paludosi. Furono introdotte macchine agricole come le trebbiatrici, si organizzò una forte propaganda rivolta agli agricoltori e a tutti i cittadini perché aumentasse la produzione di grano. Purtroppo questa battaglia danneggiò le produzioni di frutta e verdura, che erano più redditizie. Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY

Le «battaglie» organizzate da Mussolini per sostenere l’economia La battaglia della palude: invitava gli Italiani a bonificare nuovi terreni per poterli coltivare a grano. Con il risanamento delle paludi pontine nel Lazio si resero disponibili alla coltivazione 60.000 ettari di terreno e furono costruite due città nuove, Sabaudia e l’odierna Latina

Le «battaglie» organizzate da Mussolini per sostenere l’economia La battaglia della lira: puntava a rivalutare la moneta italiana rispetto alla sterlina inglese, usata per i commerci internazionali. L’intento era quello di pagare di meno le materie prime importate dall’estero, di cui l’Italia era povera. Il cambio raggiunse la «quota novanta» cioè 90 lire per una sterlina (contro le 153 lire!) Purtroppo questa battaglia fece diminuire le esportazioni, perché per i compratori stranieri le merci italiane ora costavano di più dato che la lira valeva di più.

Le «battaglie» organizzate da Mussolini per sostenere l’economia La battaglia demografica: attraverso premi in denaro alle famiglie numerose e «una tassa sul celibato» a danno di chi non si sposava. L’intento era quello di spingere gli Italiani ad avere più figli, che sarebbero diventati i futuri lavoratori e soldati italiani. Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND Le «battaglie» organizzate da Mussolini per sostenere l’economia

Le corporazioni Presero il posto dei Sindacati, fuori legge dal 1926, nel confronto tra capitalisti e lavoratori. Come nel Medioevo, a ogni attività lavorativa corrispondeva una corporazione: quella dei muratori, quella dei meccanici, quella degli infermieri… Di ogni corporazione facevano parte sia i rappresentanti dei datori di lavoro, sia quella dei lavoratori. Gli uni e gli altri dovevano mediare i loro interessi, risolvendo ogni situazione di contrasto in nome del supremo interesse dello stato.

Di fatto, però, i salari dei lavoratori , privi di ogni diritto contrattuale, diminuirono sensibilmente (oltre il 20% tra il 1921 e il 1939)

Legislazione sociale e dopolavoro Le Opere, enti pubblici creati da Mussolini, che dovevano occuparsi della salute, del benessere e dello svago dei cittadini, erano OMNI, Opera nazionale per la maternità e l’infanzia, dedicata alle madre bisognose, ai bambini abbandonati o maltrattati o disabili ONB, Opera nazionale Balilla, dedicata ai giovani OND, Opera nazionale dopolavoro, dedicata agli adulti INFPS, Istituto nazionale fascista della previdenza sociale INFAIL, Istituto nazionale fascista per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro

Le organizzazioni giovanili fasciste L’Opera nazionale balilla, nata nel 1926, si proponeva di «preparare i fascisti di domani», affiancandosi alla «missione della scuola fascista». Forniva assistenza scolastica, assistenza sanitaria e assicurazione sulla vita gratuite. Organizzava corsi di vario genere, gite ed escursioni, manifestazioni, gare sportive. Nel 1939, gli iscritti all’Opera furono più di sei milioni.

I Figli della Lupa Organizzavano i bambini dai 6 agli 8 anni, ma su richiesta potevano accogliere anche bambini più piccoli. Ogni bambino doveva giurare “ di eseguire gli ordini del duce e di servire con tutte le forze e se necessario col sangue la causa della rivoluzione fascista”. Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-SA

Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-SA Balilla ( dagli 8 ai 14 anni) e avanguardisti (dai 14 ai 17 anni)erano inquadrati in legioni. Dai 12 anni venivano armati con il moschetto, dai 16 anni anche con mitragliatrici leggere Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND

Le piccole italiane (fino ai 14 anni) e le giovani italiane (dai 14 ai 17 anni) facevano corsi di taglio e cucito, ricamo, puericultura e attività ginniche Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND

POLITICA ESTERA FASCISTA E’ aggressiva perché Mussolini vuole dimostrare al mondo che l’Italia è diventata una potenza imperialistica Vuole suscitare negli Italiani entusiasmo verso il regime Per fare ciò, l’esercito italiano invade l’Etiopia e, per non correre il rischio di una nuova sconfitta, viene usata contro la popolazione etiope ogni genere di violenza, compresi i gas chimici IL 5 MAGGIO 1936 IL DUCE PROCLAMO’ LA CONQUISTA DELL’ETIOPIA E LA COSTITUZIONE DELL’IMPERO DELL’AFRICA ORIENTALE ITALIANA

La società delle Nazioni condannò l’Italia e impose sanzioni economiche Mussolini rafforzò la politica dell’autarchia, cercando di rendere l’Italia «autosufficiente» economicamente. Poiché in Italia è povera di materie prime, essa non fu mai veramente realizzata; fu solo uno strumento di propaganda per esaltare il regime e contrastare Francia e Inghilterra.

Infine… per sintetizzare l’intero argomento, vi propongo qualche mappa concettuale…

https://storify.com/iangida/la-scuola-durante-il-fascismo Il fascismo sui banchi di scuola Il fascismo e la lingua italiana Cinecittà Intellettuali e fascismo intellettuali e consenso