Arthur Schopenhauer ( )

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Transcript della presentazione:

Arthur Schopenhauer (1788-1860) prof. marco apolloni

“Dei sette giorni della settimana, sei sono colmi di fatica e sudore, il settimo di noia”. La vita, sentenzia Schopenhauer, “oscilla come un pendolo, di qua e di là, tra il dolore e la noia”. –Arthur Schopenhauer

Le due opere da ricordare “il mondo come volontà e rappresentazione”, 1819. più specialistica. “Parerga e Paralipomena”, 1851. più divulgativa.

volontà vs. ragione La filosofia di Schopenhauer traccia una linea tra un prima e un dopo di lui; prima la ragione è stata posta al centro da ogni filosofo, dopo il baricentro filosofico si è spostato sul concetto di volontà. Concetto, questo, che verrà poi sviluppato e potenziato da Nietzsche; la cui filosofia è debitrice di quella schopenhaueriana.

Ogni filosofo pensa in relazione a qualche altro filosofo.

Lontananza da hegel Schopenhauer pensa in relazione di opposizione a Hegel. L’opposizione a Hegel è su tutta la linea. Mentre quella hegeliana è una filosofia votata alla storia ed eletta a sistema, quella schopenhaueriana è intimistica, cioè intimamente concentrata sul singolo e, inoltre, risulta anti-sistemica. La volontà irrazionale schopenhaueriana fa a pugni con l’assoluto razionale hegeliano.

vicinanza a kant Schopenhauer pensa però anche in relazione di aggiunta a Kant (di cui ha grande stima). L’addizione – per così dire – a Kant consiste nella convinzione schopenhaueriana di poter dire la cosa in sé, ovvero la realtà autentica e sotterranea delle cose, questa è: la volontà, o –più estesamente – il mondo come volontà.

Mondo come volontà vs. mondo come rappresentazione Il mondo come volontà presenta una forte similitudine con la realtà noumenica kantiana. È volontà insaziabile (non vuole altro che perpetrarsi). Il mondo come rappresentazione mostra delle somiglianze con la realtà fenomenica kantiana. È rappresentazione illusoria (“velo di Maya”).

la nascita di eros: platone, “simposio” Enunciato nel “Simposio” di Platone, il mito del concepimento di Eros da Poros, Espediente, e da Penia, Mancanza, avvenuto durante la festa per la nascita di Afrodite, è alla base della sua natura ambivalente; di entrambi i genitori, infatti, partecipa le due nature differenti. Poros, ubriacatosi di nettare, si addormenta e Penia ne approfitta per unirsi a lui. Come la madre, Eros desidera quello che non ha e, come il padre, fa di tutto per averlo. Quindi, pur non essendo sapiente, Eros ama la sapienza. In altri termini: pur non essendo perfetto, insegue la perfezione di cui è mancante.

Il mito di eros: fondamento dell’insanabile contraddizione umana Tale mito costituisce il fondamento dell’insanabile contraddizione umana: volere tutto, pur essendo limitati; contraddizione che produce quella brama incessante, che è la realtà in sé delle cose, la volontà appunto; volontà che nella sua insaziabilità, non permette all’uomo di sentirsi mai appagato, avuta una cosa, lo costringe a volerne un’altra, poi un’altra e così via ad infinitum.

Platone/socrate docet Platone potrebbe obiettare a Schopenhauer che sì, in quanto uomini siamo insaziabili, sempre mancanti di qualcosa, del resto siamo figli di Penia, però lo siamo anche di Poros, perciò non smettiamo mai di ricercare l’espediente giusto per ottenere ciò che vogliamo. E cosa vogliamo di più? Platone non ha dubbi: la conoscenza. Vero è che lui ha in mente l’uomo filosofo, modello ideale a cui tutti dovrebbero tendere, perché solo la conoscenza: libera dal “velo di Maya”. Conoscenza di cosa? Qui risponderebbe Socrate, dietro consiglio della Pizia: di se stessi.

Oltre il “velo di maya” Secondo il pensiero orientale, precisamente la tradizione vedica, c’è un velo, il “velo di Maya” appunto, che ci avvolge tutt’intorno, obnubilandoci. Cosa fare allora? Bucarlo, andare oltre. Annullare la volontà, praticando l’ascesi.

“la vita è sogno” Tutto è illusione. Noi, il nostro mondo… siamo tutti frutto di una gigantesca illusione. “La vita è sogno”, Schopenhauer conviene con il drammaturgo spagnolo del XVII secolo Calderon de la Barca.

La volontà è male Schopenhauer riconosce il valore della volontà, ma anziché abbracciare questa forza cieca, caotica e cosmica (come farà invece Nietzsche), la nega, l’annichilisce. La volontà che sta dietro alla brama di vivere dell’uomo è male secondo lui. Per questo la sua è la posizione di un pessimista. Perciò guarda con favore alla via verso la liberazione intrapresa dai guru/santoni di cui l’Oriente è pieno.

Più pessimista di così… “Il mondo è l’inferno”, secondo la pessimistica visione schopenhaueriana. Perché? Per auto-conservarsi l’uomo deve imporsi sui propri simili. Forse – chissà – è per questo che un altro filosofo, Sartre, dirà che “l’inferno sono gli altri”…

i palliativi L’arte è definita dallo stesso Schopenhauer come “una breve ora di ricreazione”, che è la benvenuta, ma non dà più di un sollievo passeggero. Poco meglio fa la compassione, ovvero quella capacità di com- patire, patire con gli altri, provare le loro sofferenze come se fossero le nostre. D’altronde gli uomini si dividono in due schiere: chi soffre già e chi dovrà soffrire.

la cura Se la volontà non vuole altro che volere di più, la chiave è volere di meno. Facile a dirsi, molto meno a realizzarsi. Un modo ci sarebbe, percorrendo un sentiero a dir poco irto e angusto, quello che conduce per la stretta via dell’ascetismo. Lo stesso scoperto e tuttora praticato in India. Qual è la ricetta? Castità e povertà, tanto per cominciare…

kirillov C’è un personaggio nato dalla penna di Dostoevskij, che compare ne “I demoni”, Kirillov, il quale sparandosi un colpo in testa pretende di emanciparsi dal pensiero di Dio e dimostrare così che l’uomo, volendo, può diventare dio di se stesso. Peccato per il prezzo da pagare per questa libertà…

Perché il suicidio non serve a niente? Beh, per Schopenhauer non funziona così. Il suicidio stesso non è che l’estremo atto della volontà, che a furia di volere di più, è arrivata persino a volere il di più costituito da una morte auto- inflitta. In definitiva, l’atto di annichilire la volontà resta pur sempre un atto di volontà.

“Il mio tempo e io non siamo fatti l'uno per l'altro: questo è chiaro “Il mio tempo e io non siamo fatti l'uno per l'altro: questo è chiaro. Ma è da vedere chi dei due vincerà il processo di fronte al tribunale dei posteri”. –Arthur Schopenhauer