Davide Delle Monache Università di Bologna

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
INFLAZIONE, PRODUZIONE E CRESCITA DELLA MONETA
Advertisements

Curva di offerta aggregata di breve periodo;
Le determinanti della disoccupazione in 6 paesi europei
Lezione 3 Lequilibrio del mercato dei beni Istituzioni di Economia.
Notes on Growth Accounting
UN’ANALISI DI EQUILIBRIO GENERALE: IL MODELLO AS-AD
Scenari Macrofinanziari M1 - Marotta 18/10/ Meccanismo di trasmissione per BCE (2000, 2002) Il lungo periodo, con prezzi flessibili Inflazione come.
Scoprire la Macroeconomia Lezione 1
Modello IS-LM.
Lezione 4 IL MERCATO DEI BENI
RISPARMIO, ACCUMULAZIONE DI CAPITALE E PRODUZIONE
Lezione 7 IL MERCATO DEL LAVORO
Produzione, tasso di interesse e tasso di cambio
Il mercato dei beni in economia aperta
Raccolta dei dati e relazioni tra variabili
Un viaggio attraverso il libro
INFERENZA NEL MODELLO DI REGRESSIONE LINEARE MULTIPLA: test sui parametri e scelta del modello (parte 3) Per effettuare test di qualsiasi natura è necessaria.
INFERENZA NEL MODELLO DI REGRESSIONE LINEARE MULTIPLA (parte 1)
Gli Indici di Produttività di Divisia
Dip. Economia Politica e Statistica
La valutazione di impatto netto: alcune riflessioni a margine Gruppo Nazionale Placement Roma, 27 Febbraio 2013.
Istituzioni di Economia M-Z prof. L. Ditta
Ricerca della Legge di Controllo
CORSO DI MODELLI DI SISTEMI BIOLOGICI LAUREA IN INGEGNERIA CLINICA E BIOMEDICA.
INGEGNERIA CLINICA E BIOMEDICA
Capitolo 19 Spesa e produzione nel breve periodo
ESERCITAZIONE 2.
Cosa tralascia il Modello IS-LM? Microfondazioni della Macroeconomia
Studente Claudia Puzzo
CORSO DI ECONOMIA POLITICA MACROECONOMIA Docente: Prof.ssa M. Bevolo
CORSO DI ECONOMIA POLITICA MACROECONOMIA Docente: Prof.ssa M. Bevolo
Corso di Economia Politica
Blanchard, Macroeconomia, Il Mulino 2009 Capitolo IX. Inflazione, produzione e crescita della moneta INFLAZIONE, PRODUZIONE E CRESCITA DELLA MONETA Corso.
Lezione 13 Equazione di Klein-Gordon Equazione di Dirac (prima parte)
Propagazione degli errori
Università degli Studi di Bologna – Dottorato di Ricerca in Economia e Statistica Agroalimentare – XVII ciclo Modelli di stima per macro-indicatori dello.
Macroeconomia II ESERCITAZIONE
La situazione economica della Toscana Il quadro macro e meso economico del 2002 IRPET Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana Unioncamere.
Corso di Macroeconomia Lezione 7 : Modello IS-LM
L’Idea di Aspettative Razionali
MEF Gli Strumenti di Analisi e Previsione del MEF – Forum P.A. 08 Maggio 2006 I Modelli di previsione economica territoriale del Dipartimento per le Politiche.
Metodi per l’integrazione tra la base dati Health Search e l’indagine Istat sulle condizioni di salute Marco Di Zio Di Consiglio L., Falorsi S., Solari.
I mercati dei beni e i mercati finanziari: il modello IS-LM
CORSO DI ECONOMIA POLITICA MACROECONOMIA Docente: Prof.ssa M. Bevolo
CORSO DI ECONOMIA POLITICA MACROECONOMIA Docente: Prof.ssa M. Bevolo
M A C R O E C O N O M I A Analisi dei meccanismi che determinano il funzionamento e la performance di un sistema economico nel suo complesso Fenomeni macroeconomici.
CORSO DI ECONOMIA POLITICA MACROECONOMIA Docente: Prof.ssa M. Bevolo
Realizzazione dott. Simone Cicconi CORSO DI ECONOMIA POLITICA MACROECONOMIA Docente: Prof.ssa M. Bevolo Lezione n. 17 II SEMESTRE A.A
Regioni in crescita, Europa in crescita Gli effetti della politica di coesione Analisi d'impatto – Il valore della politica di coesione Capitolo secondo.
Il modello IS-LM e la politica economica Presentazione tratta da materiali del prof. Rodano Istituzioni di Economia M-Z prof. L. Ditta Facoltà di Giurisprudenza.
Regimi di cambio Lezione 20 Corso di Macroeconomia (L-Z)
Modello Domanda-Offerta Aggregata (AD-AS)
Mankiw, MACROECONOMIA, Zanichelli editore © Capitolo 14: Le politiche di stabilizzazione Capitolo 14 Le politiche di stabilizzazione.
Un viaggio attraverso il libro
Inflazione, produzione e crescita della moneta
La valutazione delle politiche per l’impiego: gli incentivi alle imprese Pilot Projects to carry out ESF related Counterfactual Impact Evaluations Roma,
SCENARI DI CRESCITA IN PRESENZA DI UNA SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA A cura del CER – 3 novembre 2015.
L’ equilibrio del mercato dei beni: applicazioni Istituzioni di Economia Politica II.
Blanchard, Amighini e Giavazzi (2010), Scoprire la macroeconomia, vol. I - Cap. 3 Interazione tra produzione, reddito e domanda Variazione della domanda.
MACROECONOMIA LO SCHEMA IS - LM Lo schema IS – LM affronta nuovamente il tema della determinazione del reddito e dell’occupazione ma a differenza dello.
UNA NOTA SUGLI ESITI DELLA POSSIBILE MANOVRA FISCALE “ DA IRPEF A IVA ” 22 GIUGNO 2011 MARIANO BELLA DIRETTORE UFFICIO STUDI CONFCOMMERCIO.
A cura di Lorenzo Bacci – IRPET – IRPET Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana LE INFRASTRUTTURE TURISTICHE PER UN OFFERTA COMPETITIVA Interventi.
Riduzione dei Dati. Nelle scienze sociali ci si trova molto spesso di fronte a ricerche in cui vi è una sovrabbondanza di misurazioni nel tentativo di.
Gruppo 12 Angelo De Rosa Francesco Paolo Desgro Alfonso De Simone Giuseppe Izzo Maria Ilaria Tremolizzo
Blanchard Amighini Giavazzi, Macroeconomia – Una prospettiva europea, Il Mulino 2011 Capitolo XIX. Regimi di cambio Capitolo XIX. Regimi di cambio.
Abbiamo visto occupandoci di crescita e produttività che lavoro e capitale sono le principali determinanti della produzione nel lungo periodo. Questa parte.
Blanchard. Amighini e Giavazzi, Scoprire la macroeconomia, vol. I Prima di cominciare …. Trovare la differenza  Tasso di disoccupazione (u) UnUn  t -
Blanchard,Amighini e Giavazzi, Scoprire la macroeconomia, vol. I Offerta aggregata, AS L’offerta aggregata, AS, descrive gli effetti della produzione sul.
Transcript della presentazione:

