GABRIELE D’ANNUNZIO 1) FAMIGLIA

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Transcript della presentazione:

GABRIELE D’ANNUNZIO 1) FAMIGLIA nato nel 1863 a Pescara morto nel 1938 a Gardone Riviera (BS) 1) FAMIGLIA Temperamento sanguigno, passione per le donne e disinvoltura nel contrarre debiti , doti ereditate dal padre , e fine sensibilità di influenza materna Terzo di 5 fratelli Intelligente e vivace, infanzia felice 2) STUDI Liceali a Prato (Collegio Cicognini) (1874 – 1881) a Chieti (Real Ginnasio G.B.Vico) (1881) 3) PERIODO ROMANO 1881-1891 Decisivo per la formazione dello stile comunicativo Si formò il nucleo centrale della sua visione del mondo Lavoro da giornalista - “Star system” ante litteram Matrimonio con la duchessa di Gallese da cui ebbe tre figli 4) FINE PERIODO ROMANO 1891-1897 Visse a Napoli (1981 – 1983) – Primo approccio agli scritti di Nietzsche Vita movimentata in Abruzzo ed in Grecia (lungo viaggio) Eletto deputato della destra, passò subito dopo alla sinistra

GABRIELE D’ANNUNZIO 5) PERIODO FIORENTINO 1897-1910 1863 – 1938 5) PERIODO FIORENTINO 1897-1910 Inizio relazione con Eleonora Duse (1897) Trasferimento a Settignano (FI) – Villa “La Capponcina” 6) ESILIO IN FRANCIA 1910-1915 Fuga in Francia per sfuggire ai vari debitori Frequentazioni mondane e dissipato stile di vita Collaborazione al dibattito prebellico Dopo Parigi si ritirò ad Arcachon sulla costa atlantica 7) ARRUOLAMENTO 1915 Rifiuto della cattedra di Pascoli Intensa propaganda interventista – Discorso di Quarto Arruolamento volontario – Volo su Vienna Perdita di un occhio a seguito di incidente aereo

GABRIELE D’ANNUNZIO 8) IMPRESA DI FIUME 1919 1863 – 1938 8) IMPRESA DI FIUME 1919 Clamoroso colpo di mano paramilitare Occupazione di Fiume e instaurazione del comando del “Quarnaro liberato” Trattato di Rapallo – Fiume città libera 9) ULTIMI ANNI ESILIO A GARDONE RIVIERA 1897-1910 Esistenza solitaria a Gardone Riviera Il Vittoriale degli Italiani

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 10) POETICA POESIA Espressione della forza e dell’energia della vita attraverso il potenziamento delle sensazioni Sperimentazione e ricerca dell’effetto “IL POETA ARTIFEX GLORIOSUS” È capace di esprimere tutto Di sentire tutto Interprete della natura Creatore attraverso la parola TEMI PREZIOSI RAFFINATI METRICA Sperimentazione e combinazione di nuove forme metriche Anticipazione del “verso libero” LINGUAGGIO Prezioso, aulico,letterario, sensuale

GABRIELE D’ANNUNZIO IL VERSO E’ TUTTO 1863 – 1938 POETICA Il poeta è per d'Annunzio l'Artifex gloriosus, cui è affidata la capacità eccedente di tutto sentire, di tutto esprimere. “Il verso (il verso di un testo poetico) è tutto. Nella imitazion della Natura nessuno istrumento d'arte è più vivo, agile, acuto, vario, moltiforme, plastico, obediente, sensibile, fedele. Più compatto del marmo, più malleabile della cera, più sottile (etereo) d'un fluido, più vibrante d'una corda, più luminoso d'una gemma, più fragrante (odorante, profumato) d'un fiore, più tagliente d'una spada, più flessibile d'un virgulto, più carezzevole d'un murmure, più terribile d'un tuono, il verso è tutto e può tutto. Può rendere i minimi moti del sentimento e i minimi moti della sensazione; può definire l'indefinibile e dire l'ineffabile (tutto ciò che non è esprimibile con parole); può abbracciare l'illimitato e penetrare l'abisso può avere dimensioni d'eternità; può rappresentare il sopraumano, il soprannaturale, l'oltramirabile; può inebriare come un vino, rapire come un'estasi; può nel tempo medesimo possedere il nostro intelletto, il nostro spirito, il nostro corpo; può, infine, raggiungere l'Assoluto”.

