Parola d’ordine: Spending Review

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Transcript della presentazione:

Parola d’ordine: Spending Review Istituto Comprensivo Statale “A. Manzoni” Uboldo (VA) Istituto Comprensivo Statale “I. Militi” Saronno (VA) 11 settembre 2012 Parola d’ordine: Spending Review Prof. Giuseppe Catalano

AGENDA L’evoluzione della spesa pubblica negli ultimi anni La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla Gli obiettivi della direttiva Gli strumenti individuati dalla direttiva Il processo decisionale stabilito dalla direttiva Conclusioni

L’evoluzione negli ultimi anni: 1. Gli anomali livelli e struttura della spesa pubblica La spesa pubblica italiana è nel suo totale molto elevata per gli standard internazionali e la sua struttura presenta profonde anomalie rispetto agli altri paesi: la spesa per la fornitura di servizi è inferiore alla media de paesi OCSE; la spesa per interessi passivi e per pensioni è invece molto superiore. La spesa per interessi discende dall’elevato livello del debito pubblico e il sistema pensionistico in essere è in qualche caso molto generoso e copre una frazione molto elevata della popolazione.

L’evoluzione negli ultimi anni: 1. Gli anomali livelli e struttura della spesa pubblica TABELLA 1. La struttura della spesa pubblica nel 2010, per categorie economiche Fonte: Rapporto Giarda, Elementi per una revisione della spesa pubblica, 2012.

L’evoluzione negli ultimi anni: 1. Gli anomali livelli e struttura della spesa pubblica Il sistema pubblico italiano è quindi ingessato da due componenti che fanno del nostro paese un unicum internazionale: il livello della spesa per interessi; il livello della spesa per pensioni. L’insieme delle due categorie di spese vale circa 310 miliardi di euro, un importo che pone vincoli straordinari alla flessibilità di gestione e adattamento alla risposta pubblica alle domande provenienti dall’economia.

L’evoluzione negli ultimi anni: 2. La costosità relativa della produzione pubblica La dinamica della spesa pubblica è stata fortemente condizionata dai caratteri della produzione dei servizi pubblici (i consumi pubblici che assorbono circa il 39,4% della spesa complessiva). I dati ISTAT mostrano che i costi di produzione dei servizi pubblici (scuola, sanità, difesa, giustizia, polizia, ecc.) sono cresciuti nel tempo molto più rapidamente dei costi di produzione dei beni di consumo privati. Mediamente, la crescita annua del costo dei servizi pubblici è lo 0,8% in più rispetto alla crescita del costo di produzione dei beni privati, misura del costo della inferiorità tecnologica del settore pubblico.

L’evoluzione negli ultimi anni: 2. La costosità relativa della produzione pubblica Se l’aumento del costo dei sevizi pubblici fosse stato, come quello dei servizi privati, la spesa nel 2010 sarebbe stata inferiore di 73 miliardi di euro. La conseguenza di questo stato di arretratezza è la necessità di continui aumenti di prezzo imposti alla collettività, ovvero l’aumento della pressione tributaria. L’innovazione di processo si realizza con investimenti e con le conseguenti modifiche dell’organizzazione del lavoro.

L’evoluzione negli ultimi anni: 3. Il controllo di gestione di produzione, acquisti e trasferimenti La costosità relativa dei servizi pubblici si appoggia su una diffusa carenza di capacità gestionale che riguarda l’organizzazione del lavoro, le politiche retributive e le attività di acquisto dei beni e che sono necessari per la loro produzione. Ci sono opinioni radicate sul fatto che le procedure di acquisto della pubblica amministrazione possono essere profondamente innovate al fine di portare a prezzi di acquisto uniformi sul territorio Ad esempio, la CONSIP ha una incidenza totale sugli acquisti pubblici che si aggira solo intorno al 3% circa del totale P.A.

