Bacoli.

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Bacoli

La storia di Bacoli Bacoli fu fondata dagli antichi romani che la chiamarono col nome di Bauli. In epoca romana era un luogo di villeggiatura rinomato quasi quanto la vicina Baia. Simmaco disse di Bauli: « Lasciai quel luogo perché c’era pericolo che se mi fossi affezionato troppo al soggiorno di Bauli, tutti gli altri luoghi che mi restano da vedere non mi sarebbero piaciuti »(Simmaco) Dell'antica Bauli si conservano a tutt'oggi i resti delle Cento Camerelle, della Piscina Mirabile, del cosiddetto Sepolcro di Agrippina. Nell'età augustea Bacoli diventò addirittura il principale avamposto militare e capitale elettiva della politica, della cultura e della mondanità insieme alla vicina Baiae. In seguito alla caduta dell'Impero romano la città di Bacoli decadde anche a causa di alcuni fenomeni geologici come il bradisismo e le erosioni. Nei secoli XVII, XVIII e XIX la città rinacque e divenne una delle mete preferite dagli Europei. L'attuale comune comprende oltre all'odierna Bacoli, anche i resti dell'antica Bauli, le antiche città romane di Baia (i cui resti si estendono fino al Fusaro) ed ancora Miseno con l'annessa Miliscola (da militum schola), sede della flotta pretoria degli imperatori romani ed, infine, ancora una piccola porzione dell'antica città greca di Cuma.

Parte geologica L'area del comune di Bacoli è di origine vulcanica. Appartiene al sistema dei Campi Flegrei e si è formata nell'ultima fase eruttiva chiamata "Terzo Periodo Flegreo". In particolare la zona dove sorge la cittadina è caratterizzata da un allineamento di sette vulcani, disposti su di un unico asse, formato dai crateri e resti di crateri diTre vulcani più antichi che si datano fra i 35.000 e i 10.500 anni fa: 1) Capo Miseno; 2) Porto di Miseno (i cui bordi residui sono riconoscibili nel lungo isolotto di Punta Pennata e di fronte ad essa nelle due punte di Punta Terone e Punta della Sarparella); 3) Tutto il rilievo che caratterizza il centro antico di Bacoli, da Punta del Poggio e Piscina Mirabile fino a Centocamerelle. Verso nord, fuori dal paese, un po' distanziati dai precedenti ma sempre sullo stesso allineamento, abbiamo gli altri quattro vulcani, più recenti, che si datano fra i 10.500 e gli 8.000 anni fa. 4-5) Due crateri chiamati Fondi di Baia (sull'orlo di uno dei quali è posto il Castello Aragonese di Baia e risale la strada provinciale che da Pozzuoli porta a Bacoli) 6) Il Golfo di Baia che ha quasi del tutto smantellato 7)Un altro vulcano i cui bordi e rilievi residui si riconoscono in Punta Epitaffio e nel costone roccioso di tufo giallo che guarda verso Lucrino.

Torregaveta

Meta frequentatissima in estate di bagnanti, anticamente faceva parte del litorale cumano. La sua specifica denominazione è molto più recente, forse ancor più di quella di Cappella. Viene fatta risalire, infatti, al tempo in cui il Viceré Don Pedro Alvarez de Toledo marchese di Villafranca, con l’ordinanza del 1532, stabiliva che lungo tutto il litorale fossero costruite delle torri di avviso. Così anche Miseno, Monte di Procida e Cuma (Torregaveta) ebbero le proprie torri. Quella di Torregaveta, sorgeva sul più alto promontorio che cade a picco sul mare e fu, perciò, denominata dalla ricorrente tradizione popolare “àvuta” (alta N.d.R.) da ciò il nome, poi trasformato, di Torre àvuta. Secondo l’Annecchino ,invece, quella località era già denominata “gavèta” o “gavetello” e quindi la torre sarebbe poi diventata della “gavèta”. Questo centro appare oggi notevolmente sconvolto dagli scavi per il ricavo della pozzolana, ma ha sostanzialmente conservato gran parte del suo naturale fascino. Si gode infatti della rara visione di Ischia e Procida, che sembrano tanto vicine da raggiungere allungando un braccio. In realtà qui più che altrove la natura geologica del territorio si presenta in tutta la sua tortuosa realtà. Archeologicamente, l’aspetto più interessante, è rappresentato dai resti dell’antica villa di Servilio Vatia, detto l’Isaurico, a causa della schiacciante vittoria riportata nel 79 a.C. sugli Isauri.

