Lo Stato sostanza etica

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Transcript della presentazione:

Lo Stato sostanza etica HEGEL Lo Stato sostanza etica

Lo spirito nella storia è usa conservatori Il fine progresso Spirito del mondo gli individui cosmico-storici della STORIA Verso la LIBERTA’ si incarna nello Spirito di un popolo come mezzi grazie all’astuzia della RAGIONE

Eticità Famiglia: Società civile: Matrimonio Patrimonio Amore disinteressato, dedizione totale all’altro Destinata a disgregazione Incontro che non è scontro Matrimonio Patrimonio Educazione dei figli Società civile: Scontro atomistico e conflittuale per sostenere i propri diritti Associazione di Corporazioni, tutelanti ognuna una categoria e in conflitto tra loro Forme contrattualistiche Mediazione tra Cittadini e Stato Sistema dei bisogni Amministrazione della giustizia Polizia e corporazione

Stato Etico (incarnazione suprema della moralità sociale e promotore del bene comune Platone): Bene disinteressato per tutta la collettività Padre-Stato Dedizione totale Il singolo è nello Stato Basato su consenso Libertà nella intersoggettività: la mia libertà termina dove inizia quella degli altri Accento su ciò che lega i cittadini: amor di patria, simboli, bandiera ( patriottismo, guerre coloniali) Incarnazione dello Spirito Scontri tra Stati: pace come ideale utopico (vs Kant, Romanticismo): effettualità; Imperialismo Diritto interno: Potere del Principe Potere governativo Potere legislativo Diritto esterno Storia del mondo

La teoria dello stato moderno Giusnaturalismo Il diritto naturale precede la nascita dello stato e le sue leggi le leggi dello stato sono legittime solo se fondate sul diritto naturale lo stato nasce da un accordo tra individui liberi Necessità di definire la natura del potere politico in relazione a finalità Contrattualismo fondamento Hobbes: stato assoluto limiti Locke: stato liberale dello stato stesso

Differenze: giusnaturalismo Hegel condivide: L’idea della supremazia della legge concepita come la più alta manifestazione della volontà razionale dello Stato. La tendenza a fare dello Stato il punto culminante del processo storico Hegel non condivide: L’idea che esistano diritti naturali prima e oltre lo Stato

Differenze: Stato liberale Stato liberale (Locke): Stato minimo Tutela la libertà e i diritti del singolo alla proprietà e alla vita Interviene il meno possibile (tutore) Si origina da un contratto Stato etico: Singolarità mantenuta Disinteresse (non in contratto) Idea di Stato presente già prima dell’accordo

Differenze: Stato democratico Diritto di voto: si basa sul numero Sovranità nel popolo Fuori di sé stesso lo stato trova la sua ragion d’essere Stato etico: Si basa sul consenso, non accetta il principio di numero (Stato etico come Stato ideale fatto realtà) Sovranità dello Stato deriva dallo Stato medesimo La ragione del suo essere è in sé medesimo

«Profeta del totalitarismo» o «filosofo della libertà»? Un'altra interpretazione -che ha trovato in Karl Popper la sua voce più nota- è quella che scorge nello Hegel politico un «nemico della società aperta» ed un «profeta del totalitarismo». Poiché tale lettura viene spesso divulgata in modo riduttivo, è bene tener presente che, con essa, non si intende affermare:

1) che le forme dello Stato hegeliano siano puntualmente identiche alle forme dello Stato fascista o nazista; 2) che le teorie di Hegel siano puntualmente coincidenti con quelle fasciste o naziste.

Infatti, per quanto concerne il primo punto, sappiamo ad esempio come lo Stato del filosofo tedesco, pur non essendo uno Stato di tipo liberal- democratico, sia pur sempre uno Stato costituzionale e di diritto. Analogamente, per quanto riguarda il secondo punto, è risaputo come i principali teorici del Terzo Reich abbiano esplicitamente preso le distanze dal nostro autore, ritenendo che l'entità più alta e decisiva non sia lo Stato, ma il Sangue, il Popolo, la Razza (in rapporto ai quali lo Stato decade da fine a mezzo).

In realtà, con la tesi di uno Hegel «profeta» del totalitarismo, si intende sostenere che il filosofo tedesco avrebbe lasciato «in eredità», alle dittature del Novecento (non solo di destra, ma anche di sinistra), alcune idee, o meglio, talune forme mentali atte a giustificarne la politica. Fra le tesi «incriminate» ricordiamo le seguenti:

1) lo Stato rappresenta un prìus logico, storico ed assiologico al di fuori del quale l'individuo non ha consistenza e valore: «Tutto ciò che l'uomo è, egli lo deve allo Stato: solo in esso egli ha la sua essenza. Ogni valore, ogni realtà spirituale, l'uomo l'ha solo per mezzo dello Stato» (Fil. della storia, I, p. 105);

2) lo Stato non ricava la sovranità da quella «moltitudine informe» che è il popolo, ma da se medesimo;

3) la sovranità statale si incarna in una classe di funzionari dedita al pubblico bene. Classe che, platonicamente, «pensa» e «sa quello che vuole», mentre il popolo «non sa quello che vuole» e risulta privo della possibilità di controllare "dal basso", mediante istituzioni e procedure democratiche, i propri governanti (ciò fa sì che anche a proposito della «classe universale» di Hegel, e del monarca che ne costituisce il vertice, sorga l'interrogativo che già ci si poneva a proposito dei filosofi-re di Platone, ovvero il problema, cruciale per ogni teoria non-demo-cratica, "chi custodirà i custodi?");

4) lo Stato deve permeare tutte le manifestazioni della vita in comune, subordinando a sé ed alla propria «organizzazione» globale l'insieme dei rapporti sociali;

5) lo Stato è un ente che non riconosce, al di là del proprio essere, alcuna idea etica;  6) lo Stato è l'Assoluto stesso, ovvero il «Dio reale»;  7) non esiste, al di sopra degli Stati, alcun diritto internazionale;  8) la guerra è un inevitabile strumento di composizione dei conflitti inter-statali e giova alla «salute etica» dei popoli.

La filosofia statalistica e statolatrica del pensatore tedesco sarebbe servita a diffondere e a giustificare l'idea del primato assoluto del Collettivo (comunque inteso: lo Stato, la Nazione, la Razza, la Classe, il Partito ecc.) sull'individuale.

Emblematica, a questo proposito, la voce «Dottrina del fascismo» redatta da Gentile per l'Enciclopedia Treccani e firmata da Mussolini. Voce in cui si legge tra l'altro: «Caposaldo della dottrina fascista è la concezione dello Stato, della sua essenza, dei suoi compiti, della sua finalità. Per il fascismo lo Stato è un assoluto, davanti al quale gli individui e i gruppi sono il relativo. Individui e gruppi sono pensabili in quanto siano nello Stato. Lo Stato liberale non dirige il gioco e lo sviluppo materiale e spirituale della collettività, ma si limita a registrarne i risultati; lo Stato fascista ha una sua consapevolezza, una sua volontà, per questo si chiama Stato etico».