L’Arcadia e il melodramma Il primo Settecento L’Arcadia e il melodramma
Et in Arcadia ego
L’Arcadia L’accademia d’Arcadia L'opposizione alla letteratura barocca Metà ‘600: movimento di reazione agli eccessi formali e retorici del Barocco ritorno ai modelli del classicismo e del petrarchismo. L’accademia d’Arcadia A Roma alcuni letterati trovarono protezione presso la regina di Svezia, Cristina, dal 1654 trasferita a Roma, dopo la conversione al cattolicesimo e l’abdicazione al trono. 1690: morte di Cristina di Svezia fondazione dell'Accademia d'Arcadia, da Giovanni Maria Crescimbeni e Gian Vincenzo Gravina con altri letterati, sede: prima solo a Roma poi sviluppatasi in tutta Italia; programma: restaurare la poesia italiana, contro il cattivo gusto, alla ricerca di: stile sobrio, equilibrio e armonia formale stilemi provenienti dal classicismo; chiarezza espositiva linguaggio semplice e musicale; toni sentimentali raffinati teneri sentimenti d'amore, venati di malinconia. L’Arcadia e i suoi pastori Arcadia: regione montuosa del Peloponneso, resa famosa da Jacopo Sannazaro, abitata da pastori e patria, secondo il mito, della poesia bucolica. Gli adepti: si chiamarono pastori e pastorelle assumendo pseudonimi ispirati alla poesia e ai miti greci. Tematica poetica: vicende sentimentali di pastori e ninfe ambientate in Arcadia che ne costituiva lo sfondo idillico; Risultato: produzione poetica stereotipata, ripetitiva di temi e situazioni idillico-pastorali.
Gli esponenti dell’Arcadia I teorici dell’Arcadia Forme poetiche: canzone, canzonetta, verso sciolto in seguito riprese da Parini e Monti e poi anche da Foscolo e Leopardi. Tutti d’accordo sul modello di elegante chiarezza, tramite un paziente labor limae. Vi erano però diverse posizioni: Crescimbeni principio aristotelico dell'arte come imitazione della natura, principio di autorità imitazione di modelli antichi e recenti. Gravina poesia comprensibile anche al volgo. Muratori, Zeno e Maffei rinnovamento della cultura italiana libertà creativa dei poeti con l’unico vincolo del "buon gusto". La produzione poetica L'Arcadia ebbe grandissimo influsso nella società aristocratica per tutta la prima metà del Settecento e vi aderirono gran parte dei poeti e letterati dell'epoca: Giambattista Zappi e la moglie Faustina, Eustachio Manfredi, Innocenzo Frugoni, Giuseppe Parini, Paolo Rolli, Pietro Metastasio, Ludovico Antonio Muratori, Apostolo Zeno, Scipione Maffei. Prima generazione arcadica: principali rappresentanti Giambattista Zappi e la moglie Faustina, liriche dal ritmo melodioso e dal sentimentalismo di maniera, lezioso e artificioso. Seconda generazione arcadica Pietro Metastasio, più noto come autore di melodrammi Paolo Rolli (1687-1765), autore di raffinati componimenti di tema amoroso, gradevole ritmo musicale, grazia delle descrizioni paesaggistiche e delle emozioni. Aristotelismo cristiano: rigida normativa estetico-morale, fondata su Aristotele e sulla Controriforma.
Il teatro del primo settecento
Il teatro in Italia nel 600 e primo ‘700 Nel ‘600 il teatro in Italia ebbe poco rilievo, soprattutto rispetto a quello inglese (Shakespeare) e francese (Molière): la commedia "regolare" sviluppatasi nel ‘500 si esaurì; la tragedia sopravvisse stancamente nelle corti e nei palazzi aristocratici Controriforma e censura gesuitica indussero a scegliere vicende edificanti, religiose e morali. grande fortuna invece per la Commedia dell'Arte e il nuovo genere del melodramma. Il melodramma Etimologia: greco μέλος, canto, e δρᾶμα, azione francese drame, dramma. Dramma per musica, recitar cantando, ispirato alla lirica greca con accompagnamento musicale. Inaugurato alla fine del ‘500 dalla Camerata dei Bardi, un gruppo di letterati e musicisti di Firenze. Primo melodramma: l'Euridice (1600), libretto di Ottavio Rinuccini, musica di Peri e Monteverdi, in occasione delle nozze a Firenze tra Maria de' Medici e il re francese Enrico IV. Struttura: alternanza di "recitativi" = brani recitati da un solo personaggio con sottofondo musicale di pochi strumenti, e "numeri" = parti d’insieme in cui prevaleva il canto (duetti, arie e cori). Col tempo il testo poetico (libretto) fu in secondo piano rispetto alla musica e al canto virtuosistico, in particolare dei cantanti castrati, come il famoso Carlo Broschi, detto Farinelli (1705-1782) La riforma di Zeno e Metastasio Il poeta Apostolo Zeno (1668-1750) rivalutò la parte testuale del melodramma liberandolo dagli artifici barocchi e rendendolo più verosimile, conformemente ai principi del razionalismo arcadico. La riforma fu completata da Pietro Metastasio che portò ad un perfetto equilibrio tra parola e musica. Nato come genere d’élite, il melodramma conquistò un pubblico sempre più vasto, nascita di teatri pubblici a pagamento di cui il primo fu il San Cassian, Venezia (1637).
