I luoghi della politica

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I luoghi della politica Dentro e fuori il pomerio

Il Pomerio Il pomerium era il confine sacro della città di Roma. Secondo l’etimologia, incerta, proposta dagli antichi romani, pomerium deriverebbe da post-moerium dove moerus starebbe per murus.

Gellio, Noctes Atticae, XIII 14, 1-3 Gli àuguri del popolo romano che scrissero un'opera in piu’ libri sugli auspici definirono così il pomerio: “Pomerio è una striscia di terreno consacrata dagli àuguri lungo tutto il perimetro della città, dietro le mura, determinata da confini precisi, che rappresenta il limite all'interno del quale possono prendersi gli auspici urbani [cioè quelli relativi ad atti civili]”. Il piu’ antico pomerio, che fu istituito da Romolo, era delimitato dalle radici del Palatino. Ma questo pomerio fu ampliato piu’ volte in ragione degli accrescimenti della res publica, e arrivò a circondare molti e alti colli. Il diritto di spostare in avanti il pomerio spettava a chi ampliava i confini del popolo romano con territorio sottratto ai nemici.

Tacito, Annales, XII 24 ... initium condendi, et quod pomerium Romulus posuerit, noscere haud absurdum reor. Igitur a foro boario, ubi aereum tauri simulacrum aspicimus, quia id genus animalium aratro subditur, sulcus designandi oppidi coeptus ut magnam Herculis aram amplecteretur; inde certis spatiis interiecti lapides per ima montis Palatini ad aram Consi, mox curias veteres, tum ad sacellum Larum, inde forum Romanum; forumque et Capitolium non a Romulo, sed a Tito Tatio additum urbi credidere. Mox pro fortuna pomerium auctum. Et quos tum Claudius terminos posuerit, facile cognitu et publicis actis perscriptum. ... mi sembra cosa lodevole far conoscere la fase iniziale della fondazione e quale sia stata l’ampiezza del pomerio tracciato da Romolo. Dal foro boario, dove ora vediamo il toro di bronzo, poiché è questo animale che si aggioga all'aratro, si cominciò a tracciare il solco che delimitava la città, in modo da abbracciare la grande ara di Ercole; di là, a determinati intervalli, furono piantati dei cippi di pietra lungo le falde del monte Palatino passando per l'ara di Conso, poi per le Curie vecchie, quindi per il tempietto dei Lari ed infine al foro Romano; si credette che il foro e il Campidoglio fossero annessi alla città non da Romolo, ma da TIto Tazio. In seguito, a mano a mano che la fortuna di Roma cresceva, si ampliò anche l'estensione del pomerio. Quali cippi vi abbia posto Claudio è facile conoscerlo ed è scritto chiaramente negli atti pubblici.

Il pomerio romuleo e il septimontium da A. Ziolkowski, Storia di Roma, p. 489

La morte di Remo «sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea» Livio I 7, 2 Scoppiata quindi una rissa, nel calore dell'ira si volsero al sangue, e colpito in mezzo alla folla Remo cadde. È versione più diffusa che in segno di scherno verso il fratello Remo abbia varcato d'un salto le recenti mura, e sia poi stato ucciso da Romolo irato, il quale avrebbe aggiunto queste parole di monito: « Questa sorte avrà chiunque altro oltrepasserà le mie mura ». «sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea»

Il pomerio di Claudio CIL VI 1231a (p. 4359) = CIL VI 31537d = ILS 213 (Roma) Ti(berius) Claudius / Drusi f(ilius) Caisar / Aug(ustus) Germanicus / pont(ifex) max(imus) trib(unicia) pot(estate) / VIIII imp(erator) XVI co(n)s(ul) IIII / censor p(ater) p(atriae) / auctis populi Romani / finibus pomerium / ampliavit terminavitq(ue)

Il foro romano

Il Foro arcaico e il comitium

Il Campo Marzio