Georgia, Armenia, Azerbaijan I PAESI DEL CAUCASO MERIDIONALE
INDIPENDENTI DALLA RUSSIA DAL 1991 POSIZIONE STRATEGICA: perché? INDIPENDENTI DALLA RUSSIA DAL 1991
Frammentazione geopolitica: osservate quante ENCLAVE
Religioni ed etnie
GEOPOLITICA Il Caucaso è, da sempre, un mosaico variegato e policromo, affascinante certo, ma al tempo stesso pericoloso. Ed è, per altro, terra a noi estremamente prossima, con la quale intratteniamo profondi ed antichi legami culturali, oltre che economici e politici. Perché il Caucaso è parte dell’Europa, o meglio è l’ultimo contrafforte che separa l’Europa dal Medio Oriente.
GEOPOLITICA La dissoluzione dell’URSS, di cui facevano parte, ha consentito alle tre repubbliche del Caucaso meridionale (Georgia, Armenia, Azerbaigian) di trovare una pur sofferta indipendenza da Mosca. L’ambizione russa di mantenere una posizione dominante nel Caucaso meridionale anche dopo l’indipendenza di Georgia, Armenia e Azerbaigian deve fare i conti non solo con le aspirazioni di queste repubbliche, ma anche con la forte competizione che si è venuta a creare in tale area con gli Stati Uniti.
GEOPOLITICA Il Caucaso settentrionale è rimasto più soggetto all’influenza russa. Il Caucaso è al centro del Grande Medio Oriente (o Grande Asia centrale), è l’enorme spazio che si estende dalle coste orientali del Mar Nero alle frontiere della Cina, fondamentale su scala globale per le sue ricchezze energetiche.
GEOPOLITICA E’ terra ricca di potenziali risorse naturali potrebbe divenire una delle aree di maggiore prosperità del globo.
GEOPOLITICA L’insistenza occidentale sulla costruzione dell’ oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan BTC, in funzione dal 2005 e alternativo a quello tradizionale Baku-Novorossijsk, ha mirato proprio a eliminare il controllo di Mosca sulle risorse energetiche dell’Asia centrale per mezzo di un tracciato che attraversa i due Paesi caucasici più desiderosi di sottrarsi all’orbita russa, vale a dire l’Azerbaigian e la Georgia.
Oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan
Oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan L'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan è un è un oleodotto costruito nel 2006 e adibito al trasporto del petrolio estratto dal Mar Caspio Mar Caspio fino alle coste del Mediterraneo. Prende il suo nome dalle tre città principali che attraversa. E’ dotato di 8 pompe e ha una lunghezza complessiva di 1.776 km (il secondo più lungo del mondo, dopo quello dell’ Amicizia tra la Russia e l’Europa per circa 4.000 km), si estende in Azerbaigian per 440 km, poi nella Georgia per 260 km e infine in Turchia per 1.076 km
Oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan E’ in grado di trasportare un milione di barili al giorno e può contenerne complessivamente più di 10 milioni, la velocità di movimento del petrolio all'interno dell‘oleodotto si aggira circa sui 2 metri al secondo. Il 10 maggio 2005 è stato pompato al suo interno il primo carico di petrolio da Baku , esso è arrivato a destinazione a Ceyhan il 28 maggio 2006, l'apertura ufficiale è avvenuta il 25 maggio 2005 e l'inaugurazione ufficiale il 13 luglio 2006.
Oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan Il costo totale è stato di 3.600 milioni di dollari ed è stato così ripartito: BP plc (RU): 30.1% State Oil Company of Azerbaijan (SOCAR) (Azerbaigian): 25.00% Chevron (USA): 8.90% Statoil (Norvegia): 8.71% Türkiye Petrolleri Anonim Ortaklığı (TPAO) (Turchia): 6.53% ENI (Italia): 5.00% Total (Francia): 5.0% Itochu (Giappone): 3.4% Inpex (Giappone): 2.50% ConocoPhillips (USA): 2.50% Amerada Hess (USA) 2.36%
CONFLITTI IN CORSO tra Azerbaigian ed Armenia per il Nagorno-Karabakh a quello tra Russia e Georgia per l’Ossezia del Sud
L'Ossezia è una regione storica del caucaso al confine tra Russia e Georgia. Oggi è amministrativamente divisa in OSSEZIA DEL NORD (denominata anche "Alania", in Russia) ed OSSEZIA DEL SUD (in Georgia). Questa piccola regione popolata da una etnia di stirpe iranica, ha dato origine dopo la dissoluzione dell’URSS a due distinte entità: OSSEZIA SETTENTRIONALE che è repubblica autonoma all'interno della Federazione Russa e OSSEZIA DEL SUD, regione autonoma collocata all'interno della Georgia.
La Georgia è stata invasa dalle forze armate russe per garantire l'incolumità della popolazione osseta. Nell'estate del 2008 l'Ossezia del Sud, in seguito all'aggressione dell'esercito georgiano successivamente respinto dalla Russia, ha proclamato l'indipendenza che è stata riconosciuta dalla Federazione Russa ma non dalla Georgia.
I cristiani armeni La Chiesa apostolica armena, a volte indicata come Chiesa ortodossa armena oChiesa gregoriana, è la chiesa nazionale più antica della cristianità (301 d.C), è una delle prime comunità cristiane. Le differenze dottrinali fra la Chiesa Armena e quelle Cattolica ed Ortodossa vertono su dettagli marginali. La Chiesa Armena crede nella divinità e nell'umanità di Cristo, nella sua morte e resurrezione, nella redenzione dell'umanità per mezzo di Gesù, crede nei sette Sacramenti e nei santi.
La Chiesa Armena venera i santi della Chiesa universale dei primi secoli cristiani; mentre i santi dei secoli successivi sono solo armeni. I ministri di culto della Chiesa Armena si dividono in due categorie: sacerdoti sposati, che hanno funzioni parrocchiali, ma non possono salire ai gradi superiori della gerarchia, e sacerdoti celibi, che dovrebbero risiedere nei conventi, ma attualmente hanno pure essi anche funzioni parrocchiali. Fra questi ultimi vengono eletti i vescovi ed i patriarchi che devono sempre essere celibi.
Nagorno Karabakh, lo Stato che non c’e’ Il Nagorno Karabak è un paese che non esiste. Amato dagli armeni, conteso dall’Azerbaigian, dimenticato dal resto del mondo, questo piccolo fazzoletto di terra del Caucaso meridionale si dibatte tra la guerra e la pace da più di vent’anni. Era il 1991 quando la regione si proclamò unilateralmente indipendente, ma ancora oggi per il diritto internazionale fa capo al governo di Baku. Dopo un conflitto che lasciò sul campo migliaia di morti, oltre a centinaia di migliaia di profughi da entrambe le parti, nel maggio del 1994 l’Armenia (cristiana), l’Azerbaigian (musulmano) e la Repubblica del Nagorno Kabarakh sospesero le ostilità e firmarono l’accordo di Bishkek. Lasciandosi alle spalle sei anni di scontri e combattimenti per il controllo di questo territorio. O quasi. Perché la fine delle operazioni militari non portò al disarmo. Il cessate il fuoco è spesso violato da entrambe le parti. E i negoziati, ormai da anni, sono in un vicolo cieco.