Le poesie di Heinrich Heine
Superamento del romanticismo con Heine si attua il passaggio dal romanticismo al realismo testimoniato anche dal prevalere della prosa sulla poesia. Romanticismo = evasione nel sogno, nella fantasia, nel passato vs Heine che vuole occuparsi del mondo stesso, della realtà di quel momento e non fuggire. La causa di questa frattura è da ricollegare al suo stato di Zerrissener : si rende conto che la realtà è inconciliabile con il sogno combatte contro i falsi sogni romantici. con il crollo degli ideali romantici Heine si volge verso il Lied popolare. Il passaggio dal romanticismo al realismo si manifesta nelle sue poesie attraverso la “doccia fredda dell’ironia” (ultima strofa o ultimo verso che distrugge il sogno poetico, l’atmosfera romantica).
Che cos’è la Lorelei? Vicino a Sankt Goarshausen, nella parte più bella della valle del Reno, il fiume si piega in una stretta curva a destra e sulla parte interna di questa curva si alza una ripida roccia, alta 132 m, chiamata Lorelei (o Loreley).Non era raro che una nave naufragasse in questo tratto del fiume e per questo sono nate molte leggende che tentavano di spiegarne la pericolosità ed erano legate alla presenza di Lorelei, la sirena del Reno.
Etimologia nome Lorelei Il mito della Lorelei Nella mitologia germanica sono spesso presenti delle creature acquatiche chiamate ondine che hanno una voce meravigliosa. Un’ondina molto famosa è Lorelei e varie sono le leggende sul proprio conto . Il mito della Lorelei non è poi tanto differente da quello classico delle Sirene = figura incantatrice che induce le sue vittime alla morte. La seduzione per queste creature sorge dall'attrazione fatale che l'uomo da sempre prova per ciò che è ignoto, oscuro, misterioso. Etimologia nome Lorelei L’etimologia è incerta. Il secondo elemento è identificato generalmente con il renano lei (“roccia”, "scogliera", "rupe"), mentre sul primo vi sono differenti ipotesi: L'alto tedesco medio lüren ("gemere in attesa") o dal tedesco antico loren ("mormorare", "sussurrare"), quindi "roccia che geme", «roccia che mormora» L'alto tedesco antico lure ("attirare", "tendere un'esca"), quindi "roccia che attira”.
“Lore Lay” Clemens Brentano Il primo che si sentì ispirato dal luogo fu il poeta Clemens Brentano che, nel 1801, scrisse la ballata "Lore Lay". La leggenda tedesca della sirena Lorelei (o Loreley) fu fatta conoscere proprio da lui anche se appartiene al folklore da molto prima. Questa ballata narra di una donna del luogo di Bacharach che per la sua irresistibile forza d’attrazione sugli uomini viene ritenuta una maga. Ogni uomo si innamora di lei e quindi trova la morte. Il suo desiderio però è quello di morire per sfuggire al tragico destino che la spinge a rovinare gli uomini per vendicarsi dell’amante che l’ha abbandonata ha sensi di colpa. Sulla cima della rupe lei scambia un battello per quello del suo amante e si getta nel Reno, trascinando nella morte anche i tre cavalieri che l’accompagnano suicidio dell’ondina ed eco della roccia in realtà maschile, appartenente ai tre cavalieri. Nella favola del Reno del 1810 Brentano modifica leggermente l’argomento, così che la Loreley appare come signora Lurley infelice, che spazzola i suoi lunghi capelli biondi seduta su una rupe e mandando i capitani in rovina.
Alcuni versi… “A Bacharach sul Reno abita una maga così bella e fine che strappa ogni cuore” [...] “Signor vescovo, mi faccia morire io sono stanca di vivere perché chiunque mi guarda negli occhi deve rovinarsi nel piacere” “Io non posso continuare a vivere Io non amo più nessuno Voi dovete darmi la morte” “Gli occhi dolci e selvaggi le guance rosse e bianche le parole silenziose e lievi questo è il mio incantesimo” [..] “Il mio cuore batte sempre più forte è lui che dev’essere il mio amore Ed è in quel momento che lei si sporge e si getta nel Reno” [...] “Chi è che ha cantato questa canzone? Un marinaio sul Reno mentre sempre risuonava dalla roccia dei tre cavalieri: Lore Lay Come se fossero tutti e tre miei”.
