Oggetto: teoria neoclassica/monetarista della bilancia dei pagamenti

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Giuseppe De Arcangelis © 2005
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Transcript della presentazione:

S.Cesaratto EI 2018-19 Unisi Capitolo 10 – L’approccio monetario alla bilancia dei pagamenti Oggetto: teoria neoclassica/monetarista della bilancia dei pagamenti GG fino p. 152. Integrare con Harvey 2017, pp. 506-512 (Teaching the Greek crisis (and more) from the perspectives of competing models, October 2017, Review of Keynesian Economics 5(4):503-518, https://www.researchgate.net/publication/320551255_Teaching_the_Greek_cr isis_and_more_from_the_perspectives_of_competing_models)

Teoria della PPP (GG para 13 Teoria della PPP (GG para 13.1 di cui anticipiamo qui i passi più salienti)

Segue (in appendice riportiamo il modello Balassa-Samuelson da studiare)

Il modello monetario con cambi flessibili Ipotesi: 1) Vale la parità dei poteri d’acquisto (PPP o PPA), vale a dire ph = rpf . (r=S in Harvey). La PPP afferma che il livello dei prezzi è il medesimo in tutto il mondo, una volta che si tenga conto del tasso di cambio. La concorrenza tende all’affermarsi di questa “legge del prezzo unico”. Se, per esempio, i prezzi europei sono superiori a quelli americani, ph > pf, le exp europee ne soffriranno, cala la domanda di euro per cui esso si deprezza (r aumenta) sicché ph = rpf . Alternativamente, la minore domanda di beni europei ne fa diminuire il prezzo (viceversa per i beni US). ph PPP trade deficit trade surplus pf r In questo modello si tende dunque a stare lungo la semiretta.

Harvey, fig. 1

Segue ipotesi 2) l’economia tende alla piena occupazione in seguito alla flex di prezzi e salari (alla studentessa sia chiaro che questo è frutto di una specifica teoria, quella neoclassica o marginalista). Nella figura il reddito di piena occupazione (o naturale, termine ovviamente fuorviante) è rappresentato da una retta verticale in corrispondenza di Yo. Questa è la curva di offerta Ys ph Ys Yo Y

Segue ipotesi 3) l’offerta di moneta è esogena e la velocità di circolazione della moneta è costante. Su questa base scriviamo l’equazione della teoria quantitative della moneta MV = phY Dati M e V, l’equazione descrive una curva di domanda aggregate Yd (figura) Se M aumenta, la curva scivola verso l’alto in quanto i soggetti spendono l’eccesso di moneta e questa fa aumentare i prezzi (il reddito è di po). Restano così determinati livello dei prezzi e reddito. Ph Yd Ys Po Yo Y

Harvey, fig. 2

Segue Se le autorità di politica monetaria accrescono M, la Yd si sposta in Yd’, e il livello dei prezzi aumenta. Questo porta inizialmente l’economia in B nella figura di destra, dove la BdP è in disavanzo (fig 3 Harvey). Questo fa però deprezzare il cambio, per cui l’economia torna nel punto C dove la BdP è di nuovo in equilibrio.

Il modello monetario: caso con cambi fissi (caso di Gandolfo pp Le ipotesi sono le medesime, però ora il riaggiustamento esterno non può passare per la flex del cambio Inoltre, il Paese è impegnato a difendere un certo tasso di cambio, il che richiede riserve valutarie (eventualmente prestate dall’estero). Nel grafico (fig. 4) sull’asse verticale v’è la quantità di moneta M creata in parte con canali interni DC (domestic currency) e in parte col canale estero FX (foreign exchange). La banca centrale (BC) controlla DC, che costituisce l’intercetta verticale della semiretta M=DC+FX. FX varia quando la BC interviene ad acquistare valuta estera. Es. Se il cambio sta apprezzandola BC crea moneta nazionale con cui acquista FX e si scorre verso l’alto lungo la M=DC+FX. Se, viceversa, la BC deve impedire un deprezzamento, essa deve vendere FX con M ed FX che dimuniscono.

segue Prendiamo ora la fig. 5. Muoviamo dai punti A (full employment and external balance). La BC accresce m da DC0 a DC1, sicché la M=DC+FX si transla verso l’alto e ci troviamo in B). Corrispondentemente anche la Yd transla verso l’alto e il livello dei prezzi cresce (punto B). Infine, al più elevato livello dei prezzi, nel grafico di destra siamo in trade deficit (punto B). Il caso è simile ai cambi flex, ma ora sono fissi. R (S0 nel grafico) non muta. Ma a questo punto il cambio tende a deprezzare (perché?), e la banca centrale deve impiegare FX per difendere la parità. Si noti che la moneta nazionale che la BC acquista resta distrutta. In questo modo la FX diminuisce (nei fatti il disavanzo delle partite correnti comporta distruzione di reserve, ovvero il canale estero funziona da distruttore di moneta). Si scivola dunque nel punto C in cui M torna al livello precedente. Ma in tal modo anche il livello dei prezzi torna a P0.

segue Quindi, come spiega Harvey, ogni aumento iniziale di moneta dai canali interni DC è compensato da corrispondenti dimunuzioni di FX. Il processo assomiglia molto al price-specie-flow mechanism di Hume che Gandolfo descrive a pp. 146-47. Lì un paese in disavanzo di BdP perde oro, questo fa dimunire l’offerta di moneta domestica e il livello die prezzi, sino a che la BdP non torna in equilibrio.

