Trasposizione Culturale: per pensare ai propri impensati didattici

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Transcript della presentazione:

Trasposizione Culturale: per pensare ai propri impensati didattici         Maria Mellone Università Federico II di Napoli Dipartimento di Matematica e Applicazioni «R. Caccioppoli»

Quadro filosofico di riferimento Non si tratta di filosofia comparata, della messa in parallelo delle diverse concezioni, bensì di un dialogo filosofico dove ogni pensiero, nel farsi incontro all’altro, si interroga sul proprio impensato. (Jullien, 2006) Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Studio al limite, studio multidisciplinare. François Jullien

«[…] farsi incontro all’altro […]» struttura attiva/passiva Quadro filosofico di riferimento «[…] farsi incontro all’altro […]» struttura attiva/passiva «Non si tratta di filosofia comparata […]» rifiuto di qualsiasi prospettiva comparativista «[…] si interroga sul proprio impensato.» tentare di ri-pensare le ipotesi implicite nelle quali un paradigma culturale è radicato Entriamo così nel quadro di riferimento teorico. In questo passaggio tenteremo di mettere a fuoco gli elementi teorici che ci hanno guidato nella costruzione del progetto di ricerca. (clic) Françoise Jullien, nel suo Parlare senza parole, scrive: (leggere). Questo “farsi incontro all'altro che ci permette di interrogarci sul nostro impensato” dovrebbe chiarire che ciò che cercheremo di fare qui non è e non vuole essere un'acquisizione acritica, una semplice traduzione di una cultura in un altra. In altre parole crediamo non sia possibile diventare altro da sé. Anche perché questo riteniamo sia una semplice sostituzione di un idolo con un altro idolo (come scriveva L. Wittgenstein). Non si apre quindi qualcosa di “nuovo”, una “nuova” oggettivazione che può fornirci significati altri, ma è la struttura di relazione che mostra differenze radicali che ci permette di ri-comprenderci nella nostra tradizione. La differenza, lo scarto, la distanza estraniante ci mostra qualcosa che è qui, a portata di mano, ma che è sempre da ripensare. Ci pare risulti evidente, in questa prospettiva la sottolineatura al “farsi incontro all’altro”, ma soprattutto all’”impensato”. Questa è la prima domanda che ci siamo posti. A nostro avviso sono tre gli elementi che possono contribuire a chiarire le ragioni di questo domandare: 1) Teoria 2) Contesto 3) Rilevazioni internazionali Questi non hanno alcun ordine gerarchico, sono in stretta relazione per determinare questo quadro di ricerca.

Quadro filosofico di riferimento La parola deriva da un'espressione di Heidegger, “Destruktion”, da intendersi come “destrutturazione” e non come “distruzione”. Io la uso nel senso di un'analisi dei diversi livelli in cui si stratifica la cultura. (Derrida, 2002) Jacques Derrida

The safest general characterization of Quadro filosofico di riferimento The safest general characterization of the European philosophical tradition is that it consists of a series of footnotes to Plato. Tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone (A. N. Whitehead, 1979)

Quadro filosofico di riferimento Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Studio al limite, studio multidisciplinare. Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca.

L’invenzione dell’ideale Quadro filosofico di riferimento La Farmacia di Platone La scrittura L’invenzione dell’ideale e il destino dell’Europa L’invenzione dell’ideale Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Studio al limite, studio multidisciplinare. Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca.

immanenza

Quadro filosofico di riferimento Nel cinese tradizionale - rileggendo Granet - c'è una combinazione di tratti che vuole rappresentare i denti canini e un'altra i denti incisivi, ma non ce n’è alcuna che corrisponda all’idea “generale” di denti. A dire il vero, queste combinazioni di tratti corrispondono a rubriche destinate a facilitare non già una classificazione, ma una ricerca pratica nei lessici e, senza dubbio, un più agevole apprendimento della scrittura. (Granet, 1934) Marcel Granet

Strumento di civilizzazione Quadro filosofico di riferimento Questa scrittura può essere utilizzata da popolazioni che parlino dialetti – o perfino lingua – differenti, dal momento che il lettore legge a suo modo ciò che lo scrittore ha scritto pensando a parole dello stesso senso, ma che egli poteva pronunciare in maniera completamente differente. (Granet, 1934) Strumento di civilizzazione

Assemblea Nazionale del Popolo 马 [mā] cavallo 11 febbraio 1958 Assemblea Nazionale del Popolo Zhou Youguang

Strumento di «civiltà» Strumento «imperiale» Lingua immanente Strumento di «civiltà» Strumento «imperiale» Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Studio al limite, studio multidisciplinare. Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca.

