Strumenti a percussione

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Strumenti a percussione

Strumenti a percussione a suono determinato La famiglia degli strumenti a percussione si divide in due categorie: Strumenti a suono determinato e indeterminato Strumenti a percussione a suono determinato Gli strumenti a suono determinato permettono di ottenere suoni di altezza precisa, ne esistono due tipi: a membrana, dove è la tensione a determinare l’intonazione, e quelli ad intonazione fissa, cioè dove è tutto il corpo dello strumento a produrre il suono (idiofoni).

La famiglia di strumenti musicali suonati tramite percussione o scuotimento è quella più antica. I timpani sono gli strumenti a percussione più importanti dell’orchestra. Nell’orchestra del periodo classico sono usati due timpani. Un terzo fu aggiunto nel corso del XIX secolo. Le orchestre utilizzano generalmente quattro timpani anche se molte composizioni ne richiedono cinque. Altri strumenti sono la celesta, le campane tubolari, il glockenspiel, il vibrafono, lo xilofono e la marimba.

Strumenti a percussione a suono indeterminato Gli strumenti a suono indeterminato non hanno capacità di produrre un suono di altezza precisa: i piatti, i legnetti ecc… Strumenti di questo tipo utilizzati in orchestra includono molti tamburi, tra i quali quelli di origine militare. Nel corso del XX secolo a questo gruppo furono aggiunti i bongos, i congos, i tom-tom, e il tamburo a frizione. La base della moderna batteria usata diffusamente è formata da tamburi come i tam-tam, i piatti, i campanacci e i campanellini. Gli strumenti di legno a percussione sono le nacchere, le maracas, di origine latino-americana. E per ultimo il wood-block che come dice il nome è un blocco di legno suonato con delle bacchette.

Storia degli strumenti a percussione Gli strumenti a percussioni derivano, probabilmente, dalla musica Africana e Asiatica. Forse i timpani sono originari dei tamburi portati in Europa nel periodo delle crociate. Quando in Europa si diffuse la moda militare, apparvero anche altri tamburi. Il tamburo, il triangolo e i piatti furono un gruppo di strumenti molto importanti, poiché essi diedero vita a tutti gli strumenti presenti nell’orchestra. Nel XIX secolo la presenza degli strumenti a percussione fu la più rilevante.

IL PIANOFORTE

Bartolomeo Cristofori è ritenuto l’inventore del pianoforte; il quale, nel 1709, fu chiamato “gravicembalo col pian e forte”. Questo strumento appartiene alla famiglia dei cordofoni a tastiera. Deriva dal clavicembalo, dal clavicordo; nel pianoforte le corde sono percosse dai martelletti le quali sono azionate dalla tastiera.

L’evoluzione del pianoforte In Germania nel 1725, Gotfried Siberman adottò il sistema di Cristofori.Johann Andreas Stein d’Augusta perfezionò il sistema meccanico. Intorno al 1760 John Broadwood si dedicò al potenziamento dello strumento. Il francese Sebastien Erard nel 1823 creò il doppio scappamento. Dopo quest’invenzione molti costruttori di varie nazioni europee perfezionarono il pianoforte. I primi pianoforti avevano un massimo di quattro o cinque ottave, l’ambito fu gradualmente esteso fino ad arrivare a più ottave; Bosendorfer poi ebbe un pianoforte d’otto ottave

La struttura moderna del pianoforte Il pianoforte moderno è composto di sei parti fondamentali: 1)      Il telaio, è composto dalla parte posteriore dove è sistemato il raccoglitore delle corde, mentre al principio è posta la cordiera, dove sono sistemate le caviglie. 2)      La tavola armonica è una sottile tavola di legno. 3)      Le corde, in lega d’acciaio variano in diametro e in lunghezza. 4)      La meccanica è l’insieme delle parti che permettono ai martelletti di colpire le corde; la parte più in vista della meccanica, è la tastiera, sulla quale l’esecutore agisce direttamente con le dita. 5)  I pedali sono leve manovrate dai piedi.Alcuni pianoforti possiedono un terzo pedale, posto al centro. La maggior parte dei pianoforti verticali possiede un pedale che interrompe una striscia, di feltro, fra le corde e i martelletti in questo modo si ottiene un suono attutito. Esistono pianoforti a coda e verticali, inoltre in questi ultimi anni sono nati modelli elettronici di vario tipo.

