CORSO DI STUDIO LINGUE E COMUNICAZIONE A.A

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Transcript della presentazione:

CORSO DI STUDIO LINGUE E COMUNICAZIONE A.A. 2017-2018 PSICOLOGIA Sociale II anno - II semestre 6 CFU (h.30) Marina Mura Ricevimento: mercoledì dalle ore 15.30 alle 17.30 presso lo studio (n.18, I piano Via Sant’Ignazio 78) o per appuntamento Recapiti: mamura@unica.it - tel. 0706753675 - Skype: cagliari134

Il ragionamento sociale automatico le Euristiche euristiche: strategie, “regole o “scorciatoie” di pensiero semplificate, che permettono alle persone di giungere rapidamente a giudizi sociali in mancanza di schemi immediatamente accessibili; sono spesso efficaci e di ampio uso nella vita quotidiana Il ricorso alle euristiche è più probabile in situazioni in cui le persone devono impegnarsi nell’elaborazione di giudizi complessi in presenza di fattori che diminuiscono l’accuratezza dei processi cognitivi (stanchezza o mancanza di tempo)

L’euristica della rappresentatività E’ utilizzata per stimare la probabilità che si verifichi un determinato evento o per decidere se un certo esemplare appartiene a una determinata categoria (Tversky e Kahneman, 1974): serve a giudicare il nuovo; Il criterio utilizzato per decidere è quello della rilevanza o somiglianza al prototipo, mentre viene trascurata la probabilità di base Esempio: gli schemi di persona (persona descritta come mite, timida, ritirata. Qual è la sua professione: bibliotecario, trapezista, bagnino, avvocato…? )

L’euristica della disponibilità utilizzata per valutare la frequenza o probabilità di un determinato evento: si basa sulla facilità e rapidità con cui vengono in mente esempi che fanno riferimento alla categoria del giudizio in questione la stima di frequenza di un evento può essere influenzata da: tendenze sistematiche utilizzate nella ricerca di informazioni (biases) particolare “immaginabilità” di un evento: riferimento al sé Esempi: le persone valutano come cause di morte più frequenti omicidi o atti terroristici rispetto a malattie cardiocircolatorie entrambi i coniugi sovrastimano il proprio contributo personale alle attività domestiche: si ricordano con più facilità esempi positivi del proprio comportamento

L’euristica della simulazione E’ utilizzata per immaginare scenari ipotetici relativi a come potrebbero evolversi o avrebbero potuto evolversi certi eventi: il pensiero controfattuale (“se non fosse … se non avesse…”), ha importanti implicazioni per il giudizio sociale e per le reazioni emotive ad eventi drammatici: si possono prevedere reazioni emotive più intense di fronte ad un accadimento negativo quando è possibile immaginare scenari alternativi che avrebbero potuto evitarlo (Kahneman e Tversky, 1982)

L’euristica dell’ancoraggio e accomodamento In situazioni di incertezza, per emettere un giudizio, le persone tendono ad “ancorarsi” ad una conoscenza nota ed “accomodarlo” sulla base di informazioni pertinenti: i propri tratti, le proprie credenze ed i propri comportamenti rappresentano spesso punti di ancoraggio per il giudizio sociale esempio: le persone tendono ad esagerare la numerosità dei voti ottenuti dal partito da loro sostenuto (Palmonari, Arcuri e Girotto, 1994)

La cognizione sociale Automatica: schemi, euristiche; è utilizzato in condizioni di bassa motivazione al giudizio, distrazione, stress (non necessariamente sbagliato) Controllata: consapevole, intenzionale, richiede motivazione, sforzo ed energia; usato quando il giudizio deve essere accurato (non necessariamente corretto) Il punto di partenza del giudizio viene accettato in modo automatico e su di esso, se vi è motivazione ed energia, si procede al ragionamento controllato per accettarlo o meno: l’importanza relativa di A e B nel ragionamento umano è ancora discussa

Basi della percezione sociale La cognizione sociale Basi della percezione sociale L’osservazione del comportamento non verbale L’uso di teorie implicite di personalità L’attribuzione causale