Villa Vatia Tra il II e il I secolo a.C., sulle sponde del lago Fusaro, i Romani costruirono numerose ville e stabilimenti termali; fra queste la più famosa era quella del console romano Servilio Vatia. I Romani che gli invidiavano spesso la pace ch’egli cercò e ritrovò in questi lidi incantati, ripetevano spesso la frase: “O Vatia tu solus scis vivere”. Costruita sulla sommità di un grosso banco tufaceo ed in posizione strategica, la villa marittima di Servilio Vatia seguiva il profilo della collina fino al mare, dov’erano le peschiere. Così il console, come altri suoi coetanei (Quinto Ortensio Ortalo), poteva ,lontano dal caos della metropoli romana, dedicarsi alla quiete e alla “piscicoltura”. E’ da attribuire a quel periodo il canale che, tagliando il promontorio, unisce il lago al mare. La stupenda villa dell’abile uomo d’armi era sì costruita ed arredata con raffinatezza, ma era al tempo stesso, grazie soprattutto alla strategica posizione che aveva sul mare, una vera e propria fortezza autosufficiente. Purtroppo non restano che pochi avanzi, dal momento che cave di pozzolana e i bunker ricavati, durante l’ultimo conflitto mondiale, nella crosta tufacea, ne hanno notevolmente alterato la consistenza. In questo posto, sono state rinvenute stupende statue d’imperatori ed uomini famosi.

Villa Vatia

Notizie Storico-Critiche Purtroppo i ruderi della villa non sono oggi visibili, perché inglobati da un edificio moderno. Però una lettera di Seneca offre una descrizione interessante anche se limitata alle parti esterne visibili ai passanti: "…Vi sono due grotte artificiali, di cui l'una non riceve mai il sole, l'altra invece illuminata fino a sera. Un corso d'acqua, derivato mare e dal lago Acherusio (il Fusaro), divide nel mezzo come un euripo, un boschetto di platani e serve per allevare pesci...La villa poi ha un grandissimo vantaggio: avere Baia al di là del muro di cinta, così da fruirne i piaceri senza soffrire degli inconvenienti. Questi vantaggi li ho riscontrati di persona; credo che la villa possa essere abitata per tutto l'anno: infatti è esposta a tal punto al vento Favonio da prenderlo tutto per sé e sottrarlo a Baia". Interessa notare anche il riferimento alla peschiera, e quindi al duplice carattere di residenza di lusso e sede di attività commerciale che tante ville nel territorio di Baia avevano. La villa di Servilio Vatia, senatore romano morto agli inizi dell’età tiberiana, sorgeva sul promontorio roccioso a nord di Torregaveta; i suoi resti vennero alla luce durante lo scavo per la costruzione di una delle torri di guardia del periodo vicereale, oggi scomparsa. Venne descritta all'epoca come molto grande e lussuosa. Attualmente i ruderi appaiono inglobati in una struttura moderna. La villa rispettava fedelmente i canoni dell'edilizia pubblica e privata nei Campi Flegrei: in posizione elevata sul mare, organizzata secondo i terrazzamenti naturali del rilievo su cui sorgeva, appariva visivamente ben inserita nel paesaggio naturale e rivelava una buona conoscenza delle caratteristiche ambientali per la scelta di una ubicazione che rispondesse alle esigenze di una buona esposizione e ventilazione.

Elaborato da: Alessandro Beatrice Francesco Capone Alessandra Del Barone Jessica Magrelli Fabiana Manzo Chiara Porcellini Livio Romano