GORGIA da Leontini (485-376 a.C.) Di ANNALISA BARBERA III B A.S. 2017/2018
LA VITA: Gorgia fu un grande pensatore della sofistica, nacque a Leontini, in Sicilia, nel 485a.C. e fu discepolo di Empedocle di Agrigento. Il detto “Fare il Gorgia” si usa perché Gorgia, inventore dell’arte retorica, era molto abile come oratore e quando difendeva le sue teorie parlava di tutto e su tutto. Ebbe una vita lunghissima, si dice che superò i 100 anni e che non fosse sapiente (colui che sa), ma saggio (colui che ha delle conoscenze e prende le decisioni migliori). Anche con lui abbiamo le antinomie (dal latino: anti=opposto; nomos=cose), ossia su una cosa si può dire una teoria e il suo contrario, quindi non esiste una sola verità universale. Due suoi importanti scritti sono: l’Encomio di Elena e l’Apologia di Palamede . Morì vecchissimo nel 376 a.C., senza mai smettere di lavorare e studiare.
Il PENSIERO: Gorgia E se anche si potesse conoscere, la nostra conoscenza non sarebbe comunicabile agli altri. Ma se anche esistesse qualcosa, non sarebbe conoscibile. Nulla esiste. L’essere o ente Non è ingenerato Non esiste Non è eterno
Secondo Gorgia: non esiste l’essere, ma esiste il non ente: ovvero ciò che non è mai identico a se stesso perché è in continuo divenire. Quindi, l’unico modo che abbiamo per conoscerlo è quello di percepirlo attraverso le sensazioni; l’essere non può essere eterno, perché ammetterebbe l’esistenza di qualcosa che non ha né un inizio né una fine, ma se non ne ha non esiste; l’essere non può essere ingenerato, perché se esistesse dovrebbe essere per forza generato da qualcosa; se pensiamo a qualcosa non vuol dire che esiste, perché il pensiero non è vita;
Secondo Gorgia quindi non esiste nulla di oggettivo: Se anche le cose esistessero, non sarebbe possibile né conoscerle né pensarle né comprenderle perché il pensiero non rispecchia la realtà come sta a dimostrare il fatto che possiamo pensare cose inesistenti. Se anche fossero conoscibili, non potrebbero essere conoscibili ad altri perché il mezzo di comunicazione è la parola la quale non può mai identificarsi con la realtà e ha una natura diversa rispetto alle cose. La visone della vita di Gorgia è tragica. Per lui gli uomini non sono né liberi né responsabili, ma soggiogati da forze ignote: il Fato; il Caso; le Passioni; la forza delle Parole.
La DEMAGOGIA e il LOGOS: La demagogia è l’arte di quelle persone che calibrano le proprie parole in base all’uditorio, facendo anche promesse che non si possono mantenere. Il linguaggio dunque è un’illusione e ha il potere di convincere gli altri. Ma se il linguaggio(o logos) permette di dipingere la realtà che si pensa, allora il linguaggio corrisponde all’essere di cui parla Gorgia. Questo perché c’è un modello delle cose così come ci appaiono attraverso i nostri sensi e l’apparenza non è un errore ma l’unica forma di essere che possiamo conoscere. Quindi la conoscenza umana deve limitarsi all’esperienza sensibile.
L’ENCOMIO DI ELENA: L’Encomio di Elena è una delle opere più importanti di Gorgia in cui il filosofo prende le difese di Elena, il motivo per cui scoppiò la guerra di Troia, dicendo che è innocente perché: c’è stata la volontà degli dei o una necessità; si è fatta trasportare dall’amore per Paride e il piacere per l’uomo è una grande tentazione ed è imprevedibile; si è lasciata persuadere dalle parole di Paride, infatti le parole sono un’arma e sono capaci di scatenare guerre, ma anche portare la pace poiché si possono fare trattati per risolvere i problemi (antinomia). La parola è anche legata alla legge, che aiuta a risolvere le questioni. è stata costretta fisicamente, essendo stata rapita, e quindi la responsabilità è del più forte (il rapitore) e non del più debole (la rapita).
Il NOMOS e la LEGGE NATURALE: Il nòmos, dal greco, non significa solo legge, ma anche usi, costumi, tradizioni, regole morali e sociali, in sintesi tutte le norme che tengono unite una comunità di uomini. Tuttavia nel corso del V secolo il nòmos venne percepito come una semplice creazione umana quindi poteva e doveva essere criticato perché introduceva differenze tra gli uomini laddove questi sono per natura uguali. Perciò si comincia a parlare di cosmopolitismo, ossia l’uomo cittadino del mondo e uguale agli altri. Ma anche in questo caso il nòmos venne criticato perché considerava gli uomini uguali laddove per natura sono diversi. Ma per Gorgia era più potente la legge naturale o legge del più forte (non fisicamente ma con la parola) che troviamo nell’Encomio di Elena dove dice: “E’ naturale non che il più debole sia di impedimento al più forte, ma che il più debole sia dominato e condotto dal più forte e che il più forte guidi e che il più debole segua.”
La funzione degli DEI: Secondo Crizia, un aristocratico parente di Platone, le divinità, così come le leggi, sono state inventate dagli uomini per rafforzare e giustificare il potere politico di chi governa. Quindi la divinità è una falsificazione della realtà e solo uno strumento di potere per indurre il popolo a rispettare le leggi. Protagora sostiene, invece, che non possiamo affermare l’esistenza degli dei visto che non ci sono fenomeni corrispondenti a loro, l’argomento è troppo oscuro e la vita umana troppo breve. Si parla quindi di agnosticismo religioso, ossia di quella posizione filosofica secondo la quale non è dato sapere nulla circa la divinità: non si può né affermare l’esistenza degli dei né il contrario, possiamo solo sospendere il nostro giudizio. Infine, secondo Prodico di Ceo la religione serve per la civilizzazione dell’uomo e per consolidare la sua fiducia nel progresso.
Fonti: “Skepsis”, libro di filosofia per le scuole superiori; www.aiutodislessia.net