Fasi storiche dell’economia globale ( )

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Fasi storiche dell’economia globale (1870-1980) Lezione 2

L’età dell’oro del secolo XIX Crescita del commercio mondiale Gli investimenti esteri inglesi, francesi e tedeschi si dirigono in via di sviluppo e negli USA, economia industriale emergente. L’era della sterlina e del gold standard. Mancano sistemi di governance internazionale. Il sistema è asimmetrico. L’economia classica: da Smith a Ricardo. I grandi flussi migratori. Le innovazioni tecnologiche: dalla ferrovia al telegrafo senza fili, dal telefono alla radio.

CRESCITA DEL COMMERCIO MONDIALE (1840-1913) Tra il 1840 e il 1873 il commercio mondiale di beni visibili cresceva a un tasso del 6% annuo. Durante questo periodo vi fu una progressiva liberalizzazione commerciale. Nel 1873 scoppiò una crisi finanziaria in Europa occidentale a cui seguì  LA DEPRESSIONE degli anni 1880. Dal 1894 si verificò una ripresa con i prezzi che iniziarono a risalire. La depressione tuttavia alimentò politiche commerciali protezionistiche. Nei due decenni prima dello scoppio della Grande Guerra, nonostante il protezionismo, gli scambi accelerarono nuovamente. Nel decennio 1903-1913 il commercio mondiale cresceva a un tasso annuo del 4,5%.

Politiche commerciali in Europa: il xix secolo Già all’inizio del secolo XIX la Gran Bretagna era il più liberale fra i paesi europei, dal punto di vista sia politico che economico. Tuttavia il mercato del Regno Unito godeva di una protezione, particolarmente significativa per il grano. Erano in vigore in fatti le Corn Laws, una tariffa sulle importazioni di grano, mentre i Navigation Acts favorivano il trasporto su navi britanniche a discapito della concorrenza. Nel 1846, dopo un’aspra battaglia, il Parlamento britannico abolì le Corn Laws e poco dopo anche I Navigation Acts.

Liberalizzazione commerciale nel XIX secolo 1860: il trattato Cobden-Chevalier Treaty. Con questo trattato la Gran Bretagna esportava alla Francia e al resto dell’Europa continentale la propria filosofia del libero scambio. Infatti con il trattato la GB rinunciava a qualsiasi dazio sulle importazioni francesi, mentre la Francia diminuiva fortemente le sue tariffe protettive sopratutto sui prodotti tessili inglesi. L’importanza del trattato si coglie meglio se si pensa che la GB e la Francia erano le due superpotenze economiche dell’epoca, coprendo una quota molto elevata del commercio mondiale. Il trattato conteneva anche la clausola della nazione più favorita (che estendeva i benefici della liberalizzazione a tutti gli stati che commerciavano con Francia e GB).

Gli effetti della liberalizzazione Dal 1870 si verifica in Europa occidentale una massiccia crescita delle importazioni da paesi terzi. Vi fu un afflusso di grano e altri cereali da altre aree del mondo reso possibile da: La caduta dei noli oceanici (funzione del progresso tecnologico nella navigazione) La nascita e lo sviluppo di una rete ferroviaria negli USA, ma anche in Argentina, Australia, Canada e Russia. I collegamenti ferroviari aprirono nuove aree alla coltivazione intensiva e le collegarono con i porti marittimi.

Protezionismo commerciale alla fine dell’XIX secolo 1879  la Germania di Bismarck impone un dazio protettivo molto elevato. Segue nel 1892 – la tariffa Meline, in Francia, un dazio molto elevato sulle importazioni di grano e di altri prodotti agricoli. Molte altre nazioni europee seguirono la deriva protezionista. Fra queste l’impero tzarista, l’impero Austro Ungarico, e l’Italia. I paesi liberoscambisti rimasero pochi: in primo luogo la Gran Bretagna, ma anche i Paesi Bassi, la Danimarca e il Belgio.

