Lezioni di macroeconomia

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Lezioni di macroeconomia Lezione 3 Cristiana.donati@unina.it

La spesa per consumi Studiamo la funzione keynesiana del consumo: quando il reddito è nullo, consuma un ammontare minimo  tale componente della spesa per consumi è detta esogena (autonoma) ed è costante al variare del reddito disponibile tanto più alto è il reddito, tanto più alto sarà il consumo  questa parte dei consumi è invece chiamata endogena (indotta) e si modifica al variare del reddito disponibile

La funzione del consumo Possiamo ipotizzare una semplice forma funzionale di tipo lineare per descrivere quanto detto: C = c0 + c1Yd C = consumi programmati c0 = consumo autonomo Yd = reddito disponibile

La spesa per consumi Definiamo ora due concetti: propensione media al consumo La PMeC è data dalla spesa totale per i consumi diviso il reddito totale disponibile: PMeC = C/Yd propensione marginale al consumo La PMaC è data dal rapporto tra la variazione dei consumi e la variazione del reddito disponibile: PMaC = ΔC/ ΔYd

La spesa per consumi Esistono due concetti di risparmio equivalenti: propensione media al risparmio La PMeR indica la proporzione del reddito disponibile che le famiglie vogliono risparmiare: PMeR = S/Yd propensione marginale al risparmio La PMaR mette in relazione la variazione del risparmio desiderato complessivo con quella del reddito disponibile: PMaC = ΔS/ ΔYd

poiché il reddito può essere solamente consumato o risparmiato La spesa per consumi Tra la propensione al consumo e quella al risparmio esiste una semplice relazione: La somma della PMeC e della PMeR deve essere uguale all’unità Anche la somma della PMaC e della PMaR deve essere uguale all’unità poiché il reddito può essere solamente consumato o risparmiato

Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico Modello Base: consideriamo solo il mercato dei beni e dei servizi economia chiusa senza settore pubblico  il reddito nazionale è dato dalla somma dei consumi e degli investimenti

Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico Le equazioni del modello C = c0 + c1Yd (2.1) Y = C + I (2.3) I = I0 (2.4) Y = Yd (2.5)

Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico L’equilibrio: Il reddito d’equilibrio è quello in corrispondenza del quale il livello di consumo [determinato dalla (2.1)], sommato al livello dell’investimento autonomo, [dato dalla (2.4)], produce un livello di domanda aggregata esattamente uguale al livello della produzione

L’equilibrio rappresentato dal punto D è stabile Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico C, I C + I D C C* L’equilibrio rappresentato dal punto D è stabile 45° Y* Y

La produzione si adegua alle variazioni della domanda Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico Eccessi o deficienze di domanda tendono ad essere eliminati attraverso variazioni di produzione e di reddito La produzione si adegua alle variazioni della domanda  N.B. ciò può avvenire perché abbiamo ipotizzato che i fattori produttivi siano solo parzialmente utilizzati

Determinazione algebrica dell’equilibrio Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico Determinazione algebrica dell’equilibrio Sostituendo la (2.4) e la (2.1) nella (2.3), e tenendo conto che Y = Yd, si ottiene: Y = c0 + c1Yd + I0 (2.7) Da cui, risolvendo per Y, si ha: Y* = (1/ (1 – c1)) (c0 + I0) (2.8) Dove (c0 + I0) è la somma algebrica delle componenti autonome della domanda

Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico Il reddito d’equilibrio Y* è quindi proporzionale al livello degli investimenti oltre che alla componente autonoma dei consumi c0 Il coefficiente di proporzionalità 1/(1 – c1) è chiamato moltiplicatore keynesiano ed è dato dal reciproco della propensione marginale al risparmio

L’incremento del reddito è dato dal moltiplicatore 1/(1-c1) Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico Determiniamo la variazione che si ha nel reddito d’equilibrio in seguito ad una variazione del livello degli investimenti: ΔY = (1/(1 – c1))(c0 + I0 + ΔI)  ΔY = (1/(1 – c1)) ΔI L’incremento del reddito è dato dal moltiplicatore 1/(1-c1) per l’incremento degli investimenti

Determinazione del reddito nazionale in un’economia chiusa senza settore pubblico Il processo attraverso il quale si arriva a tale risultato può essere sinteticamente illustrato nel modo seguente: Consideriamo ΔI = 100 miliardi (rappresentano un aumento di spesa, per esempio di I, e quindi di reddito, di 100 miliardi.) Hp. Pmc = 0,8  I percettori di questo reddito addizionale aumenteranno i propri consumi nella misura di 80 miliardi (pari all’80% dell’incremento del reddito).  L’incremento della domanda per consumi si trasformerà in un nuovo incremento di reddito per 80 miliardi.  A sua volta, questo reddito aggiuntivo provocherà un nuovo aumento del consumo (di 64, vale a dire dell’80% del reddito aggiuntivo) Ne seguirà un nuovo aumento di reddito e così via

