La rivoluzione astronomica e la nuova filosofia dell’infinito
Introduzione e ambito storico Il Rinascimento diede inizio a un fermento generale, dove gli stereotipi venivano abbandonati più facilmente e le nuove menti cercavano nuove verità supportate da forti tesi scientifiche. In un periodo dove la nuova aristocrazia commerciale supportata dalle nuove tecnologie e situazioni economiche incominciava a competere con le vecchie aristocrazie ecclesiastiche e dove i nuovi mutamenti dovuti alla Riforma imposta da Lutero e Calvino andavano a discapito della Chiesa rivoluzionando la vita religiosa, politica e sociale dell’Europa; un'innovazione nel campo dell'astronomia planetaria poteva, a prima vista, non sembrare affatto un cambiamento così radicale.
Universo degli antichi e dei medioevali Unico: pensato come il solo universo esistente, soprattutto per la teoria dei luoghi naturali secondo cui ogni materie deve essere concentrato in un determinato posto. Chiuso: immaginato come una sfera limitata da cielo delle stelle fisse, oltre il quale non c’era nulla, neppure il vuoto. Finito: essendo chiuso; in quanto l’infinito era solamente un idea e non una realtà attuale. Fatto di sfere concentriche: oltre alla sfera delle stelle fisse c’erano i cieli di Saturno, Giove, Marte, Mercurio, Venere, Sole, Luna. Diviso qualitativamente: differenziato in mondo Sopralunare e Sublunare. La testimonianza dei sensi, l’autorità di Aristotele, i teoremi della metafisica e al parola divina della Bibbia (Fermati o sole, su Gabon e tu la Luna sulla valle di Aialon!) avevano quindi finito per convergere in una comune attenzione della validità assoluta del sistema tolemaico.
Nicolaus Copernicus Nasce a Thorn nel 1473. Studia a Cracovia, Bologna, Padova, Ferrara. Scrive il De Revolutionibus orbium coelestum (Le Rivoluzioni dei corpi celesti). Studioso di fisica celeste riteneva la dottrina tolemaica “antieconomica” e quindi errata poiché troppo complessa. Cerca continuamente sui libri degli antichi delle soluzioni alternative al geocentrismo, si imbatte così nell’eliocentrismo. “mi sono assunto il compito di rileggere le opere di tutti i filosofi, che fossi in grado di avere, per cercare se qualcuno di loro avesse mai pensato che le sfere dell’universo potessero muoversi secondo moti diversi da quelliche propongono gli insegnatnti di matematica delle scuole” (De Revolutionibus orbium coelestum, prefazione). Scopre che Iceta, pitagorici, Eraclide Pontico ecc. erano già giunti all’ipotesi eliocentrica. Elabora quindi il sistema copernicano. Muore a Frauenburg nel 1543.
Sistema copernicano MA… Attorno al Sole ruotano i pianeti. La terra prende posto tra questi e ruota su se stessa, dando origine al moto apparente del Sole su di essa dei pianeti e delle stelle La luna ruota attorno alla terra. Lontane dal Sole e dai pianeti stanno fisse le stelle. MA… Non ci si allontana dalla vecchia immagine di universo. Copernico concepiva l’universo ancora come unico e chiuso dal cielo delle stelle fisse. Accettava il principio della perfezione dei moti circolari uniformi delle sfere cristalline, pensate come entità reali ed incorruttibili.
Ostacoli all’affermazione delle teorie copernicane Il teologo luterano Andreas Osiander premise al capolavoro di Copernico, senza il consenso dell’autore una prefazione anonima, in cui si sosteneva la natura puramente ipotetica e matematica della dottrina. Ciò attutiva l’effetto dirompente delle sue idee, infatti le sue teorie erano una riproduzione fedele della struttura reale del cosmo, non uno dei tanti modelli possibili. Il mancato progresso tecnologico, scientifico, la fisica del tempo non era in grado di argomentare e sostenere tali teorie. Obiezioni anti-copernicane: Se la terra si muove perché non provoca il lancio degli oggetti lontano dalla superficie terrestre? Perché non si sollevano le persone e le cose? Come si spiega la caduta dei gravi da una torre?
IL SECONDO PASSO DELLA RIVOLUZIONE ASTRONOMICA: DAL MONDO “CHIUSO” DI COPERNICO ALL’UNIVERSO “APERTO” DI BRUNO Copernico, a parte l’eliocentrismo, propone una teoria ancora relativa alle ideologie passate, un universo composto di sfere solide e reali, limitato dalla ultima sphera mundi, di fatto il suo universo è finito. Di conseguenza la rivoluzione copernicana avrebbe rischiato di fermarsi a metà senza un ulteriore apertura del cosmo. Con Democrito e Lucrezio (Sulla Natura) appare per la prima volta la molteplicità dei mondi e l’infinità del Tutto. Cusano pur negando che l’universo sia finito e racchiuso dalle sfere celesti, non ne afferma la positiva infinità. Palingenio afferma che “ è il cielo di Dio, non il suo mondo ad essere infinito”. Digges Thomas afferma come Palingenio che è l’ultima sphera mundi ad essere di infinita gradezza. Con Giordano Bruno si raggiunge l’esplicita affermazione dell’infinità dell’universo.