Gli Stati Uniti dal liberalismo al protezionismo Gli Stati Uniti prima della Guerra Civile (1861-1865) erano largamente controllati dall’oligarchia dei grandi proprietari di piantagioni negli Stati del Sud e di conseguenza si attennero a una politica liberoscambista. L’economia degli Stati del Sud dipendeva infatti dalle esportazioni di cotone grezzo e non voleva provocare ritorsioni proteggendo il proprio mercato. In seguito alla vittoria del Nord nella Guerra Civile, gli Stati Uniti furono dominati da interessi industriali sia nel Nord che nel Midwest. Di conseguenza si imbarcarono in una politica di alti dazi, per proteggere le proprie produzioni dalla concorrenza europea.

Crescita del commercio mondiale Predominanza degli scambi Nord-Sud Il Nord si compone dei pochi paesi industrializzati in Europa e Nord-America e cresce rapidamente concentrando il Pil mondiale Il Nord vende al Sud beni manifatturieri e li scambia con materie prime e prodotti agricoli. Tasso medio di apertura commerciale dell’Europa dal 25% nel 1870 al 40% nel 1914 La crescita delle esportazioni è molto superiore a quella del Pil mondiale.

L’Europa protagonista del commercio mondiale In 1912-3 l’Europa era ancora il centro commercial del mondo, coprendo il 62% delle esportazioni mondiali. Una parte importante del commercio europeo era dovuto a scambi intra-Europei. La Germania era divenuta il più importante esportatore mondiale di prodotto dell’industria manifatturiera. Gran parte delle esportazioni tedesche andava al resto dell’Europa. I paesi industrializzati esportavano prodotti manifatturieri e importavano prodotti primari e materie prime dal terzo mondo.

Il ruolo della Gran Bretagna nel commercio mondiale La Gran Bretagna dominava l’economia mondiale grazie a un sistema di scambi per cui era una importatrice netta di beni industriali, che comprava dai paesi industrializzati. Era anche una importatrice netta da quasi tutti I paesi in via di sviluppo, con poche eccezioni, fra cui l’India che, invece, era un mercato molto importante per le merci britanniche. La Gran Bretagna compensava il deficit nel commercio di beni con un surplus enorme nel commercio di servizi, o beni invisibili, con tutto il resto del mondo. Essa cioè forniva servizi bancari, assicurativi, di trasporto a tutti gli altri.

Gold Standard Convertibilità delle valute in oro secondo tassi fissi. Completa libertà di circolazione dell’oro e dei capitali dovrebbe garantire un funzionamento simmetrico. Banca d’Inghilterra e sterlina divengono il perno del sistema internazionale e governano il sistema, garantendone il funzionamento asimmetrico. Il debito della Banca d’Inghilterra funziona come sostituto dell’oro.

L’adozione del sistema del gold standard La Gran Bretagna adottò il Gold Standard subito dopo la fine delle guerre Napoleoniche (1814) Questo comportò di rendere l’oro la base di tutti gli scambi monetari. La sterlina infatti era direttamente convertibile in oro. Visto il ruolo cruciale della G.B nell’economia mondiale, il sistema aureo attrasse un numero crescenti di paesi lungo il corso del XIX secolo. La Germania lo adottò dopo la vittoria del 1870-1 sulla Francia e la creazione del Reich. Gli Stati Uniti lo adottarono ufficialmente nel 1900, ma già informalmente dal 1877. La Russia passò al sistema aureo nel 1897, insieme al Giappone. L’impero Asburgico vi era già passato nel 1892. Alcuni paesi come la Francia (e per un breve intermezzo dopo il 1879 anche gli USA) tentarono di introdurre un sistema basato sull’argento, ma poiché vi fu una progressiva caduta dell’argento, questo determinò una svalutazione delle loro monete che li costrinse a fare marcia indietro e adottare il sistema aureo.

Precondizioni per il gold standard Convertibilità delle valute in oro secondo parità fisse e prestabilite Ciascun paese: 1 – deve assegnare un valore aureo alla propria moneta e mantenere il cambio fisso a un livello prestabilito. 2 – il commercio di oro deve essere totalmente liberalizzato negli scambi mondiali. 3 - ogni banconota cartacea deve essere liberamente convertibile sia in oro, sia in qualsiasi altra moneta.

