Figure della cura come “forma” della relazione

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
La lezione della Farfalla
Advertisements

IL LINGUAGGIO DEL CORPO
DIALOGARE CON I FIGLI.
Questa è la storia di due fratelli che vissero insieme d’amore e d’accordo per molti anni. Vivevano in cascine separate, ma un giorno…
DOLORE, MALATTIA, MORTE: SI PUÒ PARLARNE AI BAMBINI?
Il pensiero di Norberto Bobbio nelle nostre ricerche
Le filosofie della differenza sessuale
Storia della filosofia contemporanea
Storia della filosofia contemporanea
Contenuto I) LIDENTITA DEL CVS 1) C. V. S. – Un mondo in tre parole 2) Il CVS: carisma e organizzazione 3) La dimensione ecclesiale, testimoniale e progettuale:
Laboratorio delle emozioni
Dall’incontro al processo educativo
La tutela della volontà del paziente nel percorso di cura.
applicata alla disabilità sensoriale Relatore: Anna Gallo Selva
Modalità operative di intervento:
La sessualità e il piacere
La relazione d’aiuto e la tecnica di colloquio di comprensione
Università degli Studi di Trieste Facoltà di Psicologia Corso di Psichiatria Sociale a.a. 2004/2005 La famiglia e il disturbo mentale grave. Un esempio.
Progettare con cura, tra educazione e vita?
Introduzione.
Dialogando con il Padre nostro.
“Nessuno ha amore più grande di
“Educare per l’Autonomia, l’Autonomia per Educare ” La Comunicazione Aumentativa e Alternativa Marco Gagliotta Sant’Anastasia 27 marzo 2009.
Questa è la storia di due fratelli che vissero insieme d’amore e d’accordo per molti anni. Vivevano vicini, in cascine separate, ma un giorno…
4 DOMANDE SULLO: STUDIO SUI PAZIENTI CON ESPERIENZA DI MALATTIA NEOPLASTICA G. Visentin Congresso Csermeg Costermano14/04/2012.
ANIMA Dal latino ănima Dal greco ánemos vento, soffio e lo stesso
Marx.
Educare all’amore.
Per una cura del processo educativo
Marianna Gensabella Furnari Università di Messina
L'Evangelista San Marco racconta.
“Le cose non sempre sono come sembrano."
8.00 Benedetto XVI ha introdotto la preghiera mariana dell Angelus dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo nella XX Domenica del Tempo Ordinario.
Finalità scuola dell’infanzia sviluppo idendità sviluppo autonomia sviluppo competenza sviluppo cittadinanza.
Ma chi è questo fratello
Lo “stile” del gruppo: comunicare e cooperare
SOCIALIZZAZIONE E’ UN PROCESSO DI ACQUISIZIONE DI COMPORTAMENTI,
ANDIAMO ALLA CENA DI GESÚ
Ti abbiamo dato questo Documento Per conoscerti bene e imparare
ETICA E DEONTOLOGIA La questione dell’etica non è un optional
La sintesi a priori e la “rivoluzione copernicana”
dalle abilità alle competenze
DIOCESI DI POZZUOLI Sportello Eccomi. tra carità e cura.
Le teoriche del nursing
La comunicazione.
Riflessioni sulla preghiera
La figura dell’Animatore
ASCOLTA TE STESSO A CURA DEL DOTT. GIAMPIERO VITULLO
LA RICERCA DI ATTENZIONE
50.ooo a.C. … l’uomo ha iniziato a parlare! Unico tra le creature può esprimere e dare forma ai suoi pensieri, ai suoi desideri, alle sue emozioni attraverso.
XXXI /C Lc 19,1-10 Chiamati a sperimentare e ad essere protagonisti , con Gesù , di … salvezze impossibili”
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE SCIENZE PEDAGOGICHE PEDAGOGIA DELLA DISABILITA’ - MODULO A II SEMESTRE Dott.ssa.
Le rappresentazioni della disabilità 5 marzo 2009 Corso di Pedagogia della Disabilità e dell’Integrazione.
L’istituzione del processo educativo. Affetti in gioco Anche se si tratta “solo” di un incontro con una persona “nuova”, affettivamente, si può porre.
La cura del processo educativo
Laboratorio didattica dell’area antropologica
I-C-02: La caffettiera del masochista di Donald A. Norman
Ti racconto la croce Lo sguardo di Gesù verso i suoi discepoli.
Leggi questa pagina fino alla fine e non interromperti a metà. Vedrai che, “Le cose non sempre sono come sembrano.” Due angeli in viaggio fecero una sosta,
UN DESERTO PERICOLOSO 1 DI QUARESIMA / C Luca 4,1-13 .
Ti racconto la croce Lo sguardo degli uomini verso Gesù.
Analisi esistenziale e logoterapia
Il centro è un concetto dinamico: “quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). È il punto di gravitazione, non dunque un punto statico:
Angelo Carenzi, Presidente Fondazione “Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita” Milano, 10 giugno 2008 Il malato protagonista della sua malattia.
Dott.ssa Graziani Marina Psicologa dell’età evolutiva Sito Web:
Strumenti del mestiere RYS &. Sono strumenti del metodo che servono ad aiutare i rover e le scolte a migliorare la conoscenza di se stessi e del loro.
Storia e sviluppi del counseling La psicologia umanistica, la terapia centrata sul cliente e l’arte di aiutare - 2.
ADULTI EDUCANTI fusi fra cielo e fango
L’ASCOLTO e SAPERSI ASCOLTARE
Come vivere al meglio ER Gestione di gruppo. 1.VOLERE BENE A CRISTO 2.VOLERE BENE AI RAGAZZI  Volere bene non significa tanto fare «smancerie» o semplice.
Transcript della presentazione:

