Un vescovo fatto popolo Oscar Romero Un vescovo fatto popolo 1917-1980
Oscar Romero nasce a Ciudad Barrios di El Salvador il 15 marzo 1917 da una famiglia modesta. Avviato all’età di 12 anni come apprendista presso un falegname, a 13 entrerà nel seminario minore di S. Miguel e poi, nel 1937, nel seminario maggiore di San Salvador retto dai Gesuiti. All’età di 20 anni fa il suo ingresso all’Università Gregoriana a Roma dove si licenzierà in teologia nel 1943, un anno dopo essere stato ordinato sacerdote. Rientrato in patria si dedicherà con passione all’attività pastorale come parroco.
Nel 1977 Monsignor Oscar Romero diventa Vescovo in Salvador. La situazione politico-sociale è gravissima: proprietari terrieri e ceti industriali, appoggiati dal Governo, nonchè dall'Esercito, sono decisi a tenere a freno le agitazioni dei campesinos e del popolo. L'ombra del comunismo è temuta: le condizioni di vita della gente più umile sono miserevoli. Molti sacerdoti e religiosi hanno imbracciato il fucile in aiuto degli indifesi e tra di essi vi è Padre Rutilio Grande, amico del Vescovo, che presto viene barbaramente ucciso.
Le pubbliche votazioni elettorali sono ostacolate a costo di far scorrere il sangue: monsignor Romero dapprima prudente è accusato di essere dalla parte dei ricchi e delle classi borghesi; poi quando sequestri, sparizioni e delitti brutali si infittiscono, il suo impegno quotidiano diventa sfida e missione fino a celebrare una domenica un'unica Messa in tutto il Salvador, come segno di lutto ed in memoria per la morte di padre Grande, di un vecchio e di un bambino del tutto innocenti, e ciò malgrado le perplessità della stessa Commissione Episcopale Salvadoregna. Successivamente si fa ricevere dal Presidente designato, ma non ottiene rilasci di prigionieri politici, sentendosi affermare per iscritto che questi sono "inesistenti". Personalmente, Monsignor Romero va a riprendersi in prigione, dove è stato torturato, il giovane sacerdote Osuna, uno dei suoi preti "ribelli" e guerriglieri, strappandolo così alle ire del duro Tenente Columa..
Le retate e gli episodi più terribili si susseguono: un soldato spara perfino al tabernacolo di una chiesa ridotta a bivacco ed il Vescovo sotto il fuoco raccoglie le ostie consacrate. Trattenuto dalla polizia e poi rilasciato, il Vescovo diventato persona scomoda è ormai minacciato di morte. Nell'ultima sua omelia, egli invoca la pace, condanna la lotta fratricida che con le armi insanguina il Salvador, richiama ricchi e poveri alla verità del messaggio evangelico e dall'altare "ordina" il suo fermo "no alla brutalità della repressione". Ma un sicario, lo uccide in Chiesa durante il sacro rito della Messa e l'eroico Vescovo muore il 24 marzo 1980, testimone e martire per il Salvador e per la Fede
..dai suoi scritti...
Fratelli, come vorrei incidere nel cuore di ognuno questa grande idea: il cristianesimo non è un insieme di verità da credere, di leggi da osservare, di proibizioni! Così sarebbe molto ripugnante. Il cristianesimo è una persona, che mi ha amato tanto, che reclama il mio amore. Il cristianesimo è Cristo.
Una religione fatta di Messa domenicale ma con settimane ingiuste non piace al Signore. Una religione fatta di molte preghiere ma con ipocrisie nel cuore, non è cristiana. Una Chiesa che si stabilisse solo per star bene, per avere molto denaro, molte comodità, ma che dimenticasse di protestare contro le ingiustizie, non sarebbe la vera Chiesa del nostro divino Redentore.
Sarebbe bello che chi ha qualcosa distribuisse, e dividesse come fratello, come compagno di mendicità del povero. Tu sei un mendicante. Anche io sono un mendicante; perché ciò che possiedo Dio me lo ha prestato. Nell’ora della morte dovrò restituirlo tutto. Questo è quello che predica la Chiesa: che Dio ha dato a tutti perché tutti avessimo potuto fare del mondo, creato da Dio per la felicità di tutti, un’anteprima del regno dei cieli. E noi cristiani che viviamo la speranza di questo cielo, viviamo sperando di potercelo guadagnare, compiendo la giustizia e l’amore su questa terra.