Il moltiplicatore keynesiano (100 x 1) = 100 + (100 x 0,8) = 80 + (80 x 0,8) = 64 + (64 x 0,8) = 51,2+ … + …. + 1 x 100 → ΔI 0,8 x 100 → c x ΔI (0,8)2 x 100 → (c)2 x ΔI (0,8)3 x 100 → (c)3 x ΔI … → ….. … → ….. (1/ 1-c) x 100 = 500 500 ** mettendo in evidenza ΔI otteniamo: ΔI x ( 1 + c + c2 + c3 + ….. + …) = ΔI x (1/ 1-c) Purchè c sia < 1 in valore assoluto

Il modello keynesiano del moltiplicatore mostra che ΔI > 0 farà crescere il Pil di un importo “amplificato” o moltiplicato, superiore all’importo iniziale Il moltiplicatore è il fattore per il quale si deve moltiplicare la variazione iniziale degli investimenti ( o di un’altra componente autonoma della domanda) per determinare la corrispondente variazione del prodotto totale. 1/ (1-c1)→ per una variazione unitaria di una componente della domanda autonoma il prodotto di equilibrio varia per un ammontare maggiore dell’unità ( dal momento che il num. È > del denominatore; il valore del rapporto è >1. Es. c = 0,8 → moltiplicatore = 5) Data la relazione tra c e s il moltiplicatore può essere scritto: 1/s

Spesa pubblica, imposte e reddito d’equilibrio Il modello di determinazione del reddito nazionale appena presentato include solo i consumi e gli investimenti Ora cercheremo di espandere il modello in modo da includere anche la spesa pubblica e le imposte Osserviamo che: la spesa pubblica è parte della spesa autonoma nel calcolo del reddito disponibile, le imposte devono essere sottratte dal valore del reddito nazionale nel calcolo del reddito disponibile i pagamenti per i trasferimenti pubblici devono essere aggiunti

Spesa pubblica, imposte e reddito d’equilibrio Gli acquisti pubblici desiderati G fanno parte direttamente della spesa aggregata ( più precisamente della spesa autonoma) Anche l’altra componente della spesa pubblica, i pagamenti per trasferimenti (Tr), influenza la spesa aggregata desiderata, ma, solo indirettamente. Es. di Tr: le pensioni pubbliche, i sussidi di disoccupazione o i prestiti per gli studenti sono pagamenti (trasferimenti) effettuati dallo Stato a favore di singoli individui, che, una volta ricevuto il denaro, possono spenderlo per acquistare beni e servizi. Tuttavia, questa parte della domanda è registrata come consumo personale e quindi, per evitare di considerarla due volte, non è conteggiata come parte di G.

Spesa pubblica, imposte e reddito d’equilibrio G è parte del PIL (Tr entra indirettamente, tramite i consumi nel PIL) Es. di spesa pubblica di beni e servizi da parte dell’operatore governo: Assunzione di dipendenti pubblici, acquisto di computer e carburante per la marina militare etc.. Le imposte hanno chiaramente un effetto sulla spesa in consumi e quindi tramite di essa influenzano il reddito nazionale ( se T > 0 → Y ≠ Yd dove Yd = Y –T + Tr) Si noti che: le imposte riducono il reddito disponibile rispetto al reddito nazionale, i trasferimenti aumentano il reddito disponibile relativamente al reddito nazionale.

Spesa pubblica, imposte e reddito d’equilibrio In questo corso, salvo diverse indicazioni denomineremo con T le imposte nette definite come la differenza tra il gettito fiscale complessivo incassato dallo Stato e i pagamenti complessivi per trasferimenti effettuati dallo. - Dal momento che TR < gettito complessivo da imposte, le imposte nette (T) sono positive e Yd < Y Il saldo del bilancio pubblico è dato dalla differenza tra le entrate pubbliche complessive e le spese pubbliche complessive, in altre parole dalla differenza tra le imposte nette e la spesa pubblica, (T – G) Se (T-G) > 0 → lo Stato realizza un avanzo pubblico Se (T-G) < 0 → lo Stato realizza un disavanzo pubblico

Hp: 1) G è autonoma ( G0 non dipende dal livello del reddito nazionale) 2) In via preliminare ipotizziamo che anche T = T0 non dipenda da Y Riformuliamo il modello: C = c0 + c1(Y – T0) Y = C + I0 + G0 Y = c0 + c1(Y – T0) + I0 + G0 Di nuovo abbiamo un’equazione con una sola incognita e possiamo risolverla prer Y trovando così Y*: Y - c1Y = c0 - c1T0 + I0 + G0 Passando alle variazioni, si ha: ΔY = [1/(1 – c1)](Δc + ΔI + ΔG – c1 ΔT)