Percezione sociale e osservazione del comportamento non verbale La cognizione sociale Percezione sociale e osservazione del comportamento non verbale Comunicazione non verbale (CNV): espressioni, sguardo, tono della voce, gesti, posizione, distanza personale, tatto Espressione delle emozioni: felicità, rabbia, tristezza, sorpresa, disgusto (universali semplici), composte, culturalmente esibite (regole di esibizione)

La cognizione sociale “Teorie implicite di personalità” = schema di tratti che si percepiscono/si presentano insieme (Asch, 1946) Sono relativamente condivise: quelle di ciascuno hanno caratteristiche comuni a quelle degli altri, ma alcuni elementi sono diversi Si formano nel tempo e sulla base delle proprie esperienze Sono culturalmente definite

Il contributo di Fritz Heider (1944; 1958) La cognizione sociale L’attribuzione causale: processo che le persone utilizzano per spiegare gli eventi sociali, al fine di controllarli, prevederli e mettere in atto comportamenti appropriati Il contributo di Fritz Heider (1944; 1958) il compito della “psicologia del senso comune” è comprendere come le persone interpretano gli eventi Si individua il «locus» o origine della causalità: la causa di un comportamento può risiedere in fattori interni o personali (personalità, motivazioni, abilità) o in fattori esterni o situazionali L’individuo utilizza le informazioni a sua disposizione relative ai fattori interni ed esterni per fare inferenze circa le cause di un evento

Percezione sociale e attribuzione causale (Heider, 1958) La cognizione sociale Percezione sociale e attribuzione causale (Heider, 1958) l’attribuzione interna o disposizionale è preferita il tipo di attribuzione incide sulle relazioni in riferimento a comportamenti giudicati positivi o negativi

La teoria dell’inferenza corrispondente (Jones e Davis,1965) La cognizione sociale La teoria dell’inferenza corrispondente (Jones e Davis,1965) lo scopo dell’attribuzione di causa è compiere inferenze corrispondenti: concludere che il comportamento di una persona riflette disposizioni interne o qualità stabili Tali inferenze si basano su fattori quali: analisi degli effetti non comuni: il confronto comportamento scelto/opzioni possibili è attribuito a qualità della persona desiderabilità sociale: minore è la desiderabilità sociale di un comportamento, maggiore l’attribuzione disposizionale libera scelta: i comportamenti liberamente scelti e non legati alle aspettative di ruolo sono più informativi su qualità disposizionali

Discrepanza attore-osservatore Tendenza ad attribuire le cause del proprio comportamento a fattori situazionali, e le cause del comportamento altrui a fattori disposizionali Interpretazioni: l’attore dispone di conoscenze accurate sul modo in cui si è comportato in passato e ha quindi una memoria autobiografica di risposte comportamentali variate: questo scoraggia attribuzioni disposizionali verso se stesso (soprattutto per gli insuccessi) distorsione percettiva: la situazione è il fattore più saliente per l’attore, mentre per l’osservatore il fattore più saliente e quindi più informativo è la persona

difficoltà del compito Modello tridimensionale delle attribuzioni e le emozioni (Bernard Wainer, 1986) locus delle attribuzioni: Interna / Esterna (Heider) Interna stabile (Jones e Davis) Effetti cognitivo-emotivi della Controllabilità Controllabilità Interna stabile Interna instabile Esterna stabile Esterna instabile controllabile Impegno abituale impegno caratteristi- che altrui aiuto di altri non controllabile attitudine salute difficoltà del compito fortuna

La psicologia discorsiva ( Derek Edwards e Jonathan Potter, 1992-1993) Le attribuzioni causali vengono elaborate insieme alla generazione delle versioni degli eventi e sono quindi inseparabili dalla memoria e dal desiderio di autopresentazione (positiva) Le spiegazioni sono esterne agli individui ed esistono prima di essi: sono all’interno di «spiegazioni possibili» d’origine sociale Anche le spiegazioni “nuove” nascono e diventano influenti dopo essere state rese pubbliche e condivise Gruppi sociali ed etnici diversi hanno a disposizione spiegazioni possibili diverse con impatto diverso a seconda del potere detenuto dal gruppo: la funzione delle attribuzioni causali è quella di legittimare la gerarchia sociale (ro Credenza in un mondo giusto (Furnham, 2003)

