La vita e il contesto storico Nato a Samo nel 341 a. c. Epicuro si formò nell'ambiente ionico, dove era ancora persistente la tradizione naturalistica.

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Transcript della presentazione:

La vita e il contesto storico Nato a Samo nel 341 a. c. Epicuro si formò nell'ambiente ionico, dove era ancora persistente la tradizione naturalistica e materialistica. Il suo primo maestro fu Nausifane di Colofone, un seguace delle dottrine di Democrito. Secondo la testimonianza di Diogene Laerzio, Epicuro passo da Samo a colofone e quindi Mitilene (dove fondò una piccola società filosofica) e a Lampsaco, dove ebbe una prima esperienza di insegnamento durata circa cinque anni. Morì ad Atene nel 270 a.c. Il contesto storico in cui lui agisce è quello che si estende dal IV secolo a.C. fino al II secolo d.C.; è estremamente selettivo e ha una forte influenza sulla distinzione delle persone per classi sociali e non come cittadini con pari diritti appartenenti ad una polis. Per cui egli stabilisce un regime di vita comune basato sulla solidarietà e amicizia tra gli adepti; in futuro però, quando fonderà la sua scuola accoglierà tutti.

La concezione filosofica Epicuro afferma che all'idea del fato che ci vincola nella sua necessità sarebbero preferibili anche gli antichi miti sugli dei, ritenendo che la felicità dell'uomo debba passare per la coscienza che non esiste alcuno scopo e alcuna logica che sottende gli eventi. La filosofia di Epicuro si compone di canonica, ovvero teoria della conoscenza, fisica ed etica. Il criterio di verità è costituito da tre facoltà dell’anima: Le sensazioni, Le anticipazioni Le emozioni. Le sensazioni e le anticipazioni sono criteri teoretici del vero e del falso, le emozioni sono criteri di scelta e rifiuto e riguardano la morale. L’etica epicurea è un edonismo (hedoné, «piacere»), ovvero identifica il bene con il piacere, non dinamico ma stabile: la felicità è atarassia, assenza di dolore morale, e aponia, assenza di dolore fisico.

Egli afferma che l'uomo è destinato a provare dolore se non conosce la verità, e la verità si rispecchia nel saper distinguere il vero piacere dal piacere dei dissoluti. Di fatto, la filosofia epicurea si costituisce come vero "farmaco" per l'anima ed Epicuro stesso sostiene che tra i compiti del filosofo ci sia anche quello di suscitare piacere negli animi dei suoi interlocutori.

“Vana è la parola del filosofo se non allevia qualche sofferenza umana”

La filosofia di Epicuro è soprattutto un sapere pratico, che intende, appunto, aiutare l’uomo ad evitare le sofferenze e a conquistare la serenità dell’animo. Egli si distanzia dal pensiero dei suoi predecessori (Platone e Aristotele) ma ammira Democrito (fondatore dell’atomismo), di cui trae considerazioni sull’interpretazione della natura. Epicuro non analizza la natura per scopo speculativo, ma per capirla a fondo in modo da arrivare alle cause delle angosce che affliggono l’uomo… La conoscenza è considerata una delle vie per vincere la paura dell’ignoto. N,el corso del tempo il pensiero edonista è stato spesso frainteso e frequentemente accostato a ideologie negative (per esempio, Orazio definì gli epicurei come persone ‘’immorali’’). Le testimonianze sulla vita del fondatore però confermano che l’edonismo non era affatto nato per scopi volgari o banali. Infatti, più avanti si scoprirà Epicuro e i suoi discepoli consumavano pasti semplici, si astenevano dal vino, si dedicavano ai culti religiosi ed erano dedite a coltivare amicizie leali e salde.

Molti altri autori prestigiosi presero spunto dalla dottrina di Epicuro, uno di essi è Lucrezio. Esso infatti pensava che ogni coinvolgimento emotivo fosse causa di dolore e quindi riteneva fosse opportuno reprimerlo. L’amore, secondo la sua concezione, ha solo lo scopo di placare gli istinti naturali anche se nemmeno essi sono destinati ad essere soddisfatti completamente in quando l’essere umano è un essere insaziabile.

La scuola Ad Atene, nel 306, fondò la sua scuola, che aveva caratteristiche apertamente contrapposte sia all'accademia platonica sia al liceo aristotelico: in essa, infatti, era accettato chiunque, comprese le donne e gli schiavi. La scuola di Epicuro era una comunità in cui si imparavano e commentavano le dottrine del maestro, considerato quasi come una divinità. Le sue tesi non erano messe in discussione o modificate e per questo motivo l'epicureismo non ha subito sostanziali trasformazioni nel corso della sua storia.

Le opere Sebbene Epicuro abbia scritto numerosissimi testi, ci sono pervenuti soltanto alcuni frammenti, una raccolta di quaranta brevi massime denominate Massime Capitali: una sorta di manuale pratico per orientare la vita dei suoi fedeli discepoli; Ma soprattutto tre lettere, tramandateci da Diogene Laerzio: la prima indirizzata a erodoteo, un suo caro amico, e contiene un compendio delle nozioni fondamentali di fisica a uso della scuola; la seconda, indirizzata a Meneceo, affronta i temi fondamentali dell'etica; la terza, di incerta attribuzione, dedicata a un discepolo, Pitocle, e tratta di questioni meteorologiche e dei fenomeni celesti.

Maria Teresa Brancatisano Ⅲ E a.s. 2016/2017