Spesa pubblica, imposte e reddito d’equilibrio In particolare: un aumento della spesa pubblica (ΔG > 0) in assenza di variazioni nel livello degli investimenti, delle imposte e del consumo autonomo, (Δc = ΔI = ΔT= 0), determina un aumento di reddito pari al moltiplicatore per l’incremento della spesa pubblica un aumento delle imposte (ΔT > 0) a parità di investimento, spesa pubblica e consumo autonomo (Δc = ΔI = ΔG = 0), determina una riduzione di reddito pari a: Cosa succede se viene stabilito un aumento contemporaneo della spesa e delle imposte per lo stesso ammontare (ΔT = ΔG > 0), fermi restando gli investimenti ed il consumo autonomo?

Hp: ΔC = ΔI = 0 e ΔG = ΔT; quale sarà il corrispondente ΔY? Sappiamo che : E che ΔC = ΔI = 0 pertanto: Avendo imposto che ΔG = ΔT : Teorema del bilancio in pareggio: un aumento contemporaneo della spesa pubblica e delle imposte dello stesso ammontare provoca un aumento del reddito pari all’aumento della spesa pubblica

Dalla (3) segue il teorema del bilancio in pareggio: conclusione fondamentale della teoria keynesiana del moltiplicatore: Regolando opportunamente la spesa e le imposte, lo Stato è in grado di disciplinare la domanda globale e quindi il reddito Dalla (3) segue il teorema del bilancio in pareggio: un aumento della spesa pubblica ha effetti espansivi sul reddito anche quando è integralmente finanziato mediante aumenti d’imposte, senza quindi peggiorare la situazione del bilancio pubblico Questo perché un incremento delle imposte, a differenza di un incremento di G, non provoca un decremento del reddito dello stesso ammontare, ma di un ammontare inferiore Es: ΔG = ΔT = 100 e c = 0,7 ΔY = 1/ 0,3 [100- (0,7∙ 100)] = 1/ 0,3 [(1 - 0,7)∙ 100] = = 1/ 0,3 [(0,3 ∙ 100] = 100

Spesa pubblica, imposte e reddito d’equilibrio Consideriamo ora il caso in cui il policy maker fissa le aliquote fiscali e non le modifica al variare del reddito nazionale ( imposta proporzionale sul reddito che rimane fissa sia se l’economia è in recessione sia che sia in espansione il gettito fiscale è indotto (endogeno)  all’aumentare del reddito nazionale vi sarà un gettito maggiore considerando il caso d’imposte proporzionali rispetto al reddito: T = tY Risolvendo il modello otteniamo: Y = c0 + c1(Y –T0 – tY) + I0 + G0  Y = c0 + c1(1 – t)Y – c1T0+ I0 +G0 Y- c1(1 – t)Y = c0 – c1T0 + I0 + G0

Spesa pubblica, imposte e reddito d’equilibrio Un aumento della spesa pubblica determina un incremento del reddito d’equilibrio pari al prodotto tra l’incremento della spesa G ed il moltiplicatore Questo risulta inferiore a quello considerato in precedenza perché il processo moltiplicativo della domanda globale, generato dall’incremento della spesa pubblica, è frenato dal contemporaneo aumento delle imposte Tanto più alta è l’aliquota d’imposizione, tanto più robusto è questo freno e quindi tanto più basso è il moltiplicatore

Modello reddito-spesa con settore pubblico La possibilità che le politiche fiscali (variazioni della spesa pubblica e/o variazioni delle imposte) possano influire in modo efficace sul livello del reddito di equilibrio al fine di mantenere elevati livelli di occupazione è uno dei problemi centrali della macroeconomia In questo modello emerge l’efficacia delle politiche fiscali espansive Nella realtà i tempi di attuazione delle politiche fiscali possono essere molto lunghi e ridurre o addirittura annullare l’efficacia di tali manovre

Esportazioni nette e reddito d’equilibrio Il modello di determinazione del reddito nazionale può essere ulteriormente modificato per tenere conto delle esportazioni nette (differenza tra esportazioni totali e importazioni totali) Per misurare la spesa totale effettuata per acquistare il prodotto (aggregato) di un determinato Paese, dobbiamo considerare anche il settore estero Una quota della produzione realizzata sul territorio nazionale viene venduta all’estero

Esportazioni nette costituiscono un ulteriore componente della spesa aggregata ( oltre C, I , G) Le esportazioni (X)  dipendono dalle decisioni di spesa effettuate dai consumatori esteri o dalle imprese estere che acquistano beni e servizi nazionali (quindi dipendono dal reddito estero Ye)  le esportazioni non cambieranno in funzione di variazioni del reddito nazionale in quanto sono spese autonome (esogene)