L’evoluzione negli ultimi anni: 4. Scuola, sicurezza e sanità nella governance stato-regioni Se si confronta la struttura della spesa per consumi collettivi (la produzione di servizi pubblici ceduti a titolo gratuito al cittadino) con la composizione di venti anni fa, si rilevano alcuni fatti interessanti: una forte crescita della spesa sanitaria che nel 1990 assorbiva il 32,3% del totale della spesa e nel 2009 il 37,0%; un significativo aumento della quota di spesa per la protezione sociale e per i servizi generali; una forte caduta della quota della spesa per l’istruzione, dal 23,1% al 17,7% del totale; una significativa caduta delle quote delle spese per l’ordine pubblico e sicurezza, che si riducono dal 8,9% al 7,9%.

L’evoluzione negli ultimi anni: 4. Scuola, sicurezza e sanità nella governance stato-regioni TABELLA 2. La composizione per funzioni dei consumi pubblici 1990-2009 Fonte: Rapporto Giarda, Elementi per una revisione della spesa pubblica, 2012.

L’evoluzione negli ultimi anni: 4. Scuola, sicurezza e sanità nella governance stato-regioni Tabella 3. La spesa del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca 2009-2011 Impegni di competenza per missioni (milioni di euro) Fonte: Rendiconto Generale dello Stato.

L’evoluzione negli ultimi anni: 4. Scuola, sicurezza e sanità nella governance stato-regioni Questi importanti mutamenti strutturali trovano la piena origine nei mutamenti della struttura demografica del nostro paese che si caratterizza oggi per un aumento della quota di persone anziane e una riduzione dei giovani. Le dinamiche della spesa pubblica sono però in parte anche riconducibili al diverso potere negoziale delle parti politiche e dei livelli di governo coinvolti nella lettura dei bisogni della popolazione.

L’evoluzione negli ultimi anni: 5. Il carattere improprio dei rapporti finanziari centro-periferia I rapporti finanziari centro-periferia si caratterizzano per una insufficiente quota delle entrate proprie di comuni, provincie e regioni rispetto al totale delle loro spese. Su un totale delle spese degli enti decentrati pari a 240 miliardi di euro, la quota delle entrate proprie raggiunge circa i 100 miliardi di euro. Questa è una grave anomalia del sistema di finanza pubblica italiana per la quale le entrate proprie coprono solo una quota inferiore al 40% del totale delle spese.

L’evoluzione negli ultimi anni: 5. Il carattere improprio dei rapporti finanziari centro-periferia Tabella 4. Entrate proprie e spese per livello di governo Fonte: Rapporto Giarda, Elementi per una revisione della spesa pubblica, 2012.

L’evoluzione negli ultimi anni: 5. Le strutture territoriali di produzione dei servizi pubblici Una parte rilevante della spesa pubblica complessiva al netto delle pensioni è nella competenza del livello decentrato, regioni ed enti locali (circa il 60%). L’attività degli enti locali si caratterizza per le profonde differenze dimensionali degli enti territoriali; l’anomalia sta comunque in due fatti: uniformità delle funzioni assegnate a tutti gli enti, che porta a risultati e esiti molto diversi; I territori delle provincie, molto diversi tra di loro per popolazione, superficie e orografia, sono stati tradizionalmente adottati dallo stato per costruire sui loro territori i centri di gestione e controllo della sua attività.

L’evoluzione negli ultimi anni: 5. Le strutture territoriali di produzione dei servizi pubblici La spesa per abitante dei comuni è molto diversa nei singoli enti e presenta diverse anomalie: è caratterizzata da un andamento ad U: molto elevata nei comuni di piccole dimensioni, si riduce gradualmente fino a un minimo in corrispondenza a 6.000-9.000 abitanti, per poi riprendere ad aumentare fino ai massimi di popolazione; In gran parte dei comuni italiani, in media, le spese del centro-sud sono maggiori delle spese del centro-nord e tali differenze sono sostenute dai trasferimenti statali di perequazione.