“Die Loreley” Heinrich Heine La più famosa e la più bella nel genere della ballata completamente liricizzata è Die Lorelei, pubblicata nel 1824 e appartenente al terzo ciclo liederistico “Heimkehr” della raccolta “Buch der Lieder”. Essa venne poi musicata nel 1837 da Friedrich Silcher. Questa ballata fu così popolare ed importante che anche i nazisti del Terzo Reich non poterono fare a meno di includerla nel libro di antologia, nonostante Heine fosse considerato un ebreo, ma con l’indicazione di autore sconosciuto. Da un lato rispecchia il motivo autobiografico dell’amore non corrisposto per la cugina Amalie e dall’altro emerge il tentativo di un ironico superamento dell’entusiastico romanticismo. Nella prima e ultima strofa il lirico “Io” sembra insicuro: “Ich weiss nicht, was soll es bedeuten ” e “Ich glaube..”. Il riferimento ai temi antichi “uralten Zeiten” nella prima strofa crea un legame tra gli uomini attraverso la storia, lingua ed anche fiabe e canti in comune. Il poeta inoltre non conosce la causa della propria tristezza e soltanto in seguito accenna a una fiaba che non riesce a dimenticare la tristezza prodotta dalla fiaba precede dunque la fiaba medesima.
“Die Loreley” Heinrich Heine La seconda strofa è un quadro di natura e sono presenti numerose sinestesie visive e acustiche come “kühl”, “dunkelt”, “ruhig ”, “funkelt”, che aiutano il lettore a contestualizzare la situazione nel tempo e nello spazio. Nella terza strofa compare per la prima volta la figura di Loreley e l’uso di superlativi come “die schönste” e il reiterato utilizzo di aggettivi come “goldnes” sottolinea l’incredibile bellezza dell’ondina. Negli ultimi versi capiamo però in realtà che si tratta di una donna pericolosa, cosciente del proprio potere e delle proprie azioni. Nel finale della poesia viene spiegata la causa della melanconia del lirico Ich : “ecco che cosa ha fatto la Loreley cantando”. I capelli d’oro che di solito rappresentano la tipica bellezza tedesca e la Madonna del Duomo di Colonia, qui vengono associati a una ammaliatrice pagana ridicolizzazione: ondina che non ha più nulla in sé della Madonna. Heine con questa poesia vuole dimostrare che lui non ha più niente a che fare con la concezione del mondo romantica ma anzi la distrugge.
«Die Loreley»: testo Ich weiss nicht, was soll es bedeuten, Dass ich so traurig bin, Ein Märchen aus uralten Zeiten, Das kommt mir nicht aus dem Sinn. Die Luft ist kühl und es dunkelt, Und ruhig fließt der Rhein; Der Gipfel des Berges funkelt, Im Abendsonnenschein. Die schönste Jungfrau sitzet. Dort oben wunderbar, Ihr gold‘nes Geschmeide blitzet, Sie kämmt ihr goldenes Haar. Sie kämmt es mit goldenem Kamme Und singt ein Lied dabei; Das hat eine wundersame, Gewalt‘ge Melodei. Non so perché mi sento Così abbattuto e triste; Una leggenda antica Mi echeggia nella testa È sera e l’aria è fresca, E il Reno scorre lento; In cima il monte splende Nel sole del tramonto. Siede lassù incantevole Splendida, na fanciulla, Brillano i suoi gioielli, Si pettina i capelli D’oro come il suo pettine, E canta una canzone; Pervasa di una strana, Potente melodia,