ESERCITAZIONE Tabella 3.2 p. 90 Test (t. 3.3) p. 92

Il Self Autoconsapevolezza: Sé privato: lega il comportamento ai modelli Sè pubblico: come pensiamo ci vedono gli altri, lega il comportamento all’autopresentazione (automonitoraggio) Teoria della discrepanza del Sé (Higgins, 1987): 3 tipi di schema di Sé (reale, ideale, normativo) la cui discrepanza motiva e regola il comportamento Pluralità del Sé (Brewer, Gardner, 1996): individuale, relazionale, collettivo (appartenenza a gruppi: «noi») Bisogno di coerenza ed unità

Self serving bias Tendenza ad attribuire gli esiti positivi del proprio comportamento a fattori disposizionali e gli esiti negativi a fattori situazionali per difendere o aumentare la propria autostima (tendenza autoprotettiva o all’accrescimento, meno presente nei soggetti con bassa autostima, presente in molte culture) Sovrastima delle proprie caratteristiche positive Strategie autolesive: dichiarare il proprio fallimento prima di un impegno importante o mettersi in condizioni di non poter affrontare un impegno importante (un esame) Illusione di controllo: convinzione di controllare le situazioni (vittime di fatti molto gravi di violenza che mettono in discussione questa convinzione profonda si assumono parte della responsabilità dell’accaduto)

Lo stereotipo Possono essere: POSITIVI, NEGATIVI, NEUTRI “Struttura cognitiva o schema che contiene la conoscenza, le credenze e le aspettative relative ad un gruppo umano” “si attribuiscono certe caratteristiche agli individui per la loro appartenenza a gruppi” Possono essere: POSITIVI, NEGATIVI, NEUTRI PER CUI GLI STEREOTIPI SONO “quadri che abbiamo nella nostra testa” (Lippmann, 1922)

Gli atteggiamenti tendenza all’azione relativamente stabile (Rosemberg e Hovland, 1960; Eagly e Chaiken, 1993; Cacioppo et al.,1997): tendenza all’azione relativamente stabile legata ad un sistema di elementi associati: credenze (stereotipi) + valutazione (favorevole o sfavorevole, indifferente, basso favore e basso sfavore, o ambivalente, basso favore e alto sfavore), di un qualche oggetto sociale che si manifesta in sentimenti e può produrre un comportamento

Formazione degli atteggiamenti esperienza diretta: forte associazione, elaborazione memoria based, resistente al cambiamento l’esposizione ripetuta tende a costruire un a. positivo (Zanjonc, 1968): la prima reazione su una “novità” è negativa (produce evitamento) osservazione di altri (condizionamento): associazione più debole educazione, formazione e comunicazione persuasiva: associazione più o meno forte, diversa facilità di cambiamento Autopercezione (Bem, 1972): inferiamo l’atteggiamento dal comportamento (situazione di insicurezza)

Funzioni degli atteggiamenti Conoscitiva: strutturano la realtà perché abbia un senso (cognitivismo) Espressiva di valori: esprimono il Sé e i valori in cui si crede (ps. culturale e umanistica) Egodifensiva: proteggono il Sé da conflitti interni o verità spiacevoli (psicoanalisi) Adattamento sociale: mirano ad ottenere ricompense e benefici (comportamentismo)

Gli atteggiamenti: anni ‘60 “MODELLO DELL’ASPETTATIVA X IL VALORE” (Fishbein, 1967) relazione tra credenze (biliefs) e atteggiamento. l’a. verso un oggetto è la somma dei prodotti “aspettativa x valore” n Ao=  biei i=1 Ao= a. verso l’oggetto b = credenza soggettiva che l’oggetto possegga l’attributo i (expectancy) e = valutazione dell’attributo i