Come funzionava il gold standard. La massa aurea a disposizione della banca centrale determinava l’offerta complessiva di moneta del paese (in termini di circolazione di banconote e di estensione di credito). Le oscillazioni nell’offerta di moneta determinavano le variazioni di prezzo. Un aumento della moneta determinava un aumento di prezzo e viceversa. Il sistema restava in equilibrio tramite un meccanismo di stabilizzazione automatico. Afflussi o deflussi aurei causavano fluttuazioni nella riserva aurea e quindi nei prezzi. I movimenti nella riserva aurea erano in funzione degli squilibri, deficit o surplus, della bilancia dei pagamenti. Un deflusso di oro da un paese determinava una caduta nella massa aurea. Per arrestarla la Banca centrale alzava i tassi di interesse. Alti tassi di interesse e prezzi in discesa avrebbero automaticamente determinato un riequilibrio degli scambi commerciali, grazie a esportazioni più competitive e minori importazioni.

Vantaggi e problemi del gold standard Vantaggi - Cambi fissi – non c’è il rischio di svalutazioni competitive. Ancoraggio aureo garantisce contro pericoli di inflazione Fiducia Il sistema era basato sulla piena convertibilità di tutte le monete e questo garantiva la libera circolazione dei capitali. Problemi - I meccanismi di riequilibrio per paesi deboli, soggetti a squilibri, erano molto severi e suscettibili di provocare gravi recessioni. Il sistema è fortemente asimmetrico e si basa sulla centralità della sterlina e sul primato della Gran Bretagna e sul concerto delle potenze europee industrializzate.

Investimenti internazionali Le esportazioni di capitale privato (o pubblico) dai paesi ricchi erano determinati da surplus strutturale della loro bilancia dei pagamenti. Questo poteva avvenire in due modi: Attraverso un sostenuto avanzo commerciale con l’estero: vedi Francia e Germania Un avanzo strutturale degli scambi invisibili, come per la Gran Bretagna..

I flussi di capitale nel periodo del gold standard I flussi di capitali si intensificarono a partire dalla fine del secolo XIX. Erano condotti da società private, da banche e dai governi. Erano generati da profitti commerciali o da interessi accumulati su investimenti esteri pregressi. Prendevano la forma di acquisti di titoli di altri stati o di obbligazioni garantite. Oppure la forma di acquisti di azioni. Si effettuavano nella aspettativa di ritorni maggiori di quanto garantito dagli investimenti domestici (non sempre ciò si realizzava).

La finanza internazionale: differenze con il periodo del Gold Standard Gran parte degli scambi finanziari avvengono fra paesi industrializzati. Si parla di “diversificazione finanziaria”, e non di “finanza per lo sviluppo”. Soli il 10% dei movimenti di capitale avviene oggi verso regioni povere. La gran parte dei movimenti finanziari è composta di investimenti a breve termine, in particolare in movimenti valutari. Per quanto riguarda gli investimenti di medio lungo periodo, oggi sono molto più diversificati di una volta, e comprendono più IDE.

Movimenti di capitale nella prima globalizzazione e oggi. In relazione al PIL i trasferimenti erano maggiori. Per esempio in Gran Bretagna: le esportazioni di capitale fra il 1870 e il 1913 furono in media pari al 4,6 per cento del PIL. Anche nel caso dei paesi importatori, I trasferimenti di capitale erano maggiori. L’Argentina per esempio aveva deficit nelle partite correnti pari al 18,7% dal 1870 al 1890. I flussi di capitale sono oggi multilaterali e, per ogni singolo paese, avvengono contemporaneamente in uscita e entrata, così che i flussi netti tendono a essere minori. Prima del 1914 i paesi sviluppati del Nord erano esportatori, quelli in via di sviluppo importatori.