Figure della cura come “forma” della relazione La cura esistenziale

La Cura come “struttura dell’esistenza”… Secondo Martin Heidegger, la Cura è ciò che regge la nostra esistenza, ne è la struttura… Cominciamo a raccontarlo attraverso una favola …

La favola di Igino La “Cura”, mentre stava attraversando un fiume, scorse del fango cretoso; pensierosa ne raccolse un po’ e cominciò a dargli forma. Mentre è intenta a stabilire che cosa abbia fatto, interviene Giove. La “Cura” lo prega di infondere spirito a ciò che essa aveva fatto. Giove acconsente volentieri. Ma quando la “cura” pretese di imporre il suo nome a ciò che aveva fatto, Giove glielo impedì e volle che fosse imposto il proprio. Mentre Giove e la “Cura” disputavano sul nome, intervenne anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato fatto fosse imposto il proprio nome, perché aveva dato ad esso una parte del proprio corpo” … (M. Heidegger, 1976, Essere e Tempo, trad. it. Longanesi, Torino, p. 247)

(M. Heidegger, 1976, Essere e Tempo, trad. it. Longanesi, Torino, La favola di Igino … “I disputanti elessero Saturno a giudice. Il quale comunicò ai contendenti la seguente giusta decisione: “Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito; tu, Terra, che hai dato il corpo, al momento della morte riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, fin che esso viva lo possieda la Cura. Per quanto concerne la controversia sul nome, si chiami homo poiché è fatto di humus (Terra)”. (M. Heidegger, 1976, Essere e Tempo, trad. it. Longanesi, Torino, p. 247)

Cura come “struttura dell’esistenza” ”La cura sembra essere il rapporto tra effettività e possibilità: dove il fatto di essere mondo, di essere quell’uomo lì e non altro, rappresenta per l’uomo la condizione della sua stessa progettualità esistenziale: della stessa possibilità di formarsi, di divenire ciò che può, concretamente, ma solo ciò che lui può” (Palmieri C., 2000, La cura educativa, Franco Angeli, Milano, p. 23)

Cura come “struttura dell’esistenza” Possibilità Effettività Il più proprio poter essere

Nella situazione di disabilità… Appartenere al genere umano significa costitutivamente avere delle potenzialità, “poter essere” se stessi, a partire da sé… Questo, nell’ambito dell’educazione delle persone disabili, è fondamentale: ci ricorda che sempre e comunque, qualunque sia il livello di compromissione della persona – certificato da una diagnosi – quella persona ha delle potenzialità, soprattutto la possibilità di essere ciò che lei può essere, nella sua unicità, a partire proprio dalla presenza del suo deficit.

Nella situazione di disabilità… Quali potenzialità Le potenzialità (possibili) non sono generiche, ma sono quelle possibilità che appartengono al soggetto a partire dalla sua condizione fisica, psicologica, familiare, sociale… Non vederle è questione di educazione alla coltivazione delle potenzialità stesse, ovvero di modalità di cura…

Nella situazione di disabilità… Potenzialità, relazione ed esperienza La manifestazione delle più proprie possibilità di una persona disabile avviene all’interno dei processi di relazione, dei contesti esperienziali: le potenzialità non si possono determinare in astratto, ma sperimentare e comprendere giorno per giorno…

Nella situazione di disabilità… La rappresentazione e l’esperienza Perché le potenzialità di un soggetto disabile si esprimano e si riconoscano occorre: Lavorare sull’immaginario e sulle rappresentazioni delle persone che lo circondano (familiari, educatori, professionisti, amici, ecc..): le percezioni e le aspettative degli altri condizionano le possibilità di espressione della persona disabile, nonché il riconoscimento della loro presenza