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Anche in questo breve passo riportato, d'Annunzio attribuisce al verso, alla poesia, la capacità di tutto esprimere, tutto conoscere: la parola poetica diviene uno strumento totale e ogniassorbente. D'altra parte il passo è un saggio di quel manipolatore della forma che è d'Annunzio, della sua abilità di offrirci una cascata di parole che (e qui sta il suo limite) si succedono in maniera torrentizia, senza incidere in profondità.

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Un verso perfetto è assoluto, immutabile, immortale; tiene in sé le parole con la coerenza (impenetrabilità) d'un diamante; chiude il pensiero come in un cerchio preciso che nessuna forza mai riuscirà a rompere; diviene indipendente da ogni legame e da ogni dominio; non appartiene più all'artefice, ma è di tutti e di nessuno, come lo spazio, come la luce, come le cose immanenti (assolute) e perpetue. Un pensiero esattamente espresso in un verso perfetto è un pensiero che già esisteva preformato (in nuce, in germe) nella oscura profondità della lingua. Estratto dal poeta, sèguita ad esistere nella conscienza degli uomini. Maggior poeta è dunque colui che sa discoprire, disviluppare, estrarre un maggior numero di codeste preformazioni ideali. Quando il poeta è prossimo alla scoperta d'uno di tali versi eterni, è avvertito da un divino torrente di gioia che gli invade d'improvviso tutto l'essere.

GABRIELE D’ANNUNZIO RACCOLTE POETICHE RACCOLTE POETICHE RACCONTI 1863 – 1938 11) OPERE RACCOLTE POETICHE RACCOLTE POETICHE 1879 – PRIMO VERE 1882 – CANTO NOVO 1893 – POEMA PARADISIACO 1903 1912 – LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI RACCONTI 1882 – TERRA VERGINE ROMANZI 1889 – IL PIACERE 1891 – GIOVANNI EPISCOPO 1892 – L’INNOCENTE 1894 – IL TRIONFO DELLA MORTE 1895 – LE VERGINI DELLE ROCCE 1900 – IL FUOCO 1910 – FORSE CHE SI, FORSE CHE NO

GABRIELE D’ANNUNZIO TRAGEDIE DRAMMI PROSE 1863 – 1938 1899 – LA CITTA’ MORTA 1899 – LA GIOCONDA 1901 – FRANCESCA DA RIMINI 1905 – LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO 1908 – LA NAVE DRAMMI 1903 – LA FIGLIA DI IORIO 1911 – LE MARTYRE DE SAINT SÉBASTIEN PROSE 1912 – CONTEMPLAZIONE DELLA MORTE 1916 – NOTTURNO (autobiografica) 1928 – IL COMPAGNO DAGLI OCCHI SENZA CIGLI 1935 – LE CENTO E CENTO E CENTO PAGINE DEL LIBRO SEGRETO DI GABRIELE D’ANNUNZIO TENTATO DI MORIRE (autobiografica)

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LAUDI Tra il 1899 e il 1904, e quindi nel momento di pieno fervore per la morale del superuomo, D'Annunzio progetta il più ambizioso programma della sua lirica: Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi. La raccolta comprende quattro libri che prendono il nome dalle costellazioni delle Pleiadi, le mitiche figlie di Atlante che Giove trasformò in stelle: Maia, Elettra, Alcyone, Merope. Un quinto libro, Asterope, è a parte e celebra le vicende della Grande Guerra. Veramente importanti, nella storia della poesia dannunziana, sono i primi tre libri.

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LAUDI Maia (1903, o Laus Vita e, Lode della Vita) è un lungo poema di 8400 versi che, incarnando i miti dell'Ellade, celebra la nuova morale degli eroi e dei superuomini. Vi si canta la gioia di vivere come esuberanza sensuale, come libero disfrenarsi dei sensi in intima comunione con .la natura, rigeneratrice di energia, gioia vitale al di là del bene e del male., Le esperienze estetiche e superomistiche, la retorica esaltata e là tonalità oracolare, l'impressionismo .descrittivo di un ambizioso disegno, mascherano un sostanziale vuoto, una estrema povertà e superficialità di vita interiore. Molti i versi ricchi di sonorità, ma pochi gli accenti di profonda poesia.