«Die Loreley»: testo Den Schiffer im kleinen Schiffe Ergreift es mit wildem Weh; Er schaut nicht die Felsenriffe, Er schat nur hinauf in die Höh‘. Ich glaube, die Wellen verschlingen Am Ende Schiffer und Kahn, Und das hat mit ihrem Singen Die Lorelei getan. Che avvolge il navigante In un maligno incanto: Non guarda più agli scogli Ma solo a lei, su in alto. Infine l’onde inghiottono La barca e il navigante; Ecco cosa ha fatto La Loreley cantando
Delusione politica due cause Biedermeier periodo: 1815 – 48 Movimento letterario scadente (idillio e dramma teatrale) arte = esperienza corale (no rapporto individuale) Stile di arredamento punto di aggregazione creazione di microcosmi Movimento sociale reazione alle guerre napoleoniche + romanticismo “deutsche Misere» Stillvergnügt =immobilismo dato da una soddisfazione illusoria Delusione politica due cause Biedermeier = immobilismo Zerrissenheit = scissione tra volere e potere Zerrissenheit heiniana = i tedeschi non sentivano il bisogno di libertà che lui sentiva nella sua anima
Die Granadiere 1827 Buch der Lieder 1822 Gedichte Dove è contenuta? 1822 Gedichte 10 Traumbilder (Visioni di sogno) 9 Lieder (Canzoni) 20 Romanzen (Romanze) Die Granadiere (anno di composizione incerto) 1827 Buch der Lieder Junge Leiden 1817 – 1821 *contenuto simile, ma cambia il titolo Lyrisches Intermezzo 1822 – 1823 Die Heimkehr 1823 – 1824 Aus der Harzreise 1824 Die Nordsee 1825 – 1826
Die Granadiere Contenuto Lirica musicata successivamente dal grande compositore Robert Schumann. Apoteosi di Napoleone. EVENTO: Disfatta di Napoleone e della sua Grande Armée durante la campagna di Russia (1812). I protagonisti due granatieri: mentre uno vuole tornare a casa, l’altro dopo la sua morte vuole essere seppellito in Francia così da poter combattere al fianco del suo imperatore una volto “risorto”. ANALISI I – II strofa: contestualizzazione Dalla III alla VIII strofa: dialogo tra i due granatieri IX strofa: strofa “visionaria”
Die Granadiere Testo e traduzione Nach Frankreich zogen zwei Grenadier’, Die waren in Russland gefangen. Und als sie kamen ins deutsche Quartier, Sie ließen die Köpfe hangen. Da hörten sie beide die traurige Mähr: 5 Dass Frankreich verloren gegangen, Besiegt und zerschlagen das tapfere Heer, – Und der Kaiser, der Kaiser gefangen. Da weinten zusammen die Grenadier’ Wohl ob der kläglichen Kunde. 10 Der Eine sprach: Wie weh wird mir, Wie brennt meine alte Wunde. Der Andre sprach: das Lied ist aus, Auch ich möcht mit dir sterben, Doch hab’ ich Weib und Kind zu Haus, 15 Die ohne mich verderben. Tornavano in Francia due granatieri, In Russia erano stati prigionieri. E quando arrivarono ai quartieri tedeschi Rimasero attoniti e mesti. Udivano entrambi la triste canzone: La Francia è stata sconfitta, L’intrepido esercito sgominato e disfatti, E l’imperatore è agli arresti. E piansero insieme i due granatieri A questa notizia avviliti E l’uno diceva: Che orrendo dolore, Mi brucia la vecchia ferita. E l’altro rispose: è proprio finita, Con te vorrei pure morire, Ma a casa ho la moglie col bimbo che aspetta, E senza di me non distrutti.
