Lezione 6. La pentekontaetìa: Atene tra impero e democrazia.
La pentekontaetia: un modo moderno di rendere la descrizione unitaria degli anni 479-431 in Tucidide, Storie I 89-118 Tucidide, Storie I 89, 1: Fu nel modo seguente che gli Ateniesi giunsero alle imprese che accrebbero la loro potenza (Οἱ γὰρ Ἀθηναῖοι τρόπῳ τοιῷδε ἦλθον ἐπὶ τὰ πράγματα ἐν οἷς ηὐξήθησαν)
La pentekontaetia nelle Storie di Tucidide: cause prossime e cause autentiche della ‘grande guerra’ I 1-23: introduzione, archaiologia, princìpi metodologici. 2-19: archaiologia. 24-55: lo scontro tra Corinto e la sua colonia Corcira, una delle ‘cause’ della guerra del Peloponneso (435-433). 56-66: lo scontro tra Corinto e la sua colonia Potidea, un’altra delle ‘cause’ della guerra (433-432). 67-88: incontri diplomatici a Sparta. 89-118: la pentekontaetia e la creazione dell’impero ateniese. Le cause più remote e profonde della guerra del Peloponneso (478-431). 119-125: incontro tra i rappresentanti della lega peloponnesiaca. 126-127: l’affare di Cilone e le origini della ‘colpa sacra’ degli Alcmeonidi. Pericle, il ‘maledetto’ Alcmeonide. 128-138: la fine di due protagonisti delle guerre persiane, lo spartano Pausania e l’ateniese Temistocle. 139: ultime trattative diplomatiche prima della guerra. 140-144: primo discorso di Pericle (strategia di guerra, risorse economiche). 145: respinte le richieste spartane. 146: riepilogo del problema delle ‘cause’.
L’impero ateniese nel 431 a.C.
Gli ‘alleati’ di Atene offrono all’impero un contributo in uomini e navi oppure pagano un tributo In alto, ricostruzione di una trireme della flotta ateniese ai tempi dell’impero. A sinistra, alcuni frammenti della seconda stele con la registrazione dei tributi versati dagli alleati dopo il trasferimento del tesoro della lega sull’acropoli di Atene (Museo Epigrafico di Atene).
L’impero ateniese negli anni ‘40 del V secolo
Qualche data importante nel ‘cinquantennio’ 478: peggioramento dei rapporti tra gli Ioni e il generale spartano Pausania, che viene richiamato in patria. 477: fondazione della lega delio-attica. 471: ostracismo di Temistocle. 471: Atene sottomette Nasso. 470/69: vittoria di Cimone sui Persiani sul fiume Eurimedonte (Panfilia). 465-3: ribellione e sottomissione di Taso. 461: ostracismo di Cimone. Inizia l’ascesa di Pericle sulla scena politica ateniese. 460-54: fallita spedizione ateniese contro i Persiani a Cipro e in Egitto. 454: trasferimento del tesoro della lega delio-attica sull’acropoli di Atene. 449: accordi con la Persia (‘pace di Callia’). 446/5: pace trentennale tra Atene e Sparta e rispettivi alleati. 444/3: ostracismo di Tucidide di Melesia. Inizio di un lungo periodo di strategie consecutive di Pericle. Fondazione della colonia panellenica di Turii in Italia meridionale. 441-39: Atene interviene nella guerra civile di Samo e vi impone un governo democratico. 437: fondazione della colonia ateniese di Anfipoli in Tracia. 433: Atene interviene a sostegno di Corcira contro Corinto e impone condizioni restrittive alla propria alleata Potidea (altra colonia di Corinto). 432/1: divieto ai Megaresi di commerciare ad Atene e in tutti i porti della lega.
A sinistra, alcuni frammenti della seconda lista dei tributi versati dagli alleati della lega delio-attica (Museo Epigrafico di Atene). In alto, la posizione di Delo, originaria sede del tesoro della lega, nell’Egeo.
Un ritratto di Pericle (Musei Vaticani).
