ESPRESSIONISMO/2 Fauves (Belve) Henri Matisse Maurice de Vlaminck

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Transcript della presentazione:

ESPRESSIONISMO/2 Fauves (Belve) Henri Matisse Maurice de Vlaminck André Derain Georges Henri Rouault prof. Claudio Puccetti

L‘ESPRESSIONISMO IN FRANCIA: i Fauves Il movimento ebbe la propria prima collettiva al Salon d'Automne di Parigi nel 1905. Il primo ad utilizzare il termine fauves, o comunque a diffonderlo e renderlo celebre, fu il critico d’arte Louis Vauxcelles, che definì la sala come una "cage aux fauves" cioè una "gabbia delle belve", per la “selvaggia” violenza espressiva del colore, steso in tonalità pure. I massimi esponenti del movimento sono: Matisse, Derain, Braque, Dufy, Vlaminck, Marquet, Van Dogen. Esprimono la forza della vita attraverso colori violenti dissonanti e innaturali ma dalla forte carica espressiva (stesi in modo piatto sulla tela come Gauguin).

Henri Matisse Le Cateau-Cambrésis 1869 / Nizza 1954 Pittore francese e rappresentante più noto dei Fauves. La vivezza coloristica, vissuta come espressione autentica della ‘gioia di vivere’, resterà un tratto costante in tutta la sua produzione. Inizia la sua attività a Parigi intorno al 1890 dove studia presso il pittore simbolista Gustave Moreau e presso l’École des Beaux-arts. In questi anni conosce Albert Marquet, André Derain e Maurice de Vlaminck e con loro fa nascere il gruppo dei Fauves. I suoi quadri sono tutti risolti sul piano della bidimensionalità, sacrificando al colore sia la tridimensionalità, sia la definizione dei dettagli. Usa colori primari stesi con forza e senza alcuna stemperatura tonale. Ad essi accosta i colori complementari con l’evidente intento di rafforzarne il contrasto timbrico. Ne risulta un insieme molto vivace con un evidente gusto per la decoratività. La sua attività pittorica si svolse per decenni, nel suo quieto ambiente familiare, lontano dai clamori della vita mondana. Svolse la sua ricerca portando il suo stile ad un affinamento progressivo fino a farlo giungere, in tarda età, alle soglie dell’astrattismo. Ma senza mai perdere il gusto per la forza espressiva del colore.

Henri Matisse, La Moulade, 1905. Collezione privata

Henri Matisse, Donna con cappello, 1905. Olio su tela, 80,6×59,7 cm Henri Matisse, Donna con cappello, 1905. Olio su tela, 80,6×59,7 cm. San Francisco, Museum of Modern Art, già Collezione Elise Stern Haas

Henri Matisse, La stanza rossa, 1908. Olio su tela, 180×220 cm Henri Matisse, La stanza rossa, 1908. Olio su tela, 180×220 cm. San Pietroburgo, Ermitage «La stanza rossa» è un’immagine vivace ed intensa che porta alle estreme conseguenze la forza del colore dipinto. La quantità di rosso nella scena, presente oltre che sulla tovaglia anche sulle pareti della stanza, crea la sensazione di interno in maniera astratta ma molto suggestiva. Il rosso, infatti, è disposto in maniera talmente piatta ed uniforme da non consentire una facile identificazione dei piani orizzontali e dei piani verticali. Tuttavia crea una sensazione di luce interna molto diffusa e serena. Così come sereno appare l’unico rettangolo non rosso di questa tela: la finestra che si apre su uno scorcio di paesaggio consente la vista di verdi, bianchi, azzurri e gialli che danno la sensazione di una natura calma e tranquilla. Anche l’azione raccontata all’interno della stanza, una cameriera che sta tranquillamente disponendo su una tavola frutta, pane e bevande, trasmette un senso di grande pace e serenità.

Henri Matisse, La danza, 1909-1910. Olio su tela, 260×391 cm Henri Matisse, La danza, 1909-1910. Olio su tela, 260×391 cm. San Pietroburgo, Ermitage Il senso della danza, che simbolicamente unisce in girotondo cinque persone, è qui sintetizzato con pochi tratti e con appena tre colori. Il verde che occupa la parte inferiore del quadro simboleggia la Terra. Segue la curvatura del nostro mondo e sembra fatto di materiale elastico: il piede di uno dei danzatori imprime alla curvatura una deformazione dovuta al suo peso. Il blu nella parte superiore è il cielo che non rappresenta la nostra atmosfera terrestre bensì uno spazio più vasto da contenere tutto l’universo. E sul confine tra terra e cielo stanno compiendo la loro danza le cinque figure. Le loro braccia sono tese nello slancio di tenere chiuso un cerchio che sta per aprirsi tra le due figure poste in basso a sinistra. Una delle figure è infatti tutta protesa in avanti per afferrare la mano dell’uomo, mentre quest’ultimo ha una torsione del busto per allungare la propria mano alla donna. La loro danza può essere vista come allegoria della vita umana, fatta di un movimento continuo in cui la tensione è sempre tesa all’unione con gli altri. E tutto ciò avviene sul confine del mondo, in quello spazio precario tra l’essere e il non essere.