Giordano Bruno Giordano Bruno giunge a conclusioni che non derivano da osservazioni astronomiche o calcoli matematici, bensì dall’intuizione riguardo all’infinità dell’universo alimentata dal copernicanesimo. “Se la terra è un pianeta che gira attorno al sole, le stelle che si vedono nelle notti serene e che gli antichi immaginarono attaccate all’ultima parete del mondo, non potrebbero essere tutte, o almeno in parte, immobili soli circondati da rispettivi pianeti?”, “Per cui l’universo anziché essere composto da un sistema unico, il nostro, non potrebbe ospitare in sé un numero illimitato di stelle- soli, disseminate nei vasti spazi del firmamento e centri di rispettivi mondi?” “Non è chi io l’abbia osservato”. “Sono dunque soli innumerabili, sono terre infinte, che similmente circuiscono quei soli, come veggiamo queste sette circuire questo sole a noi vicino“. Di conseguenza l’universo è infinto poiché la creazione di Dio per essere all’altezza del creatore deve essere essa stessa infinita e straripante di vita.
Le tesi cosmologiche rivoluzionarie Abbattimento delle mura esterne dell’universo. Pluralità dei mondi e loro abitabilità: “ così si magnifica l’eccellenza di Dio, si manifesta la grandezza de l’imperio suo: non si glorifica in uno, ma in soli innumerevoli: non in una terra, un mondo, ma in duecentomila, dico infiniti” . Unificazione del cosmo. Geometrizzazione dello spazio cosmico: “uno è il loco, uno il spacio immenso che chiamar possiamo liberamente vacuo”, sostituzione dello spazio aristotelico(gerarchico), in quello euclideo infinito e omogeneo, in cui non esiste punto di riferimento assoluto. Infinità dell’universo. Bruno pur non essendo uno spirito moderno, ha un intuizione possente e profetica per il fatto che è raggiunta mediante strumenti extrascientifici. Brahe, Keplero, Galileo lo accolsero freddamente e lo rifiutarono in gran parte, respingendo la pluralità dei mondi.
Le scoperte astronomiche di Galileo Galilei e la distruzione della teoria aristotelica Le macchie lunari Diversamente da ciò che si pensava Galileo mediante l’utilizzo del cannocchiale scopre che la Luna presenta una superficie rugosa e montuosa come la terra. In primo luogo diremo dell’emisfero della Luna che è volto verso di noi. Per la maggior chiarezza divido l’emisfero in due parti, più chiara l’una, più scura l’altra: la più chiara sembra circondare e riempire tutto l’emisfero, la più scura invece offusca come nube la faccia stessa e la fa apparire cosparsa di macchie. Queste macchie alquanto scure e abbastanza ampie, ad ognuno visibili, furono scorte in ogni tempo; e perciò le chiameremo grandi o antiche, a differenza di altre macchie minori per ampiezza ma pure così frequenti da coprire l’intera superficie del disco lunare, soprattutto la parte più luminosa: e queste non furono viste da altri prima che da noi.» Da osservazioni più volte ripetute di tali macchie fummo tratti alla convinzione che la superficie della Luna non è levigata, uniforme ed esattamente sferica, come gran numero di filosofi credette di essa e degli altri corpi celesti, ma ineguale, scabra e con molte cavità e sporgenze, non diversamente dalla faccia della Terra, variata da catene di monti e profonde valli.»
Pianeti Medicei Galileo scopre i 4 satelliti di Giove, battezzati pianeti medicei, che compivano attorno ad esso analoghi movimenti della luna attorno alla terra. «Il giorno 7 Gennaio, dunque dell’anno 1610, a un’ora della notte, mentre con il cannocchiale osservavo gli astri mi si presentò Giove. Poiché mi ero preparato uno strumento eccellente, vidi (e ciò prima non mi era mai accaduto per la debolezza dell’altro) che intorno gli stavano tre stelle piccole ma luminosissime; e quantunque le credessi del numero delle fisse, mi destarono una certa meraviglia, perché apparivano disposte esattamente secondo una linea retta e parallela all’eclittica e più splendenti di altre di grandezza uguale a loro...»
Le macchie solari Dimostrando che il sole era in continua trasformazione affermava che la materia celeste non era formata da etere, sostanza perfetta e immutabile. Le macchie solari sono quelle chiazze scure facilmente osservabili sulla superficie del sole. Si osservano quasi sempre in gruppi di due o multipli di due. Sono così scure perché sono le zone più fredde del sole. In queste zone, potenti campi magnetici impediscono al calore di salire in superficie. La rotazione differenziata della superficie del sole (più veloce alle basse piuttosto che alle alte latitudini) è un fattore determinante nella formazione delle macchie solari. I brillamenti solari (che sono delle spaventose emissioni esplosive di energia) avvengono spesso in gruppi di macchie solari che sono in rapida crescita e che ruotano come un uragano. Il numero delle macchie solari varia secondo un ciclo undecennale.
Le fasi di Venere Nell’antichità si pensava che soltanto la terra fosse un corpo opaco, illuminato dal sole e privo di luce propria. Invece la scoperta delle fasi di venere,induce a pensare che tale astro ricevesse la luce da sole girandovi attorno, offriva lo spunto per ritenere che tale ipotesi fosse valida per tutti i pianeti.