CARATTERISTICHE DEL PIANOFORTE Il pianoforte è lo strumento completo per eccellenza e polifonia.Questo è il motivo per il quale è sempre stato indispensabile ai compositori. COME FUNZIONA UN PIANOFORTE L’esecutore agisce sui tasti, che mettono in funzione la meccanica. Questa imprime il movimento al martello, che batte uno o più corde metalliche, facendole vibrare.Le corde sono assicurate al corpo del pianoforte tramite caviglie d’acciaio che le mantengono in tensione. Il telaio di ghisa sopporta le massicce forze di trazione presenti nella struttura.

PIANOFORTE A CODA I pianoforti a coda, sono disponibili in vari dimensioni.Chi suona per puro diletto trova il pianoforte a coda uno strumento decisamente superiore: per ricchezza timbrica, per potenza sonora e per rispondenza meccanica. PIANOFORTE VERTICALE Gran parte degli acquisti come “primo strumento” consiste nei pianoforti verticali; questi sono disponibile in diverse altezze: in linea di massima un pianoforte alto avrà un suono più ricco.

PIANOFORTE DIGITALE Si tratta di uno strumento elettronico, mirato a riprodurre le sonorità ed il tocco del pianoforte acquisito. Non avendo bisogno d’accordatura, spesso è scelto per la collocazione in località isolate. PIANOFORTE ACUSTICO-ELETTRONICO Questi modelli, verticali ed a coda, uniscono il vantaggio dell’ascolto in cuffia alla struttura dello strumento classico. Questo pianoforte è detto anche “ibrido”. A volte questo termine è usato per uno strumento che si distingue dall’acustico-digitale per l’assenza delle corde; il suono è solo quello digitale

La voce umana Ia voce,è il più importante fra i mezzi della comunicazione umana. Il suono è generato per azione del fiato dalla vibrazione delle corde vocali e mutato timbricamente lungo il canale vocale. La produzione del suono è divisa in tre funzioni descrittive: la produzione del fiato, la generazione dei suoni e la modulazione dello stesso.

La respirazione La respirazione attuata dagli organi scheletrici (bacino, colonna vertebrale e gabbia toracica) è necessaria alla produzione del fiato La laringe è un organo posto nella trachea e svolge la funzione di chiusura del serbatoio respiratorio, il quale svolge anche la funzione di generatore del suono. La base dello scheletro della laringe è costituita dalla cartilagine cricoide( fatta ad anello). Su di essa si articolano la cartilagine tiroide fatta a scudo. Nella laringe sono anche custodite le corde vocali. Durante la fonazione si verificano diversi tipi di emissione vocale, al quale viene dato il nome di tecniche vocali. a. Corde vocali durante il canto b. Corde vocali durante la respirazione

Le tecniche vocali Le tecniche vocali sono: la respirazione, la generazione del suono e la modulazione del suono. La voce umana può assumere diversi timbri, che si identificano in sei classi vocali: voce maschile, basso, basso profondo, basso nobile, basso cantante, baritono, baritono basso, drammatico, verdiano, cantabile; tenore di mezzo carattere , drammatico, lirico leggero, contralto, assoluto, mezzo contralto; mezzo soprano, grave, centrale, acuto; soprano, drammatico lirico, leggero. Ut queant laxis E lucevan le stelle “Tosca” G. Puccini

Franz Joseph Haydn

La vita Franz Joseph Haydn ,nato a Rohrau nel 1732, fu sicuramente uno dei più importanti esponenti del classicismo. Di umili origini a soli otto anni cantava già nel coro della cattedrale di S. Stefano a Vienna. A diciassette anni uscì dal coro e studiò da solo testi classici e prese alcune lezioni dal maestro Nicola Porpora. Nel 1755 fu assunto per un breve periodo dal barone Karl Josef von Furnberg, al quale dedicò i primi suoi quartetti d’archi. Nel 1759 lo assunse il conte Ferdinand Maximilian von Morzin come direttore d’ orchestra.

