Il saggio sull’Umorismo

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Transcript della presentazione:

Il saggio sull’Umorismo Luigi Pirandello

Il saggio Il saggio sull’Umorismo vede la luce nel 1908, Pirandello è già un autore affermato. Il saggio raccoglie parzialmente le lezioni tenute da Pirandello all’Istituto Superiore di Magistero di Roma. Di divide in due parti ben distinte: una di carattere storico-letterario, l’altra di natura filosofica. L’autore lavorava al testo sin dal 1904, anno in cui viene pubblicato Il fu Mattia Pascal. E il saggio è dedicato proprio: Alla buon'anima/di/Mattia Pascal/bibliotecario.

L’immagine della vecchia signora imbellettata: “Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico”.

Differenza fra comicità e umorismo Contrario = dissonanza tra la sostanza e le forme. Comico = avvertimento del contrario  riso che esplode Umoristico = sentimento del contrario  sorriso venato di malinconia. Fra questi due tempi c’è una riflessione che dall’avvertimento conduce al sentimento del contrario. Se si riflette oltre l'apparenza per guardare nell'interiorità della persona, che produce la situazione ridicola, allora il riso si trasforma in pietà.

Che cosa non è umorismo “ Vi è una babilonica confusione nell’interpretazione della voce umorismo. Per il gran numero, scrittore umoristico è lo scrittore che fa ridere: il comico, il burlesco, il satirico, il grottesco, il triviale: - la caricatura, la farsa, l’epigramma, il calembour si battezzano per umorismo. ”

Poetica dell’umorismo Nei testi umoristici, tragico e comico, riso e serietà sono indissolubilmente mescolati; da essi non emerge una visione ordinata e armonica della realtà, ma un mondo frantumato, pieno di  situazioni strane, assurde e paradossali. L’ umorismo rappresenta un modo per smascherare le convenzioni e le finzioni della vita sociale: esso fa  venire alla luce la vita nuda, quella autentica, con le sue contraddizioni, debolezze, assurdità , ipocrisie e sofferenze.

Il fu Mattia Pascal La poetica dell'umorismo si applica per la prima volta nel romanzo Il fu Mattia Pascal: l’impossibilità di vivere in una “forma sociale” e l’impossibilità di fuggirne generano  una situazione comica e nello stesso tempo tragica: la nuova identità, inventata, gli impedisce di rifarsi una vita, quando Mattia decide di tornare alla vecchia identità, nessuno lo vuole più riconoscere  e rimane confinato nella sua condizione di “morto vivente”. 

Uno, nessuno, centomila L’uomo si  crede uno ed è invece fatto di centomila immagini secondo cui gli altri lo vedono, il che equivale ad essere nessuno per se stessi, soffocati da una maschera imposta dall’esterno. La vicenda prende le mosse da un fatto apparentemente insignificante: il  naso del protagonista pende a destra. Egli non si era mai accorto di questo fatto, che però lo sconvolge e gli fa commettere ogni sorta di stranezze,  in  quanto  scopre che l’immagine che si è creato di sé non corrisponde a quella che gli altri hanno di lui.  Vitangelo Moscarda decide così di estraniarsi totalmente dalla vita sociale e si rifugia in un ospizio per poveri, in una condizione apparentemente gioiosa, anche se si intuisce la solitudine amara insita nella volontaria esclusione dal mondo. Anche qui l’impossibilità di risolvere la contraddizione genera  una situazione comica e nello stesso tempo tragica.

Umorismo nelle novelle Una gamma vastissima di situazioni umane, bizzarre, grottesche, paradossali. Il treno ha fischiato: il protagonista, schiavo di un mondo monotono e alienante, per un’improvvisa follia si abbandona al sogno ad occhi aperti di meravigliosi viaggi in località esotiche e lontane. Valvola di sfogo della fantasia, che prende il posto - almeno per un certo tempo - dell'amara realtà di tutti i giorni. La signora Frola e il signor Ponza umorismo creato dai due personaggi che a vicenda si dicono pazzi. tema caratteristico pirandelliano = il relativismo conoscitivo, nulla è certo tutto è relativo = ognuno ha la sua verità che nasce dal suo modo soggettivo di vedere le cose. La Signora Frola di fronte alle richieste insistenti di conoscere la sua vera identità, dirà di essere quella che ognuno crede che essa sia.

