Commedia di mezzo Commedia nuova Teatro italico Oltre Aristofane Commedia di mezzo Commedia nuova Teatro italico
Commedia di Mezzo (Mšsh) Tra la fine della Commedia Attica Antica Ἀρχαία (Aristofane) e la Commedia Nuova (Menandro). Cronologicamente situata tra il Pluto (388) di Aristofane e il Misantropo (317) di Menandro. Poche testimonianze = nessuna opera completa; 607 frammenti di una cinquantina di poeti: Antifane di Rodi, il maggiore esponente. Altri autori: Alessi e Anassandride. Trasformazioni conseguenziali alla graduale perdita di autonomia e libertà delle città greche: Abbandono del tema politico; Rinuncia all’attacco personale; Prevalenza del tema della parodia mitologica.
Commedia Nuova (Νέα) contesto storico-politico Ultima fase della commedia attica. Autori: Difilo, Filemone e Menandro, fonti e modelli di Plauto e Terenzio. Cronologicamente grosso modo coincide con l'età ellenistica: Pubblico: da cittadini a sudditi; Il popolo non è più coinvolto in modo diretto nella vita politica. Temi e personaggi: dai temi di interesse collettivo (politica, società, cultura) a quelli individuali e privati; personaggi "tipi" (trasmessi successivamente alla commedia romana e poi alla commedia dell'arte). Il vecchio avaro, il giovane innamorato, il servo furbo, il parassita crapulone, ecc.
L’ultima stagione dell’antico teatro ad Atene Già l’ultimo Aristofane (Ecclesiazuse e Pluto) porta i segni della dissoluzione della Ἀρχαία: Mancano i temi politici; Scompare la parabasi; Perdita di importanza degli intermezzi corali. Anche la grande stagione della tragedia era ormai tramontata e sopravviveva solo nelle repliche dei tre grandi tragici (copioni teatrali e antologie scolastiche); L’ultima produzione di Euripide da una parte esaurisce la stagione della tragedia, dall’altra apre inconsapevolmente la strada alla Commedia Nuova e al cosiddetto romanzo greco.
Dall’ultimo Euripide alla Commedia Nuova Dopo la fine della guerra Euripide, deluso dal mutamento politico, mette da parte sempre di più la funzione paideutica e l’indagine sui grandi temi politici ed esistenziali, manifestando due tendenze: una malinconica amarezza, come si manifesta nello sconsolato pessimismo dell’Eracle. la ricerca dell’evasione consolatrice che si manifesta, come nello Ione: nell’aumentata cura delle scenografie e delle melodie musicali; in ambientazioni esotiche (come nell'Elena e nell'Ifigenia in Tauride); in trame sempre più intricate e imprevedibili, in cui decresce l’interesse per l’ ἧϑος dei personaggi; gli eventi (peripšteiai = peripezie) sono dominati dalla τύχη, espedienti: agnitio (= riconoscimento), suspense e lieto fine. Tali caratteristiche ebbero molto successo e furono adottate dalla Commedia Nuova di Menandro e dal romanzo greco, fino a diventarne le principali caratteristiche.
Caratteri della Commedia Nuova Il declino della partecipazione attiva del popolo alla politica fece piazza pulita dell’impegno politico e dei dibattiti ideologici. Acquistano maggiore importanza la dimensione quotidiana e individuale, i problemi privati, i nuovi valori borghesi. L’elemento principale consiste nella messa in evidenza dei difetti e dei vizi umani, allo scopo di correggerli tramite la ridicolizzazione. I personaggi sono tratti dalla vita quotidiana e costituiscono i prototipi di quei tipi che, perpetuandosi a Roma nel teatro di Plauto e Terenzio, diverranno luoghi comuni teatrali, giungendo attraverso la commedia dell’arte fino a Molière e a Goldoni.
Personaggi e azione della Nea Personaggi della Nea, figure schematiche riconducibili ad un numero limitato di tipi fissati per genere, ruolo, professione ed età: Il padre severo o indulgente / vecchio tirchio e burbero; Il giovane squattrinato, scapestrato, innamorato; Il servo fedele e/o furbo; L’adulatore / parassita scroccone e mangione; Il soldato millantatore; La giovane etera bella e vanesia / La matrona gelosa del marito; Il lenone o la ruffiana privi di scrupoli. Le trame spesso sovrapponibili, riproducenti uno schema comune e ricorrente: Punto di partenza: un equivoco o un enigma da sciogliere; Tema dominante: l’amore; Peripezie caratterizzate da artifici e colpi di scena (equivoci, riconoscimenti, ritorni inattesi, sparizioni o fughe improvvise, rapimenti); Conclusione: scioglimento del nodo iniziale tramite uno degli espedienti già elencati. La lingua è quella di uso comune (ϰοινὴ διάλεϰτος), non linguisticamente ricercata, ma “ripulita” dal turpiloquio e dalla creatività espressiva che fu di Aristofane.
Principali commedie di Menandro (Atene, 342 a.C. c. – 291 a.C. c.) Il Misantropo (in greco Δύσκολος / Dyskolos, talora tradotto come Bisbetico), rappresentata nel 316 a.C., l’unica commedia rimasta integra, sebbene presenti alcune lacune; Samia (La donna di Samo); Epitrepontes ("L'arbitrato"; pervenuta in gran parte); Perikeiromene ("La donna tosata"); Aspis ("Lo scudo"; pervenuta per circa una metà); Misoumenos (“L’odiato”).
Temi di Menandro Convenzionalità delle trame e ripetitività degli schemi di base Rappresentazione realistica dell’ambiente: Vita quotidiana della classe media (borghesia) ateniese. Trama dinamica e imprevedibile (τύχη e lieto fine) Comicità caratterizzata da garbato umorismo, sobrio e mai volgare. Personaggi: Studio dei caratteri del personaggio secondo la lezione di Teofrasto Il protagonista “non eroe”, ma uomo privo di particolari capacità o virtù, il cui intervento nelle vicende, dominate dal caso, non è mai risolutivo. Visione bonariamente ottimistica della vita e dell’uomo: (φιλανϑροπία = bonaria umanità); Paternalismo e buoni sentimenti (solidarietà, pietà, perdono, buon senso); L’amore, tema ricorrente, pur provocando peripezie e capovolgimenti, è banalizzato secondo schemi prevedibili e rassicuranti. Lingua vicina alla parlata quotidiana, ma temperata e corretta da volgarità e solecismi, il ritmo del trimetro giambico è scorrevole e colloquiale.