Il cambiamento nella vita di Haydn avvenne nel 1761 quando fu assunto dal principe Nicolaus Esterhàzy, come vice maestro. L’anno dopo venne promosso maestro. Oltre alla propria musica, sinfonie, opere, messe, musica da camera, danze Haydn, dirigeva anche musiche di altri compositori, istruiva cantanti, curava la raccolta degli strumenti e si esibiva come organista, violinista e violista. Nonostante fosse oberato da mille incarichi, rispetto a molti compositori dell’epoca godeva di una posizione invidiabile.

Dopo la morte del principe, nel 1790, suo figlio Antal chiuse l’orchestra di corte ma Haydn mantenne comunque il titolo e lo stipendio di maestro. Non avendo più molti incarichi a corte e libero di recarsi fuori dal circondario di Vienna accettò l’offerta dell’intraprendente violinista e impresario inglese Johann Peter Salomon; una scrittura per alcuni concerti a Londra. Nei due viaggi in Inghilterra, Haydn compose diverse sinfonie denominate le “ londinesi”.

Trascorse i suoi ultimi anni a Vienna e si dedicò alla composizione di messe e oratori tra cui “La creazione” e “Le stagioni”. Di questo stesso periodo è il quartetto dell’imperatore che divenne l’inno nazionale tedesco. Haydn morì a Salisburgo nel 1809.

Haydn compositore La capacità di Haydn di trasformare un motivo con sviluppi tematici insospettabilmente complicati fu ritenuta altamente innovativa dai suoi contemporanei. Haydn ebbe la forza e la capacità di trasformare la musica strumentale coniugando sapientemente tradizione e sperimentazione. Inoltre contribuì a porre la musica strumentale all’ altezza di quella vocale. Nella sua produzione (più di 100 sinfonie) riuscì a creare stupende raccolte come quelle dei quartetti d’ archi. Nella produzione pianistica passò da un aspetto neo-barocco a classico. Tra i concerti per strumento solista i migliori furono quelli per violoncello, violino e orchestra.

W. A. Mozart

La vita Wolfgang Amadeus Mozart nacque a Salisburgo il 27 Gennaio 1756, da Leopold e Anne Marie Pertl. Nell’anno di nascita Wolfgang, il padre Leopold Mozart aveva dato alle stampe un trattato sull’apprendimento del violino, diffuso anche all’estero. Leopold non fu un compositore di grande talento ma, senza dubbio, un ottimo insegnante e un ottima guida spirituale per il figlio. La precoce genialità di Mozart trovò quindi nel padre un argine sicuro in grado di guidare e contenere l’enorme creatività e l’esuberante spontaneità del figlio. Leopold Mozart

Fin dalla più tenera età, Mozart scrisse piccole opere musicali Fin dalla più tenera età, Mozart scrisse piccole opere musicali. I primi successi li ottenne suonando insieme alla sorella Marie Anne; ma fu a Vienna che stupì, con la sua bravura perfino l’imperatrice. Verso i 12 anni incominciò a cimentarsi con l’opera lirica. Nel Dicembre del 1769 i Mozart giunsero in Italia , destinazione obbligatoria per ogni musicista. A Bologna studiò con Padre Martini, e fu ammesso all’austera Accademia dei Filarmonici. Fu anche a Roma: in S.Pietro ascoltò un Miserere di Allegri, che trascrisse a memoria la sera stessa, non potendo avere la partitura. L’anno seguente (1771) fu nuovamente a Milano, ove compose la serenata teatrale Ascanio in Alba. Poi, Mozart si staccò dal padre e dalla sua città: Salisburgo. Si recò a Monaco dove incontrò una cantante (Alosya) della quale si innamorò perdutamente.

Un lutto gravissimo sconvolse la sua vita: la madre, il 3 luglio del 1778, morì. Triste e disperato ritornò a Monaco per rincontrare Alosya, ma lei non ricambiava il suo amore; deluso ritornò a Salisburgo. Disperato decise di andare a vivere a Vienna e nel 1782 sposò la sorella di Alosya. Nel frattempo Mozart scrisse una grande opera: “ LE NOZZE DI FIGARO”. Ma ormai, per Mozart, nella clessidra della sua vita scorrono gli ultimi granelli di sabbia: la sua situazione finanziaria è devastata e la salute è malferma.

