IL NOVECENTO Le arti nel Novecento.

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Transcript della presentazione:

IL NOVECENTO Le arti nel Novecento

LIBRO DI TESTO LA VOCE DEI SUONI A. PISTONE – E LIBRO DI TESTO LA VOCE DEI SUONI A. PISTONE – E. DE DONNO edizioni il capitello

Il Novecento è il secolo dell’industrializzazione della tecnologia, dell’urbanizzazione. Tutti fenomeni che hanno favorito il diffondersi di una cultura di massa che è fiorita soprattutto grazie all’abbattimento delle distanze ottenuto dalla tecnologia applicata alle comunicazioni.

È anche il secolo che ha debellato, nel mondo occidentale, l’analfabetismo e che ha messo a disposizione di tutti gli strati sociali una moltitudine di servizi atti a migliorare le condizioni di vita.

Per contro questo secolo ha vissuto la tragedia di due guerre mondiali (che hanno causato milioni di vittime e distruzioni inimmaginabili) e di moltissime guerre locali (che il più delle volte passano quasi inosservate); ha visto fiorire dittature che hanno portato alla perversione dei campi di sterminio; ha assistito a emigrazioni di masse enormi (alla ricerca di migliori condizioni di vita), fenomeno questo ancora attuale, sia pure con protagonisti e destinazioni diverse; ha infine visto nascere e svilupparsi il problema del Terzo Mondo,vittima di carestie, epidemie e di un sottosviluppo il più delle volte causato da una politica mondiale tutta mirata alla salvaguardia degli interessi economici delle grandi potenze.

Un secolo inquieto, dunque, e questa sua inquietudine si ripercuote anche nell’arte: in pittura il concetto di forma e l’uso del colore vengono rivoluzionati; in architettura la decorazione fine a se stessa viene sopraffatta dalla funzionalità; in poesia la frenesia del mondo circostante viene concretizzata nell’uso del verso libero.

In ambito musicale vi è la divaricazione tra musica “colta” da una parte e musica “leggera” o di “consumo” dall’altra; da un punto di vista tecnico si passa dalla tonalità all’atonalità; fanno il loro ingresso nuove tecniche, nuovi strumenti, nuove espressioni.

Tutto ciò porta ad arditezze che spesso non vengono accolte dal pubblico ma che rispecchiano la realtà moderna. Anche la musica, quindi, segue l’incessante movimento della nostra società, e riproduce gli ambienti delle fabbriche con i loro rumori metallici, delle città con i loro ritmi frenetici e con l’inquietante solitudine che attanaglia gli uomini.

Grazie allo sviluppo tecnologico dei mezzi di comunicazione, di cui si diceva prima, anche la musica rientra nei nuovi ingranaggi e non ha più confini: i nuovi ritmi, i nuovi generi si muovono senza ostacoli attraversando tutti i continenti.

Esemplare e il caso della musica “jazz”, nata nei primi del Novecento nei bassifondi di “New Orleans”e diffusasi in tutto il mondo.

In questo secolo si sviluppano nuovi movimenti culturali, l’impressionismo, l’espressionismo e il futurismo, che influenzeranno anche la musica il cui linguaggio si presenta privo di regole tradizionali. I musicisti imprimono un nuovo carattere alla melodia e all’armonia che caratterizzano i loro lavori.

L’IMPRESSIONISMO E’ un movimento artistico che nasce in Francia nella seconda metà del XIX secolo. Nelle opere della produzione artistica (poesie, musiche) vengono riprodotte le impressioni e le emozioni che la realtà suscita nell’animo degli artisti.

In pittura, tali emozioni vengono trasferite sulla tela ricorrendo a tecniche di colore basate sul contrasto di luci e ombre. La prima parte del titolo di un quadro di Claude Monet, “Impression – Soleil levant” (“Impressione – Sole nascente”), diede il nome al movimento che venne detto “Impressionismo”.

Nel quadro di Monet vi è il tentativo di cogliere, attraverso l’uso della luce e del colore, “sensazioni visive”, più che riprodurre forme e rapporti geometrici.

In campo musicale gli impressionisti cercano di cogliere e fissare con i suoni le diverse sensazioni del loro animo. Il francese Claude Debussy (1862-1918) è uno dei massimi esponenti di questo genere musicale.

Ascolto “Preludio al pomeriggio di un fauno” E’ un poema sinfonico che rappresenta uno degli esempi più significativi dell’impressionismo musicale e con il quale l’autore conquistò una popolarità immediata. Con la sua sensibilità musicale egli tradusse in musica le sensazioni evocate dalla lettura di una poesia di Mallarmè (Stéphane Étienne Mallarmé Parigi, 18 marzo 1842 – Valvins, 9 settembre 1898, è stato un poeta francese).

“Preludio al pomeriggio di un fauno” Nella poesia, Mallarmè descrive l’alba in un bosco; un fauno (creatura della mitologia greca, metà uomo e metà capra) si sveglia e cerca di ricordare se veramente il giorno prima ha ricevuto la visita di bellissime ninfe o se lo ha solamente sognato. Sotto il sole caldo sorseggia del vino e vinto dal sonno si addormenta sperando di rivivere il bel sogno. Ascolta il brano

L’ESPRESSIONISMO” Nato in Germania all’inizio del XX secolo, esprime in modo drammatico (in contrapposizione alla serenità dell’impressionismo) il mondo interiore e soggettivo degli artisti che lo propongono.