Sarebbe necessario cercare Gesù Bambino, non nelle immagini graziose dei nostri Presepi. Sarebbe necessario cercarlo tra i bambini denutriti che si sono avvicinati questa sera senza avere cosa mangiare, fra i poveri venditori dei giornali che dormiranno coperti di giornali davanti ai portoni.
Maria è l’espressione del bisogno dei salvadoregni. Maria è l’espressione dell’afflizione di quelli che stanno in carcere. Maria è il dolore delle madri che hanno perso i loro figli e nessuno gli dice dove stanno. Maria è la tenerezza che cerca afflitta una soluzione. Maria sta nella nostra patria come in un vicolo cieco, ma aspettando che Dio venga a salvarci. Imitiamo questa povera di Jahweh e sentiremo che senza Dio non possiamo nulla, che Dio è la speranza del nostro popolo, che solo Cristo, il Divino Salvatore, può essere il salvatore della nostra patria.
Un Vangelo che non tenga conto dei diritti degli uomini, un cristianesimo che non costruisca la storia della terra, non è l’autentica dottrina di Cristo, ma semplicemente uno strumento del potere. Lamentiamo che in qualche periodo anche la nostra Chiesa sia caduta in questo peccato; ma vogliamo modificare questo atteggiamento e, secondo questa spiritualità autenticamente evangelica, non vogliamo essere giocattoli dei potenti della terra, ma vogliamo essere la Chiesa che porta il Vangelo autentico, coraggioso, di nostro Signore Gesù Cristo, anche quando fosse necessario morire come Lui sulla croce.
La pace ci sarà solo quando ci sarà giustizia. Pace è il prodotto dell’ordine voluto da Dio, e che gli uomini devono conquistare come bene nell’ambito sociale: quando non ci sono repressioni, quando non c’è segregazione, quando tutti gli uomini possono ricorrere ai propri diritti legittimi, quando c’è libertà, quando non c’è paura, quando non ci sono popoli soffocati dalle armi, quando non ci sono prigioni dove gemono, perdendo la loro libertà, tanti figli di Dio; dove non c’è tortura, dove non vengono calpestati i diritti umani.
…Vorrei rivolgere un appello speciale, agli uomini dell'esercito e in particolare alle basi della Guardia Nazionale, della Polizia, delle Caserme. Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo; e uccidete i vostri fratelli contadini. E di fronte ad un ordine di uccidere, che dà un uomo, deve prevalere la legge di Dio che dice: Non uccidere!... Nessun soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine contro la legge di Dio… Nessuno è obbligato ad adempiere una legge immorale… La Chiesa, difensora dei diritti di Dio, della legge di Dio della dignità umana, della persona, non può restare in silenzio di fronte a tanta abominazione. Vogliamo che il governo consideri seriamente che a niente servono le riforme se vengono ottenute con tanto sangue. In nome di Dio, quindi, e in nome di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono fino al Cielo, ogni giorno più tumultuosi, vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: cessi la repressione!…
“Un Vescovo morirà, ma la Chiesa di Dio, Sono stato frequentemente minacciato di morte. Ciò nonostante, come cristiano, non credo nella morte senza resurrezione. Se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno. Non lo dico per vantarmi, ma con la massima umiltà. Come sacerdote sono tenuto per mandato divino a dare la vita per quelli che amo, per tutti i salvadoregni, anche quelli che mi potrebbero uccidere. Se le minacce saranno messe in atto fin da questo momento offro il mio sangue a Dio per la redenzione e la resurrezione del Salvador. Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare, ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita che il mio sangue sia un seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto realtà. La mia morte, se accettata da Dio, sia per la liberazione del mio popolo e una testimonianza di speranza nel futuro. Se riescono ad uccidermi, può dire loro che perdono e benedico chi lo avrà fatto. Come vorrei che si convincessero che così stanno perdendo tempo! “Un Vescovo morirà, ma la Chiesa di Dio, che è il popolo, non perirà mai".
Li hanno voluti uccidere, ma nel popolo sono più presenti di prima.