Fil Ling 18-19 Lezioni 16-18
Lezione 16 5/11/18
la teoria delle descrizioni in sintesi (TD1) un enunciato della forma «il P è Q» esprime la stessa proposizione del corrispondente enunciato della forma «vi è esattamente un oggetto che ha la proprietà P e tale oggetto ha la proprietà Q». (TD2) Le descrizioni definite sono simboli incompleti, ossia non hanno un significato se non in virtú della tesi (TD1). (TD3) La negazione della proposizione espressa da un enunciato della forma «il P è Q» si esprime in modo non ambiguo premettendo la negazione a tutto l'enunciato («non è vero che il P è Q»). (TD4) Il quantificatore esistenziale «vi è almeno un oggetto tale che...» («») va interpretato come equivalente a «esiste almeno un oggetto tale che...». (TD5) Tutti i nomi propri sono abbreviazioni di descrizioni definite. (TD6) I paradossi logici richiedono l'adozione della teoria dei tipi.
Il paradosso di Russell classi che non contengono se stesse. Es: la classe dei cavalli, perché non è un cavallo classi che contengono se stesse. Es. la classe delle cose astratte perché è essa stessa astratta Sia R la classe di tutte e soltanto le classi che non contengono se stesse. R contiene o no se stessa? Se sì, R contiene una classe che contiene se stessa, ossia R, in contrasto con come abbiamo definito R Se no, c'è una classe che non contiene se stessa, ossia R, che non è contenuta in R, contrariamente a come abbiamo definito R Si può formulare un analogo paradosso per le proprietà
La teoria dei tipi Le classi sono ordinate gerarchicamente Al primo livello (tipo logico), le classi degli individui (enti che non sono classi) Al secondo, le classi di individui Al terzo le classi di classi del secondo livello Viene dunque esclusa a priori la possibilità di una classe che contiene una classe dello stesso livello e quindi è esclusa la possibilità dell'autoappartenenza Per dettagli v. la voce "teoria dei tipi" nell'enciclopedia filosofica Bompiani.
Le critiche di Russell a Meinong (R1) l’ammissione di oggetti impossibili comporta il rifiuto della legge logica di non contraddizione. (R2) L'enunciato "l’esistente quadrato rotondo è esistente" dovrebbe essere considerato vero da Meinong. (R3) Date queste difficoltà, e dal momento che la teoria delle descrizioni ci spiega come fare a meno di oggetti inesistenti, è meglio negare che vi siano oggetti inesistenti.
Lezione 17 6/11/18
Problemi per la teoria delle descrizioni La montagna d'oro è d'oro La montagna d'oro è possibile Il quadrato rotondo è impossibile Pinocchio è un oggetto fittizio Pinocchio è più famoso di Cenerentola Polifemo è più alto di Napolitano Tom crede che un fantasma ha urlato nella notte e John ritiene che esso sia prigioniero di un incantesimo
Domande per la parte II 1) Edoardo crede che l’autore di Ivanohe è inglese; l’autore di Ivanohe è l’autore di Waverley; eppure Edoardo non crede che l’autore di Waverley è inglese. Confrontare i diversi modi in cui Frege e Russell spiegano come ciò sia possibile, rispettivamente con la distinzione tra senso e referente e con la teoria delle descrizioni. 2) Mettere a confronto i punti di vista di Frege, Meinong e Russell riguardo all'enunciato "la montagna d’oro è una montagna" 3) Spiegare come secondo Frege sono da intendere le nozioni espresse da “ci sono,” “ogni” e “dodici” nelle frasi “ci sono pianeti”, “ogni cosa è materiale”, “gli apostoli sono dodici”. 4) Confrontare il punto di vista di Meinong e quello di Russell rispetto alla frase “il quadrato rotondo non esiste”. 5) Confrontare i punti di vista di Frege, Meinong e Russell rispetto alla frase “il cavallo alato pesa 700 kg oppure il cavallo alato non pesa 700 kg”. 6) Presentare le argomentazioni che si possono addurre a sostegno della teoria degli oggetti di Meinong. 7) Dal punto di vista della teoria semantica di Frege quali tra questi enunciati (preso alla lettera, senza assumere che sia ellittico) è vero, falso o privo di valore di verità? In ciascun caso motivare la risposta. (a) Pinocchio è un burattino di legno; (b) nel romanzo Pinocchio, Mastro Geppetto è un elettricista; (c) Babbo Natale ha la barba bianca; (d) Pierino crede che Babbo Natale regala giocattoli ai bambini [assumere qui che Pierino è un bambino che crede ancora a Babbo Natale]. 8) Illustrate le argomentazioni con le quali Russell critica la teoria degli oggetti di Meinong. 9) Si potrebbe sostenere che ci sono enunciati problematici per la teoria delle descrizioni di Russell, nel senso che la teoria dovrebbe considerarli falsi, eppure potrebbero essere veri. Fornite opportuni esempi spiegando perché sono problematici per la teoria di Russell.
Russell e Frege sui nomi propri I nomi propri sono visti come abbreviazioni di descrizioni definite "Apollo" = "il dio del sole" "Socrate" = "il maestro di Platone" "Platone" = "il filosofo greco che ha scritto un dialogo chiamato Timeo" Queste definizioni sono idiosincratiche: possono variare da soggetto a soggetto. Quindi, al livello dei nomi propri la lingua si trasforma in un "idioletto" I nomi "logicamente propri" hanno un riferimento diretto. Ma tali non sono i nomi propri del linguaggio ordinario
Lezione 18 7/11/18
Russell sui deittici Nella misura in cui i deittici stanno per enti di cui abbiamo conoscenza diretta (acquaintance) allora sono nomi logicamente propri Abbiamo conoscenza diretta di dati sensoriali, (forse) di noi stessi [Russell lo ammette fino a un certo periodo della sua carriera] e di universali (il rosso, il triangolare, ecc.) Nella misura in cui i deittici sono usati per riferirsi a oggetti esterni sono abbreviazioni di descrizioni che comportano un riferimento diretto a dati sensoriali particolari. Esempio: "questo tavolo" = "il tavolo la cui presenza causa questo particolare dato sensoriale"
Frege sui deittici Anche per Frege i deittici corrispondono a descrizioni definite Quindi per Frege, i deittici hanno un senso, proprio come le descrizioni definite Ma, al contrario di Russell, Frege nega che enti particolari possano fare parte del senso Frege ammette che per il pronome "io" ci sia un senso specifico che cambia per ognuno di noi v. esempio del dottor Lauben nell'articolo "il pensiero" (1918)