Relazione atteggiamento-comportamento “Siamo molto ben allenati e molto abili a trovare le ragioni per quello che facciamo, ma non siamo altrettanto bravi a fare ciò per cui troviamo le ragioni” (Abelson, 1972) = prevale la RAZIONALIZZAZIONE La relazione atteggiamento-comportamento funziona al contrario, occorre cambiare il secondo per modificare il primo (Festinger, 1964)

Relazione atteggiamento- comportamento l’atteggiamento verso i contraccettivi (Kothandapani, 1971) : sentimenti, credenze e intenzioni comportamentali si mantengono indipendenti solo le intenzioni comportamentali predicono il comportamento

Gli atteggiamenti (anni ’80): la Social Cognition La rappresentazione/valutazione (l’a.) è caratterizzata da: Disponibilità: l’associazione risiede nella LTM (Long time memory) Accessibilità data dalla forza dell’associazione tra credenze e valutazione dell’oggetto: il recupero mnestico è più o meno rapido a seconda della forza dell’associazione o del grado di sicurezza rispetto all’orientamento nei confronti dell’oggetto influenza il comportamento: quanto più è alta l’accessibilità, tanto maggiore l’a. influenzerà il comportamento si definisce con l’esperienza è misurabile: tempo di latenza (quando è elevato l’informazione è elaborata on-line)

Gli atteggiamenti: anni ‘80 La misura degli a. si arricchisce di una metodica sperimentale (complementare al Likert) che utilizza il PC: Le affermazioni sono generate sullo schermo del PC Il programma registra il tempo di latenza: quanto il soggetto impiega a fornire una risposta Il presupposto: meno è il tempo di latenza, più il soggetto è coinvolto e il suo a. accessibile

Teoria del comportamento pianificato Ajzen (1988) Attitudes, personality and behaviour Atteggiamento specifico CREDENZE SULLE CONSEGUENZE DELL’AZIONE x VALUTAZIONE NORME SOGGETTIVE CREDENZE NORMATIVE x MOTIVAZIONE AD ADEGUARSI CREDENZE SUL CONTROLLO x PERCEZIONE DI CAPACITA’ O AFFORDANCE INTENZIONE COMPORTAMENTALE COMPORTAMENTO

IL COMPORTAMENTO È COERENTE IL COMPORTAMENTO È INDIPENDENTE Il modello MODE (Motivation and Opportunity as Determinants, Fazio, 1990) Motivazione/capacità ad elaborare sì no Elaborazione spontanea Elaborazione volontaria a. forti Teoria del comp. pianificato a. specifico no sì Attivazione automatica dell’a. Attivazione automatica dell’a. IL COMPORTAMENTO È COERENTE CON L’A. IL COMPORTAMENTO È INDIPENDENTE DALL’A.

Il cambiamento degli atteggiamenti L’individuo tende a mantenere convinzioni e atteggiamenti Il cambiamento degli a. è possibile: attraverso processi individuali per esposizione a messaggi persuasivi Processi individuali: esposizione continua ad uno stimolo (a. più positivo) autopresentazione e gestione dell’impressione dissonanza cognitiva (Festinger, ‘57): counteratittudial advocancy (difesa di ciò che è contrario al proprio atteggiamento) autopercezione (Bem, 1972)

Dissonanza cognitiva Festinger, 1957 Antecedenti che producono tensione discrepanza e conseguenze negative responsabilità personale comportamento attribuzione dell’attivazione fisiologica attivazione fisiologica cambiamento di atteggiamento

l’espressione di emozioni negative… Il PREGIUDIZIO (R. Brown, 1995) “Il pregiudizio è il mantenimento di atteggiamenti sociali e credenze cognitive squalificanti… + l’espressione di emozioni negative… la tendenza a mettere in atto comportamenti ostili o discriminatori nei confronti dei membri di un gruppo per la sola appartenenza ad esso” (Sessismo, razzismo, stigma del malato mentale e dell’ex-carcerato o tossicodipendente, intolleranza per gli omosessuali , gli immigrati ecc.)