L’evoluzione negli ultimi anni: 5. Le strutture territoriali di produzione dei servizi pubblici La spesa per abitante delle provincie presenta analoghe significative diversità: le provincie maggiori hanno spese per abitante notevolmente più basse delle provincie più piccole (ma si registrano anche profonde differenze di spese per abitante a parità di popolazione); Poiché il finanziamento delle provincie dipende maggiormente da indicatori legati alla capacità contributiva della popolazione, la spesa pro-capite del centro-sud è inferiore della spesa del centro- nord, a parità di popolazione.

L’evoluzione negli ultimi anni: 5. Le strutture territoriali di produzione dei servizi pubblici Anche la spesa per abitante delle regioni presenta significative diversità: le regioni a statuto speciale (RSS) e le provincie autonome presentano livelli di spesa più elevati rispetto alle regioni a statuto ordinario (RSO); Limitando l’analisi alle spese per retribuzioni pubbliche e per l’acquisto di beni e servizi, nei territori delle RSO (Lazio escluso) la media della spese di tutte le amministrazioni pubbliche ammonta a 4.063 euro per abitante Nel Lazio la spesa ammonta a 5.555 euro per abitante Nelle RSS la spese è pari a 4.892 euro per abitante

L’evoluzione negli ultimi anni: 6. Centro e periferia: chi paga il riaggiustamento 2008-2011 Per valutare gli spazi ancora disponibili per interventi sulla spesa vale considerare le manovre correttive effettuate tra il 2008 e il 2011 (con l’esclusione degli effetti del Decreto salva-Italia). L’entità degli interventi correttivi realizzati è stata esattamente proporzionale ai livelli della spesa. I dati fanno emergere con chiarezza che il principio regolatore della politica di bilancio è stato quello dei “tagli lineari”.

L’evoluzione negli ultimi anni: Le previsioni tendenziali per il periodo 2012-15 Le nuove previsioni di finanza pubblica per il periodo 2012-15 (contenute nel DEF 2012) presentano un livello di indebitamento netto pari all’1,7% nell’anno 2012, allo 0,5% nell’anno 2013, per stabilizzarsi al pareggio di bilancio negli anni 2014-15. In particolare, le nuove previsioni mostrano le seguenti dinamiche evolutive: le spese correnti al netto degli interessi passano dal 43,5% (anno 2009) al 40,6% del PIL nell’anno 2015; le spese per interessi aumentano la loro incidenza sul PIL di 1,1 punti percentuali, per effetto principalmente di un aumento dei tassi di interesse dovuto anche alla crisi dei debiti sovrani; le spese in conto capitale mostrano una riduzione pari a 1,6 punti percentuali di PIL; nel complesso, il totale delle spese riduce la sua incidenza sul PIL di 3,4 punti percentuali, passando dal 52,5% del 2009 al 49,1% del 2015.

L’evoluzione negli ultimi anni: Le previsioni tendenziali per il periodo 2012-15 Passando all’analisi dei più significativi comparti di spesa si rileva: le spese di personale vedono ridursi la loro incidenza sul PIL (dall’11,3% del 2009 al 9,8% del 2015); le spese per consumi intermedi riducono anch’esse la loro incidenza sul PIL passando dall’8,8% (anno 2009) all’8,0% del PIL nel 2015; le prestazioni sociali (pensioni e altre prestazioni) presentano un aumento dal 2009 al 2015 sostanzialmente in linea con il PIL, attestandosi al 19,4% del PIL; le atre spese correnti registrano un andamento decrescente rispetto al PIL ( dal 4,2% del 2009 al 3,4% del PIL del 2015); le spese in conto capitale presentano una dinamica evolutiva decrescente in termini di rapporto al PIL.