In pittura le opere espressioniste sono caratterizzate da colori violenti e dalla deformazione dei soggetti rappresentati, dalla figura umana, al paesaggio naturale, alla stessa natura.

Nel quadro a lato, in una scena di strada, l’autore evidenzia come l’individuo si perde nell’anonimità del sistema borghese. I tratti sono nervosi e mostrano la tensione psicologica dell’artista; la colorazione è irreale e possiede una luminosità aggressiva che accentua l’espressività psicologica dei corpi.

In musica il compositore non fa riferimento nelle sue opere a una scala ben definita. Egli rifiuta tutte le forme e le tecniche compositive del linguaggio tradizionale e vuole innanzitutto ”esprimere” la sua realtà interiore e le sensazioni che riceve dal mondo esterno. Queste opere sono dette atonali. Arnold Schoenberg (1874-1951) fu il massimo esponente di questa corrente.

“Un sopravvissuto di Varsavia” di Arnold Schoenberg Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, Arnold Schoenberg (1874-1951), compositore di origine ebraica, rievoca la tragica esperienza della deportazione nei campi di concentramento in una drammatica composizione, “Un sopravvissuto di Varsavia”, per voce recitante, coro e orchestra.

Schoenberg, che era da poco venuto a conoscenza della morte di un suo nipote in un campo di concentramento nazista, si è ispirato per questo lavoro alle terribili testimonianze di alcuni sopravvissuti alle persecuzioni naziste e soprattutto al racconto di un ebreo polacco che era riuscito a fuggire allo sterminio.

Nel brano, la prima parte è affidata alla voce del narratore che si esprime nello stile del canto parlato; l’orchestra commenta, arricchisce la sostanza del racconto con una musica dissonante e carica di tensioni, seguendo passo dopo passo il ritmo della narrazione.

Nel finale, un coro maschile intona all’unisono un canto ebraico, “Ascolta Israele”, mentre l’orchestra esprime, con un linguaggio crudo, l’ineluttabile sorte dei condannati. Le dissonanze riscontrabili nel canto parlato e nell’orchestra commentano il pianto, il dolore, gli edifici crollati, i fili spinati degli sbarramenti, espressi attraverso la voce del sopravvissuto. In quest’opera Schoenberg espone, con una musica colta, la sua protesta contro ogni ideologia aberrante.

Ascolta il brano

IL FUTURISMO Fondato all’inizio del ‘900 da Filippo Tommaso Marinetti, interessa tutti i modi di espressione dell’arte e vuole esaltare il progresso che, soprattutto in campo tecnologico, si avverte in quegli anni.

In campo pittorico le opere futuriste privilegiano la raffigurazione del moto e, nell’intento di esaltare il dinamismo della nuova realtà tecnologica e industriale, giungono a scomporre le figure per meglio evidenziare l’idea di movimento.

Sul piano musicale, il Futurismo sostituì al linguaggio tradizionale suoni e rumori nel mondo moderno (motori a scoppio, rumori di macchine, ecc.). A questo proposito, Luigi Russolo, il principale rappresentante del futurismo in musica, ideatore dell’arte dei rumori, disse: “Ci divertiremo a orchestrare idealmente insieme il fragore delle saracinesche dei negozi, le porte sbatacchianti,il brusio e lo scalpiccio delle folle, i diversi frastuoni delle stazioni, delle ferrovie, delle filande, delle centrali elettriche, delle ferrovie sotterranee”.

LE MACCHINE INTONARUMORI DI LUIGI RUSSOLO L'Intonarumori fu una famiglia di strumenti musicali inventati nel 1913 da Luigi Russolo. Essi erano formati da generatori di suoni acustici che permettevano di controllare la dinamica, il volume, la lunghezza d’onda di diversi tipi di suono. Ogni strumento era formato da un parallelepipedo di legno con un altoparlante di cartone o metallico nella parte anteriore. Il suonatore schiacciava bottoni e leve per mettere in funzione il macchinario e controllarne le dinamiche. All’interno degli intonarumori c’erano lastre di metallo, ingranaggi e corde metalliche che venivano fatte vibrare. Le tensioni delle corde erano modificate dal suonatore che, glissando sulla corda, generava note. Secondo il rumore prodotto, gli strumenti erano classificati per famiglie (crepitatori, gorgogliatori, rombatori, ronzatori, scoppiatori, sibilatori, stropicciatori e ululatori).

Sempre in campo musicale, si diffuse anche un nuovo modo di far musica; in contrapposizione alla atonalità, nacque la politonalità. Con questa tecnica i compositori usano accordi provenienti da scale diverse e ricorrono a ritmi irregolari. Igor Strawinskij (1882-1971) applicò questa tecnica al balletto “La sagra della Primavera”.

Ascolta il brano