Die Granadiere Testo e traduzione Was scheert mich Weib, was scheert mich Kind, Ich trage weit bess’res Verlangen; Lass sie betteln gehn wenn sie hungrig sind, – Mein Kaiser, mein Kaiser gefangen! 20 Gewähr’ mir, Bruder, eine Bitt’: Wenn ich jetzt sterben werde, So nimm meine Leiche nach Frankreich mit, Begrab’ mich in Frankreichs Erde. Das Ehrenkreuz am rothen Band 25 Sollst du aufs Herz mir legen; Die Flinte gieb mir in die Hand, Und gürt’ mir um den Degen. So will ich liegen und horchen still Wie eine Schildwacht, im Grabe, 30 Bis einst ich höre Kanonengebrüll Und wiehernder Rosse Getrabe. Dann reitet mein Kaiser wohl über mein Grab, Viel Schwerter klirren und blitzen; Dann steig’ ich gewaffnet hervor aus dem Grab, – 35 Den Kaiser, den Kaiser zu schützen. Che cosa mi importa di moglie e bambino, Il mio compito è ancora migliore, Che vadano pure a mendicare – È agli arresti il mio imperatore! Ascolta fratello, e fammi un piacere: Se adesso dovessi morire Riporta il mio corpo in Francia con te E in Francia fammi seppellire. La croce d’onore col nastro carminio Mi devi posare sul petto Sul fianco la spada mi devi allacciare E voglio imbracciare il moschetto Così giacerò in silenzio e in ascolto, Di guardia nella mia tomba, Fin quanto i cannoni tuonare udirò E i cavalli nitrire al galoppo. Il mio imperatore passerà sulla tomba Tra spade che stridono e brillano; Allora con armi io mi leverò – Per difendere il mio imperatore
Die Granadiere Struttura LINGUAGGIO: semplice e comprensibile, popolare; realismo nudo, preciso e secco. FIGURE RETORICHE: metafora Kanonengebrüll (quasi un’onomatopea); metafora alte Wunde; sineddoche deutsche Quartier; Ad ogni modo, non ci sono molte figure retoriche in quanto il linguaggio è semplice. RIMA: Kreuzreim (rima incrociata), AB AB. METRICA: ogni strofa è composta da 4 versi; II e IV verso: weiblich Kadenz e una piccola pausa, perché manca la quarta sillaba accentata e la frase finisce.
Die Granadiere Significato Napoleone = colui che poteva ribaltare le sorti europee. Sentimento francofilo Ammirazione speranze di rivoluzione (≠ Biedermeier) Esilio di Napoleone a Sant’Elena nel 1815. Punto di vista estremo. Zerrissenheit (lacerazione): incongruenza tra ciò che si vuole fare e ciò che si può fare Zerrissenheit heiniana
Nachtgedanken Parigi, 1843 (periodo esilio). Pubblicazione: «Zeitgedichte», 1844. 2 piani contenutistici: Sfera privata: riguarda soprattutto la preoccupazione e nostalgia verso la madre, che non vede da 12 anni, e la cerchia di amici più stretti; Sfera politica: legata all’ esperienza personale di critica e lotta al periodo del Biedermeier. Struttura: 10 strofe, ognuna costituita da 4 versi. Metro: vierhebiger Jambus; Paarreims (rima baciata), che impedisce un ritmo più libero; Daktylus (Inizio: "Denk ich.." e in mezzo "Deutschland"). Cadenza: primi versi «weiblich» e gli ultimi «männlich». Lessico: ripetizioni che prevalgono nell'intera poesia (= Deutschland, Mutter, (alte) Frau e il numero dodici). Figura della Germania: sia simbolo di „Gesellschaft“ e „Politik“, sia intesa come „Vaterland“.
Analisi 1° strofa: chiara preoccupazione per la madre. L’Io lirico non riesce a dormire e «meine heiβen Thränen flieβen». 2°/3°/4° strofa: centralità dell’amore materno (4° strofa: egli percepisce il fremere del cuore e il tremore della mano nelle lettere che la madre scrisse per lui). 5° strofa: «Sehnsucht» nei confronti della madre («Die Mutter liegt mir stets im Sinn»); Anafora e metonimia «Zwӧlf lange Jahre flossen hin, Zwӧlf lange Jahre sind verflossen, Seit ich sie nicht an’s Herz geschlossen» (Proprio perché non può stringerla a sé, Heine sente carenza di affetto e calore familiare). 6° strofa: presenza ironia (confronto della Germania con i simboli tedeschi «Eiche» e «Linde», così come la parola «kerngesund»). «Werd’ ich es immer wiederfinden» mostra che l'Io lirico non ha alcuna speranza di migliorare le rigidi condizioni in cui riversa il suo paese profondo pessimismo. 7° strofa: la visione pessimistica viene tematizzata (si mette in evidenza la distanza geografica che intercorre tra lui e la madre). «Das Vaterland wird nie verderben, Jedoch die alte Frau kann sterben» parallelismo. C'è un elemento onomatopeico nel primo verso «Lechtz ich» (allude alla nostalgia della madre, che però si va a rompere con il resto del piano poetico del poema, dove non ci sono onomatopee). 8° strofa: la difficile e dolorosa situazione dell’Io lirico viene alimentata dal ricordo della morte dei suoi più cari amici, tanto che «die Seele [dell’Io lirico] verblutet».