Aggiungendo il settore estero, nella misurare la spesa totale (aggregata), occorre aggiungere le esportazioni e sottrarre le importazioni della nazione in esame Le importazioni (M) dipendono dalle decisioni di spesa dei residenti sul territorio nazionale Costituiscono importazioni quella parte di consumo, investimento spesa pubblica in prodotti realizzati all’estero ( il PIl mi fornisce, invece il valore dei beni e servizi prodotti in un dato Paese, quindi per calcolarlo devo aggiungere a C+ I +G le esportazioni nette ( NX = X – M)  le importazioni, nella versione del modello che analizzeremo nelle prossime diapositive, sono una funzione del reddito nazionale (sono quindi una componente endogena) dei beni di consumo prodotti all’estero e dei materiali utilizzati nella produzione dei beni fabbricati sul territorio nazionale aumentano al crescere del reddito (Perché ?)

In realtà le esportazioni dipendono da diversi fattori e anche le importazioni non dipendono solo dal reddito nazionale Alcune determinanti delle esportazioni: i gusti dei consumatori esteri, il tasso di cambio rispetto alle monete estere che influenza la competitività delle nostre merci espresse in valuta estera Le importazioni dipendono dalle decisioni di spesa dei residenti sul territorio nazionale ( es. di categorie di spesa che hanno una componente di importazioni: l’industria automobilistica italiana utilizza materie prime e componenti importate dall’estero) Quando aumentano le altre categorie di spesa (es. domanda di FIAT) cresce anche l’ammontare delle importazioni di beni di consumo o di materie prime prodotte all’estero

Una possibile espressione della funzione delle importazioni è: Esiste quindi una relazione negativa tra esportazioni nette e reddito nazionale La relazione negativa tra esportazioni nette e reddito nazionale è detta funzione delle esportazioni nette: XN = X – mY dove XN sono le esportazioni nette, X le esportazioni e m la propensione marginale ad importare (ΔM/ ΔY) Una possibile espressione della funzione delle importazioni è: M = M0 + mY (in cui è presente sia una componente autonoma che una esogena di M)

Esportazioni nette e reddito d’equilibrio Sappiamo che: Y = C + I + G + X – M Ipotizziamo che le importazioni siano proporzionali al livello del reddito e che le esportazioni siano date e pari ad X0, ossia :Y = C + I + G + X – mY Risolvendo il sistema: Y* = (1/(1 – c (1 – t) + m)) (c0 + I0 + G0 + X0) Passando alle variazioni: ΔY = (1/(1 – c1 (1 – t) + m)) (Δc + ΔI + ΔG + ΔX)

Esportazioni nette e reddito d’equilibrio Il moltiplicatore è ridotto rispetto a quello esaminato nel modello di base il denominatore è aumentato del valore m della propensione marginale all’importazione dunque l’effetto espansivo sul reddito d’equilibrio è smorzato perché una parte dell’incremento della domanda si rivolge all’estero traducendosi in un incremento delle importazioni

Esportazioni nette e reddito d’equilibrio Notiamo che: Un aumento delle esportazioni, come quello d’ogni altra componente esogena della domanda, fa crescere il reddito un aumento della spesa pubblica e/o dell’investimento privato fa crescere il reddito per effetto del moltiplicatore, tuttavia l’incremento d’importazioni che ne deriva, non compensato da un aumento delle esportazioni, contribuisce al conseguente peggioramento del saldo corrente della bilancia dei pagamenti

Esportazioni nette e reddito d’equilibrio Notiamo infine che: le politiche espansive attuate in un solo paese portano allo squilibrio dei conti con l’estero perché le importazioni aumentano in proporzione alla domanda interna mentre le esportazioni restano invariate (perché sono funzione del reddito degli altri paesi che, non si è modificato in modo rilevante)

Esportazioni nette e reddito d’equilibrio Nel caso d’attuazione simultanea di politiche espansive all’aumento delle importazioni di un paese determinato dalla propria politica espansiva si contrapporrebbe l’aumento delle esportazioni verso gli altri paesi provocato dalle loro politiche espansive. L’effetto netto dipenderà dalle rispettive propensioni all’importazione e dall’entità degli stimoli apportati alle domande interne

Esportazioni nette e reddito d’equilibrio Nel caso dell’attuazione simultanea di politiche restrittive da parte di tutti o di molti paesi fa cadere la domanda, il reddito e lo scambio a livello mondiale Un tale risultato tende inevitabilmente a determinarsi quando i paesi che hanno un disavanzo nei confronti del resto del mondo, sono indotti a cercare di eliminarlo mediante l’attuazione di politiche restrittive, mentre quelli che hanno un avanzo non sono disposti ad attuare politiche espansive