Flussi migratori nella prima globalizzazione e oggi Erano più rilevanti. 50 milioni di persone emigrarono dall’Europa (tra il 1821 e il 1914), 10 milioni dalla Russia europea per la Siberia e l’Asia centrale. 12 milioni di emigrati Cinesi e 6 milioni di giapponesi verso l’Asia Sud-orientale. L’impatto dell’immigrazione era molto più rilevante di oggi. Nel 1911 i nati all’estero erano il 14,7% della popolazione degli USA e il 22% di quella del Canada. Oggi la cifra per gli USA è intorno al 9%. Oggi i movimenti migratori sono strettamente controllati, soprattutto per I lavoratori senza qualifica, ma anche per quelli qualificati. Oggi out-sourcing dei servizi sostituisce le migrazioni.

Nazionalismo, guerre e protezionismo (1914-1945) Le prime avvisaglie: il protezionismo della fine dell’800. La prima guerra mondiale e i suoi effetti. La rivoluzione russa e l’economia pianificata. La fine dell’epoca britannica e l’incerto avvio del predominio statunitense. La Grande depressione e i suoi effetti. Politiche economiche errate. Gli anni 1930: nazionalismo e autarchie. Fallimento dei meccanismi di cooperazione.

La prima guerra mondiale e le sue conseguenze economiche La Grande Guerra disintegrò il sistema economico internazionale e rimetterlo in sesto dopo il conflitto risultò estremamente difficile e complesso. La guerra portò a un crollo sia degli scambi commerciali che dei flussi di capitale. Ogni paese belligerante infatti ricorse a controlli sui movimenti economici per massimizzare l’uso delle risorse nello sforzo bellico. Le immense spese militari e, terminato il conflitto, le spese per riconvertire l’economia, portarono a profondi deficit nei bilanci statali che furono fronteggiati stampando moneta e generando inflazione, in alcuni casi molto elevata.

L’avvento del primo stato socialista. La caduta dello Tzar di Russia creò le condizioni per la rivoluzione bolscevica e la creazione del primo stato socialista, l’URSS, che si isolò dal il resto del mercato mondiale. Nell’URSS l’economia era posseduta e gestita dalla stato. L’industrializzazione dell’URSS fu il risultato della pianificazione quinquennale staliniana, varata nel 1929. Si trattò di un gigantesco esperimento nella centralizzazione statalista di tutte le decisioni economiche. I costi sociali e civili per le popolazioni furono immensi. In termini strettamente numerici, si verificò un forte aumento della produzione industriale. L’URSS divenne una potenza industriale.

Cambiano i rapporti economici internazionali come effetto della Grande Guerra. Commercio internazionale. Crollarono le esportazioni dai paesi industrializzati e in particolare dalla GB e dalla Germania. Molti paesi in America Latina e in Asia impiantarono le proprie industrie e, dopo la guerra, le protessero con alti dazi. Gli USA in primo luogo e anche il Giappone, e che già erano paesi industriali prima del 1914, approfittarono della guerra per conquistare mercati precedentemente riforniti dalle potenze europee. Gli Usa divennero I principali fornitori dei paesi alleati in Europa e anche dei paesi neutrali.

Il commercio mondiale dopo la Ia guerra mondiale. Politiche neo-mercantiliste portano a guerre commerciali e continue tensioni sui mercati. Il commercio mondiale cessa di accrescersi come prima del 1914. Solo in alcuni anni scelti esso raggiunge il livello toccato nel 1914. Il commercio estero in Europa rimane depresso su livelli inferiori al periodo ante-guerra. Solo nel 1929 raggiunge il livello del 1914, per poi sprofondare in basso nel periodo successivo.

Il sistema monetario internazionale negli anni Venti. Negli anni Venti vi fu un tentativo di ritornare alle regole del Gold Standard. Esso fu innescato dal ritorno alla parità aurea della Gran Bretagna, effettuato nel 1926. Tuttavia gli squilibri fra le varie monete, le tendenze inflazioniste e il protezionismo commerciale subentrati dopo la Grande Guerra resero questo tentativo precario e fragile. La crisi scoppiata nel 1929 innescò una grave depressione mondiale, la Grande Depressione.