Pericle: la vera democrazia o il governo del primo cittadino? 490 ca.: Pericle nasce ad Atene; per parte di madre è imparentato con gli Alcmeonidi. 472: assume la coregia dei Persiani di Eschilo. 463: sostiene l’accusa contro Cimone in un processo per corruzione; nel 461 Cimone è colpito da ostracismo. Fine anni ‘60-primi anni ‘50: riforme di Pericle ed Efialte, poi del solo Pericle, in senso democratico. Riduzione dei poteri dell’Areopago; ammissione degli zeugiti all’arcontato; introduzione del sistema dei misthoi. 454: trasferimento del tesoro della lega delio-attica sull’acropoli di Atene. 449: accordi con la Persia (‘pace di Callia’). 446/5: pace trentennale tra Atene e Sparta e rispettivi alleati. 444/3: ostracismo di Tucidide di Melesia. Inizio di un lungo periodo di strategie consecutive di Pericle. Fondazione della colonia panellenica di Turii in Italia meridionale. 437: fondazione della colonia ateniese di Anfipoli in Tracia. Fine anni ‘30: ‘provocazioni’ ateniesi verso i Peloponnesiaci. 431: Inizia la guerra del Peloponneso. Al termine del primo anno, Pericle pronuncia un famoso discorso funebre per i caduti. 429: rieletto alla strategia dopo un anno di interruzione, Pericle muore di peste.
Lo splendore dell’Atene di Pericle: ottenuto a quale prezzo? A sin., una veduta di Atene nel 1908; a ds., il Theseion dell’agorà; in basso, i Propilei dell’acropoli e il tempietto di Atena Nike. A sin., i Grandi Propilei del santuario di Demetra a Eleusi; a ds., ricostruzione di Atene e delle Lunghe Mura nel V sec.
L’Atene di Pericle: un grande cantiere e un impero (anche) economico. A sin., una bottega di artigiani su un vaso a figure rosse degli inizi del V sec.; in basso, monete ateniesi della seconda metà del V sec., con l’effigie di Atena e quella della civetta.
Necropoli ateniesi del V sec. Kolonos Hippios Acharne Maratona e Mesogaia Phaleros Paralia
Il Demosion Sema: la topografia od. Salaminos 35 (1997)
Il Demosion Sema: le iscrizioni Atene, od. Palaiologou: stele dei cavalieri caduti a Spartolo (429/8) e a Tanagra (426)
Il Demosion Sema: i monumenti Framm. loutrophoros (Amsterdam, Museo Allard Pierson, 2455) Sema del tardo V sec., attribuito ai caduti in Sicilia (415-13)
Qualche passo importante del logos epitaphios di Pericle (Tucidide II 35-46; trad. di U. Fantasia, La guerra del Peloponneso. Libro II, Pisa 2003). Gli antenati (progonoi), i padri (pateres), e noi (II 36, 1-3): Comincerò prima di tutto dagli antenati: è doveroso e insieme opportuno, in una circostanza come questa, che sia concesso a loro questo privilegio della memoria. Abitando infatti questa terra, sempre gli stessi nel succedersi delle generazioni, grazie al loro valore l’hanno trasmessa libera fino ai nostri giorni. E se essi sono degni di elogio, ancor di più lo sono i nostri padri: perché avendo acquisito, in aggiunta a ciò che avevano ricevuto e a prezzo di grandi sforzi, l’impero che è ora in nostro possesso, hanno lasciato a noi dell’attuale generazione un’eredità accresciuta. Ma della sua ulteriore crescita siamo stati noi stessi gli artefici, quelli che si trovano ancora all’incirca nell’età matura, e noi abbiamo reso la città da tutti i punti di vista pienamente capace di provvedere ai suoi bisogni sia in vista della guerra che della pace.
La demokratia al centro dell’identità ateniese (II 37, 1-2): Abbiamo un regime politico che non cerca di copiare le leggi dei vicini: piuttosto che imitare altri, noi stessi siamo un modello per qualcuno. Quanto al nome, per il fatto che il governo non è nelle mani di pochi ma della maggioranza, esso si chiama democrazia; ma, se in base alle leggi tutti godono di una condizione di parità nelle dispute private, per ciò che riguarda la reputazione individuale si viene preferiti per la cura degli affari pubblici, in base al credito di cui ciascuno gode in qualche campo, non in virtù di un diritto di partecipazione in misura maggiore che per la propria eccellenza; e neppure chi è povero, se è in grado di rendere buoni servigi alla città, si trova impedito dall’oscurità del suo rango. E viviamo da uomini liberi non solo in ciò che tocca la sfera pubblica, ma anche in relazione ai sospetti reciproci che nascono dalle occupazioni quotidiane: non ci adiriamo col vicino, se si comporta a suo piacimento (…).
