SOCIOLOGIA DELLE PRATICHE CULTURALI (ex CULTURE URBANE)

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Transcript della presentazione:

SOCIOLOGIA DELLE PRATICHE CULTURALI (ex CULTURE URBANE) Lez.10 - 16 ottobre 2017 Prof.ssa Raffaella Ferrero Camoletto Ricevimento: mercoledì h.14,30-17,30 (concordare appuntamento concordato via email: raffaella.ferrerocamoletto@unito.it), Dipartimento di Culture, Politica e Società (CPS), CLE, 3° piano, blocco D4, stanza 3D403

Norbert Elias: Civilizzazione - raffinamento dei costumi (etichetta) - innalzamento della soglia del pudore e della ripugnanza - spostamento del corpo nel retroscena (“muro degli affetti”) […] Ciò che mancava in questo mondo cortese […] era quell’invisibile muro di affetti che oggi sembra levarsi tra i corpi degli uomini, separandoli e respingendoli, quel muro che oggi si avverte già soltanto avvicinandosi a qualcosa che è entrato in contatto con la bocca o con le mani di qualcun altro, e che si manifesta come un sentimento di disgusto alla mera vista di molte funzioni fisiche altrui, o spesso anche alla loro semplice menzione, oppure come un senso di vergogna quando le nostre funzioni sono esposte alla vista altrui, e non soltanto allora” (Elias, La civiltà delle buone maniere, 1969)

“Tra i sintomi di questo processo [di civilizzazione] vi è anche il fatto che per noi è imbarazzante parlare o anche solo sentir parlare i molti argomenti che Erasmo ha affrontato” “[…] il nostro comportamento è proprio il frutto di quello che noi definiamo <incivile>. […] La civiltà […] è in realtà un processo, o parte di un processo, nel quale noi stessi siamo coinvolti” Dai manuali del Medioevo: “E’ incivile salutare colui che urina o si svuota il ventre. […] E’ pericolo per la salute trattenere l’orina, è segno di verecondia emetterla in segreto. Vi sono alcuni che ammoniscono i giovani a trattenere le ventosità serrando le natiche. Ma non è civile rischiare una malattia per volersi mostrare urbani. Se è possibile allontanarsi, lo si faccia da soli. Altrimenti, è sempre valido l’antichissimo proverbio: nascondi il rumore con la tosse. […] Leggi Chiliade: un colpo di tosse per un peto” NB: Regole dedicate agli adulti, non ai bambini

Civilizzazione come: socializzazione del corpo razionalizzazione del corpo individualizzazione del corpo => Valore sociale e morale = autocontrollo corporeo ed emotivo Vd. educazione del bambino perdita di controllo corporeo dell’anziano

Le buone maniere nella gestione del corpo… “Erasmo parla con piena naturalezza di cose di cui noi ormai consideriamo disgustoso discutere. […] Viene infatti avanzata senza esitazione l’esigenza di sottrarre alla vista altrui il soddisfacimento dei bisogni naturali […] La legge del silenzio su queste necessità naturali si afferma sempre di più. […] In questa fase, molte consuetudini che sotto un certo aspetto sono diventate per noi una <seconda natura> non vengono ancora imposte sotto questa forma, non sono ancora diventate autocostrizioni automaticamente funzionanti. […] Questa necessità di appartarsi dalla vita pubblica per soddisfare i bisogni naturali, e la regolamentazione e fissazione della vita istintiva che vi corrispondono, furono possibili soltanto perché all’accresciuta sensibilità corrispose l’evoluzione di un apparato tecnico che risolse in modo soddisfacente questo problema della separazione di quelle funzioni dalla vita sociale, relegandole per così dire dietro le quinte”

a cura di Raffaella Ferrero Camoletto Erving Goffman: centralità della gestione dell’apparenza e del controllo delle impressioni (Il comportamento in pubblico, 1971, ed. orig. 1963) “uno dei mezzi più evidenti con cui l’individuo si dimostra presente alla situazione è la gestione disciplinata del proprio aspetto apparente o della «facciata personale», vale a dire l’insieme di vestiti, trucchi, acconciature e altri ornamenti esterni che si porta addosso” mancanza di appropriatezza e controllo del proprio aspetto personale come segno di incompetenza sociale compostezza del viso come controllo delle espressioni facciali e produzione di espressioni adeguate all’occasione a cura di Raffaella Ferrero Camoletto

Relazioni in pubblico (1971) Spazio personale: “lo spazio che circonda un individuo, uno spazio in cui, se entra qualcun altro, l’individuo si sente come invaso, al punto di provare fastidio e talvolta di ritrarsi” (p.32) => Territori del sé “rivendicazione sul territorio”, su “un campo di cose –una riserva – […] i confini di questo campo sono di solito pattugliati e difesi dal rivendicante” (p.31-32) Territori: fissi: definiti per legge (es. proprietà privata) situazionali: resi disponibili “mentre sono in uso” (es. panchina) “riserve egocentriche”: si spostano con il rivendicante (es. borsa)

Violazioni: col corpo (toccare) - con lo sguardo (es. sguardi importuni) “è una regola della nostra società: quando i corpi sono nudi, gli sguardi sono vestiti” - interferenza sonora rivolgere la parola secrezioni fisiche (secrezioni del corpo; odori; calore del corpo; segni di potenziali secrezioni)

Disattenzione civile: “concedere all’altro un’attenzione visiva sufficiente a dimostrare che se ne è notata la presenza (e che si ammette apertamente di averlo visto), distogliendo subito dopo lo sguardo per significargli che non costituisce l’oggetto di una particolare curiosità o di un’intenzione specifica” (Il comportamento in pubblico, p.86) Es. due passanti che si incrociano sul marciapiede Coperture: occhiali da sole, ventaglio, guardare con la coda dell’occhi Differenze di subculture, di classe ed etniche, e di età disattenzione civile connessa al mantenimento di un comportamento corretto, sospesa se quest’ultimo viene trasgredito: Es. fissare qualcuno come forma di sanzione o controllo della situazione

controllo sul corpo come controllo sul sé (Asylum, 2001, ed. orig Caso delle istituzioni totali “L’individuo ritiene, di solito, di esercitare un controllo sul modo in cui appare agli occhi degli altri. Per questo ha bisogno di cosmetici, vestiti, e di strumenti per adattarli, aggiustarli, renderli più belli; di un luogo accessibile, sicuro, dove poter conservare queste scorte e gli strumenti di lavoro – in breve, l’uomo ha bisogno di un corredo per la propria identità per mezzo del quale poter manipolare la propria facciata personale” (p.49-50)   

Forme di “mortificazione corporea del sé” *  spoliazione di tale “corredo per l’identità” (es. uniforme) * “deturpazione fisica” (marchi, taglio dei capelli, ecc.) * esposizione contaminante (nudità fisica, intimità fisica forzata)

Se cultura si incorpora nel corpo e si rinaturalizza… oggi crescente riflessività del corpo: corpo come compito (Bauman) e come progetto (Giddens) tecniche del corpo riflessive (Crossley): pratiche di manipolazione/mantenimento del corpo che comportano un lavoro consapevole e intenzionale sul corpo Es. Giddens: manualistica self-help su come gestire il nostro corpo

Caso empirico: rendere (in)visibile il lavoro corporeo