Ermetismo Il termine “Ermetismo” fu usato per la prima volta dal critico Francesco Flora nel libro La poesia ermetica, del 1936. Il termine con un’accezione negativa, per il carattere oscuro della poesia di giovani come Gatto, Luzi, Bigongiari. Il modello che seguivano era quello di Ungaretti.
Ermetismo, nella storia letteraria, indica dunque quella linea poetica –tra gli anni Trenta e Quaranta- che proponeva la “poesia pura”, assoluta, lirica, priva di riferimenti al discorso logico e ideologico. Firenze, dove si stampavano le riviste «Il Frontespizio» e «Campo di Marte», fu l’epicentro del movimento, la cui data iniziale viene fatta coincidere con la pubblicazione, nel 1932, di Isola di Gatto. La tendenza ermetica durò fino agli inizi degli anni Cinquanta (Luzi, Sereni).
Con la caduta del fascismo e il precipitare della situazione politica e sociale, la linea ermetica fu abbandonata. Iniziava a prevalere una letteratura responsabile e capace di raccontare la realtà (Neorealismo).
-Alfonso Gatto, Mario Luzi, Piero Bigongiari -In qualche modo ermetici Quasimodo, Ungaretti e Montale, pur non essendo stati mai interni al movimento Montale aveva dichiarato la propria equidistanza tanto dalla poesia pura che dall’Ermetismo. Tuttavia Le occasioni rimandava a dei riferimenti e a delle suggestioni ermetiche.
La teorizzazione estetica ermetica identifica vita e poesia La teorizzazione estetica ermetica identifica vita e poesia. «Nessun’altra teologia all’infuori della poesia», si afferma su «Campo di Marte»: dunque la poesia consente l’accesso ad una dimensione esistenziale sacra e profondamente umana, universale, astorica e atemporale.
Nel 1938 il critico Carlo Bo scrive Letteratura come vita, una sorta di manifesto dell’Ermetismo. Bo afferma che la letteratura non è una pratica, una «professione» ma una «condizione» esistenziale, che consente agli autori di riflettere e tornare sulla vita interiore. Dunque la lett non può essere attenta alle sollecitazioni del «tempo minore», ma deve «svolgersi in una sospensione di reazioni fisiche, in un golfo di attesa metafisica»
Questa «vita dello spirito» -indagata dalla lett- si esprime nella poesia, «unica nostra ragione d’essere», unica «dignità» possibile. Gli ermetici si allontanano dal contingente per tutelare l’universale umano, affidarlo ad una purezza che esclude la realtà.
«Il Frontespizio» «Campo di Marte», «Corrente», «Prospettive» L’Ermetismo pratica il simbolismo, l’analogia che serve ad elidere, le corrispondenze surreali, la ricerca sonora e musicale, la scrittura alogica Esistenzialismo e intimismo cattolico sono i riferimenti ideologici dell’E
Astrazione, rarefazione evocativa e lirica; Analogie, semplificazione del lessico Soppressione dei determinativi (articoli) per privilegiare la parola; Riduzione dei nessi grammaticali e sintattici Endecasillabo
Giuseppe Ungaretti U cerca e pratica una lirica essenziale ed assoluta, capace di riflettere il vuoto e la consunzione del linguaggio. La sua poesia parte dalla constatazione dell’esaurimento di tutte le potenzialità della parola. Per questo U cerca il silenzio, il segreto, e pratica una mistica della parola che staglia la poesia sullo sfondo della tradizione.
La vita Per questo U si allinea al simbolismo europeo. Nato ad Alessandria d’Egitto, 1888, apparteneva ad una famiglia emigrata dalla zona di Lucca. Ad Alessandria si legò ad Enrico Pea e ai fratelli Thuile. Nel 1912 si traferì a Parigi, dove frequentò Apollinaire e conobbe Soffici, Papini, Palazzeschi; Iniziò a collaborare a «Lacerba»
La vita Trasferitosi a Milano, irriducibile interventista, partecipò come soldato semplice alla guerra, combattendo sul Carso. Nel 1916 esce Il porto sepolto Nella primavera del ‘18 il suo reggimento passò a Parigi e lì si stanziò come corrispondente del giornale fascista «il Popolo d’Italia»; Nel 1919 uscì Allegria di naufragi
La vita 1920 sposa Jeanne Dupoix, da cui avrà Ninon e Antonietto 1921 a Roma, lavora per il Ministero degli Esteri 1928 piena adesione al fascismo e conversione religiosa Collabora ai maggiori periodici italiani e stranieri; tiene cicli di conferenze in tutta Europa
La vita e nel mondo. 1933 Sentimento del tempo 1936 si trasferisce in Brasile Dopo aver perso il figlio Antonietto, torna in Italia 1939 Il dolore 1969 Vita d’un uomo
La poetica La poesia di U nasce dalla congiunzione di due opposte tensioni: il senso d’avventura e la percezione dello spaesamento, dell’esilio. Allo stesso modo U è attratto dalle avanguardie ma si allinea nel solco della tradizione. Alla base della sua formazione c’è l’esperienza francese e il contatto con il simbolismo europeo.
La poetica Prima dell’esperienza della guerra era entrato in contatto con la cultura espressionista: per questo motivo IL SUO SIMBOLISMO SI ARRICCHISCE DI DATI ESISTENZIALI-AUTOBIOGRAFICI. La sua poesia reca sempre le tracce di un’esistenza concreta, deve raccontare la vita di un uomo.