Henri Matisse Pesci rossi, 1911. Olio su tela, 147×98 Mosca, Museo Puškin Quadro che dimostra la grande capacità di Matisse di comunicare le atmosfere da cui raccoglie le sue immagini. Il senso di calma e di tranquillità si ritrova anche in questo angolo di giardino o di terrazzo, dove su un tavolino è disposto un contenitore di vetro con quattro pesci rossi immersi nell’acqua. Il rosso così vivace dei pesciolini, riflesso anche sulla superficie dell’acqua, crea un punto di intensità tonale talmente squillante da dare forza ed energia a tutta la gamma cromatica, molto equilibrata, che compone la scena.

Maurice de Vlaminck Parigi 1876 / Rueil-la-Gadelière 1958 Figlio di musicisti, si dedica da giovane allo studio del violino per poi volgersi, dopo l'incontro con Derain, alla pittura. E’ autodidatta e le sue prime opere si ispirano alle soluzioni di Van Gogh e di Matisse. E’ in contatto con il gruppo dei Fauves e con questi espone nel 1905 al Salon d'Automne e, nel 1906, al Salon des Indépendants. Dal temperamento istintivo e inquieto, esprime la sua forte personalità attraverso uno stile di grande immediatezza, esasperato nel segno e nelle gamme cromatiche, pure e contrastate, che trova nei ritratti, nei paesaggi e nelle periferie urbane i temi più congeniali. Dopo il 1907, risente in particolare di Cézanne e si orienta verso soluzioni compositive più equilibrate giungendo, nel primo dopoguerra e dopo una breve parentesi d'ispirazione cubista, a una pittura di paesaggio dai toni smorzati e dolorosi.

Maurice de Vlaminck, Bougival, ca 1905. Olio su tela, 82,6×100,6 cm Maurice de Vlaminck, Bougival, ca 1905. Olio su tela, 82,6×100,6 cm. Dallas, Museum of Art,

Maurice de Vlaminck, La Senna a Chatou, 1906 Maurice de Vlaminck, La Senna a Chatou, 1906. New York, The Metropolitan Museum of Art

Maurice de Vlaminck, La Senna a Chatou, 1906 Maurice de Vlaminck, La Senna a Chatou, 1906. New York, The Metropolitan Museum of Art

André Derain Chatou 1880 / Garches 1954 Aderisce ai Fauves ma, già dal 1906, la sua attenzione si sposta verso l'opera di Cézanne e il primitivismo dell'arte negra . Questo lo porta a smussare la violenta emotività cromatica, tipica dei Fauves, a favore di una solidità costruttiva ; la sua ricerca lo conduce a soluzioni vicine a quelle dei cubisti (Braque e iPicasso), senza tuttavia giungere a una completa identificazione con essa. In seguito sente l'esigenza di conformare il suo linguaggio pittorico ad una visione estetica non artificiosamente dissociata dalla visione comune. La sua ultima produzione, dal 1921 in poi, è segnata da un ritorno al le fonti classiche ed è stata considerata da molti critici una sorta di ripudio delle sue precedenti posizioni d'avanguardia. Oltre alla pittura si è dedicato anche alla scenografia all'illustrazione e alla scultura.

André Derain, Barche di pescatori, Collioure, 1905 André Derain, Barche di pescatori, Collioure, 1905. New York, The Metropolitan Museum of Art

André Derain, Il ponte di Charing Cross a Londra, 1906 André Derain, Il ponte di Charing Cross a Londra, 1906. Olio su tela, 80,3×100,3 cm. Washington, National Gallery of Art, John Hay Whitney Collection

Georges Henri Rouault Parigi 1871 / Parigi 1958 Membro fondatore dei Fauves, la sua pittura, violentemente espressiva, si ispira in un primo momento a ideali sociali, poi religiosi. L'influenza di Toulouse-Lautrec, inasprita però da una più acre volontà di denuncia della miseria umana, caratterizza le opere della prima fase, per lo più figure di pagliacci e di prostitute tracciate con forti segni scuri e colori bassi e intensi; nella seconda fase predomina l'influenza dell'arte romanica e gotica: i grossi contorni neri e la trasparenza dei colori danno a queste opere l'aspetto di vetrate. L'ideale religioso si esprime, non meno che in pittura, nelle litografie, dove il segno è anche più espressivo nella tonalità uniforme dei grigi e dei neri.

Georges Henri Rouault, Ragazza allo specchio, 1906 Georges Henri Rouault, Ragazza allo specchio, 1906. Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou Georges Henri Rouault Sacro volto, 1933 Parigi, Musée national d'art moderne:

Kees van Dongen Rotterdam 1877 / Monte Carlo 1968 Pittore olandese, inizialmente influenzato dagli impressionisti francesi, nel 1906 si lega al movimento dei Fauves, congeniale al suo temperamento coloristico, istintivamente espressionistico e alieno da ogni intellettualismo. Nelle opere ritrae la società del suo tempo con occhio critico e ironico e con uno stile brillante ed aggressivo, che tiene conto sia dei colori accesi e vivaci dei Fauves, sia delle semplificazioni formali del Cubismo sia delle esperienze emotive dell'Espressionismo: nasce così uno stile particolare, una fusione di diverse esperienze che porta verso una pittura diretta. La sua tavolozza esprime una potente vitalità, passionale e sensuale, indipendentemente dai soggetti scelti: la vita del circo e dei cabaret, le ricche dame dell’alta borghesia, i nudi provocanti, la purezza dei bambini, le nature morte. Questi temi vengono trasportati nello spazio pittorico in una dimensione più vicina alla fantasia che alla realtà, dove lo sfondo scompare, i contorni si fanno netti e i colori si infiammano di vita propria.

Kees van Dongen, Fernande Olivier, 1905. Kees van Dongen, Femme fatale (1905)