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LAUDI Elettra (1904). E' il libro dove si celebrano gli eroi e si esalta, sempre in sintonia col mito estetico e superumano, la ,grandezza e la bellezza dell'eroismo. E' l'esaltazione degli eroi della guerra, del pensiero e dell'arte, l'esaltazione anche delle città italiane cariche di gloria passata, le città del silenzio. Chiude questo secondo libro delle Laudi un Canto augurale per la nazione eletta, presagio è incitamento alla riscossa dell'Italia: Così veda tu un giorno il mare latino coprirsi / di strage alla tua guerra / e per le tue corone piegarsi i tuoi lauri e i tuoi mirti, / o Semprerinascente, / o fiore di tutte le stirpi, / aroma di tutta la terra, ( Italia,. Italia, / sacra alla nuova Aurora / con l'aratro e la prora! Qui D'Annunzio è veramente la voce delle aspirazioni" nazionalistiche e imperialistiche' delle classi egemoni italiane ed europee che già stanno scatenando quella politica di potenza che porterà alla prima guerra mondiale e poi all'affermazione dei fascismi.

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LAUDI Alcyone (1903). Alcyone, il terzo libro delle Laudi, è, per giudizio unanime, considerato la vetta dell'opera poetica di D'Annunzio. Eppure in esso è tutto del D'Annunzio precedente: dal sensualismo, all'estetismo, alla morale eroica e superomistica, all'artifex gloriosus; ma ora tutti questi elementi paiono meno esasperati, depurati dalle eccedenze, dagli umori più ossessivi. In Alcyone, il canto della divina Estate, il poeta cerca allora di far venire alla luce le esigenze più remote e segrete dell'animo, sfoltendo, alleggerendo, decantando la pagina dai giochi di bravura, dalla febbre della parola, dall'ossessione del possesso e della lussuria, dalla violenza sanguigna ed esasperata delle immagini.

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LAUDI Da ALCYONE: La pioggia nel pineto – La sera fiesolana I nuclei tematici Le voci misteriose della natura La metamorfosi Il panismo