Strumento di democrazia Strumento di «trascendentalizzazione» Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Studio al limite, studio multidisciplinare. Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca.

Quadro filosofico di riferimento Questo processo non assomiglia al nostro, perché la lingua cinese è immanente e quindi si muove sempre su un piano. Si parla infatti di rubricazioni e non di astrazione; al contrario le lingue occidentali si strutturano a partire dalla possibilità di generare processi d’astrazione di «trascendentalizzare». Immanenza vs Trascendentalizzazione/Rubricazione vs Astrazione Entriamo così nel quadro di riferimento teorico. In questo passaggio tenteremo di mettere a fuoco gli elementi teorici che ci hanno guidato nella costruzione del progetto di ricerca. (clic) Françoise Jullien, nel suo Parlare senza parole, scrive: (leggere). Questo “farsi incontro all'altro che ci permette di interrogarci sul nostro impensato” dovrebbe chiarire che ciò che cercheremo di fare qui non è e non vuole essere un'acquisizione acritica, una semplice traduzione di una cultura in un altra. In altre parole crediamo non sia possibile diventare altro da sé. Anche perché questo riteniamo sia una semplice sostituzione di un idolo con un altro idolo (come scriveva L. Wittgenstein). Non si apre quindi qualcosa di “nuovo”, una “nuova” oggettivazione che può fornirci significati altri, ma è la struttura di relazione che mostra differenze radicali che ci permette di ri-comprenderci nella nostra tradizione. La differenza, lo scarto, la distanza estraniante ci mostra qualcosa che è qui, a portata di mano, ma che è sempre da ripensare. Ci pare risulti evidente, in questa prospettiva la sottolineatura al “farsi incontro all’altro”, ma soprattutto all’”impensato”. Questa è la prima domanda che ci siamo posti. A nostro avviso sono tre gli elementi che possono contribuire a chiarire le ragioni di questo domandare: 1) Teoria 2) Contesto 3) Rilevazioni internazionali Questi non hanno alcun ordine gerarchico, sono in stretta relazione per determinare questo quadro di ricerca.

Significato/significante Quadro filosofico di riferimento S s Significato/significante

Quadro filosofico di riferimento A partire da questa struttura, grazie alla trascendentalizzazione, si inaugura lo strappo, il taglio dell’ideale che apre la possibilità di qualcosa che ha caratterizzato l’occidente: la matematica come episteme fondante la modernità della nuova scienza cartesiano-galileiana Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Studio al limite, studio multidisciplinare. Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca.

Quadro filosofico di riferimento I Cinesi hanno spinto in avanti l’arte degli algoritmi, ma non hanno concepito che la matematica possa essere un linguaggio; e ancor meno che sia in questo linguaggio – quello i cui caratteri «sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche» (Galileo, Il Saggiatore) – che Dio ha scelto di scrivere «il grande libro» dell’universo: in altre parole, che teoremi matematici possano servire da leggi fisiche. (Jullien, 2008) Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Studio al limite, studio multidisciplinare. Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca.

Quadro filosofico di riferimento […] il cinese classico non pone mai la domanda «che cos’è?» – può anzi esprimerla? Quando per esempio si legge in una traduzione europea: un discepolo chiese a Confucio che cos’è la pietà filiale (cfr. Dialoghi, II, 5, 6, 7, 8), il cinese dice in realtà: «… chiese: la pietà filiale», vale a dire interrogò quanto alla pietà filiale. Ma in greco conoscere è precisamente – ossessivamente – rispondere alla domanda «che cos’è?» – il Greco ne fa il suo enigma. (Jullien, 2008) Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca. Studio al limite, studio multidisciplinare. Queste due frasi indicano il mio background culturale e la prospettiva attraverso cui interpretare il lavoro di ricerca svolto Sulla prima avremo modo di ritornare più volte in seguito. Mi concentro sulla seconda perché essa mi rappresenta, ma fornisce anche una chiave di lettura che guiderà il procedere stesso della ricerca. Essa non sarà mai rettilinea, ma procederà in modo obliquo e a tratti molto faticoso, in un continuo ripensamento e riposizionamento delle domande di ricerca.