9° strofa: culmine del poema, manifestato dalla sintassi, dall’uso di segni di punteggiatura, ma anche dal lessico («zählen», «Zahl», «Qual», «Leichen»). Il tormento («Qual») dell’Io lirico è il tema centrale, legato alla perdita del circolo di amici. La lingua qui è molto amara e addolorante. L'intollerabilità della situazione è chiaramente evidente al lettore. Ultima riga: punto di svolta, che improvvisamente trasforma la malinconia in speranza. L'esclamazione «Gottlob! Sie weichen!» sollievo del suo dolore, che l’Io lirico, improvvisamente, sembra dimenticare. 10° strofa: il sollievo continua, attraverso l’immagine della finestra, dalla quale entra la «luce gaia del giorno francese» ( luce come liberazione). La Francia non è solo il luogo dove vive Heine, ma anche il paese più progressita, un modello di sociale e politico. La similitudine «Es kommt mein Weib, schӧn wie der Morgen» permette di dimenticare i «crucci tedeschi». Nell'ultimo versetto, il desiderio di Heine di poter raggiungere il modello francese diventa chiaro (contrasti «Nacht – Morgen» e «Schlaf – Aufwachen» si riferiscono non solo alla causa tedesca, ma anche al modello francese, considerato esemplare). L’elemento malinconico da un'impressione realistica della Germania e della situazione personale di Heine, caratterizzata dallo stato di «Zerrisenheit», tra esilio e patria. Oltre alla permanente malinconia, la poesia mostra nel finale un bagliore di speranza.
Denk ich an Deutschland in der Nacht, Dann bin ich um den Schlaf gebracht, Ich kann nicht mehr die Augen schließen, Und meine heißen Thränen fließen. Die Jahre kommen und vergehn! Seit ich die Mutter nicht gesehn, Zwölf Jahre sind schon hingegangen; Es wächst mein Sehnen und Verlangen. Mein Sehnen und Verlangen wächst. Die alte Frau hat mich behext, Ich denke immer an die alte, Die alte Frau, die Gott erhalte! Die alte Frau hat mich so lieb, Und in den Briefen, die sie schrieb, Seh’ ich wie ihre Hand gezittert, Wie tief das Mutterherz erschüttert. Die Mutter liegt mir stets im Sinn. Zwölf lange Jahre floßen hin, Zwölf lange Jahre sind verflossen, Seit ich sie nicht an’s Herz geschlossen. Quando di notte penso alla Germania, Mi passa il sonno, Non mi addormento più, E piango le mie lacrime più amare. E gli anni vengono e se ne vanno via! L’ultima volta che ho visto mia madre È stato ormai dodici anni fa; E cresce sempre più la nostalgia. La nostalgia cresce sempre di più. Quella vecchietta mi ha proprio stregato, E penso sempre a quella vecchietta, La mia vecchietta, che Dio la protegga! La mia vecchietta mi vuole un gran bene, E nelle lettere che mi scriveva Io vedo come tremava la mano, Come il suo cuore materno fremeva. E non mi levo mia madre dalla testa, Ben dodici anni se ne sono andati, Ben dodici sono trascorsi Dall’ultima volta che l’ho stretta al mio cuore.
