Berlusconi-Monti a confronto 18 i dossier www.freefoundation.com EUROPA E CRISI… QUANTA IPOCRISIA! Berlusconi-Monti a confronto a cura di Renato Brunetta 6 gennaio 2012
INDICE I fondamentali sono a posto, il problema è l’Europa Monti è preoccupato per lo scenario europeo Toh, l’aveva già detto Berlusconi Video-messaggio del 13 novembre 2011 TG1 del 27 ottobre 2011 Stati generali del commercio estero del 28 ottobre 2011 TG5 del 31 dicembre 2011 La contraddizione di Monti Della credibilità dell’Italia
I FONDAMENTALI SONO A POSTO, IL PROBLEMA E’ L’EUROPA Berlusconi l’aveva detto, non una sola volta. L’aveva detto prima di dimettersi e subito dopo le dimissioni ma l’ha ripetuto anche negli ultimi giorni, a sangue freddo I fatti lo hanno dimostrato, Monti lo ha confermato. Il pensiero è maturato nel tempo, quello necessario a prendere dimestichezza con il nuovo incarico, e l’ha espresso a pochi interlocutori ieri, prima di partire per Bruxelles Lo scenario è chiaro, le posizioni dei premier identiche, diversi i tempi, ma perché ora le cause dello spread alto sono l’Europa e la recessione mentre prima era Berlusconi? E quando cercava di spiegarci come le cose stessero realmente nessuno lo ascoltava? Forse per qualche pregiudizio, forse è strumentalizzazione o forse è solo ipocrisia
MONTI E’ PREOCCUPATO PER LO SCENARIO EUROPEO Repubblica riporta così alcune confidenze del nuovo premier prima di partire per Bruxelles: «Il problema della speculazione non è nei numeri dell'economia italiana ma nei tentennamenti dell'Unione Europea. Se lo spread resta abbarbicato su vette pericolose, non è per l'assenza di una politica economica, né per la mancanza dei fondamentali, che sono di tutto rispetto a cominciare dall'avanzo primario, che si consolida intorno al 5%. È lo scacchiere europeo a non tranquillizzare Monti: «in mezzo al guado è l’Europa, è l’Unione», che non offre garanzie agli investitori e ai mercati, che restano nel dubbio e non capiscono quanto sia affidabile il sistema-Europa» Carmelo Lopapa, la Repubblica, 6/1/2012
TOH, L’AVEVA GIA’ DETTO BERLUSCONI (1/5) Così Berlusconi il giorno dopo le dimissioni: 13 novembre 2011, in un video-messaggio, quando ha già proposto anche una possibile soluzione al problema: «È arrivato il momento di mettere alle spalle ogni faziosità ed ogni gratuita aggressività personale. Dobbiamo, uniti, far fronte a una crisi che non è nata in Italia, che non è nata sul nostro debito, che non è nata dalle nostre banche, che non è nata neppure in Europa. È una crisi che è diventata crisi della nostra moneta comune, l'euro, che non ha il sostegno che ogni moneta deve avere, cioè quello di una banca prestatore di ultima istanza, garante della moneta, come invece hanno ad esempio le altre monete: il dollaro e la sterlina. Questo deve diventare la Bce, la Banca centrale europea, se vogliamo salvare l’euro e con esso l'Europa»
TOH, L’AVEVA GIA’ DETTO BERLUSCONI (2/5) Ma Berlusconi lo aveva detto anche al TG1 del 27 ottobre 2011: «L’Italia è un paese solido. Abbiamo ereditato dal passato un grande debito pubblico, ma sommandolo al risparmio privato risultiamo secondi solo alla Germania in termini di solidità economica. Quella in corso non è una crisi provocata dai conti italiani, ma è una crisi dell’euro, con un’Europa che ha una moneta unica ma senza un governo unico e senza una banca che la garantisca e la sostenga»