Davide Delle Monache Università di Bologna monache@stat.unibo.it Valutazione delle spesa pubblica: un'analisi econometrica per le regioni italiane Davide Delle Monache Università di Bologna monache@stat.unibo.it

Struttura presentazione Valutazione Modelli macroeconometrici Funzione risposta all’impulso Applicazione alle regioni italiane Conclusioni

Obiettivi Valutare l’impatto della spesa pubblica in un contesto regionale duale. Quantificare il meccanismo di trasmissione delle variabili di policy su un sistema economico di piccole dimensioni. Condizionare tale valutazione a possibili scenari di politica economica

Valutazione L’Italia evidenzia un costante ritardo nella valutazione Le direttive della Commissione Europea hanno dato un grande impulso alla valutazione come strumento di programmazione La Commissione ha pubblicato diversi lavori teorici e applicati sui metodi valutativi (“Means collection”, “Cohesion Found spending with LSE”, “methodological working paper”)

Impatto Gli effetti delle politiche sono molteplici (diretti, indiretti, di sostituzione, trend, di mercato e non) Quantificare l’impatto di una politica equivale a quantificarne “l’effettivo” contributo. Cercare di isolare gli effetti imputabili alla politica (diretti e indiretti) dai cambiamenti imputabili a fattori esterni Confronto tra un evento osservato (empiricamente), con una situazione “ipotetica” che funge da riferimento, essa è anche chiamata “controfattuale” In pratica si cerca di confrontare la realtà sotto il regime di policy, con l’eventuale scenario in assenza di intervento; oppure si ipotizza un nuovo regime di policy e si confronta con la realtà nel caso del vecchio regime di policy.

