Il Risorgimento e l’Unità d’Italia

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Transcript della presentazione:

Il Risorgimento e l’Unità d’Italia

L’Italia oggi

L’Unità d’Italia L’Italia è uno Stato nazionale giovane: ha appena 156 anni. E’ nato il 17 marzo 1861. Prima seduta del primo Parlamento nazionale, Torino, 17 marzo 1861

Un confronto con alcuni Stati nazionali in Europa Portogallo: XII sec. con Alfonso Henriques Francia: 1214 con Filippo II Augusto Inghilterra: 1215 con Giovanni Senza Terra Spagna: 1516 con Carlo I, futuro imperatore Carlo V Germania: 1871 con Guglielmo I

Qualche data… Dal 476 (caduta dell’Impero Romano) l’Italia aveva perduto la sua unità politica. Dal 1559 (pace di Cateau-Cambrésis) l’Italia aveva perduto anche la sua indipendenza politica: era entrata prima sotto il controllo della Spagna, poi - dal 1713 - sotto quello dell’Austria.

L’Italia nel 1815, dopo il Congresso di Vienna E’ divisa in diversi Stati, quasi tutti sotto il controllo, diretto o indiretto, dell’Impero Asburgico. L’unico Stato realmente indipendente è il Regno di Sardegna, guidato dalla dinastia dei Savoia.

Cosa significa “Risorgimento”? Il sostantivo “risorgimento” deriva dal verbo “risorgere”, che significa “rinascere”, “risollevarsi”. Il primo ad utilizzare questa espressione in senso etico-politico-nazionale fu Vittorio Alfieri (letterato, 1749-1803): il suo desiderio era che un giorno l'Italia "inerme, divisa, avvilita, non libera, impotente" sarebbe risorta "virtuosa, magnanima, libera e una“. Il Risorgimento è quel periodo che porta l’Italia dal secolare frazionamento politico all’unità, dal dominio straniero all’indipendenza nazionale, dall’assolutismo monarchico allo Stato liberale e costituzionale.

I moti degli anni 1820-1 e 1830-1 Moti = ribellioni, insurrezioni. Dove: più o meno in tutti gli Stati italiani. Obiettivi: riforme politiche, sociali ed economiche; indipendenza dall’Austria. Organizzatori: membri delle società segrete (ad es. la Carboneria). Esito: nessuno. La repressione dell’Austria è dura: vengono comminate condanne a morte ed esilii. Questi moti falliscono perché manca un coinvolgimento popolare ampio e non c’è unità di intenti.

Serve un ripensamento, nel merito e nel metodo Che Italia si vuole costruire? In che modo si vuole arrivare a questo risultato?

Ipotesi 1: il pensiero democratico Giuseppe Mazzini, genovese, fondatore dell’associazione “Giovine Italia” nel 1831 Immagina un’Italia repubblicana e democratica. Immagina di raggiungere questo obiettivo con una vera e propria rivoluzione popolare. Giuseppe Mazzini

Ipotesi 2: il neoguelfismo Vincenzo Gioberti, abate torinese, autore del libro “Del primato morale e civile degli italiani” (1843) Immagina un’Italia come confederazione di Stati monarchici, guidata dal Papa. Immagina di raggiungere questo obiettivo incoraggiando i sovrani italiani. Vincenzo Gioberti

Ipotesi 3: il federalismo Carlo Cattaneo, milanese, fondatore del periodico “Il Politecnico” (1839) Immagina un’Italia come federazione di repubbliche democratiche e laiche. Immagina di raggiungere questo obiettivo incoraggiando i sovrani italiani. Carlo Cattaneo

Il 1848 in Europa: la “primavera dei popoli”

Italia: i moti del 1848 e la I Guerra d’Indipendenza Obiettivo: indipendenza dall’Austria. Dove: in tutta Italia (nel Regno delle Due Sicilie contro i Borboni, nel Granducato di Toscana contro gli Asburgo-Lorena, nei Ducati Emiliani contro i duchi sostenuti dagli Austriaci, nel Regno Lombardo-Veneto contro gli Austriaci, nello Stato Pontificio contro il Papa Pio IX). Organizzatori: masse popolari.

Italia: i moti del 1848 e la I Guerra d’Indipendenza Il Regno di Sardegna, incoraggiato da molti, dichiara allora guerra all’Austria (è la “Prima Guerra di Indipendenza”), in difficoltà per le numerose ribellioni all’interno dell’Impero. Riceve l’aiuto di patrioti da tutta la penisola. Dopo alcuni successi iniziali degli italiani, gli austriaci si riorganizzano e riescono a sconfiggere militarmente il Regno di Sardegna e a sedare tutte le rivolte in Italia. Repressioni, condanne, esilii in tutta Italia da parte dei sovrani restaurati.

Cosa rimane dei fatti del 1848? La consapevolezza che l’obiettivo è alla portata. Mancano ancora due cose: una maggiore organizzazione e il contributo internazionale alla causa italiana. Alcuni momenti mitici, come la proclamazione della Repubblica Veneta, quella Toscana, quella Romana; le “Cinque giornate di Milano”, con cui vengono cacciati gli austriaci. Lo “Statuto Albertino”: è la Costituzione del Regno di Sardegna, concessa da re Carlo Alberto. Diventerà la Costituzione del Regno d’Italia nel 1861 e sarà in vigore fino al 1946 (quando l’Italia diventerà una Repubblica).

Cosa rimane dei fatti del 1848?

L’azione politica del Regno di Sardegna

L’azione politica del Regno di Sardegna Il Regno di Sardegna assume con decisione il ruolo guida nel movimento nazionale. Il capo del governo, Cavour, capisce l’importanza che il Regno di Sardegna sia riconosciuto internazionalmente come una potenza. Ci riesce grazie alla partecipazione alla Guerra di Crimea (1855), vinta a fianco di Inghilterra e Francia.

