Il villaggio di Thathari

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Transcript della presentazione:

Il villaggio di Thathari La villa di Sassari (Thathari) appare citata per la prima volta, insieme alla chiesa di S. Nicola, nel condaghe di San Pietro di Silki, registro patrimoniale del monastero benedettino femminile ubicato nell’odierna periferia della città, redatto nei secoli XII-XIII.

Lo sviluppo economico Agli inizi del Duecento Sassari conosce uno straordinario sviluppo, determinato dalla felice posizione geografica. Si afferma quale punto terminale del sistema produttivo del giudicato di Torres basato su un’intensa cerealicoltura, sulla pastorizia e l’allevamento del bestiame.

Link Thathari Nei secoli XI-XIII Thathari era uno dei tanti villaggi del giudicato di Torres, governato dalla dinastia dei De Laccon, che comprendeva le regioni nord-occidentali della Sardegna. Il giudicato entrò in crisi intorno alla metà del Duecento, sia per la progressiva ingerenza di Pisa e di Genova, con i loro interessi politici e commerciali, sia per l’inadeguatezza delle antiche istituzioni incapaci di interpretare le nuove istanze e le esigenze del nascente mondo urbano.

Una felice posizione naturale La posizione collinare della città, lontana dalle pianure malariche, grazie anche alla presenza di sorgenti naturali favorisce lo sviluppo delle attività agricole specializzate (vigneti, orti e frutteti) e di quelle molitorie.

La vendita di grano e ortaggi Alcuna persone de Sassari, over de alcunu àteru locu, non deppiat nen pothat in Sassari, nen in sa iscolcha, comporare trìdicu, orgiu, fava, over basolu, qui s’aet batture in Sassari ad bender, salvu in sa Platha dessu Cumone, uve est sa Carra dessa Petra. (St. SS, I, CXVII) Nessuna persona di Sassari, o di alcun altro luogo, deve né può, a Sassari e nel distretto, comprare grano, orzo, fave, o fagioli, che si portassero per vendere a Sassari, salvo che nella Piazza del Comune, dove si trova la Carra dessa Petra.

Dalla villa alla città La costruzione della cinta muraria negli anni Trenta del XIII secolo rappresenta la definitiva affermazione dell’identità urbana.

La nascita del Comune Il Comune nasce nella seconda metà del Duecento, vincolato ad una Dominante – prima Pisa, poi Genova – che inviava il podestà col compito di esercitare un controllo politico sulla vita amministrativa e commerciale.

Link Pisa Nel 1272 il Comune di Sassari accolse da Pisa il podestà Arrigo da Caprona e i suoi collaboratori. Conosciamo altri nomi di podestà pisani: Gottifredo Sampante nel 1282 e Tano Badia de’ Sismondi nel 1283.

Link Genova Nel 1294 con la convenzione tra il Comune di Sassari e la Repubblica di Genova, firmata da sindici e ambasciatori della comunità locale, inizia la dominazione genovese: come Pisa, la Repubblica di San Giorgio inviò a Sassari i propri podestà. Conosciamo i nomi di Ottone Boccanegra (1300 circa), Rolando di Castiglione (1313), Cavallino degli Onesti (1316), Alberano Salvago e Cicala dei Cicala (in anni imprecisati del Trecento). Nel Palazzo della Provincia un grande dipinto del pittore catanese Giuseppe Sciuti ricorda la firma della convenzione con Genova (1294).

Gli organi consiliari Una relativa autonomia viene lasciata ai ceti dirigenti locali, rappresentati dal Consiglio degli Anziani (cui spettava il potere esecutivo) e dal Consiglio Maggiore, un’ampia assise composta da coloro che godevano del privilegio di cittadinanza.

I quartieri e le parrocchie La struttura urbanistica, prima concentrata intorno alla chiesa di S. Nicola e al pozzo ancor oggi denominato Pozzo di Villa, si amplia verso quattro direttrici di espansione, veri e propri quartieri nuovi, corrispondenti ad altrettante chiese parrocchiali (S. Sisto, S. Donato, S. Apollinare, S. Caterina).

«Da sottu e tre!» Alcuna persone non gettet abba in alcuna via plùbicha de Sassari, salvu sonatu su terçu sonu dessa campana, sa quale se sonat in Corte dessu Cumone; nen, etiamdeu, alcuna persone non pothat jectare dave alcunu solaiu abba alcuna de die in alcuna via plùbica, salvu sonata sa terça campana, comente est naratu, narande inanti tres vias «guarda!». Et qui contra aet facher paghet soddos V de Ianua. (St. SS, I, LXX) Nessuno getti acqua in alcuna pubblica via di Sassari, salvo dopo il terzo suono della campana, la quale si suona nella Corte del Comune; né alcuno possa gettare dal piano alto acqua in alcuna pubblica via, salvo dopo la terza campana, com’è detto, dicendo prima tre volte «attenzione!». E chi dovesse fare il contrario paghi 5 soldi di Genova.

Il cuore della città All’interno delle mura si costituiscono, come avveniva nelle altre città, i luoghi del mercato (Carra Manna, attuale Piazza Tola), delle attività artigiane e delle istituzioni (la platha con la sede del Comune).

Il Palazzo di Città L’edificio sorgeva al centro della platha de Cotinas, l’arteria principale della città (l’odierno corso Vittorio Emanuele II) che collegava l’attuale Porta Sant’Antonio con la Porta Castello; nei porticati della platha – alcuni dei quali ancor oggi visibili – erano ubicate le botteghe dei mercanti.

Il lato oscuro... Neuna persone vaiat per issa terra de Sassari ad pus su terçu sonu dessa campana, sa quale se sonat in Corte su sero, sensa lumen, over fochu. (St. SS, III, XVII) Nessuna persona giri per la città di Sassari senza un lume o fuoco dopo il terzo suono della campana che si suona la sera nella Corte.