Analisi Macro vs Micro la valutazione con dati macro si concentra sugli obbiettivi globali, ad esempio l’aumento della competitività, la diminuzione della disoccupazione, l’aumento dei salari ecc.. Le variabili oggetto di studio sono: PIL, Occupazione, Reddito, Investimenti, ecc.. Essa è principalmente realizzata attraverso modelli strutturali e cerca di individuare le tendenze macroeconomiche. E uno strumento di orientamento delle politiche, molto spesso coincide con la valutazione ex-ante. la valutazione con dati micro invece, si concentra su specifici progetti di investimento (o specifiche politiche): ad esempio l’effetto di una riforma fiscale su un determinato gruppo di cittadini (o imprese), l’effetto dei programmi di educazione ecc. Essa utilizza principalmente è un’analisi di tipo ex-post.

Controfattuale Per definizione non osservabile quindi bisogna stimarlo Analisi macro, confronto “pre-post” intervento (di tipo “universale”) omitted variables bias Analisi micro, gruppo di controllo: selection bias

Modelli Macro α= E(yt+p|Mx;T =1)-E(yt+p|Mx;T= 0) Mx è la specificazione di un preciso modello che descrive il funzionamento del sistema economico. Quindi la stima dell’impatto non è distorta se e solo se E(yt+p|Mx;T=1)-E(yt-p|Mx;T= 0)=0 Ipotizziamo che il valore atteso della variabile, dato il modello Mx, rimane stabile nel tempo nel caso non intervengono variazioni di policy. Nel caso tale quantità sia diversa da zero, abbiamo una distorsione derivante da variabili omesse. La possibile distorsione è il risultato di qualsiasi fattore esogeno, non modellato da Mx, che modifica il valore della variabile anche in assenza di programma Obiettivo: “apprendere dall’esperienza passata per poterle riutilizzarle nella simulazione futura”. Ipotesi forte: corretta specificazione del modello e la sua stabilità.

Modelli VAR: un po’ di storia I modelli VAR furono introdotti all’inizio degli anni 80’, per rispondere alle forti critiche indirizzate ai “modelli strutturali” basati sui sistemi di equazioni simultanee (SES) Critica di Lucas (1976) Approccio LSE

Modelli Strutturali Tentativo di tradurre le relazioni economiche, basati sulla teoria (deterministiche per definizione), in equazioni statistiche (quindi stocastiche). L’obiettivo di tali modelli strutturali era quello di stimare empiricamente i coefficienti che le legano le variabili del sistema economico, per poi rispondere alla seguente domanda: qual è l’effetto di un’azione sulle variabili di “policy” (considerate esogene al sistema e sotto il controllo dei policy maker), sulle variabili di interesse (considerate endogene)?

Modelli Strutturali(2) Y variabili endogene, X variabili esogene B descrive le relazioni contemporanee tra le variabili del vettore Y, Ci e Di sono matrici di parametri, dt è un vettore che include variabili deterministiche, ut ~ WN(0, Ώ) non può essere stimata direttamente a causa della presenza di possibili elementi non nulli fuori dalla diagonale principale della matrice B, che implicano correlazione tra il termine di errore e le variabili esplicative, quindi è necessario ricorrere alla stima a due stadi o la stima tramite le variabili strumentali (Gardini et el (2000))

Modello in Forma ridotta Ai=B-1Ci, Dj*=B-1Dj, εt=B-1ut La forma ridotta può essere stimata come un comune modello dinamico Una volta stimati i parametri della forma ridotta, il problema di identificazione consiste nel formulare ipotesi sufficienti per poter risalire ai coefficienti della forma strutturale

Critica di Lucas (1976) Gli agenti economici hanno un comportano "forwad-looking“: cioè i valori attuali delle variabili sono influenzate dalle aspettative sul futuro dell'economia. Tali agenti adattano le loro aspettative in base alle informazioni disponibili. Cambiamenti di regimi o nuove politiche economiche cambiano le informazioni disponibili e le aspettative degli agenti si adattano ai nuovi regimi, di conseguenza i parametri cambiano Impossibilità di identificare i parametri "profondi" (deep-parameters) che descrivono le preferenze dei consumatori e la tecnologia disponibile, dai parametri che descrivo la maniera in cui gli individui formano le aspettative.

