Il processo di deformazione dell'uomo

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Transcript della presentazione:

Il processo di deformazione dell'uomo I VIZI CAPITALI Il processo di deformazione dell'uomo

Cosa sono i vizi capitali? I vizi capitali sono desideri non ordinati verso il Bene sommo, cioè Dio, all'origine di tutti i peccati. Il "vizio" è infatti una abitudine o propensione: quando si trasforma in "atto" diventa peccato capitale. Pur essendoci evidentemente all'origine una certa propensione, prima del vizio vi è l'atto peccaminoso: è la ripetizione a creare l'abitudine e quindi il vizio. Il vizio infatti è un "habitus" dell'anima, come anche la virtù, acquisita però attraverso la ripetizione di atti buoni (S. Tommaso).

DESIDERIO, PROPENSIONE DESIDERIO, PROPENSIONE Un circolo … vizioso ATTO PECCAMINOSO DESIDERIO, PROPENSIONE DESIDERIO, PROPENSIONE RIPETIZIONE DELL'ATTO

I termini "vizio" e "capitale" Il "vizio" mette in rilievo l'impotenza del soggetto di fronte alle sue azioni, delle quali, più che autore, se ne sente schiavo. Chi ha un vizio si trova a fare quello che non vorrebbe fare e si sente umiliato e mortificato per quello che fa. Il vizio è potenza negativa che impedisce all'io la libertà e l'autenticità, imprigionandolo in un mondo di tenebra e di male. Questi vizi sono detti "capitali" non perché siano i più gravi (alcuni di essi non superano la colpa veniale) ma perché sono origine di molti peccati (da "capo": colui che presiede e guida).

La classificazione occidentale settenaria" L'elenco dei vizi capitali cui facciamo riferimento deriva da San Gregorio Magno (+ 604): Superbia: il desiderio disordinato di essere superiori agli altri, fino al disprezzo degli ordini e delle leggi. Avarizia: il desiderio disordinato dei beni temporali. Lussuria: la dedizione al piacere e al sesso. Invidia: la tristezza per il bene altrui, percepito come male proprio. Gola: l'abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola. Ira: il desiderio disordinato di vendicare un torto subito. Accidia: il lasciarsi andare al torpore dell'animo, fino a provare fastidio per le cose spirituali, e in particolare l'abbandono della preghiera e dell'amicizia verso Dio perché faticosa.