Un’applicazione alla spiegazione mainstream della crisi greca Nel caso di un paese dell’UME non c’è moneta domestica e l’offerta di moneta è costituita da solo FX (come uno Stato degli US). (Questo non è così vero: la creazione di moneta è endogena quando le banche concedono credito e, per es., la Banca d’Italia crea reserve a loro favore; prediamo però la cosa per buona, tanto più che i monetaristi non credono alla moneta endogena). In base a questa ipotesi, un disavanzo di BdP porta a distruzione di FX e viceversa un avanzo. Anche il grafico all’estrema sinistra va modificato, nel senso che v’è un solo tasso di cambio fra moneta domestica e straniera: 1 (essendo la medesima moneta, euro).

Naturalmente il governo Greco può continuare a indebitarsi. segue In questo caso il governo Greco si indebita con l’estero (non potendo “stampare moneta” in proprio) e la sequanza è simile a quella della figura 5. Naturalmente il governo Greco può continuare a indebitarsi. Nel lungo periodo la Grecia può restituire il debito solo collocandosi al di sotto della PPP, con una ragione di scambio a lei sfavorevole. Questa è l’austerità che non può non risultare da un tentative di vivere al di sopra dei propri mezzi indebitandosi con l’estero (si veda la tabella 1 (slide successive)

Naturalmente si può dare una interpretazione keynesiana alla storia, in particolare nei riguardi dell’efficacia dell’austerità, specie se non accompagnata dalla possibilità di svalutare si’ da sostenere il riaggiustamento, e da un condono di un debito insostenibile. Però c’è anche del vero nella storia del vivere al di sopra dei propri mezzi.

Conclusioni sul modello monetario (neoclassico/monetarista) della BdP Il modello si basa su assunzioni molto discutibili, in primo luogo la piena occupazione. Squilibri di BdP sono posti in connessione con politiche monetarie eccessivamente espansive. Naturalmente anche in un modello keynesiano (in cui non vi è po) politiche monetarie e/o fiscali eccessiamente espansivevolte a realizzare la po possono determinare problemi di BdP, e tassi di cambio flessibili possono aiutare ad allentare il vincolo estero (v. Sei lezioni cap. 4). Vedremo trattando della parte reale dell’EI come l’analis neoclassica ritenga che la flex dei mercati conduca sia al pieno impiego che all’equilibrio delle partite correnti. Vale a dire per i neoclassici non esiste il vincolo estero! Tutti I paesi trovano qualcosa da vendere all’estero purché i salari siano flex. Per i keynesiani più genuini questo non è vero. Esiste un vincolo estero alla crescita in quanto vi sono paesi tecnologicamente e isttuzionalmente più moderni e altri meno. Spesso i paesi più arretrati cercano di bypassare il vincolo estero attraverso l’indebitamento estero, e ciò finisce in tragedia, come nel caso Greco. Sugli esiti recenti della vicenda greca si veda, per esempio, http://politicaeconomiablog.blogspot.com/2018/07/grecia-cravatte-o-cappi.html Una buona lettura più avanzata è: Reinhart, C.M. and C. Trebesch (2015), ‘The pitfalls of external dependence: Greece, 1829–2015’, NBER Working Paper No 21664. La vicenda greca è inquadrabile nel “ciclo di Frenkel” esposto in connessione al cap. 12 (e Sei lezioni cap. 5).

Appendice: modello Balassa-Samuelson da studiare (GG, p. 203) In sintesi: I paesi più avanzati hanno indici di prezzo al consumo (IPC) più elevate dei paesi arretrati (pensiamo alla Svizzera a confronto con l’Egitto) L’andamento dei prezzi dipende dall’andamento dei salari e della produttività. Nei paesi avanzati la produttività cresce molto nei beni commerciabili internazionalmente (treadable), pensiamo alla manifattura, mentre cresce poco nei beni non commerciati internazionalmente, pensiamo ai servizi). I salari dei treadable aumentano con la produttività, e quelli dei non-tradable li imitano. Ma mentre i prezzi dei tradable rimangono stabili, quelli dei non-treadable crescono, e con esso l’IPC Di conseguenza l’IPC del paese più avanzato aumenta nel tempo a confronto di quello del paese arretrato.