Approccio LSE la teoria economica suggerisce la specificazione generale della forma rilevante del modello, ma la precisa rappresentazione del PGD (processo generatore dei dati) è sconosciuto. modello in forma ridotta che sia "well specified" in termini statistici, per trovare il modello che meglio descrive i dati ipotizzando un PGD che è sconosciuto per definizione. Testare empiricamente assunzioni di esogeneità delle variabili

Sims (1980,1982) Con due articoli importantissimi Sims (1980,1982) introduce i modelli VAR come risposta ala “fallimento” dell’approccio tradizionale Critica fortemente i modelli tradizionali: “incredibili restrizioni” per l’identificazione del modello, quelle restrizioni derivanti dalla teoria economica ma imposte senza alcun test empirico sui dati. Nuovo approccio: partire da un modello basato sui dati empirici e sulla teoria statistica, al fine di identificare le “reali” relazioni tra le variabili.

Sims (1980,1982)bis Tutte le variabili del sistema economico trattate in maniera endogena, nessuna informazione a priori derivante dalla teoria economica Stimare un modello non vincolato (“unrestructed”) che risulta essere un puro modello statistico Dal modello non vincolato, imponiamo alcune restrizioni che permettono di dare una interpretazione economica al modello: VAR strutturale (SVAR).

I modelli VAR I modelli VAR non hanno l'obiettivo di descrivere l'intera economia in larga scala, ci si concentra su un numero ristretto di variabili economiche Y (vettore n×1) I modelli VAR sono dei modelli in forma ridotta: consistono in sistemi di equazioni che mettono in relazione i valori correnti di un dato insieme di variabili economiche con i valori passati delle variabili stesse. Tutte le variabili assumono dunque natura endogena, mentre sono considerati esogeni solo gli shock al sistema. Si pone l'accento maggiormente sulle proprietà statistiche del modello e sulla sua capacità di cogliere il PGD (processo generatore dei dati).

VAR di ordine p Y vettore n×1 di variabili rilevanti Ai matrici n×n di parametri εt ~ WN(0, Σ) Il nostro VAR si dice stazionario (asintoticamente stabile) se le radici del polinomio caratteristico associato al polinomio A(L) sono tutte fuori dal cerchio unitario, ovvero det[A(L)]=0 |z|>1

VAR vs SVAR Un VAR(p) è un modello statistico che descrive le relazioni tra le variabili: sfrutta le correlazioni nel sistema per fare previsione Dopo aver stimato il modello statistico, è possibile dare una struttura economica al sistema: i modelli SVAR (Structural VAR) con i quali è possibile effettuare analisi di politiche (impulse response function)

Dal VAR al modello SVAR Una volta stimato il VAR(p) Invertiamo la matrice Otteniamo Cosi la funzione non ci dice granché (gli errori sono correlati tra di loro !!! ) Per risalire alla rappresentazione strutturale c’è bisogno di restrizioni che ci rendano il modello interpretabile economicamente (i.e. errori ortonormali)

SVAR Dobbiamo trasformare il VAR non vincolato per ottenere una rappresentazione del tipo In modo tale che gli shock che colpiscono il sistema sia indipendenti e di norma unitaria Otteniamo un rappresentazione interpretabile (“wald causal chain”)

Funzione risposta all’impulso Esempio Se siamo interessati all’effetto che ha lo shock della variabile i-esima sulla variabile j-esima dopo h-periodi, dobbiamo calcolarci: Gli elementi della matrice Φh rappresentano i moltiplicatori d’impatto ad h-periodi Ponendo sulle ascisse gli h periodi e sulle ordinate i valori dei moltiplicatori otteniamo la “Funzione di risposta all’impulso” (FRI).