La grande depressione Il suo inizio è dovuto ai due shock impartiti dall’economia americana al sistema economico mondiale. 1- Il ritiro del capitale estero USA, in particolare dalla Germania e da altri paesi Europei nel 1928. 2- L’inizio di una profonda recessione negli USA, al termine di un lungo boom. I primi segnali vi furono all’inizio del 1929 e essi furono poi aggravati dal crollo dei titoli azionari a Wall Street il 24 ottobre 1929. Il crollo azionario e la recessione furono aggravati dalla risposta restrittiva delle autorità Usa che alzarono i tassi di interesse. Il resto dell’economia mondiale cadde presto in recessione. Si evidenziarono i numerosi squilibri sorti dopo la Grande Guerra.

Gli sviluppi della Grande depressione La prima fase della crisi dal 1929 al 1931 fu contrassegnata da problemi generati negli USA. I paesi più colpiti oltre agli USA furono la Germania e molte nazioni dell’Europa orientale, dove vennero a mancare gli investimenti americani. Le misure di restrizione deflattiva che furono prese aggravarono la situazione. Reagire alla crisi con misure restrittive rientrava nella filosofia del Gold Standard, ancora dominante, per cui vi sarebbe stato un riequilibrio automatico suscitato dallo aggiustamento del mercato.

Crisi finanziaria in Europa La seconda fase della crisi dal 1931 al 1933 fu dominata dagli eventi europei e in particolare dalla crisi dei sistemi bancari, che iniziò in Austria, poi toccò la Germania e molti altri paesi europei. Fece eccezione la Francia. In Germania la crisi fu aggravata da fattori internazionali (le riparazioni) e politici (l’avvento del Nazismo). La Germania abbandona la convertibilità ponendo controlli sulle transazioni internazionali. La Gran Bretagna invece nell’estate del 1931 sganciava la sterlina dalla parità aurea. Il risultato fu la definitiva archiviazione del sistema monetario e commerciale liberale, faticosamente ricostruito dopo il 1918.

La prima ripresa dopo la crisi: anni Trenta La ripresa economica cominciò nel 1933 e fu guidata dagli USA e dalla Germania. Altri paesi come la Francia si ripresero molto più tardi. La ripresa negli USA (incoraggiata dal New Deal di Roosevelt) fu lenta mentre nella Germania nazista fu più rapida. A partire dal 1935 la ripresa fu generalizzata ma i problemi sollevati dalla Grande Crisi rimasero a lungo al centro dell’economia globale.

La disintegrazione del sistema internazionale negli anni 1930 Difficoltà a raggiungere accordi internazionali in materia monetaria e finanziaria inversione di tendenza del processo di apertura commerciale. Incapacità delle dottrine economiche di adeguarsi alle mutate condizioni dei mercati. Svalutazioni competitive negli anni 1930-39. Politiche protezioniste (vedi tariffa Smoot-Hawley del 1930 che innalza i dazi Usa a una media del 50%) Creazioni di blocchi commerciali chiusi (autarchia ecc) L’innovazione tecnologica non si ferma (vedi radio, sviluppo dell’aereonautica ecc). Bilancio del periodo: si restringono, in relazione al periodo precedente, gli scambi commerciali, lo stock di capitale estero e i flussi migratori

Conseguenze e lezioni della grande depressione Vi fu una mancanza di leadership da parte della maggiore economia mondiale, quella statunitense. Gli USA si rifiutarono di agire responsabilmente dal punto di vista globale. Virarono verso il protezionismo tariffario e non garantirono un flusso regolare di esportazioni di capitali. A partire dal 1929 la “irresponsabilità” divenne ancora più marcata. Uno dei principali effetti della crisi fu di spingere i governi a un maggiore interventismo economico seguendo il paradigma keynesiano. I paesi coloniali e extra-europei approfittarono della crisi per svincolarsi dalla dipendenza dalle nazioni ricche, iniziando politiche di industrializzazione. La recessione colpì molte classi sociali e incoraggiò la nascita di movimenti estremisti di destra in Germania e in altri paesi. Questa ascesa accelerò gli eventi che portarono alla Seconda Guerra Mondiale.