di un quadro di riferimento teorico Come questi elementi di un quadro di riferimento teorico «eccentrico» alle ricerche in didattica della matematica possono essere di supporto all’elaborazione di un quadro di riferimento in didattica della matematica? Entriamo così nel quadro di riferimento teorico. In questo passaggio tenteremo di mettere a fuoco gli elementi teorici che ci hanno guidato nella costruzione del progetto di ricerca. (clic) Françoise Jullien, nel suo Parlare senza parole, scrive: (leggere). Questo “farsi incontro all'altro che ci permette di interrogarci sul nostro impensato” dovrebbe chiarire che ciò che cercheremo di fare qui non è e non vuole essere un'acquisizione acritica, una semplice traduzione di una cultura in un altra. In altre parole crediamo non sia possibile diventare altro da sé. Anche perché questo riteniamo sia una semplice sostituzione di un idolo con un altro idolo (come scriveva L. Wittgenstein). Non si apre quindi qualcosa di “nuovo”, una “nuova” oggettivazione che può fornirci significati altri, ma è la struttura di relazione che mostra differenze radicali che ci permette di ri-comprenderci nella nostra tradizione. La differenza, lo scarto, la distanza estraniante ci mostra qualcosa che è qui, a portata di mano, ma che è sempre da ripensare. Ci pare risulti evidente, in questa prospettiva la sottolineatura al “farsi incontro all’altro”, ma soprattutto all’”impensato”. Questa è la prima domanda che ci siamo posti. A nostro avviso sono tre gli elementi che possono contribuire a chiarire le ragioni di questo domandare: 1) Teoria 2) Contesto 3) Rilevazioni internazionali Questi non hanno alcun ordine gerarchico, sono in stretta relazione per determinare questo quadro di ricerca.

Cambiamento di convinzioni e innovazione in educazione matematica Trasposizione Culturale (TC) Incontro con pratiche di educazione matematica di altre culture Cambiamento di convinzioni e innovazione in educazione matematica Decostruzione Intanto questo importante quadro filosofico ci permette di inquadrare un fenomeno crescente negli ultimi anni, il moltiplicarsi delle possibilità di entrare in contatto con pratiche didattiche di paesi molto lontani, questo contestualmente all’incremento di prove di valutazione internazionale ha provocato … Questa è la prima domanda che ci siamo posti. A nostro avviso sono tre gli elementi che possono contribuire a chiarire le ragioni di questo domandare: 1) Teoria 2) Contesto 3) Rilevazioni internazionali Questi non hanno alcun ordine gerarchico, sono in stretta relazione per determinare questo quadro di ricerca. Formazione insegnanti alla luce dell’esperienza di decostruzione