La poetica Questa immagine di umanità emerge dal silenzio, dal vuoto, in un grido che afferra il senso profondo della condizione naturale. U. non ha una prospettiva sociale, non attacca la società; tuttavia la sua poesia riesce a raccogliere –nel dato autobiografico ed esistenziale- la condizione di un’epoca, il senso profondo dei valori collettivi. È anche una poesia “generazionale”
La poetica Per U la poesia è l’unica possibile testimonianza dell’uomo, è sacra, resiste alle distruzioni della storia; essa adopera una parola essenziale e scarnificata, «moderna», lontanissima dalla retorica dannunziana.
La poetica dell’analogia Tutta l’esperienza di U è dominata dalla poetica dell’analogia. Nel primo momento, quello dell’Allegria, è caratterizzato da un’assoluta concentrazione linguistica, che riduce al minimo la parola e spezza il ritmo del verso, fino alla sillabazione. I componimenti di questo momento sono
La poetica dell’analogia brevissimi (Mattina, M’illumino/d’immenso), versi essenziali che sconvolgono ogni consuetudine metrico sintattica. Sparisce la punteggiatura, la parola lirica si isola nel suo nucleo primigenio. In un secondo momento, negli anni Trenta, con Sentimento del tempo, la poesia cerca espressioni più distese, recupera le forme più eleganti e preziose
Barocco Della tradizione, ritorna alla metrica tradizionale, guarda ai modelli supremi di perfezione Leopardi e Petrarca. Il linguaggio non è più scarno ma si avvolge in complessi intrecci, tra suggestioni e immagini analogiche. Questa seconda fase porta U alla scoperta del Barocco: tutto il linguaggio della letteratura universale è per lui un immenso repertorio di analogie, uno sterminato
barocco campo di immagini e metafore che possono essere combinate all’infinito. Il lavoro del poeta è ora la manipolazione magica e sacrale di tutte queste forme. La poesia è un’inchiesta sui nuovi segreti da scoprire, sui misteriosi legami tra le parole, che alludono ad una realtà profonda e inconoscibile. La parola recupera il suo significato
religioso e la continuità dei valori eterni dell’uomo. U concepisce tutta la sua opera come un rapporto di analogie, un intreccio di riscritture, correzioni, perfezionamenti; tutto è in relazione, tutto si tiene.
Simbolismo Talvolta U porta all’estremo la sua concezione simbolista della poesia; spesso l’affermazione del valore sacrale della parola poetica resta qualcosa di astratto e programmatico, lontano da un’autentica capacità di conoscenza.
L’Allegria L’Allegria è la raccolta che contiene tutta la prima produzione di U, quella tra il 1914 e il 1919 I primi componimenti rivelano la concentrazione del poeta sulla parola. La guerra porta al confronto tra l’io poetico e la realtà esterna minacciosa, la natura ostile e indifferente. La poesia è un modo per affermare nel
vuoto minaccioso la tragica dignità di un destino umano e collettivo vuoto minaccioso la tragica dignità di un destino umano e collettivo. La guerra appare come un dato ineluttabile: il paesaggio, percorso dalle macchine belliche, è espressione di una violenza naturale ed artificiale. L’io prova ad affermare la sua vitalità, ad attaccarsi alle illusioni per sopravvivere («Ungaretti/ uomo di pena/ti basta un’illusione /per farti coraggio»)
Lo stesso titolo Il porto sepolto –ad Alessandria si credeva vi fosse un antico porto sepolto nella sabbia- allude a «ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile» e alla funzione della poesia come scavo alla ricerca di un «nulla/ d’inesauribile segreto». Il titolo Allegria – quello originario era Allegria di naufragi- allude alla paradossale vitalità che si afferma in mezzo alla morte
alla forza allegra della sopravvivenza nel vuoto e nel naufragio. Questo è il senso della condizione moderna, il residuo vitale di un’umanità che ritrova se stessa nel nulla, nello svuotamento, nella sopravvivenza incosciente ed euforica. Questa poesia raggiunge i suoi risultati migliori quando registra lo svuotamento dell’io annullato dalla esperienza della guerra.
L’io diviene parte del paesaggio bellico: «eccovi un’anima/ deserta/ uno specchio impassibile». L’analogia mette sullo stesso piano il mondo scarnificato e l’io, che coincide con il paesaggio carsico. La parola è ridotta, l’io poetico si identifica col grado zero dell’universo. Talvolta vi sono elementi di nostalgia e di meditazione morale.
Sentimento Sullo sfondo desolato della guerra la parola poetica si allontana dal linguaggio consumato: la distruzione è un fatto naturale, connaturata al vivere stesso. Nei componimenti successivi alla guerra –in quelli nell’ultima sezione di A- U va verso forme più allargate, distese, composte. Nella successiva raccolta –Sentimento del tempo-
torna all’endecasillabo, alla punteggiatura, alle immagini della poesia tradizionale. Le esperienze che condizionano questa fase sono legate a Roma, la città barocca per eccellenza, in cui il p sperimenta l’orrore del vuoto e i ricostituirsi dello spazio. Inoltre, in questo momento U vive la sua conversione religiosa. Questa è la poesia dell’analogia, un arcano dialogo tra voci diverse ricavate dal fondo della
natura. Il gioco poetico confonde concreto e astratto, sommerge la parola sotto metafore; l’anima si ricava da immagini sfuggenti, proietta se stessa in forme del mito. I componimenti migliori sono quelli in cui il poeta si libera da questo reticolato di analogie e affronta temi legati alla solitudine dell’uomo di fronte al male e alla morte
Il Dolore Nel 1947 pubblica Il Dolore, raccolta legata alla scomparsa del figlio, del fratello, alle immagini dell’occupazione nazista di Roma. Il verso endecasillabo si modula in un discorso disteso, accorato, essenziale, un amaro accordo musicale.