Il pregiudizio: processo Il soggetto viene identificato, sulla base di una/più caratteristiche, come appartenente ad un gruppo sociale (si attiva uno stereotipo) gli vengono attribuite, per inferenza, le caratteristiche associate a quel gruppo si ignorano i tratti individuali e ci si aspetta un particolare pattern comportamentale SI ATTIVA UN ATTEGGIAMENTO PREGIUDIZIALE CHE PUÒ PRODURRE UN COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO (si usa lo stereotipo)

Influenza sociale e conformismo L’influenza sociale si realizza per la sola presenza, reale o psicologica degli altri nei gruppi ai quali apparteniamo/che frequentiamo aumenta in relazione alla coesione e unanimità del gruppo è modulata da (Teoria dell’impatto sociale, Latanè, 1981): grado di importanza del gruppo vicinanza spazio-temporale del gruppo numerosità del gruppo

Influenza sociale e conformismo gli atteggiamenti/comportamenti degli altri li utilizziamo per decidere come è corretto comportarsi e agire: producono uno schema di riferimento (effetto autocinetico, Sherif, 1936) CONFORMISMO

Influenza sociale e conformismo Differenze individuali nel conformismo Maggiore in: soggetti con bassa autostima, bisogno di sostegno, basso QI, basso autocontrollo, ansiosi, con sensi di colpa, personalità autoritaria (Costanzo, 1970) Importanza del contesto: attiva tratti di personalità (Vaughan 1964); essere in gruppi con una maggioranza conosciuta unanime (aumenta) o in presenza di «devianti» (diminuisce) Le donne sono più conformiste su compiti «maschli» e gli uomini su quelli «femminili» (Sinstrunk, McDavid, 1971) Maggiore in individui appartenenti a culture collettivistiche, minore tra quelli appartenenti a culture individualistiche

Influenza sociale e conformismo L’influenza sociale si realizza attraverso due modalità Influenza sociale informativa Influenza sociale normativa

Influenza sociale e conformismo Influenza sociale informativa gli altri ci forniscono informazioni sull’interpretazione di situazioni ambigue, complesse, di crisi e spaventose: norme descrittive derivanti dall’osservazione dei comportamenti, compreso quello verbale produce accettazione privata aumenta se vogliamo essere accurati e precisi è una variabile importante nei comportamenti a rischio

Influenza sociale e conformismo Influenza sociale normativa i gruppi nei quali siamo inseriti elaborano credenze, valori e norme (esplicite/implicite di carattere ingiuntivo: norme ingiuntive) di comportamento e si attivano per farle rispettare: regolano le aspettative a cui tutti sono sensibili si ha bisogno di essere accettati perché gli altri ci offrono affetto, amore, sostegno psicologico e materiale, autostima: tendiamo a seguire le norme del gruppo produce acquiescenza: accettazione pubblica diminuisce al crescere del senso di responsabilità e del bisogno di essere accurati e precisi è modulata dalla cultura

Teoria dell’Identità sociale (Tajfel, Turner, 1986) IDENTITÀ O SÈ AUTOSTIMA Confronto sociale I. Individuale ----------------------------------------I. Sociale Aspetti cognitivi (categorizzazione) e motivazionali Gruppi ai quali si appartiene

L’IDENTITÀ SOCIALE (Tajfel, 1981) “L’identità sociale è quella parte dell’immagine di sé che deriva dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo sociale, unita al valore e al relativo significato emotivo che si attribuisce a tale appartenenza ” In certi momenti l’immagine che abbiamo di noi stessi si basa quasi esclusivamente sulla nostra appartenenza ad un gruppo 42

Influenza sociale e conformismo Influenza informativa del referente (Hogg, Turner, 1987) L’identità sociale è un definirsi nei termini del gruppo di appartenenza (ingroup) a sua volta definito sulla base di informazioni recuperate nella memoria propria e nel contesto Fonti informative immediate: i comportamenti dei membri del gruppo che producono pensieri, sentimenti e norme condivise (uniformità intragruppo) La norma è uno schema interiorizzato e il conformismo è liberamente scelto