Su commissione compose altri capolavori: Il flauto Magico e La Clemenza Di Tito. Gli venne anche commissionato un Requiem, che Mozart scrisse giacendo a letto, ormai allo stremo, tra visioni apocalittiche e farneticazioni, divorato dalla malattia. E’ un lavoro febbrile, esasperato, ma l’opera che ne emerge, anche se incompiuta, è di una potenza sconvolgente ( l’allievo Sussmayer, incaricato dalla vedova, ultimerà la composizione seguendo gli appunti del maestro). Mozart si spense il 5 Dicembre 1791, a notte fonda.

Il giorno seguente un modesto funerale attraversò le strade di Vienna, sotto un cielo cupo e un’ incessante nevicata. Al seguito pochi e frettolosi accompagnatori che ben presto si dileguarono. Così Mozart compì il suo ultimo viaggio. Non accompagnato neppure dalla moglie, sopraffatta dal dolore, uno dei più grandi intelletti di ogni tempo finisce in una fossa comune del cimitero di S. Marco, come l’ultimo dei diseredati.

Ludwig van Beethoven

La casa natale di Beethoven La vita Ludwig Van Beethoven nacque a Bonn nel 1770 da un’umile famiglia fiamminga. Il padre Johann van Beethoven, tenore alla corte dell’Elettore di Colonia, fece trascorrere al figlio Ludwig un’infanzia molto angustiata a causa delle continue ore di studio musicale a cui obbligatoriamente lo sottoponeva. Il padre, infatti voleva far diventare il proprio figlio un enfant prodige, cercando di imitare l’adolescenza di Mozart. La casa natale di Beethoven

Dopo aver studiato con diversi insegnanti, Beethoven trovò il suo primo vero maestro in Christian Gottlob Neefe che lo introdusse nelle teorie armoniche e contrappuntistiche. Entrato a far parte dell’orchestra di corte in qualità di violinista egli sostituì anche il proprio maestro come organista e da quel periodo grazie alla sua stabilità economica Beethoven può finalmente dedicarsi alla composizione.

In seguito ottenuta una borsa di studio, Beethoven si recò a Vienna, dove ebbe contatti con un altro genio musicale:W. A. Mozart. Ma la felicità di Ludwig durò ben poco, perché la madre, Magdalena Keverich stava per morire e il padre era succube dell’alcool. Finalmente il sogno di Beethoven di stabilirsi a Vienna per studiare divenne realtà nel 1792. Successivamente egli fu assunto come insegnante per la piccola Leonore, che farà conoscere al musicista i palpiti dell’amore. Nel 1795 Beethoven intraprese un viaggiò in Europa attraverso diverse città per diffondere la sua musica, affermandosi oltre che come ottimo compositore, anche come eccellente pianista.

L’artista inizia ad essere afflitto dai primi sintomi della sordità; fortunatamente il richiamo alla vita è dato dall’amore che Ludwig prova per Giulia Guicciardi. Però, tutti i sogni s’infrangeranno contro la realtà del rifiuto. Beethoven allora scriverà a Heiligenstadt il suo testamento, cioè una lettera ai suoi fratelli, che fu ritrovata solo dopo la morte. Benché egli pensi di suicidarsi, a causa del dolore della sorditudine, sarà la sua forza interiore a dargli una risposta. Nel 1804 dove incontrerà Josephine Brunswick, con la quale avrà una relazione che durerà dieci anni. Il suo carattere diventò sempre più cupo a causa della malattia. Nonostante la fama e il successo, le finanze del compositore non sono buone. Sarà però, una donna che gli stipulerà un contratto da “miliardario”. Ancora una donna, ancora una delusione.

I suoi ultimi anni di vita non sono sereni I suoi ultimi anni di vita non sono sereni. Il 25 gennaio del1815 è la data della sua ultima esibizione pubblica. La sordità è ormai totale, Beethoven non sente più nulla. La musica, unica ragione di vita, è diventata la sua prigione. Beethoven morìra causa di una grave broncopolmonite, contratta mentre rientrava a Vienna dopo aver fatto visita al fratello. Il 26 marzo del 1827 una folla s’inchinò al passaggio delle spoglie mortali di Beethoven ricevendo onori al pari di re e imperatori.

