L’assassinio di Cesare Gli optimates temevano che Cesare aspirasse a diventare un sovrano assoluto, secondo il modello delle monarchie orientali J.-L. Gérome, La morte di Cesare (1859) Il 15 marzo del 44 a.C. un gruppo di congiurati, tra cui il figlio adottivo Marco Giunio Bruto, lo assassinarono in Senato («Tu quoque, Brute, fili mi!») Il console Marco Antonio, uno dei collaboratori più stretti di Cesare, agì in due direzioni opposte Accordò l’amnistia ai congiurati Pretese il riconoscimento degli atti di Cesare, i suoi funerali di Stato e la sua divinizzazione. (ricordarsi discorso che Marco Antonio tenne ai funerali di Cesare)
Il testamento di Cesare: Ottaviano Marco Antonio si presentava agli occhi dei soldati e della plebe come il continuatore della politica di Cesare Nel suo testamento, Cesare lasciava 300 sesterzi a ciascun legionario e proletario urbano, e indicava come erede il suo pronipote Caio Ottaviano Antonio si rifiutò di rispettare le volontà di Cesare Contrasto tra Antonio e Ottaviano Pagò plebe e legionari attingendo ai propri beni personali Ottenne il favore dei conservatori più moderati Ottaviano (27-25 a.C.)
Antonio, sconfitto, si rifugiò nella Gallia Narbonese La battaglia di Modena Nel 43 a.C. Antonio ebbe il proconsolato della Macedonia ma cercò di ottenere quello della Gallia Il governatore legittimo della Gallia, Decimo Bruto, si rifiutò di cedere e i due si scontrarono a Modena nel 43 a.C. Il Senato inviò contro Antonio l’esercito consolare, cui si aggiunsero le truppe personali di Ottaviano Antonio, sconfitto, si rifugiò nella Gallia Narbonese Antonio Ottaviano fece accampare l’esercito alle porte di Roma e si fece assegnare il consolato dai comizi
Il secondo triumvirato Allo scopo di esautorare il Senato, Ottaviano cercò un accordo con Antonio Ottaviano, Antonio e Marco Emilio Lepido, altro luogotenente di Cesare, costituirono a Bologna un secondo triumvirato (43 a.C.) A differenza del primo, non era un accordo privato ma una magistratura straordinaria della durata di cinque anni Lepido effigiato su una moneta Lo scopo dichiarato era punire gli uccisori di Cesare e dare allo Stato una nuova costituzione
La battaglia di Filippi Il primo atto dei triumviri fu la compilazione di liste di proscrizione Tra le vittime vi fu anche Cicerone, che si era attirato l’odio di Antonio L’esercito dei cesaricidi, guidato da Bruto e Cassio, fu sconfitto dai Cesariani (seguaci un tempo di Cesare) a Filippi, in Macedonia, nel 42 a.C. Ottaviano si incaricò degli espropri per l’assegnazione di terre ai veterani La piana di Filippi Mentre Antonio si trovava in Egitto da Cleopatra, sua moglie e il fratello di Antonio, Fulvia e Lucio Antonio, guidarono la rivolta di alcune popolazioni vittime degli espropri contro Ottaviano: furono sconfitti a Perugia (40 a.C.)
Verso la Guerra civile Nel 40 a.C. Ottaviano, Antonio e Lepido rinnovarono il triumvirato a Brindisi Spartizione delle zone d’influenza J. W. Waterhouse, Cleopatra (1888) Province orientali Antonio Africa Lepido Province occidentali Ottaviano Stabilì la base per le sue deludenti operazioni contro i Parti ad Alessandria d’Egitto, dove si legò con la regina Cleopatra, già amante di Cesare Antonio Nel 36 a.C. eliminò Lepido dalla scena politica e, forte anche dei successi su Sesto Pompeo, divenne padrone dell’occidente Ottaviano
La battaglia di Azio Facendo leva sui deludenti risultati militari ottenuti dall’avversario e sull’immagine di sovrano orientale, dispotico e vizioso, che questi aveva contribuito a creare di sé (propaganda di Ottaviano contro Antonio), Ottaviano presentò Antonio come un traditore e se stesso come difensore dello Stato romano Cammeo celebrativo della vittoria di Azio (27-2 a.C.) Nel 32 a.C. il Senato dichiarò Antonio nemico della patria e autorizzò Ottaviano a muovergli guerra Lo scontro decisivo ebbe luogo presso il promontorio di Azio, nel 31 a.C., dove Antonio fu duramente sconfitto Antonio prima e Cleopatra poi si suicidarono nel 30 a.C., durante l’assedio di Alessandria da parte di Ottaviano Il trionfo di Ottaviano segnò la fine della Repubblica di Roma