Trasposizione Culturale (TC) 08/07/11 Trasposizione Culturale (TC) Transponere: Il prefisso ‘trans-’ indica un passaggio, una transizione, un cambiamento da una condizione a un’altra; Il verbo ‘ponere’ inteso come ‘posizionare’, ‘porre’, ‘mettere’. La Trasposizione Culturale fa riferimento a qualcosa che “poniamo” dopo avere viaggiato attraverso pratiche di educazione matematica sviluppate in contesti culturali diversi dal nostro. La cultura è un sistema complesso radicato nei linguaggi quotidiani usati da una certa comunità. Questi linguaggi riproducono l’organizzazione interna, le convinzioni, i valori (etc.) di queste comunità. (Lotman & Uspenkij, 1975) Intanto per cominciare ad entrare più in merito al quadro della Trasposizione Culturale in didattica della matematica partiamo dall’origine etimologica dei due termini che abbiamo scelto per descrivere un processo complesso che vi descriverò tra breve, Intanto la parola trasposizione che veine dal latino, Transponere, costituita dal prefisso trans che indica un passaggio, un movimento, un cambiamento da uno stato ad un altro, che tra l’altro ci rimanda nella tradizione di didattica della matematica ad un altro Quadro, quella della trasposizione didattica, però il nostro uso di questo termine è assolutamente indipendente dall’uso che ne fa Chevallard, anche se proprio recentemente Ferdinando Arzarello sta mettendo a fuoco delle possibili relazioni tra i due quadri. Poi c’è l’aggettivo culturale per il quale ci riferiamo a Lotaman and Uspenkij In questo senso, la trasposizione nella prospettiva culturale è strettamente legata alla riflessione del sistema linguistico dei segni in cui essa si sviluppa e si nutre, e questo ce lo ha chiarito molto bene alessandro nella prima parte della presentazione. Partendo da queste premsse noi usiamo il termine trasposzione culturale esattamente per descrivere qualcosa che poniamo dopo avere viaggiato e indagato in pratiche di didattica della matematica implementate da culture diverse dalla nostra.

Ricerche in Didattica della Matematica La Matematica è una "pan-cultural activity», presente in tutte le culture con delle caratteristiche invarianti. Possiamo riconoscere 6 attività universali collegate allo sviluppo di conoscenze e competenze matematiche: - contare; - localizzare; - misurare; - progettare; - giocare; - modellizzare. (Bishop, 1988)   Alan Bishop L’attenzione agli aspetti culturali nella didattica della matematica non è qualcosa di nuovo, ma questa attenzione nasce dai pioneristici studi di Bishop che, da un alto ha cominciato fornire prove empiriche che le attività matematiche mostrano delle note comuni nelle culture umane di tutte il mondo. Inoltre a partire da questo trend si studi si è cominciato a mettere in evidenziare l’importanza di riconoscere la pratiche matematiche come fenomeni sociali, profondamenti radicate nelle culture e nelle società che le generano. Da quel momento in poi, la consapevolezza che nello studio delle pratiche matematiche sia cruciale tenere sempre in considerazione la loro contestualizzazione storica e sociale, ha cominciato a farsi strada nelle comunità di ricerca di Didattica della matematica.

Ricerche in Didattica della Matematica L’Etnomatematica parte nel riconoscere l’inciviltà dell’impresa di colonizzazione delle «spedizioni scientifiche» del 18° e 19° secolo, durante le quali i paesi colonizzati venivano assoggettati anche culturalmente con un violento lavoro di «ri-educazione» linguistica e scientifica. In opposizione viene proposto un processo di «de-colonizzazione», non inteso come rifiuto della Matematica Accademica, ma piuttosto come suo raffinamento attraverso valori di umanità, cooperazione ed educazione alla Pace. (D’ Ambrosio, 2006) Ubiratan D’Amborsio Un altro filone di ricerca importante in didattica della matematica che mette al centro la cultura nelle problematiche educative è quello noto con il nome di Etnomatica …. La prospettiva di questo filone è in particolar modo politica ed etica. Pace è scritto sempre in maiuscolo

Ricerche in Didattica della Matematica Ogni linguaggio contiene il proprio mondo matematico. I mondi possono essere impliciti, con prospettive limitate o non sviluppate, ma questi mondi esistono - essi non sono solo versioni rudimentali e informali della matematica convenzionale. Questi universi rappresentano sistemi di significato che riguardano le quantità, le relazioni, lo spazio (etc.) e sono, in un certo senso, incommensurabili con la matematica convenzionale. (Barton, 2008) Bill Barton Le classi multi-lingue e con studenti provenienti da tribù indigine maori, sono anche i contesti di ricerca di Bill Barton, ma dal sud-america ci spostiamo in nuova Zelanda. Nel suo libro The Language of Mathematics del 2008, lo studioso dichiara con forza che chi apprende è influenzato in maniera fortissima dalla sua visione dal mondo, intesa come cultura –anche qui con grande attenzione agli aspetti linguistici- nella quale è cresciuto. Il presupposto è quello di non dare per scontato una visione dei costrutti matematici, ma piuttosto porsi sempre in un atteggiamento di ricerca