Bretton Woods e il secondo dopoguerra (1945-1973). Le istituzioni dell’economia post-bellica Bretton Woods: la creazione del FMI, della Banca Mondiale Da Bretton Woods ai cambi fluttuanti Il GATT e la liberalizzazione dei commerci: dal GATT al OIT La crescita economica per aree. Il boom economico, il predominio Usa e la crescita dell’Europa occidentale e del Giappone Lo sviluppo del Terzo Mondo e il fallimento delle strategie di industrializzazione protezioniste. Il blocco comunista, sviluppo e crisi.

Bretton Woods: nascita dell’architettura del sistema economico nel 1944 Liberalizzazione del commercio e principio di non-discriminazione; Monete liberamente convertibili fra loro; Cambio fisso di ciascuna moneta contro il dollaro, e del dollaro conto l’oro; Libertà di transazioni di conto corrente, ma vincoli consentiti ai movimenti di capitali; Fondo Monetario Internazionale come regolatore del sistema e prestatore di ultima istanza, attraverso l’uso delle riserve; Banca Mondiale come organismo finanziatore.

Bretton Woods: affermazione e sviluppo del sistema Squilibri del dopo-1945 rendono impossibile l’attuazione della convertibilità prevista Bretton Woods. Il dollar gap e la crisi di convertibilità della sterlina del 1947. Piano Marshall: strumento di ricostruzione europea. Gli Usa accettano di favorire una area preferenziale europea. Liberalizzazione graduale all’interno dell’area OECE e creazione dell’Unione Europea dei Pagamenti. La convertibilità delle monete europee con il dollaro si realizza nel 1958. Dal 1958 al 1970 il meccanismo di Bretton Woods conosce il suo periodo di grazia.

Bretton Woods: affermazione e sviluppo del sistema Come funzionava il sistema: I principali partners degli USA accumulano dollari; il sistema si regge sulla fiducia nel dollaro e sull’egemonia Usa nel periodo della Guerra Fredda. La superiorità economica USA è assoluta e rende irrilevanti la concorrenza internazionale. La centralità del dollaro nelle riserve mondiali conferisce agli USA un “diritto di signoraggio” (privilegio per chi batte moneta). Separazione fra livello nazionale e internazionale: i paesi conservano autonomia di politica economica. Distinzione fra commercio, finanza e industria che si muovono in sfere separate. Asse USA –Repubblica Federale Tedesca.

Il sistema commerciale internazionale: il GATT A Bretton Woods venne decisa la costituzione di una Organizzazione Internazionale del Commercio. Nel 1947 si ripiegò sul GATT (General Agreement on Tariffs and Trade). Il GATT opera per una riduzione concordata delle barriere doganali in primis sui prodotti industriali. Il GATT promuoveva sessioni negoziali multilaterali. Le concessioni negoziate fra due o più paesi membri si estendevano a tutti i paesi dell’organizzazione secondo il principio della reciprocità. Round negoziali portano una notevole riduzione delle barriere doganali fra paesi industrializzati.

Il grande boom (1948-1973) Alti tassi di crescita nei paesi industrializzati favoriti da: basso costo di materie prime; catch-up tecnologico con gli USA dopo 1945; ampie riserve di manodopera a basso costo; Stabilità portata da leadership Usa del sistema accordo capitale-lavoro basato su aumenti di produttività v conquiste sociali (welfare state); Liberalizzazione commerciale

Commercio e movimenti di capitale Tra il 1950 e il 1980 il commercio mondiale cresce del 6% annuo, mentre il Pil mondiale cresce del 3% annuo. Commercio intra-industriale. I paesi industrializzati si scambiano reciprocamente beni simili. Investimenti esteri. Si sviluppano di più fra paesi ricchi e meno verso i PVS. Gli investimenti nei PVS non raggiungono i livelli di prima del 1914. Convergenza nei livelli di reddito fra i paesi industrializzati. I PVS invece perdono terreno, con poche eccezioni (vedi tigri asiatiche) anche per scelte di politica economica sbagliate e troppo protezionistiche (vedi Africa, America Latina)

La creazione delle Comunità europee I primi trattati: CECA e CEE. L’Unione doganale e la PAC negli anni 1960. La Gran Bretagna e il processo di integrazione. Aderisce alla CEE nel 1973 insieme a Danimarca e Irlanda. Crisi e nuovi sviluppi degli anni 1970: il problema dell’inflazione e la necessità di politiche economiche efficaci. La creazione dello SME.