Dove A*(L)=PA(L) con P fattore di Cholesky Diversi tipi di SVAR Scomposizione di Cholesky (restrizioni di breve periodo): Imponiamo un preciso ordine ricorsivo che implica un ordine di endogeneità: dato dalla forma triangolare del fattore di Cholesky, tale fattore non è unico (ci sono tante n! possibili ordini) A*(L)yt = et Dove A*(L)=PA(L) con P fattore di Cholesky Blanchard e Quah (restrizioni di lungo periodo): Si ipotizza che nel lungo periodo lo shock di una variabile abbia effetto nullo. In pratica si impongono restrizioni (degli zeri) sulla cumulata dei moltiplicatori yt = Φ(L)et Dove Φ(L)=ΨC(L) moltiplico la C(L) per una particolare matrice Ψ tale che alcuni elementi della Φ(1) siano nulli Particolare struttura causale AA(L)yt = Aεt Aεt = Bet et~WN(0; In)

Regioni italiane Consideriamo le regioni italiane in un contesto duale: Centro-Nord e Mezzogiorno Stima di due modelli aggregando i dati regionali. Analisi panel

Modelli Calcolare le relazioni dinamiche tra il PIL (o altre variabili di interesse) e la variabile di Spesa pubblica, modello “data-based”, (vedi Pissarides e Wasner (1996)). In pratica stimiamo modello VAR bivariati, che possono essere combinati Alternativamente seguendo Bean (1996), ipotizziamo una funzione di produzione “locale” Yit = F(Ait;Kit;Git;Nit) quindi un modello “strutturale” nel senso della teoria economica. In pratica stimiamo un VAR con: PIL,OCC, Capitale Privato e Spesa Pubblica

Dati a disposizione Dati annuali (1980-2004) Due macro-aree: Centro-Nord e Mezzogiorno PIL, Consumi delle famiglie, Occupazione, Investimenti fissi Lordi, Investimenti pubblici, Incentivi. Fonte: Conti Economici Regionali. ISTAT

VAR in differenze Abbiamo testato per i diversi modelli, la presenza o meno di relazioni di lungo periodo Problemi: limitato numero di osservazioni e presenza di possibili break nelle serie In conclusione abbiamo preferito lavorare con un VAR in differenze prime

Modello “data based” Specifichiamo un VAR bivariato con variabile di policy e variabile di interesse (ad es. PIL, ) Ci calcoliamo le funzioni di risposta all’impulso del PIL dato uno shock di spesa pubblica.

PIL, Investimenti pubblici

PIL, Incentivi

Investimenti vs Incentivi La variabile investimenti decisamente più incisiva nel Mezzogiorno Il centro-Nord sembra reagire meglio agli incentivi rispetto al meridione Le dinamiche dopo 5-6 periodi sono simili (quasi nulle)

Modello “strutturato” Un modello con 4 variabili (PIL, Spesa pubblica, Capitale privato e Occupazione); Problemi di efficienza delle stime (sovraparametrizzazaione) non adatto per previsione ma interessante nel descrivere le dinamiche di trasmissione.

Indentificazione dello SVAR Produzione εy = αεn + βεk + γεg + ed Occupazione εn = πεk + ρεg + el Investimento privato εk = ek Investimento pubblico εg = eg I parametri α e β indicano l’effetto che gli investimenti pubblici e privati hanno sulla produzione: sia diretto (attraverso la classica funzione di produzione) che indiretto (lo shock di domanda aggregata determina una non-efficiente detenzione del fattore lavoro), comunque i due effetti non sono identificabili separatamente. I due investimenti (i loro gli shock) sono assunti esogeni, in quanto la pianificazione della spesa implica un certo ritardo di attuazione. I parametri π e ρ rappresentano l’effetto complessivo sull’occupazione, anche qui è composto da due effetti (diretti e indiretti) non identificabili separatamente.

Occupazione Centro-Nord

Occupazione Mezzogirono

PIL Centro-Nord

PIL Mezzogiorno

Centro-Nord Uno shock di investimenti pubblici non ha un impatto rilevante per la crescita del PIL nelle regioni del Centro-Nord , invece risulta molto più incisivo l’impatto del capitale privato: nel breve periodo il moltiplicatore è un quarto (0.25%), dopo qualche periodo tale effetto svanisce. La variabile occupazione reagisce meglio rispetto al PIL, è evidente come anche per l’occupazione gli investimenti privati hanno un impatto rilevante nel Breve Mentre gli investimenti pubblici hanno un effetto inferiore nel breve (0.04%) ma esso persiste nei successivi periodi (0.22% nel lungo). Introducendo la variabile Incentivi questa non migliora l’effetto sulla crescita economica La componente Investimenti pubblici domina su quella degli Incentivi. La spesa pubblica ha un effetto quasi nullo nel breve e medio periodo, mentre è leggermente positivo nel lungo, invece il capitale privato risulta determinante per la crescita economica; l’attività economica nel breve periodo risponde positivamente alla variazione di capitale privato, tale risposta si esaurisce nel medio periodo (diventa addirittura negativa), per poi tornare ad essere leggermente positiva alla fine (forma sinusoidale).