Deutschland hat ewigen Bestand, Es ist ein kerngesundes Land, Mit seinen Eichen, seinen Linden, Werd’ ich es immer wiederfinden. Nach Deutschland lechzt’ ich nicht so sehr, Wenn nicht die Mutter dorten wär’; Das Vaterland wird nie verderben, Jedoch die alte Frau kann sterben. Seit ich das Land verlassen hab’, So viele sanken dort in’s Grab, Die ich geliebt – wenn ich sie zähle, So will verbluten meine Seele. Und zählen muß ich – Mit der Zahl Schwillt immer höher meine Qual, Mir ist als wälzten sich die Leichen Auf meine Brust – Gottlob! sie weichen! Gottlob! durch meine Fenster bricht Französisch heit’res Tageslicht; Es kommt mein Weib, schön wie der Morgen, Und lächelt fort die deutschen Sorgen. La Germania ha una struttura eterna, È un Paese forte e sano, Con le sue querce ed i suoi tigli Sempre e ogni volta la ritroverò. E la Germania non mi mancherebbe Così, se lì non ci fosse mia madre; La patria non potrà andare in rovina, Ma la vecchietta potrebbe morire. Da quando ho lasciato quella terra, Lì sono morte tante persone Che amavo – e se le conto L’anima mi sento sanguinare Ma devo contare – e se conto Come una fonte zampilla il tormento, Mi sento agitarsi quei corpi sul petto, Sul petto – Grazie a Dio stanno svanendo! Grazie a Dio! Dalle mie finestre La luce entra gaia del giorno francese; Arriva mia moglie, bella come il mattino Sorride e cancella i miei crucci tedeschi.
Ich hatte einst ein schönes Vaterland 1832, Parigi Pubblicazione: 1844, “Neue Gedichte”. Poesia come memoria riflettente di un uomo in esilio: l’Io lirico si lamenta “Ich hatte einst ein schönes Vaterland” (v. 1). Simbologia e personificazione: Quercia (“Eichenbaum”, v. 2); Violette (“Veilchen”, v. 2); Patria/Germania (“Das küßte mich auf deutsch, und sprach auf deutsch”, v. 5); Sogno (“Traum”, associato alla “patria”, v. 4 e v. 8 doppia valenza). Struttura e metrica: 2 strofe da 4 versi (“Jamben”, ovvero 5/2/5/2). I versi più corti (“Der Eichenbaum”/ “glaubt es kaum”) fanno entrambi rima con “Traum”.
Ich hatte einst ein schönes Vaterland Der Eichenbaum Wuchs dort so hoch, die Veilchen nickten sanft. Es war ein Traum. Das küβte mich auf deutsch, und sprach auf deutsch (Man glaubt es kaum, Wie gut es klang) das Wort: «Ich liebe dich!» Es war ein Traum Un tempo avevo una bella patria, Dove le querce crescevano alte E le violette ondeggiavano piano. Era un sogno In tedesco mi baciava ed in tedesco (Non sapete quel suono come è bello) Mi diceva: «ti amo!» Era un sogno.
Vormärz und Jungesdeutschland Vormärz: periodo immediatamente precedente lo scoppio della Rivoluzione di Marzo 1848 in Germania. 1840: sale al trono in Prussia Federico Guglielmo IV; porta speranza poiché sembra più liberale rispetto ai suoi predecessori. “Agitare gli animi” per far nascere una coscienza di classe anche in Germania: appelli alla rivoluzione attraverso le opere. Junges Deutschland: utilizzato per la prima volta da Wienbarg. Giovani intellettuali aspiravano ad una “politicizzazione della letteratura” (attraverso la satira e la critica pungente). 10 dicembre 1835: tutti gli scritti dello “Junges Deutschland” vietati dal parlamento tedesco.
Die schlesischen Weber (1844) Im düstern Auge keine Träne Sie sitzen am Webstuhl und fletschen die Zähne: Deutschland, wir weben dein Leichentuch Wir weben hinein den dreifachen Fluch – Wir weben, wir weben! Ein Fluch dem Gotte, zu dem wir gebeten In Winterskälte und Hungersnöten Wir haben vergebens gehofft und geharrt Er hat uns geäfft und gefoppt und genarrt – Ein Fluch dem König, dem König der Reichen Den unser Elend nicht konnte erweichen Der den letzten Groschen von uns erpreßt Und uns wie Hunde erschießen läßt – Non han ne gli sbarrati occhi una lacrima, Ma digrignano i denti e a' telai stanno. Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre, E tre maledizion l'ordito fanno - Tessiam, tessiam, tessiamo! Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo Ne le misere fami, a i freddi inverni: Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo: Egli, il buon Dio, ci saziò di scherni. E maledetto il re! de i gentiluomini, De i ricchi il re, che viscere non ha: Ei ci ha spremuto infin l'ultimo picciolo, Or come cani mitragliar ci fa.