La fine del sistema di Bretton Woods e le sue conseguenze Politiche economiche USA nelle presidenze Johnson (1963-9) e Nixon (1969-1974) sono inflazioniste. Johnson finanzia la guerra nel Vietnam e ampi programmi sociali. La Federal Reserve sotto Nixon pratica bassi tassi di interesse. 15 agosto 1971: svalutazione del dollaro e sganciamento dal dollaro con l’oro. Sovrattassa del 10% sulle importazioni per premere sui partners commerciali. Dicembre 1971: accordi dello Smithsonian, i maggiori partners accettano di rivalutare in cambio della fine delle barriere straordinarie. Dal 1976 (Jamaica) si accetta il “non-sistema” dei cambi flessibili.

La stagflazione degli anni 1970 Crisi petrolifera (1973). L’Opec da il via a un embargo petrolifero, che porta a un forte rialzo dei prezzi. Crisi di stagnazione per la perdita di vigore dell’economia occidentale, e crisi di inflazione per l’aumento dei costi e dei prezzi- si parla di stag-flazione, che sembrava un controsenso per gli economisti abituati alla curva di Philipps. Strategia USA punta al rialzo produttivo; strategia europea punta alla riduzione della inflazione; strategia del Giappone punta al penetrazione dei mercati esteri.

La transizione verso l’economia globale: la rivoluzione finanziaria degli anni 1970 Si crea un mercato finanziario internazionale: con il mercato dell’eurodollaro e con l’espansione all’estero delle banche americane. Deregulation del mercato dei capitali- aumentano i flussi finanziari globali. Politiche macro-economiche sempre più interdipendenti Instabilità dei cambi, accentuata dalla speculazione. Tentativi di coordinazione internazionale: nasce il gruppo dei 7 a Rambouillet (1975). La Germania non accetta la teoria di Carter delle locomotiva e cioè una politica espansionista e inflazionistica. I paesi europei creano lo SME (sistema monetario europeo) Lo SME ruota intorno al marco tedesco e afferma fortemente il regionalismo monetario europeo.

Nuove dottrine economiche La fine dell’ortodossia keynesiana. L’avvento del monetarismo: teoria quantitativa della moneta. Lo stato deve regolare la quantità di moneta nell’economia e intervenire il meno possibile con programmi sociali. I monetaristi contestano la politica della piena occupazione e parlano di tasso naturale di disoccupazione per ciascuna economia. Teorie dell’aggiustamento strutturale: riforme a livello micro-economico (flessibilità nell’uso dei fattori, deregulation, privatizzazione) per accrescere la produttività e riprendere la crescita economica. Chi sono i monetaristi? La scuola di Chicago, Thatcher e la rivoluzione conservatrice, Reagan. Le teorie si affermano in molti paesi e ne vengono proposte versioni parziali quasi ovunque.

I paesi in via di sviluppo e la rivoluzione nelle politiche economiche Larghi prestiti ai paesi in via di sviluppo e alle economie di paesi dell’Est europeo negli anni 1970 da parte di banche commerciali finanziano programmi di stato e modelli di sviluppo basati sull’industrializzazione. 1979- Paul Volcker inaugura una stretta monetaria per combattere l’inflazione USA. I paesi debitori soffrono per l’incremento dei tassi di interesse. Per essere solventi devono negoziare nuovi prestiti con il FMI e mettere in atto riforme orientate al mercato. Questa svolta, dolorosa, prelude al successo economico di alcuni paesi in America Latina e altrove. I paesi più poveri accumulano debiti inesigibili.