RITA E IL SUO RAPPORTO CON LA MATEMETICA
Chiunque si appresti a leggere questo lavoro si prepari ….. perchè il mio rapporto con la matematica è sempre stato strano.
Sin da quando ero iscritta alla scuola primaria tutte le volte che la maestra ci faceva fare matematica mi sono sempre sentita come un pesciolino in alto mare
… ma pian pianino tutto divenne molto complicato…
Nooooooooo oo sono troppo lenta …..accidenti come si risolve questo problema …… miiiiiiiiiiiiiiiiii aiuto ???!!!!!
Ma i veri problemi iniziarono alle superiori: ho cambiato tre prof nel biennio, sono stata rimandata in matematica al primo anno e il prof con cui ho fatto l’esame di riparazione a settembre era odioso, superbo e saccente … ricordo ancora quel suo odore di dopo barba che odiavo … ogni volta che entrava in classe discutevamo sempre.
Si chiamava Carramba era molto vanitoso e noi ragazze lo prendevamo sempre in giro…
Dopo l’incontro con questo prof il mio rapporto con la matematica peggiorò.
ORMAI ERO SEMPRE PIU’ DEMOTIVATA PERCIO’ AVEVO RINUNCIATO A STUDIARE
Al terzo anno scelsi l’indirizzo informatico e il mio prof di matematica cambiò: il nuovo insegnante era il classico padre di famiglia simpatico, un po’ cicciottello e straordinariamente coinvolgente
Da quel momento le cose iniziarono a cambiare, non ero di certo brava, ma a casa cercavo di fare gli esercizi e di studiare per le interrogazioni.
Insomma l’ora di matematica non era poi così male e in classe con il prof Prencipe ci si divertiva sempre
Quando ho terminato l’università ho riscoperto la matematica grazie a 2 persone a me molto care: il mio amico Benny e il caro prof Bardi, un collega che ho conosciuto in questi pochi anni d’insegnamento
Ho iniziato a fare Matematica con Benny sulla spiaggia d’estate … insolito no? Per lui la matematica è filosofia, la spiega con passione e con una semplicità straordinaria che persino io riuscivo a capirla …
Il prof Bardi invece ha agito con me in un intero anno scolastico in cui eravamo in compresenza: mi ha ridato fiducia e mi ha fatto capire che non è importante la velocità, ma arrivarci