Il direttore d’orchestra

Direzione d’orchestra: insieme di gesti effettuati dal direttore d’orchestra, al fine di guidare gli esecutori in un brano musicale.I direttori moderni dirigono con gesti prefissati l’orchestra. Il moderno direttore responsabile, dell’interpretazione della musica apparve solo nel diciannovesimo secolo, in precedenza erano gli esecutori ad avere il compito di portare il tempo. I direttori dei gruppi corali battevano il tempo con le mani o picchiando un rotolo di carta o un bastone. Nell’epoca del barocco, le armonie fornite dal continuo di uno strumento a tastiera e dal un basso continuo in sottofondo erano un elemento essenziale per l’andamento ritmico dell’orchestra.

Nell’ottocento l’attività divenne gradualmente una professione autonoma. Ciò accadde in parte agli sforzi compiuti da compositori per raggiungere un altro livello esecutivo; ma fu in parte anche il risultato dei nuovi campi estetici del romanticismo. Tra i primi compositori ci furono Carl Maria Van Weber, Felix Mendelson Bartholdy, Hector Berlioz che scrisse, l’Art due chef d’orchestra.Si deve a loro la decisione di distaccare il direttore dell’orchestra, e di posizionarlo di fronte agli esecutori. La tradizione del compositore-direttore proseguita dai musicisti come Leonard Bernstain.

Arturo Toscanini

Nato a Parma in Borgo Rodolfo Tanzi il 25 marzo 1867 e morto a Riverbale, presso New York, il 16 gennaio 1957. Arturo Toscanini nasce da Claudio e da Paola Montani. Toscanini trascorse gran parte dell’infanzia con i nonni materni. Ad undici anni ottiene un posto gratuito nella scuola di violoncello nel conservatorio di Parma. Nel 1884 suona nel”Lohengrin” e i compagni di scuola lo chiamavano genio, nel 1885 esce dal conservatorio diplomato con lode distinta: la biblioteca della scuola conserva ancora tre sue partiture per orchestra. L’anno dopo è a San Paolo del Brasile e a Rio ove suona nell’orchestra dell’impresa Claudio Bianchi.

Il pubblico è conquistato e l’imperatore del Brasile gli manda un dono Il pubblico è conquistato e l’imperatore del Brasile gli manda un dono. Tornato in Italia nel 1887 suona il violoncello in orchestra alla prima di ”Otello”, ma risale presto sul podio, nel 1892 dirige ”Walli” e i ”Pagliacci”, nel 1895 a Torino dirige ”Tristano” e ”Il crepuscolo degli dei”. Nel 1898 entra alla Scala come direttore artistico e direttore principale. Il 26 febbraio 1902 per la traslazione delle salme di Verdi e della Strapponi, dirige novecento voci nel coro del “Va pensiero”, che non compariva alla Scala da vent’anni.

E’ di nuovo a Torino nel 1905, con “Sigfrido”e nel 1906 con “Salomè” E’ di nuovo a Torino nel 1905, con “Sigfrido”e nel 1906 con “Salomè”. Dal 1908 al 1914 dirige il Metropolitan e il suo repertorio si arricchisce; nel 1913 dirige “Falstaff” e “Traviata” nel piccolo teatro di Busseto. Scoppia la guerra e Toscanini è interventista: si spinge con una banda militare quasi in prima linea. Nel 1918 fa beneficenza e nel 1920 dirige un orchestra Italiana in un giro di concerti. Nasce l’Ente autonomo teatro alla scala di Milano dopo un anno di lavoro presenta “Falstaff”. Negli Stati Uniti, a capo della Filarmonica di New York, con la quale viene in Europa nel maggio 1930. L’università Georgetown gli conferisce la Laurea honoris causa. Finita la guerra, la scala lo richiama dopo la ricostruzione il teatro semidistrutto dai bombardamenti: dirige il terzo atto della “Manon” e il prologo del “Mefistofele”, il coro del “Nabucco” e il “Te deum”. Si dedica alla revisione e sistemazione di tutte le sue incisioni e si spegne nel1957.

L’opera lirica

“Tu se’ morta” dall’ Orfeo di Monteverdi L’opera è una rappresentazione teatrale e musicale. Nacque in Italia alla fine del ‘500. Un gruppo di musicisti ed intellettuali, svilupparono un’opera che somigliava alla tragedia dell’antica Grecia. Claudio Monteverdi fu il primo compositore a dedicarsi con successo al nuovo genere del “recitar cantando”. Le sue opere facevano uso di canzoni, duetti, cori e strumenti. “Tu se’ morta” dall’ Orfeo di Monteverdi