L’evoluzione negli ultimi anni: Le previsioni tendenziali per il periodo 2012-15 Fonte: Documento di Economia e Finanza 2012, Analisi e Tendenze della Finanza Pubblica

La direttiva del Presidente del CdM Il 30 aprile 2012 il Consiglio dei Ministri ha approvato la direttiva per il coordinamento dell'azione del Governo e le politiche volte all'analisi e al riordino della spesa pubblica (spending review) La direttiva stabilisce gli obiettivi e le misure adottate dal governo italiano per il taglio della spesa pubblica L’intervento è volto ad una riduzione della spesa pubblica per un importo complessivo di 4,2 miliardi di euro per l’anno 2012 Tutte le amministrazioni pubbliche devono concorrere alle misure adottate

La direttiva del Presidente del CdM Gli obiettivi della direttiva La direttiva individua diverse azioni incisive, tese alla riduzione dei flussi di spesa e alla riorganizzazione delle attività e che mirano ai seguenti obiettivi: Una più efficace erogazione dei servizi; L’eliminazione degli sprechi; La definizione delle linee di attività ritenute prioritarie nell’attuale congiuntura e la conseguente eliminazione delle altre; La razionalizzazione di economie di bilancio.

La direttiva del Presidente del CdM Gli strumenti individuati dalla direttiva L’attività di revisione della spesa dovrà in particolare concentrarsi sulle seguenti linee di azione: Revisione dei programmi di spesa e dei trasferimenti, verificandone l’attualità e l’efficacia ed eliminando le spese non indispensabili e comunque non strettamente correlate alle missioni istituzionali; Ridimensionamento delle strutture dirigenziali esistenti, anche in conseguenza della riduzione dei programmi di spesa; Razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti sul territorio e all’estero, finalizzata all’abbattimento dei costi e alla migliore distribuzione del personale, anche attraverso concentrazioni dell’offerta e dei relativi uffici; Riduzione, anche mediante accorpamento, degli enti strumentali e vigilati e delle società pubbliche;

La direttiva del Presidente del CdM Gli strumenti individuati dalla direttiva Riduzione in termini monetari della spesa per acquisto di beni e servizi anche mediante l’individuazione di responsabili unici della programmazione della spesa, nonché attraverso una più adeguata utilizzazione delle procedure espletate dalle centrali di acquisto ed una più efficiente gestione delle scorte; Ricognizione degli immobili in uso; riduzione della spesa per locazioni, assicurando il controllo di gestione dei contratti; definizione di precise connessioni tra superficie occupata e numero degli occupanti; Ottimizzazione dell’utilizzo degli immobili di proprietà pubblica anche attraverso compattamenti di uffici e amministrazioni; Restituzione all’Agenzia del demanio degli immobili di proprietà pubblica eccedenti i fabbisogni;

La direttiva del Presidente del CdM Gli strumenti individuati dalla direttiva Estensione alle società in-house dei vincoli vigenti in materia di consulenza; Eliminazione, salvi i casi eccezionali riferibili per esempio a rapporti con Autorità estere, di spese di rappresentanza e spese per convegni; Proposizione di impugnazioni avverso sentenze di primo grado che riconoscano miglioramenti economici progressioni di carriera per dipendenti pubblici, onde evitare che le stesse passino in giudicato.

La direttiva del Presidente del CdM Il processo decisionale stabilito dalla direttiva Per il coordinamento generale delle attività è costituito il Comitato dei ministri per la revisione della spesa (presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e composto dal Ministro delegato per il Programma di Governo, dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, dal Viceministro dell’Economia e delle Finanze e dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri). Le amministrazioni pubbliche assicurano la massima collaborazione fornendo le informazioni e i dati in loro possesso, nonché il supporto tecnico necessario. Ciascun Ministro propone un progetto contenente sia gli interventi di revisione e riduzione della spesa atti a generare i risparmi di spesa previsti, sia misure di razionalizzazione organizzativa e di risparmi per gli esercizi futuri. I progetti devono essere presentati entro il 31 maggio 2012.