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LA PIOGGIA NEL PINETO Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LA PIOGGIA NEL PINETO Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LA PIOGGIA NEL PINETO Ascolta, Ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode voce dal mare, or s’ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 LA PIOGGIA NEL PINETO Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti ( e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione “La pioggia nel pineto” è una tra le più belle poesie di D’Annunzio. E’ rivolta alla donna amata, Ermione. La scena si svolge in un bosco, nei pressi del litorale toscano, sotto la pioggia estiva. Il poeta passeggia con la sua donna, Ermione e la invita a stare in silenzio per sentire la musica delle gocce che cadono sul fogliame degli alberi. Inebriati dalla pioggia e dalla melodia della natura, il poeta e la sua donna si abbandonano al piacere delle sensazioni con un’adesione così totale che a poco a poco subiscono una metamorfosi fiabesca e si trasformano in creature vegetali. La poesia è ricca di enjambement e similitudini. Le rime sono libere e sono presenti molte onomatopee. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi Taci (il poeta si rivolge a Ermione). Sulle soglie del bosco non sento parole umane; ma sento parole più nuove, suoni prodotti dalle prime gocce di pioggia sulle foglie. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove sugli arbusti in riva al mare, piove sui pini con la corteccia ruvida, piove sui mirti divini (nell’antichità era sacro a Venere), sulle ginestre spendenti grazie ai fiori ora rinchiusi per la pioggia, sui ginepri folti di bacche profumate, piove sui nostri volti che sembrano diventare elementi della selva, piove sulle nostre mani, sui nostri abiti leggeri, sui freschi pensieri che l’anima nuova schiude, sulle illusioni della vita e dell’amore che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi Senti? La pioggia cade sul fogliame con un crepitio che dura e varia nell’aria a seconda delle chiome degli alberi. Ascolta. Risponde alla pioggia il canto delle cicale che il pianto dell’austro (vento del sud) non impaurisce neanche il cielo grigio. E il pino ha un suono, e il mirto un altro suono, e il ginepro un altro ancora, gli alberi sembrano degli strumenti musicali suonati dalla pioggia. E noi siamo immersi nello spirito della selva (il poeta e la sua compagna si sentono penetrati dalla vita vegetali: è incominciata la loro metamorfosi), come gli alberi; e il tuo volto inebriato di felicità è tutto bagnato come una foglia, e i tuoi capelli profumano come le chiare ginestra, o creatura terrestre che hai nome Ermione. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi Ascolta, ascolta. Il canto delle cicale a poco a poco viene sovrastato dalla pioggia che cade più fitta; ma un canto vi si mescola più roco che sale, nell’umida ombra lontana. Più sordo più fioco diventa più debole e poi sparisce. Non si sente il suono del mare. Si sente il crosciare della pioggia sugli alberi che purifica il croscio che varia secondo la grandezza della chioma dell’albero. Ascolta. La cicala è muta; ma la figlia del fango, la rana canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove sulle tue ciglia Ermione. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi Piove sulle tue ciglia nere, tanto che sembra che stai piangendo ma di piacere; sembra che tu esca dalla corteccia. E tutta la vita è in fresca aulente, il cuore è come una pesca non ancora colta, tra le palpebre gli occhi sono come delle sorgenti, i denti nelle gengive sono come mandorle acerbe. E andiamo da una macchia all’altra tra gli arbusti o abbracciati o disciolti (e gli sterpi aggrovigliati ci impediscono il movimento alle caviglie) chi sa dove, chi sa dove! E piove sui nostri volti che sembrano diventare elementi della selva, piove sulle nostre mani, sui nostri abiti leggeri, sui freschi pensieri che l’anima nuova schiude, sulla illusioni della vita e dell’amore che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 I nuclei tematici Il poeta e la donna amata si trovano in una pineta della Versilia sotto la pioggia estiva e, vagando senza meta, si immedesimano nella natura e nelle sue voci. Nella lirica si intrecciano i temi della metamorfosi, dell'amore, della funzione musicale ed evocatrice della parola poetica. Le voci misteriose della natura. Il poeta invita Ermione a tacere e ad ascoltare la musica della pioggia. Egli è attento a cogliere le sfumature più diverse e le varie modulazioni che le gocce di pioggia producono sulle piante del bosco. A questo concerto della pioggia partecipano anche le cicale con il loro canto e le rane, il cui verso sordo e roco si spegne nell'ombra di un luogo lontano e indeterminato (il chi sa dove, chi sa dove vuole creare un'impressione di lontananza favolosa). LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 I nuclei tematici La metamorfosi. La sinfonia dei suoni conduce gradualmente l'uomo e la donna in una dimensione di sogno, entro la quale awengono i riti metamorfici. Dapprima si confondono con il bosco (piove su i nostri vòlti silvan,), poi Ermione è paragonata agli elementi della natura (il volto come una foglia, le chiome come le ginestre), diventa quasi una ninfa del bosco (virente), infine si fondono entrambi con gli elementi della natura, sentendosi parte viva e integrante di essa: il cuore è come una pèsca, gli occhi sono come sorgenti, i denti sono mandorle acerbe. La lirica si chiude con la ripresa del tema della pioggia, quasi a prolungare quello stato di estasi cui sono pervenuti il poeta e la sua compagna. LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 I nuclei tematici Il panismo. La metamorfosi è uno dei temi di Alcyone e viene definita panismo (da Pan, dio greco della natura, una sorta di satiro certi barba, corna e zampe di capro), cioè identificazione dell'uomo con la vita vegetale. Il panismo dannunziano tende ad umanizzare la natura, a coglierne il richiamo attraverso gli organi di senso; in essa l'individuo si espande gioiosamente con una identificazione prima fisica e poi spirituale. L'amore. li poeta non esprime sentimenti profondi, l'amore è sentito come un'illusione e la vita appare fuggevole. La "favola bella" illuse e continua ad illudere i due protagonisti, il loro "ieri" ed il loro "oggi" sono distinti anche se identici (t'illuse..., m'illude, m'illuse... t'illude), l'or congiunti or disciolti indica che tra loro si alterna l'unione all'estraneità dei sentimenti. LA PIOGGIA NEL PINETO