Mezzogiorno Abbiamo dei risultati sostanzialmente differenti: Il PIL risponde positivamente al capitale pubblico, tale impatto è ridotto nel breve periodo (0.01%) ma dopo alcuni periodi esso aumenta sensibilmente (circa 0.3% nel lungo periodo). Anche l’Occupazione risponde positivamente alla spesa pubblica soprattutto allo shock di Incentivi (circa 0.1% nel breve e quasi 0.4% nel lungo) Si conferma anche per il Mezzogiorno che la variabile Investimenti pubblici domina sugli Incentivi. Per quanto riguarda il capitale privato, che per il centro-Nord era risultato come unica fonte di crescita, anche per le regioni meridionali il capitale privato ha un impatto positivo su entrambe le variabili dell’attività economica; in particolare sembra che l’occupazione risponda meglio allo shock di capitale privato. E interessante notare come il modello che include gli investimenti pubblici come variabile di policy, l’impatto del capitale privato è ridotto nel breve e negativo nel lungo periodo, sembra che la forte correlazione degli Investimenti pubblici con l’attività economica spiazza l’impatto del capitale privato, simile al Centro-Nord

Modello fattoriale log yit = ci + λift + εit Il modello scompone la dinamica della ricchezza di ciascuna regione, come la somma di una componente comune a tutte le regioni ft, con pesi differenti dati dai valori del parametro λi, e una componente peculiare a ciascuna regione costituita da εit (componenete idiosincratica). Si estrae un fattore comune per le regioni italiane (ciclo economico) e si inserisce nel modello strutturato: Come variabile esogena VARX Come variabile endogena FVAR (Bernanke and Boivin 2003)

VAR aumentato Aggiungendo tale variabile si tenta di migliorare la specificazione del modello, in quanto con tale fattore si cerca di cogliere l’effetto di spillover nazionale che influenza le economie regionali. A differenza di Bean(1996), il quale aumentava il suo modello includendo la media del PIL nazionale come variabile esogena.

Fattore comune come esogena Centro-Nord: l’impatto della spesa pubblica sulla crescita del PIL non cambia (impatto della spesa pubblica sul PIL rimane sostanzialmente bassa) Per il Mezzogiorno l’inclusione del fattore comune sembra faccia diminuire l’effetto del capitale pubblico sull’Occupazione mentre il capitale privato, che prima aveva un impatto limitato sull’Occupazione, ora ha un effetto con segno opposto Questo risultato, se confermato, può avere un importante valenza in termini di valutazione delle dinamiche nel mercato del lavoro; nel senso che inserendo la possibilità di effetti di spillover, l’economia meridionale subisce una riduzione dell’effetto sull’occupazione: cioè shock positivi di capitale (pubblico e privato) hanno un effetto ridotto sull’occupazione a causa di effetti migratori.

Fattore comune endogeno Per il Centro-Nord, le risposte del PIL e dell’Occupazione a shock di capitale pubblico (nel breve periodo) migliorano particolarmente della presenza di spillover quando essi sono considerati endogeni al sistema. Anche le regioni meridionali migliorano la loro risposta alla variazione della spesa pubblica quando il fattore comune inserito come endogeno.

Conclusioni Importanza dei modelli statistici per la valutazione “quantitativa” della spesa pubblica Analisi territoriale (importanza dei dati) I modelli VAR sono relativamente semplici, flessibili ed efficaci per descrivere la dinamica tra le variabili di un piccolo sistema economico

..Conclusioni .. Struttura duale della economia italiana: Centro-Nord poco sensibile alla spesa pubblica, molto più reattivo al capitale privato e al ciclo economico Mezzogiorno maggiormente dipendente dal capitale pubblico ed effetti di spillover. Investimenti più “importanti” degli incentivi La dinamica delle F.R.I. è simile: svanisce dopo 4-5 periodi

Ulteriori sviluppi Stimare modelli con una migliore base i di dati Esplorare le potenzialità del VAR aumentato (FVAR) Considerare le dinamiche di interazione regionale GVAR (Pesaran 2006)