Il risorgimento in Italia e in Europa

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Transcript della presentazione:

Il risorgimento in Italia e in Europa Dove eravamo rimasti? In tutta Europa, nonostante il fallimento dei moti del ‘20- ’21 e del ‘30-’31, dilagano idee rivoluzionarie che hanno come obiettivo quello di ottenere maggiore libertà, governi meno severi ed autoritari, unità nazionale.

Riflettiamo sulle parole RISORGIMENTO RINASCITA DOPO UN PERIODO DI CRISI SORGERE DI NUOVO RINNNOVAMENTO

IL 1848 – La primavera dei popoli Perché ‘primavera’? La primavera è la stagione della rinascita della vita dopo l’inverno e prima del grande splendore dell’estate. Metaforicamente, perciò, si allude al valore del 1848, anno di grandi rivolte in tutta Europa, che danno inizio alla grande stagione del Risorgimento.

Le cause La borghesia non tollera più i governi assolutistici, che limitavano l’intraprendenza economica dei borghesi e non permettevano loro la partecipazione alla vita politica. Una grave crisi economica colpisce operai e contadini, riducendoli alla fame. Infatti, nelle campagne ci sono pessimi raccolti, mentre in città c’è una crisi di sovrapproduzione, poiché, a causa della povertà, molte persone non comprano. Aumentano, di conseguenza, la disoccupazione, la fame, la miseria… e la rabbia della popolazione.

I MOMENTI FONDAMENTALI DEL ‘48 gennaio PALERMO A Palermo scoppia la rivolta dei separatisti, cioè coloro che volevano staccare la Sicilia dal governo napoletano. Il re, Ferdinando II, fu costretto a concedere più autonomia e una Costituzione. febbraio PARIGI In Francia, borghesia e popolo lamentavano il fatto che il re Luigi Filippo non avesse dato ciò che aveva promesso. Perciò i francesi scendono in piazza e costringono il re alla fuga. Viene abbattuta la monarchia e proclamata la Seconda Repubblica. A dicembre viene eletto presidente della Repubblica Luigi Napoleone Bonaparte. marzo VENEZIA, MILANO, MODENA E PARMA A Venezia il popolo proclama la nascita della Repubblica di San Marco e scaccia gli Austriaci. A Milano, il popolo e la borghesia danno vita alle cosiddette CINQUE GIORNATE, durante le quali l’esercito austriaco, guidato dal generale Radetzky, è costretto alla ritirata. Viene istituito un governo provvisorio. Anche Modena e Parma mettono in fuga i rispettivi duchi.

Lo STATUTO ALBERTINO In seguito alle numerose rivolte scoppiate in Italia, diversi sovrani decisero quindi di accontentare almeno in parte le richieste dei rivoltosi, perciò concessero delle Costituzioni. La più famosa fu lo Statuto Albertino, concessa nel marzo 1848 da Carlo Alberto, sovrano del regno di Sardegna (che includeva Piemonte e Sardegna). Lo Statuto Albertino è stata la Costituzione italiana fino al 1946, cioè fino a quando è stata sostituita dalla nostra attuale Costituzione.

Confrontiamo COSTITUZIONE ITALIANA STATUTO ALBERTINO (1848) Art. 1 - L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Art. 13 - La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge . […] E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.  Art. 2 – Lo Stato è retto da un Governo Monarchico Rappresentativo. Art. 26. - La libertà individuale è guarentita. . Niuno può essere arrestato, o tradotto in giudizio, se non nei casi previsti dalla legge, e nelle forme ch'essa prescrive.

Confrontiamo STATUTO ALBERTINO (1848) COSTITUZIONE ITALIANA Art. 32. E' riconosciuto il diritto di adunarsi pacificamente e senz'armi, uniformandosi alle leggi che possono regolarne l'esercizio nell'interesse della cosa pubblica. Questa disposizione non è applicabile alle adunanze in luoghi pubblici, od aperti al pubblico, i quali rimangono intieramente soggetti alle leggi di polizia. Art. 17 - I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

La prima guerra d’indipendenza Dopo i successi delle rivolte di Milano e delle altre città italiane, i rivoltosi si rivolsero a Carlo Albero, che si era mostrato da subito un sovrano moderato, affinchè guidasse il suo esercito contro l’Austria per liberare il Veneto e la Lombardia dal dominio austriaco. Carlo Alberto accettò e dichiarò guerra all’Austria. Il 23 marzo 1848 inizia la Prima guerra d’indipendenza. L’obiettivo è quello di liberare il nord Italia dallo straniero, cioè l’Austria. Alle truppe piemontesi di Carlo Alberto si uniscono anche quelle di altri sovrani italiani e del papa, che decidono di aiutarlo.

Prima di attaccare gli Austriaci, Carlo Alberto organizzò un plebiscito a Milano, con il quale ottenere l’annessione della Lombardia al Regno di Sardegna. Dopo questa cosa gli altri sovrani italiani e il papa, temendo che il potere di Carlo Alberto diventasse troppo grande, decisero di fare marcia indietro e ritirarono le proprie truppe. Rimasto con pochi soldati, Carlo Alberto venne sconfitto dall’esercito guidato dal generale Radetzky nel luglio 1848 a Custoza. Firmò perciò l’armistizio di Salasco, con cui restituì Milano agli Austriaci. Nel 1849 una nuova sconfitta a Novara, cui seguì l’armistizio di Vignale, scoraggiò definitivamente Carlo Alberto, che abdicò (cioè lasciò il potere) in favore di suo figlio Vittorio Emanuele II. Finiva così la Prima guerra d’indipendenza.