Guglielmo II e l‘arte come „compito dello stato“ Senza il minimo dubbio di sé interveniva in ogni settore: scienze naturali, tecnica, costruzioni navali, architettura, creazione di monumenti, scultura e pittura, disegni per uniformi e scenografie, musica, artigianato e giardinaggio. Lui stesso componeva canzoni, disegnava e faceva bozzetti per uniformi da caccia e per la marina. Voleva rafforzare la monarchia e demonizzare quelli che riteneva nemici: cattolici, ebrei, democratici e socialisti.
L’imperatore e l’architettura Scambio di lettere tra Guglielmo II e sua madre su tutto quello che riguardava l’architettura Il castello di Berlino Il Duomo di Berlino La chiesa “Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche” 58 nuove chiese nelle vicinanze di Berlino Influsso su 163 nuove costruzioni dello stato Per grandi costruzioni statali preferiva lo stile neogotico Dopo un esame intenso delle chiese romaniche della zona del Reno riteneva che lo stile romanico fosse il più appropriato per le chiese protestanti.
Il desiderio numero uno: la costruzione del Duomo di Berlino Iniziato già nel 1867 con un concorso bandito da Guglielmo I Architetto Julius Raschdorff, molte revisioni del suo disegno da parte di Guglielmo II 1893 demolizione del vecchio Duomo 1905 inaugurazione dopo undici anni di costruzione
Paul Wallot e la costruzione del parlamento Iniziato nel 1884, pertanto non ci sono influenze di Guglielmo II Ciononostante Guglielmo II provò a cambiare alcuni dettagli finali, ma fu frenato dall’architetto Paul Wallot Dopo questa discordia il rapporto tra architetto e imperatore si deteriorò Dopo la critica pubblica da parte dell’imperatore nel 1893 artisti di tutta Europa presero le difese dell’architetto La carriera di Paul Wallot divenne difficile da questo momento in poi.
L’imperatore e la pittura Lui stesso era un appassionato pittore dilettante soprattutto di soggetti della marina. Secondo le sue istruzioni le pareti dell’edificio dell’ambasciata tedesca a Roma: Palazzo Caffarelli, furono decorate con un ciclo delle stagioni includendo motivi delle saghe germaniche. Inaugurato nel 1903. Hugo von Tschudi, preside della galleria nazionale dal 1896, aveva collocato nel “Suo” museo quadri di artisti moderni tedeschi (Max Liebermann, Arnold Böcklin ecc.) e di impressionisti francesi, ma l’imperatore ordinò un decreto secondo il quale spettava a lui decidere quale arte comprare e dove sistemare i diversi quadri. Di conseguenza i quadri non stimati da lui (come Millet) dovevano essere ritirati dai loro posti. Artista preferito: Anton von Werner.
La “Siegesallee” (Viale della vittoria) 1895 iniziata, 1901 completata, era l’opera più personale dell’imperatore. Doveva essere un monumento educativo per il popolo per aumentare l’orgoglio nazionale e l’ammirazione della dinastia degli “Hohenzollern”. La maggior parte dei disegni era di Guglielmo II stesso. “Réclame Royale” (pubblicità reale): 32 statue delle varie generazioni di imperatori prussiani. Il viale fu presto chiamato dal popolo “Leichenallee” (viale dei cadaveri) o “Puppenallee” (viale delle bambole). Criticato dagli intellettuali e dagli artisti viene oggi considerato un simbolo bizzarro delle illusioni e delle contraddizioni che hanno portato la Germania Guglielmina al crollo.
L’arte delle fogne In occasione dell’inaugurazione del viale della vittoria l’imperatore tenne un discorso che fu chiamato di seguito “Rinnsteinrede” (discorso di fogna). “Un’arte che ignori le leggi e i confini da me stabiliti non è più arte, è lavoro di fabbrica, è industria, e questo non deve mai succedere.” La cultura ha un compito educativo e può svolgere questo solo “se l’arte le pone la mano, se solleva invece di scendere nella fogna”. La battaglia da parte dell’imperatore contro l’arte moderna, sia l’impressionismo francese, sia l’espressionismo o lo stile liberty andava di pari passo con la sua politica mondiale, la costruzione delle navi da battaglia (iniziata 1897) che portava all’unione tra Gran Bretagna, Francia e Russia e all’auto-accerchiamento della Germania.