Le caratteristiche dello stile GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Le caratteristiche dello stile La parola evocativa. Il lessico è semplice ma costellato qua e là di termini ricercati (tamerici, mirti) e di registro alto, per l'uso particolare degli aggettivi (salmastre ed arse, scagliosi e irti, divini, folti di coccole aulenti, solitaria verdura). li linguaggio poetico traduce in parola i suoni della natura, la parola è la formula magica che rivela l'essenza della realtà. La parola è usata più per la sua musicalità che per il significatò referenziale e la corrispondenza parola-natura è realizzata in un accordo di suoni, di rime interne (mane, lontane; canto, pianto; dita, vita), di assonanze (parole... nuove; illuse... illude), consonanze (secondo... fronde), allitterazioni (piove..., pini... ginestre... ginepri) e termini onomatopeici (salmastre ed arse, fulgenti, coccole, crepitìo, croscio), che privilegiano il suono sul senso. LA PIOGGIA NEL PINETO

Le caratteristiche dello stile GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Le caratteristiche dello stile Le simmetrie sintattiche. Ogni strofa comprende più periodi e la sintassi, con proposizioni coordinate brevi, è spezzata dagli enjambements, che contemporaneamente dilatano il verso. La struttura è basata sulla enumerazione, ad esempio la ripetizione della parola-chiave piove costruisce una simmetria sintattica, esprime fonicamente il ritmo uguale della pioggia e si arricchisce di immagini nuove, che comunicano la partecipazione alla vita della natura. Piove..., su elementi naturali (tamerici, pini, mirti, ginestre, ginepri); piove..., su elementi umani (i nostri volti siivani, le nostre mani, i nostri vestimenti); piove..., su elementi sentimentali (i freschi pensieri, la favola bella). LA PIOGGIA NEL PINETO

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Fresche le mie parole ne la sera ti sien come il fruscío che fan le foglie del gelso ne la man di chi le coglie silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta su l'alta scala che s'annera contro il fusto che s'inargenta con le sue rame spoglie mentre la Luna è prossima a le soglie cerule e par che innanzi a sé distenda un velo ove il nostro sogno si giace e par che la campagna già si senta da lei sommersa nel notturno gelo e da lei beva la sperata pace senza vederla. LA SERA FIESOLANA

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Laudata sii pel tuo viso di perla, o Sera, e pè tuoi grandi umidi occhi ove si tace l'acqua del cielo! Dolci le mie parole ne la sera ti sien come la pioggia che bruiva tepida e fuggitiva, commiato lacrimoso de la primavera, su i gelsi e su gli olmi e su le viti e su i pini dai novelli rosei diti che giocano con l'aura che si perde, e su 'l grano che non è biondo ancóra e non è verde, e su 'l fieno che già patì la falce e trascolora, e su gli olivi, su i fratelli olivi che fan di santità pallidi i clivi e sorridenti. LA SERA FIESOLANA

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Laudata sii per le tue vesti aulenti, o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce il fien che odora!   Io ti dirò verso quali reami d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti eterne a l'ombra de gli antichi rami parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò per qual segreto le colline su i limpidi orizzonti s'incúrvino come labbra che un divieto chiuda, e perché la volontà di dire le faccia belle oltre ogni uman desire e nel silenzio lor sempre novelle consolatrici, sì che pare che ogni sera l'anima le possa amare d'amor più forte. Laudata sii per la tua pura morte o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare le prime stelle! LA SERA FIESOLANA

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi LA SERA Questa poesia, composta nel 1889, descrive una sera di inizio giugno. È divisa in tre strofe, tre quadri diversi, i tre momenti della sera (la fine del pomeriggio, la sera, e l’inizio della notte). Si percepisce la presenza di due figure: una maschile, un uomo che coglie le foglie di un gelso, e una femminile, l’amante del poeta, a cui D'Annunzio si rivolge durante tutta la poesia. Le strofe sono separate da tre versi, i quali iniziano a tutti con la fase “laudata si”, parole tratte dal cantico delle creature di San Francesco, a cui tutta la poesia è ispirata. Ci sono analogie e differenze tra le due opere: Francesco, in chiave cristiana, esaltava l'unità tra di Dio e le sue creature, D'Annunzio, laico, quella tra la natura e i suoi elementi. LA SERA FIESOLANA

