Realizzato da: Margherita Crapanzano IV B A.S. 2017/2018 Tommaso campanella Realizzato da: Margherita Crapanzano IV B A.S. 2017/2018
LA VITA Giovanni Domenico Campanella nacque a Stilo, in Calabria nel 1568; Egli fu seguace del naturalismo telesiano; A quindici anni entrò in convento dove assunse il nome di fra Tommaso; Nel 1588 si recò a Cosenza per incontrare Telesio, ormai in fin di vita; Nel 1591 pubblicò a Napoli la Philosophia sensibus demonstrata, opera scritta per difendere la filosofia naturale telesiana dagli attacchi degli aristotelici; Nel 1592, a causa dell’adesione alla filosofia telesiana, subì il primo processo e venne incarcerato nel convento di San Domenico accusato di aver ricevuto il suo eccezionale sapere da un demone; L’ordine domenicano lo ingiunse a tornare in Calabria ma egli non obbedì e si trasferì prima a Firenze e poi a Padova, dove conobbe Galileo; Nel 1594, venne nuovamente arrestato per ordine dell’inquisitore padovano; Nel 1595, venne costretto all’abiura e trasferito in un convento sull’Avellino, dove compose il Dialogo e politico contro Luterani, Calvinisti altri eretici; Nel 1597, fu costretto dai suoi superiori a ritornare in Calabria;
Nel 1598, venne incarcerato a Napoli, dove temendo di essere condannato a morte per eresia decise di simulare la follia; dal momento che la Chiesa vietava di uccidere i pazzi perché incapaci di pentirsi sul punto di morte; La prigionia durò fino al 1626 ma soltanto all’inizio del 1629 giunse il definitivo proscioglimento da ogni imputazione; In questo lungo arco di tempo il filosofo scrisse gran parte delle sue opere: la Metafisica, la Teologia, l’Apologia pro Galileo, la Città del Sole ecc… All’ inizio degli anni Trenta del XVII secolo si rifugiò in Francia per sfuggire a nuove minacce delle autorità di Napoli; Successivamente si trasferì a Parigi dove, si inserì nel dibattito culturale, e curò la pubblicazione della propria Opera omnia; Morì a Parigi il 21 maggio 1639.
concetto antiaristotelico e naturalismo telesiano Il Del senso delle cose e della magia, è un’opera di impronta antiaristotelica in cui Campanella espone compiutamente temi di chiara ascendenza telesiana: tutti gli enti naturali sono prodotti dallo scontro del freddo e del caldo e dall’azione del calore solare sulla materia terrestre; Gli animali sono dotati di sensibilità, così come gli elementi che li costituiscono; Il senso è «passione», ovvero percezioni di una alterazione di sé; All’origine del piacere e del dolore vi sono le sensazioni di conservazione e distruzione; Lo spirito è il soffio vitale costituito di materia purificata dal calore solare; Ogni conoscenza, sotto forma di memoria, immaginazione e intellezione è ricondotta alla sua origine sensibile; L’unico elemento che distingue l’uomo dagli animali è la presenza di una mens di origine divina.
Campanella, dunque, nel De senso delle cose e della magia ripropone l’idea telesiana di una natura interamente costituita da una realtà animale: ‘‘Or se gli animali, per consenso universale, hanno sentimento, e da niente il senso non nasce, è forza dire che sentano gli elementi, lor cause, e tutte, perché quel che ha l’uno all’altro convenire si mostrarà. Sente dunque il cielo e la terra e il mondo, e stan gli animali dentro a loro come i vermi dentro il ventre umano, che ignorano il senso dell’uomo, perché è sproporzionato alla loro conoscenza piccola’’. Il naturalismo campanelliano a differenza di quello telesiano presenta un’accentuata connotazione mistica e magica. La magia, per Campanella, è un’indagine su Dio e sulla natura, finalizzata all’applicazione pratica dell’operare umano: comprende religione, medicina e astrologia ed è connessa con le arti e le scienze.
METAFISICA E GNOSEOLOGIA Campanella si discosta da Telesio anche in campo gnoseologico. Egli distingue il «senso interno», che è l’innata conoscenza di sé, e il «senso esterno» che è la conoscenza acquisita che riguarda le modificazioni operate nell’anima dalle cose esterne. L’autocoscienza è anche la via diretta con cui l’uomo coglie i principi metafisici. Infatti, noi siamo consapevoli di potere, sapere e amare: queste caratteristiche estese a tutta la natura portano alla dottrina delle tre primalità secondo la quale ogni ente è costituito: Potenza, in quanto può agire; Sapienza, in quanto conosce; Amore, in quanto ama essere ciò che è In Dio i tre principi sono illimitati e, dunque il suo essere è infinito. Negli enti finiti, invece, sono soggetti alle limitazioni dovute alle opposte primalità del non essere: impotenza, insipienza e odio; per questi gli enti mutano e muoiono