La polemica con Croce Tra le prime reazioni vi fu una breve recensione di Benedetto Croce, pubblicata nel 1909 su “La Critica”: per Croce non esiste un’essenza dell’umorismo, vi è soltanto l’atteggiamento storicamente mutevole che i singoli umoristi assumono nelle loro opere: Vi sono umoristi, ma non l’umorismo. Al contrario, Pirandello è convinto che esista un’essenza dell’umorismo: l’umorismo non è una categoria storica, ma un concetto relativamente stabile nel tempo che definisce un modo di atteggiarsi dell’uomo rispetto alla propria vita ed al mondo.

Ironia e umorismo: l’Orlando furioso e il Don Quijote. Per meglio comprendere l’umorismo Pirandello ricerca che cosa differenzi l’atteggiamento umoristico da quello ironico. Si rivolge pertanto alla storia della letteratura, e più precisamente dalla contrapposizione di due grandi opere che affrontano in una differente prospettiva il mondo antico degli ideali cavallereschi: L’Orlando furioso  atteggiamento ironico e il Don Quijote  atteggiamento umoristico.

L’ironia dell’Orlando Furioso L’Orlando furioso è, per Pirandello, il poema ironico per eccellenza. Il sorriso dell’ironia ha una funzione negativa: Ariosto descrive un mondo epico cui non crede più, lasciando ogni tanto percepire la sua estraneità ai valori del mondo cavalleresco. l’ironia si gioca sul limite tra l’adesione ingenua del lettore alla favola della narrazione e la sua complicità con l’autore che ne svela la natura illusoria. Esempio: Ruggiero sull’ippogrifo vola alto nelle regioni aeree del cielo. Ma, avverte Ariosto, resta tuttavia un uomo, di carne ed ossa: Non crediate, signor, che però stia per sì lungo cammin sempre sull’ale: Ogni sera all’albergo se ne gia schivando a suo poter d’alloggiar male. Nella favola, dice Pirandello, diviene evidente la realtà e il sogno si spezza: il sorriso ironico dell’autore ci strappa alla finzione aerea dell’ippogrifo e ci ricorda la stanchezza dei viaggi e le piccole quotidiane preoccupazioni del viaggiatore.

Don Quijote: umorismo e contraddizione Il riso in questo caso non sorge per ridestarci da qualche finzione, ma per mostrare l’inadeguatezza dei sogni e degli ideali del“cavaliere dalla triste figura”. Don Quijote scambia per giganti i mulini a vento, e noi lettori ridiamo per la cecità di quest’uomo, per la sua incapacità di accettare la prosaicità del reale, tuttavia il gesto comico del cavaliere che si fa disarcionare da un innocuo mulino a vento non è solo fonte di riso: ci costringe anche a pensare al nostro rapporto con il mondo, al nostro avere da tanto tempo rinunciato a cercare nel mondo reale il mondo fantasticato, i nostri sogni, i nostri ideali. Il lettore di Cervantes può ridere solo di un riso amaro, rendendosi conto che ridicola è proprio la grandezza e la nobiltà di Don Quijote: nel Don Quijote si manifesta una lotta disperata ai limiti della realtà, e nel suo fallimento vi è qualcosa di altamente tragico.

Conclusioni Il riso umoristico non ha la pienezza ingenua della comicità. Quando si passa dalla comicità all’umorismo, ridiamo ma insieme commiseriamo la sorte di chi pure troviamo ridicolo. Alla base dell’umorismo vi è una vera e propria contraddizione emotiva: ridicolo e compassione si fondono e il riso si vela di tristezza;  la contraddittorietà del sentimento nei confronti del personaggio umoristico (senso di estraneità e immedesimazione): ridiamo della lotta contro ai mulini a vento perché ci sentiamo così lontani dalle sue stranezze da poterne ridere tranquillamente, non siamo come Don Quijote, ma siamo pure uomini come lui, forse più cinici e disillusi, ma egualmente ogni tanto ci abbandoniamo alla dolcezza ingenua dell’incanto. All’ironia che svela la finzione delle favole si contrappone l’umorismo che esprime la contraddizione della realtà e della condizione umana.