Die schlesischen Weber (1844) Ein Fluch dem falschen Vaterlande Wo nur gedeihen Schmach und Schande Wo jede Blume früh geknickt Wo Fäulnis und Moder den Wurm erquickt – Wir weben, wir weben! Das Schiffchen fliegt, der Webstuhl kracht Wir weben emsig Tag und Nacht – Altdeutschland, wir weben dein Leichentuch Wir weben hinein den dreifachen Fluch Maledetta la patria, ove alta solo Cresce l'infamia e l'abominazione! Ovo ogni gentil fiore è pesto al suolo, E i vermi ingrassa la corruzione. Tessiam, tessiam, tessiamo! Vola la spola ed il telaio scricchiola, Noi tessiamo affannosi e notte e dì: Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre Tuo, che di tre maledizion s'ordì.
Excursus storico Creazione della “Zollverein” in Germania. 4 giugno 1844 a Peterswaldau protesta di un giovane tessitore contro un ricco imprenditore (“Zwanziger”) che verrà poi arrestato. Il giorno successivo estensione della rivolta al villaggio vicino di Langenbielau. Rivolta repressa dall’esercito: 11 operai uccisi. 6 giugno rivolta definitivamente sedata. Estate 1844: scioperi, scontri e proteste in Slesia, Boemia, Praga e Berlino. Volontà di Heine di far conoscere la tragica condizione dei tessitori. Heine entra in contatto con Marx ed Engels. Testo della poesia stampato come volantino e pubblicato su giornali stranieri (ma in Germania viene vietata la vendita dalla polizia).
Breve interpretazione Ispirati dalla sollevazione dei tessitori slesiani nel 10 luglio del 1844. Viene direttamente espresso per bocca dei personaggi il loro dramma. I tessitori tessono senza sosta il lenzuolo funebre per la “Vecchia Germania” (e ne provocano la fine con l’atto stesso di tessere). Triplice maledizione: > a Dio che non li ha mai aiutati (nel freddo e nella fame) > al re che rappresenta i ricchi e condanna i poveri > alla patria marcia e corrotta. Heine ordina le maledizioni in questa successione (Dio, re e patria), per riprendere il richiamo della battaglia della Prussia contro Napoleone: “Mit Gott für König und Vaterland”. cfr. Les Canuts di Braunt. Ultimi tre versi: previsione di una Germania defunta.
Analisi Appartiene a Zeitgedichte. Cambiamento a livello tematico: Heine non si era mai interessato di una questione che riguardasse la miseria. 5 stanze (la prima e la quinta svolgono la funzione di cornice), ognuna con 5 versi. Ogni strofa termina con l’esclamazione “wir weben, wir weben!”. Linguaggio semplice e colloquiale ma colmo di accenti tragici (cfr Le Parche). Non c’è una misura di versi ma vi è rima baciata: ogni strofa inizia con una rima baciata femminile (weibliche Reime) e termina con una maschile (männliche Reime); tranne l’ultima che ha solamente la rima baciata maschile). Utilizzo del pronome personale “wir” per sottolineare la solidarietà fra Heine ed i tessitori. Ritmo forte, rafforzato dalle ripetizioni che stanno ad indicare la monotonia del lavoro dei tessitori ma anche la loro rabbia. Poesia politica: contro la vecchia Germania feudale.
Carducci Traduce e fa propria questa poesia che in Carducci vuol riferirsi alla tassa sul macinato e agli effetti che ha sui ceti popolari italiani. 5 strofe di 5 versi: 4 endecasillabi seguiti da un settenario che fa da ritornello. Nelle strofe dispari il primo e il terzo verso sono sdruccioli e lo sdrucciolo sostituisce la rima. Nelle strofe pari i 4 endecasillabi sono piani e a rime alterne. Poesia composta tra il giugno e il luglio del 1872 e pubblicata nel 1873. Ne fa una versione in prosa e la pubblica nel giornale “Il popolo” (1 gennaio 1870).
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