Pietro Metastasio (1698-1782) La vita Le opere Metastasio (μεθίστημι = trapasso) pseudonimo di Pietro Trapassi, 1698: nasce a Roma da modesta famiglia presi gli ordini minori, fece studi di diritto, 1718: ammesso all'Arcadia alla morte di Gravina che lo aveva apprezzato fin dall’infanzia 1720: a Napoli si legò alla cantante Marianna Benti Bulgarelli, la Romanina, che lo introdusse nel mondo del teatro, dei musicisti (Pergolesi e Scarlatti), e del melodramma. Per lei scrisse vari libretti, come la Didone abbandonata (1724) immediata fama internazionale. 1729: a Vienna presso Carlo VI per sostituire Zeno come poeta di corte fino alla morte. Le opere Melodrammi musicati dai compositori più celebri del tempo, come Pergolesi, Vivaldi, Haydn, Mozart A Napoli: Didone abbandonata, Catone in Utica, Semiramide riconosciuta,, ecc. A Vienna: Demetrio, Olimpiade, La clemenza di Tito, Attilio Regolo, ecc. considerate le migliori. Riforma del melodramma (in prosecuzione ad Apostolo Zeno) intreccio semplificato (vicenda unica) con ordinata alternanza di recitativi: monologhi e dialoghi in endecasillabi e settenari in rima libera procede la vicenda e cantati o arie: ottonari e quinari, rima regolare sentimenti più intimi dei personaggi equilibrio testo – musica ritrovata dignità dei versi, letterariamente validi anche senza musica. Tra tragedia e commedia amorosa Episodi mitologici o storici poco noti; intreccio di vicende politiche e amorose contrastate, passioni irrazionali alternate equilibrio e buon senso con vittoria finale della virtù e della ragione razionalismo cartesiano; fine: dilettare ed educare alla giustizia e alla ragione visione tranquillizzante della vita (lieto fine) Non senso tragico, come nelle tragedie classiche o shakespeariane, ma tono mite, malinconico. La Didone abbandonata sfugge a questo schema: vicenda mitologica famosissima, passioni travolgenti, esito fatale senza lieto fine, ma anche qui prevale il tono languido di commedia amorosa più che di tragedia.
la commedia dell’arte
La Commedia dell'Arte Genere di teatro comico nato in Italia nel tardo ‘500, Arte = mestiere dell'attore, tramandato di generazione in generazione: compagnie di attori girovaghi, nuclei familiari, comprese le donne; esibizioni improvvisate prima nelle piazze poi anche in sale private e a teatro 1545: prima compagnia di comici a Padova, patria di Angelo Beolco, il Ruzante, Fortuna Grande diffusione in varie parti d'Italia e fama anche all'estero; alla tradizione del genere si rifecero Molière e Goldoni, che lo riformò. Gli strumenti canovaccio o scenario = repertorio di battute e di gesti, da adattare e integrare; bravura dell’attore fondamentale per improvvisare tirate· lunghi discorsi su un tema eccezionale bravura per dizione, gestualità e fiato; lazzi, giochi di parole, storpiature di parole incomprensione ed effetti ridicoli (ad es. lazzo del dialogo in terzo). I tipi fissi e le maschere personaggi tipo, con ruoli, costumi, maschere e nomi tipici delle realtà locali poi famosi in tutta Italia.
Didascalie immagini COPERTINA CONTROCOPERTINA Anton Raphael Mengs, Il Parnaso (1760 - 61), affresco, cm 300 x 600, Villa Torlonia già Albani, Roma CONTROCOPERTINA Francesco Barbieri detto il Guercino, Et in Arcadia ego (1618-1622), olio su tela, cm 82 x 91, Galleria Nazionale di Palazzo Barberini, Roma IL TEATRO DEL PRIMO SETTECENTO Giovanni Michele Graneri, Interno del Teatro Regio, olio su tela, 1752 circa, Torino, Palazzo Madama - Museo Civico d'Arte Antica LA COMMEDIA DELL’ARTE Anonimo di scuola francese, Commedia dell'arte: attori italiani e francesi, 1670 circa, 96x138, Parigi, Comedie Francaise.