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi LA SERA E' la più antica lirica di Alcyone. Sono gli stati d'animo suscitati dall'apparire della sera nella campagna fiesolana, presso Firenze, in compagnia di un'amica (la Duse) presente solo per discretissimi cenni. Sera e natura sono protagoniste, indagate con intenzione antropomorfica: ogni aspetto naturale è dolcemente umanizzato. Altra connotazione è la devozione francescana per cui la lode alla sera riecheggia (per linguaggio, soluzioni metriche e immagini) il Cantico delle Creature di San Francesco. LA SERA FIESOLANA

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi LA SERA Questa poesia fa parte del libro Alcyone, terzo dei sette libri delle Laudi del cielo, del mare e degli eroi. L’ambiente è la campagna di Fiesole, tipico paesaggio collinare toscano. Divisa in tre strofe, seguite da una ripresa di tre versi, sotto forma di lodi. E’ una sera di fine primavera, appena finito di piovere. Nella prima strofa è tutto il paesaggio che circonda l’autore, quando il sole cala ed inizia la sera. C’è il contadino raccoglie le foglie di gelso, e nonostante la sera continua lentamente il lavoro; la luna che sbuca dall’orizzonte, causa un cambiamento di colori sia sugli oggetti (la scala s’annera) sia sul paesaggio (il fusto s’inargenta). Nella seconda strofa, la protagonista è la pioggia, caduta prima di sera. Ci sono tutti i particolari della campagna: alberi che giocano con il vento, grano non ancora maturo, fieno già mietuto, colline sorridenti. Nella terza strofa, infine, si parla del fiume, degli alberi immersi nel silenzio dei monti e delle colline incurvati per racchiudere un segreto. Infine, nelle lodi, si parla della sera, personificata nelle sembianze di una donna. Questi versetti, inoltre, riprendono il Cantico di Frate Sole di san Francesco d’Assisi. LA SERA FIESOLANA

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi LA SERA Nel primo e nel diciottesimo verso sono presenti due sinestesie: fresche le mie parole (tatto-udito) e dolci le mie parole (gusto-udito).D’Annunzio si serve delle parole per descrivere la natura che lo circonda e per testimoniare che lui ne fa parte. Nella terza strofa, invece, utilizza le parole ti dirò, parlami, in una forma un po’ misteriosa come per voler dire e non dire qualcosa. Il testo è indirizzato a Eleonora Duse che gli è accanto a Settignano, dove è stata scritta la poesia: più volte compare “ti sien” (si rivolge alla sua amata). Le laudi di tre versi che si alternano alle tre strofe, riprendono il Cantico di Francesco d’Assisi che iniziava con laudato sii…, ma non in modo sacro ma assolutamente profano. Qui si contrappone una personificazione della sera con sembianze femminili. E’ infatti una donna che ha il viso perlaceo, le vesti profumate e che odora di fieno. LA SERA FIESOLANA

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Spiegazione dei versi LA SERA D’Annunzio prende da Nietzsche il mito del superuomo e quindi egli rivendica una identità superiore agli altri uomini. In questa poesia, invece, il “superuomo”, entra in contatto con la natura ed è capace di ascoltarne la voce, di immedesimarsi nel paesaggio e di scoprirne i suoi segreti; non descrive il paesaggio ma lo esprime con un suo stato d’animo. Tutta la natura viene personificata, come la primavera che se ne va piangendo, i pini che giocano con il vento e le colline che si incurvano come delle labbra e racchiudono in sè dei segreti. Tecnica chiaramente simbolistica, dove si evidenzia il rapporto tra natura e uomo. Nella sera fiesolana, d’Annunzio descrive la sua stagione preferita: l’estate, il periodo della pienezza vitale, il momento che favorisce la fusione tra uomo e natura circostante. Il tema dominante è il panismo, dal dio Pan, venerato dagli antichi greci, come dio delle foreste e della vita dei campi, in cui l’autore si identifica e si fonde con la natura. LA SERA FIESOLANA

GABRIELE D’ANNUNZIO 1863 – 1938 Metrica LA SERA FIESOLANA Una strofa di 14 versi è seguita da un terzetto a mo' di antifona (riecheggiante le sequenze ritmiche del francescano Cantico di Frate Sole). Tale schema base è ripetuto tre volte. Gli endecasillabi (21 in tutto la metà esatta di tutti i versi del componimento) sono liberamente associati a novenari (5), settenari (3), quinari (6), nonché a versi eccedenti l'endecasillabo. LA SERA FIESOLANA