I partecipanti al congresso di Parigi. Cavour è il primo da sinistra.

La Società Nazionale Italiana Nasce nel 1857 a Torino per iniziativa di Daniele Manin, veneziano, e Giuseppe La Farina, siciliano. Mette insieme personaggi di provenienza politica molto diversa, tra cui molti repubblicani. Obiettivo: sostenere in tutta Italia le iniziative politiche e militari del Regno di Sardegna, visto come l’unico in grado portare avanti la causa italiana contro gli Austriaci.

La svolta decisiva: l’alleanza con la Francia Con gli “accordi di Plombières” (1858) Cavour e Napoleone III si accordano per una guerra contro gli austriaci. L’accordo prevede in Italia la creazione di un Regno del Nord sotto guida sabauda, un Regno del Centro con un sovrano di fiducia, un Regno del Sud da lasciare ai Borboni o a un discendente di Murat. Roma sarebbe rimasta al Papa. Napoleone III in cambio pretende per la Francia Nizza e la Savoia, in quel momento territori del Regno di Sardegna.

La II Guerra d’Indipendenza La guerra agli Austriaci si apre nell’aprile del 1859: è la “Seconda Guerra d’Indipendenza”. Piemontesi e francesi sconfiggono gli austriaci nelle battaglie di Magenta, Solferino, San Martino. Armistizio di Villafranca: l’Austria è costretta a cedere la Lombardia al Regno di Sardegna. Nel frattempo sollevazioni organizzate dalla Società Nazionale Italiana in Toscana, Emilia, Romagna. Si instaurano governi provvisori.

Conclusioni della II Guerra d’Indipendenza La guerra agli austriaci in realtà finisce prima del previsto, perché Napoleone III si ritira. Quindi l’accordo di Plombières non si realizza. Primavera 1860: plebisciti sanciscono l’entrata dei territori toscani, emiliani e romagnoli nel Regno di Sardegna, nell’ottica di una progressiva unificazione dell’Italia.

L’Italia dopo la II Guerra d’Indipendenza

Giuseppe Garibaldi

I Mille di Garibaldi e la conquista del Sud Garibaldi organizza, con la tacita collaborazione di Cavour, una spedizione in Sicilia, per liberare il Sud Italia. Partiti il 5 maggio 1860 da Quarto, vicino a Genova, i Mille sbarcano a Marsala l’11 e sconfiggono l’esercito dei Borboni a Calatafimi, grazie all’appoggio della popolazione. In due mesi conquistano l’intera Sicilia e sbarcano sul continente, risalendolo fino a Napoli, dove Garibaldi entra il 7 settembre.

Garibaldi consegna il Sud al Re Cavour, temendo che nasca un’Italia meridionale slegata dal Regno di Sardegna, e che Garibaldi voglia provare a prendere Roma (protetta dalle truppe di Napoleone III), decide di attuare un intervento militare. Le truppe piemontesi allora scendono verso il Sud, passando per Umbria e Marche (territorio dello Stato Pontificio), dove sconfiggono le truppe papali a Castelfidardo. 26 ottobre 1860: famoso incontro di Teano: Garibaldi consegna a Vittorio Emanuele II le terre liberate.

L’incontro di Teano (Ce) tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II il 26 ottobre 1860

Ulteriori acquisizioni Autunno 1860: plebisciti sanciscono l’entrata di Umbria, Marche (strappate al Papa dai piemontesi) e intero Sud Italia, nel Regno di Sardegna.

L’Italia nell’autunno 1860

Nasce il Regno d’Italia Il 17 marzo 1861, il primo Parlamento italiano proclama Vittorio Emanuele II re d’Italia «per grazia di Dio e volontà della nazione» Prima seduta del primo Parlamento nazionale (17 marzo 1861)

A questo punto... E’ nato lo Stato unitario italiano. In mano agli austriaci rimangono solo il Veneto, il Trentino e il Friuli-Venezia Giulia. La capitale è Torino (molti vorrebbero fosse Roma, ma Napoleone III non vuole...).

Il Regno d’Italia nel 1861

La III Guerra d’Indipendenza (1866) 1866: Guerra austro-prussiana. L’Italia si allea con i prussiani in funzione anti-austriaca (è la “Terza Guerra di Indipendenza”). In caso di vittoria, l’Italia otterrà il Veneto. La guerra viene vinta: il Veneto entra a far parte del Regno d’Italia.

Il Regno d’Italia nel 1866

La presa di Roma 1870: Guerra franco-prussiana. Napoleone III deve richiamare in patria le truppe schierate a difesa di Roma. 20 settembre 1870: “Breccia di Porta Pia”. Roma è conquistata. Plebiscito a Roma e nel Lazio a favore dell’annessione al Regno d’Italia. 23 novembre 1870: Roma capitale del Regno. Dal luglio 1871 il Governo e il Parlamento spostano la loro sede nella nuova capitale.

La “Breccia di Porta Pia” Papa Pio IX

Il Regno d’Italia nel 1870

Il completamento dell’Unità Nel 1918 si conclude la Prima Guerra Mondiale, a cui l’Italia ha partecipato come alleata di Francia e Inghilterra. Come conseguenza della vittoria in guerra, all’Italia vengono assegnati i territori del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia.

Il Regno d’Italia nel 1919

Riassumendo…

Definire cronologicamente il Risorgimento Diverse opinioni: Dalla Restaurazione (1815) alla proclamazione del Regno d’Italia (1861). Dal 1848 (I Guerra d’Indipendenza) al 1870 (presa di Roma). Dall’età rivoluzionaria (1796 circa per l’Italia) al 1919 (annessione di Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia).

E adesso… buono studio!