TOH, L’AVEVA GIA’ DETTO BERLUSCONI (3/5) Nello stesso senso, Berlusconi si era espresso agli Stati generali del Commercio Estero il 28 ottobre 2011: «Da che cosa deriva questa attenzione sull’Italia? Deriva dal fatto che c’è un attacco all’euro, che non ha convinto nessuno come moneta. E in effetti è una moneta un po’ strana, perché è una moneta non di un solo Paese ma di tanti Paesi insieme che però non hanno un governo unitario dell’economia e che non ha alle sue spalle una banca di riferimento e di garanzia. Quindi è un fenomeno che non si era mai visto e verificato, quindi l’euro di per sé si presenta come una moneta attaccabile dalla speculazione internazionale e dopo la Grecia questa speculazione si rivolge naturalmente agli altri Paesi e noi siamo in prima fila, non per un nostro vizio diverso dal debito ma soltanto per il grande, l’enorme debito pubblico che abbiamo ereditato dal passato»
LA CONTRADDIZIONE DI MONTI La risposta di Monti in «Lettera al premier» sul Corriere della Sera del 30 ottobre 2011: «Se la Sua diagnosi coglie bene una gracilità di fondo dell'adolescente euro, mi sembra però che Lei la applichi a malanni che, in questo momento, il nostro adolescente non ha. Lei rappresenta un euro in crisi, a seguito di attacchi speculativi. Questo no, signor Presidente. L’euro non è in crisi. Gli attacchi speculativi ci sono, spesso violenti. Ma non sono attacchi contro l'euro. Gli attacchi si dirigono contro i titoli di Stato di quei Paesi appartenenti alla zona euro che sono gravati da alto debito pubblico e che hanno seri problemi per quanto riguarda il controllo del disavanzo pubblico o l'incapacità di crescere (e di rendere così sostenibile la loro finanza pubblica) perché non hanno fatto le necessarie riforme strutturali. È questo il caso dell'Italia, dopo che in prima linea si erano trovati la Grecia e altri Paesi»
TOH, L’AVEVA GIA’ DETTO BERLUSCONI (4/5) Infine, Berlusconi lo aveva ripetuto anche al TG5 del mattino il 31 dicembre 2011: «Nonostante la manovra del governo dei professori lo spread rimane a livelli elevati e la crisi economica continua a mordere. Risulta sempre più evidente la vergogna di chi ha indicato il mio governo come l’unica causa di questa situazione. Quando un mese e mezzo fa ho lasciato la guida del governo, senza mai essere sfiduciato in parlamento, l’ho fatto proprio per senso di responsabilità e senso dello Stato. È un sacrificio che ho fatto per tutti. Ma sapevo bene che la causa della crisi non era il nostro governo ma l’euro: una moneta anomala che non ha alle spalle una Banca Centrale che sia garante e prestatore di ultima istanza, che garantisca i debiti pubblici come accade per le altre monete forti» (continua)
TOH, L’AVEVA GIA’ DETTO BERLUSCONI (5/5) «Per questo l’Unione deve cambiare strategia e puntare non solo al rigore ma anche alla crescita. L’Europa è divisa e incapace di decidere e i mercati lo hanno capito. Questa cosa la paghiamo soprattutto noi italiani. Nel nostro Paese sono state fatte delle riforme. Il mio governo ha fatto manovre per tenere sotto controllo i conti pubblici e ha avviato riforme strutturali importanti»
DELLA CREDIBILITA’ DELL’ITALIA L’Italia era già credibile prima dell’insediamento del governo Monti. Lo era con l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 fissato dal governo Berlusconi e con le manovre per un valore cumulato di 265 miliardi di euro varate nei tre anni e mezzo di governo del Cavaliere Poi la congiuntura economica, si noti bene: a livello europeo, è peggiorata, il costo del servizio del debito per l’Italia è aumentato e il governo Monti ha dovuto sopperire a ciò Quindi Monti ha tenuto sulla credibilità preesistente, correggendo i conti per 63 miliardi di euro: un contributo all’azione complessiva di consolidamento dei conti pubblici italiani pari solo al 20% del totale degli interventi e sulla base di un percorso già ben delineato dal precedente governo
EFFETTO CUMULATO MANOVRE (4 BERLUSCONI + 1 MONTI) 12 12
IL PAREGGIO DI BILANCIO 13 13 Manovre Berlusconi Manovra Monti Manovra Monti Manovra Monti