Il benessere nell’Atene democratica (II 38): Inoltre, abbiamo procurato allo spirito le più numerose occasioni di sollievo dalle fatiche: nel corso di tutto l’anno celebriamo giochi e sacrifici, e facciamo uso di sontuose dimore private il cui godimento quotidiano allontana i pensieri dolorosi. La grandezza della nostra città fa sì che qui affluiscano tutte le cose da tutta la terra, e ci accade di fruire allo stesso modo, come se fossero ugualmente nostri, sia dei beni prodotti nella nostra regione che di quelli degli altri uomini.
Definire se stessi in opposizione al nemico (II 39, 1): Anche nella preparazione alla guerra ci distinguiamo dai nostri nemici, per i seguenti motivi. Noi mettiamo la nostra città a disposizione di tutti, e non escludiamo nessuno, facendo ricorso ad espulsioni di stranieri (xenelasiai), dalla possibilità di apprendere o di osservare cose dalla cui vista, se non fossero tenute nascoste, un nemico potrebbe trarre vantaggio (…). Quanto all’educazione, gli uni perseguono il valore dedicandosi subito, fin da giovani, ad un gravoso addestramento, mentre noi, pur vivendo in modo rilassato, affrontiamo non meno di loro cimenti alla nostra portata.
Pubblico e privato; amore della bellezza e del sapere; ricchezza e povertà nell’Atene democratica (II 40, 1-2): Coltiviamo la bellezza con frugalità e il sapere senza mollezza; e ci serviamo della ricchezza per le opportunità che offre in vista dell’azione più che al fine di vantarcene a parole, e non è vergognoso per nessuno ammettere la propria povertà, lo è invece non adoperarsi per sfuggirla. Inoltre, alle stesse persone è possibile curare gli interessi privati mentre si occupano di quelli pubblici, e ad altri, quelli dediti al lavoro, avere una conoscenza non superficiale degli affari della città; siamo i soli infatti a ritenere che chi non vi prende minimamente parte sia un uomo non già tranquillo ma inutile (…).
Una città ‘che non ha bisogno di Omero’ (II 41, 4-5): Ed è esibendo una potenza non certo priva di testimonianze, ma che anzi ha lasciato cospicue prove, che ci offriamo all’ammirazione dei contemporanei e dei posteri; non abbiamo bisogno dell’elogio di un Omero o di qualcun altro le cui parole procureranno un momentaneo diletto, in attesa che la verità dei fatti ne infirmi la rappresentazione, ma abbiamo costretto ogni mare e ogni terra ad aprirsi alla nostra audacia e in ogni luogo abbiamo innalzato monumenti a perenne memoria della nostra azione nel male come nel bene. E’ dunque per una tale città che costoro sono caduti in battaglia, animati dalla nobile convinzione che non fosse giusto esserne privati, ed è naturale che ciascuno di quelli che sono rimasti sia disposto a soffrire per essa.
La consolazione ai genitori dei caduti (II 44, 1-4): Per siffatti motivi ai genitori di questi uomini, quanti sono qui presenti, io offro non il mio compianto, ma il mio conforto. (…) So che è difficile convincervi di ciò, dal momento che avrete spesso occasione di rammentarvi di loro vedendo le fortune di altri, le stesse di cui un tempo andavate fieri anche voi; e il dolore non consiste nell’essere privi dei beni di cui non si ha avuto esperienza, ma nel vedersi sottrarre ciò che ci era divenuto familiare. Tuttavia bisogna esser forti, anche perché almeno chi ha ancora l’età per procreare può sperare di avere altri figli; ai singoli, infatti, i nuovi nati daranno modo in più di un caso di dimenticare i figli che non ci sono più, e alla città arrecheranno un duplice vantaggio, perché non solo non si spopolerà ma guadagnerà anche in sicurezza (…). Voi invece che avete superato l’età, dovete pensare che è stato un guadagno l’aver vissuto felicemente il periodo più lungo della vita e che quella che ancora vi attende sarà breve, e trovare sollievo nella gloria di questi caduti. L’aspirazione all’onore è infatti la sola cosa che non invecchia, e nell’età inutile della vita non è il profitto, come dicono alcuni, che procura piacere, ma l’onore.
L’unico riferimento alle donne (II 45, 2): Se poi è necessario che io menzioni anche la virtù femminile, delle donne che ora vivranno in vedovanza, dirò tutto in una breve esortazione: sarà per voi titolo di grande gloria non tralignare da quella che è la vostra natura e far sì che gli uomini parlino il meno possibile di voi, che sia per lodare la vostra virtù o per biasimarvi.