Nella situazione di disabilità… La rappresentazione e l’esperienza Perché le potenzialità di un soggetto disabile si esprimano e si riconoscano occorre: 2. Creare occasioni di esperienza, di sperimentazione di sé: una persona disabile, come chiunque altro, può conoscere se stessa, apprendere quali siano e di che tipo siano i propri limiti ma anche quali siano le proprie capacità e risorse, solo all’interno di contesti in cui possa realmente e adeguatamente fare esperienza di sé. Questo significa proteggere ma non troppo, consentire l’errore e lavorare sulla possibilità di sbagliare, accogliere le emozioni connesse alla sperimentazione di sé

Come si esprime la Cura? In atteggiamenti e azioni in cui si concretizza Il prendersi cura delle cose del mondo L’aver cura degli altri Come soggetti Utilizzazione Come oggetti

Aver cura degli altri Come oggetti Come soggetti Cura inautentica Cura autentica Relazione funzionale

L’aver cura autentico: “anticipare liberando” ”La cura autentica aiuta gli altri a divenire consapevoli e liberi per la propria cura” (Heidegger M., 1976, Essere e Tempo, trad. it. Longanesi, Milano, p. 157)

Nella situazione di disabilità… La cura autentica implica la possibilità di trattare – e quindi pensare – la persona disabile come un soggetto che, comunque, “può” essere ciò che può: un soggetto che, a partire dalla propria condizione, può, a modo suo, pensare a sé, sentire e comunicare i propri bisogni, desiderare, scegliere, anche se solo nelle piccole cose di ogni giorno. Implica riconoscerlo come interlocutore attivo nella relazione e nell’esperienza quotidiana.

L’aver cura inautentico: “sostituire dominando” ”L’aver cura può in un certo modo sollevare gli altri dalla cura, sostituendosi loro nel prendersi cura, intromettendosi al loro posto… Gli altri risultano allora espulsi dal loro posto, retrocessi, per ricevere, a cose fatte e da altri, già pronto e disponibile, ciò di cui essi si prendevano cura, risultandone del tutto sgravati… Gli altri possono essere trasformati in dipendenti e in dominati, anche se il predominio è tacito e dissimulato” (Heidegger M., 1976, Essere e Tempo, trad. it. Longanesi, Milano, p. 157)

Nella situazione di disabilità… La cura inautentica è un rischio sempre presente: è facile sostituirsi ad una persona se la percezione che si ha di essa è “deficitaria”… Quando succede, ci si sostituisce in quello che qualifica i soggetti come tali: la facoltà di sentire e comunicare bisogni, di esprimere desideri, di fare delle scelte… Così facendo, si restringe la possibilità che la persona ha di fare esperienza, di sé e del mondo.

L’ambiguità della Cura Le nostre azioni, i nostri “modi di essere nel mondo e con gli altri” sono sempre potenzialmente ambivalenti: Proteggere è necessario ma se le azioni di protezione sono giocate inadeguatamente non favoriscono l’autonomia personale… Aiutare è indispensabile, così come essere aiutati, ma si corre sempre il rischio di essere invasivi, o di sostituirsi all’altro nell’assunzione delle proprie responsabilità, inibendone la capacità di scelta…

La cura “sociale”: “Attenti: vi curo!” A livello culturale e sociale, in Europa, la Cura nasce come preoccupazione sociale e istanza morale, stagliandosi nell’ambito della “cura inautentica”

La Cura come Normalizzazione “Pare che la cura nasca sulla scorta di una preoccupazione sociale inerente il mantenimento dell’ordine pubblico, la garanzia di funzionamento di un certo sistema economico, il sostentamento e la regolamentazione della popolazione, la possibilità di conoscenza, di distribuzione e di produzione di individui utili, di corpi docili, di soggetti funzionali” (Palmieri C., 2000, La cura educativa, Franco Angeli, Milano, p. 61)

La logica dell’esclusione La cura nasce come istanza di separazione: “È stato un gesto, una scelta originaria, dice Foucault. Un gesto che sembra sorgere all’interno di una problematizzazione del rapporto dell’uomo con quello che rappresenta ciò che egli fa fatica a capire, a controllare, a sopportare” (Palmieri C., 2000, La cura educativa, FrancoAngeli, Milano, pp- 61-62)

La logica dell’esclusione “Questa scelta originaria del pensiero occidentale nasce nell’ambito dell’esperienza della follia, della malattia, della morte: di ciò che effettivamente l’uomo moderno ha allontanato da sé, ha colonizzato con il linguaggio della razionalità e quindi esorcizzato, nel tentativo, forse, di mettere a tacere quell’inquietudine che tali esperienze sembrano tuttora non smettere di suscitare” (Palmieri C., 2000, La cura educativa, FrancoAngeli, Milano, pp 61- 62)

Il “crinale” della Cura Cura Autentica: Emancipazione Autoriflessione Sicurezza interiore “Anticipare liberando” Cura inautentica: Normalizzazione “Terapia” “Sostituirsi dominando” Il dispositivo: Spazi Tempi Sistemi Simbolici Relazioni La materialità